Andiamo

beautifulgirlsliker

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SoproniSör
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Новосибирск |  26-35
10/07/2018 | 12:43

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Ahah esattamente!! Crepi!!

Adesso a breve finalmente inizierà l'esplorazione di 3 mesi tra la regione degli Urali e della Siberia, sono troppo gasato 😍😍

SoproniSör
Silver
Новосибирск |  26-35
10/07/2018 | 00:59

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@beautifulgirlsliker ti ringrazio e anzi devo dire che sono davvero contento che ci sia qualcuno interessato a quei luoghi anche perché purtroppo non hanno una bella nomea, soprattutto proprio tra i russi (diciamo che come volte accade per i cattivi comportamenti di pochi ci rimette la reputazione popoli interi). Organizzazioni criminali di origine caucasica sono diffuse in molte delle più grandi città russe e diciamo che alcune persone si comportano al di fuori della legge. Sono popoli dal "sangue caldo", tradizioni antiche di guerrieri e di una regione davvero, davvero complicata. Aggiungiamoci anche le diverse cellule terroristiche di base nel Caucaso (Cecenia e Dagestan in primis) di cui molte affiliate all'ИГИЛ (ISIS) che tengono costantemente impegnati ФСБ, СОБР, СПЕЦНАЗ che fanno davvero un lavoro impressionante ed ecco che la reputazione non è delle migliori. Molti di voi (io ero praticamente un bambino all'epoca) si ricorderanno degli attentati alla scuola a Beslan (Ossetia), o quella del teatro a Mosca. Però se conoscete le vere persone che vivono in quei posti sono estremamente ospitali e delle persone fantastiche. Per chi ama la natura ci sono posti stupendi e incontaminati. Ci sarebbe da scrivere davvero tantissimo e magari se c'è gente interessata potrei anche farlo visto che sono mete non proprio tradizionali. Ovviamente meglio andare con qualcuno del posto o con qualcuno che c'è già stato e ovviamente dimenticatevi l'inglese, già con l'accento e l'intonazione con cui parlano russo è faticoso ahah

Per quanto riguarda le circassidi, esatto, tutti i regnanti sceglievano le donne di quelle zone, i tratti sono un misto con i tratti mediorientali.

La questione gnocca (free per quello che posso dirvi) è un discorso complesso, metti anche se vi beccate quella musulmana. Io ho avuto la fortuna di conoscere una ragazza stupenda in tutti i sensi (proprio da sposare) di Pjatigorsk che aveva origini ossete (di Kislovodsk) e che mi ha fatto da guida per il mio primo viaggio nel Caucaso (sono stato in Ossetia e Ingushetia per ora, però appunto incrociando le dita ho uno stage nella sede ACB di Grozny quindi mi becco la Cecenia per la prima volta) e devo ringraziarla davvero un sacco perché mi ha introdotto in un mondo completamente diverso e che a me interessa un sacco. Ho avuto modo di conoscere grazie allo sport che faccio (penso che abbiate capito quale) un sacco di bravi ragazzi ceceni e dagestani, non la feccia che popola il centro e le periferie di MCK, SPB e di tutte le grandi città della Russia europea e davvero sono persone stupende.

Scusate per la digressione ma mi si riempie il cuore a parlare di quei posti.

SoproniSör
Silver
Новосибирск |  26-35
09/07/2018 | 21:58

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Le repubbliche del Caucaso sono una bella sfida sì, diciamo che i kavkaz sono abbastanza "imprevedibili" 😂😂 (se arrivi impreparato ti sembra di essere in un altro mondo ahah io sono capitato in mezzo ad un matrimonio e non ti dico cosa fanno 😂😂). Escluso il Nord Ossetia/Alania in cui sono Ortodossi le altre repubbliche sono musulmane (Cecenia, Daghestan, Ingushetia) e sono molto particolari ma turisti zero, ma quando dico zero intendo davvero zero 😂😂 penso che ne vedano una decina l'anno ahah

Comunque sì il Sud della Russia europea e il Caucaso ti conviene visitarlo con qualcuno che conosci perché non è facile. Io sarò a Grozny a fine marzo 2019 perché mi sono qualificato per uno stage all'ACB che è tipo il mio sogno quindi magari se vuoi venire con me ti faccio da guida ahahah

Per Krasnodar lo so amico mio, io ho timbrato una youtuber da là 😂😂

drcatenaccio
Silver
Bassifondi della città dei sogni
10/09/2017 | 10:12

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NAPOLI la conosco benissimo. Ho trascorso in questa città metà della mia vita.
Non avete considerato un aspetto estremamente importante. A Napoli c'è una grossa DIFFERENZA COMPORTAMENTALE all'interno delle diverse CLASSI socio-culturali.
C'è il popolino, che qui a Napoli è vera e propria plebe, che mantiene i classici comportamenti sguaiati, tamarri conosciuti come stereotipo della napoletanità.
C'è la classe media di impiegati, insegnanti, professionisti che ha un comportamento uguale a quello degli altri italiani.
Ci sono due popolazioni che convivono e la classe media è spesso intollerante e succube dalla travolgente sguaiata euforia del popolino.
Purtroppo ultimamente sta succedendo una sorta di rimescolamento al negativo. Elementi del popolino riescono a far arrivare alla laurea qualche loro figlio. Viva Dio! Questo è un bene in ogni società. Ma questo spesso porta a far arrivare certi atteggiamenti e comportamenti in ambienti diversi.
E' una situazione molto complessa in quanto l'appartenenza alle diverse classi socioculturali esula dal mero aspetto economico. Un piccolo commerciante o artigiano spesso è molto più ricco di un insegnate o impiegato ma spesso i primi due mantengono comportamenti che ricevono come se fossero ereditati da un retaggio familiare.

Per valutare la situazione non dimenticate mai questa differenza.

MrEst74
Gold 36-50
08/07/2018 | 06:44

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Non esiste il giusto....ognuno di voi ha ragione nel suo ambito di esperienza e potenza finanziaria. "Buttare" soldi è un concetto relativo che dipende da quanti ne hai.

L'unica cosa certa è, invece, il target (età e bellezza) e il budget che serve. Se sei residente non cambia il target e il budget, ma solo il fatto di non avere fretta, quindi puoi far credere alla ragazza con cui esci che sei un gentiluomo (mentre nel frattempo ti scopi quella che hai incotrato per la prima volta qualche settimana prima). Sono stato 3 anni residente a Kiev....e funzionava così per me.

Torniamo al target e al budget.

Bellezza: Assumendo che nessuno vada in Ucraina a scoparsi cessi partirei da un 7. Sotto il 7 comunque assumerei sempre budget bassissimo

Età:
Le giovani 18-25 spesso non hanno ancora tanta esperienza e le richieste sono minori
Le adulte 25-30 sono al top, vogliono trovare marito e cercano la perfezione quindi sono al massimo delle richieste e cagature di cazzo
Dopo 30 hanno sicuramente un matrimonio fallito (e spesso figli) quindi sono alla disperata ricerca di marito quindi rompono poco il cazzo
Dopo i 35 sono disperate in cerca di qualsiasi cosa.

Non ho mai provato niente sopra i 30 anni e sotto il voto 7 .... quindi per queste categorie quello che scrivo è in base ad assunzioni, però per il resto ho provato tutto e questo è quello che serve in base alla mia esperienza:

KIEV
18-25, voto 7-8: budget medio
18-25, voto 9-10: budget alto
25-30, voto 7-8: budget alto
25-30, voto 9-10: budget altissimo (9)/stellare (10)
30-35, voto 7-8: budget medio/alto
Sopra 35: budget basso (categoria disperate che vogliono sentirsi ancora desiderate)

RESTO UCRAINA (escluso Odessa che va evitata come la peste)
18-25, voto 7-8: budget basso
18-25, voto 9-10: budget medio
25-30, voto 7-8: budget medio
25-30, voto 9-10: budget alto
30-35, voto 7-8: budget basso
Sopra 35: budget nullo (categoria disperate in cerca di qualcuno che se le porti via)

Le eccezioni ci sono sempre ma l'eccezione non fa la regola quindi non venitemi a raccontare cazzate che vi siete scopati una modella dopo averle offerto un caffé che non ci crede nessuno e nemmeno voi stessi

In generale Il budget aumenta se sei un cesso e diminuisce se sei un figo....escluso per le 9-10 dove non diminuisce MAI....

Istagram sta cambiando le regole...quindi se la ragazza è una instagram star il budget è sempre altissimo ovunque lei provenga...poiché si è già fatta trivellare a Dubai da gente con soldi veri e pensa che tutti la debbano trattare allo stesso modo.

whip69
Newbie
Brescia |  51-100
07/07/2018 | 14:47

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@Babbo

Si scopa dove si riesce, in ogni caso sempre troppo poco!

emii
Gold
07/07/2018 | 14:05

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Si va sempre da un estremo all'altro.
Tra scopare offrendo una birra o neanche quella e andare in un negozio e comprarne metà a spese dell'uomo.

La virtù sta nel mezzo come dicevano gli antichi saggi 😉
I soldi per le donne si spendono, soprattutto ad est.
Se uno vuole un rapporto paritario si può trovare una femminista svedese (le femministe vere, non quelle melanzane che vogliono i diritti in più perché sono donne ma vogliono l'uomo che paghi per loro comunque)

Si trova una bella femminista svedese e si fa una relazione dove ognuno paga per se.

E quando dico relazione vuole dire frequentazione continuativa, scopare una donna una volta e poi sparire per non spendere più soldi non è una relazione, è una tecnica per non spendere soldi. Che ho fatto anch'io molte volte con quelle che non mi interessava frequentare ma volevo solo scoparmi una volta. Quante scopate gratis che mi sono fatto 😂 Io sono un gran esperto della gnocca gratis . 😉
Ma so bene che quelle che scopavo gratis si aspettavano un rapporto dove poi i soldi li avrei spesi, inutile raccontarsi cazzate da soli e sostenere che quelle morivano dalla voglia di farmi scopare gratis e poi sparire dopo la scopata 😉 Non raccontiamoci cazzate tra noi ragazzi che siamo tutti adulti

SoproniSör
Silver
Новосибирск |  26-35
06/07/2018 | 17:13

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@puccio70 said:
Per favore evitate messaggi sibillini del tipo “in Polonia c’è stato miglioramento delle condizioni economiche e soprattutto abitudine e assuefazione allo straniero”, perché c'è il rischio che il prode low-cost ci ricasca e prende di nuovo l’aereo per Suceava, per poi dirigersi verso la campagna Ucraina inesplorata e a concorrenza straniera pari allo zero. Ahahah

Io non vedrei l'ora di leggere il reportage ahahah

emii
Gold
06/07/2018 | 19:31

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uno stato che ha un debito nella valuta che lui stesso può emettere non può tecnicamente mai fallire.

gli stai falliscono quando hanno debito in vlauta estera. come l'italia con l'euro appunto.

il giappone ha un debito in yen e può emettere debito all'infinito, se lo avesse in dollari sarebbe un problema.

emii
Gold
06/07/2018 | 18:46

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@Itaconeti said:
@pussylicker

lasciamo da parte le divagazioni politico-razziali e restiamo in campo economico

come noto il caso del debito pubblico del giappone non è comparabile nè con l'italia nè con alcun altro paese

vediamo perchè

nonostante il repporto debito/pil più alto del mondo al 224% il titolo di stato a scadenza decennale del giappone ha un tasso d'interesse di un ridicolo 0,35% mentre il nostro decennale è al 2,73% con un rapporto debito/pil più basso al 131%

com'è possibile?

è possibile perchè la quasi totalità dei titoli di stato giapponesi sono comprati dai giapponesi stessi a tassi così bassi che un investitore estero non prende in considerazione visto l'altissimo rapporto debito/pil

invece i titoli di stato italiani - come quelli di tutti gli altri paesi - devono essere venduti anche a investitori esteri perchè non trovano che in parte compratori nazionali e comunque anche i compratori nazionali cercano tassi commisurati al rischio percepito

quindi l'unione europa e l'euro non c'entrano una mazza ma c'entra che i giapponesi sono un caso unico a sè

ma se tu sei in grado di convincere gli italiani a essere la seconda eccezione al mondo come i giapponesi comprando tutto il nostro enorme debito pubblico e anche a tassi rasoterra allora possiamo arrivare anche noi al 224% di rapporto debito/pil come il giappone

ma fino a che non li convinci più aumentiamo il debito più rischiamo di fare il botto

e la prima conseguenza è che ai tuoi genitori dipendenti pubblici lo stato non è più in grado di pagare lo stipendio di prima ma deve ridurlo come è successo in grecia

il debito italiano è un problema perchè tesoro e banca centrale sono separati, e la seconda non è obbligata a sottoscrivere il debito.
questo era già presente con la banca d'italia e la lira, e la sitazione è peggiorata con banca centrale europea ed euro.

per avere un debito al 224% con interesse allo 0,3% ti bastano 2 condizioni che il giappone ha e l'italia no: una valuta nazionale emessa dalla tua banca centrale e l'obbligo di questa a sottoscrivere il debito invenduto, in questo modo anche se lo emetti allo 0,001 e nessuno te lo acquista te lo compra la banca centrale

però diciamo che qui siamo veramente molto sul tecnico, e dato che dovremmo parlare di gnocca mi interrompo qu

Itaconeti
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Avalon
06/07/2018 | 15:17

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@beautifulgirlsliker

grazie della correzione

ho confuso a memoria il costarica con l'ecuador

tra l'altro l'ecuador ha ora una politica anti-americana pur avendo il dollaro come valuta

e lo stesso vale per cuba dove una delle due valute utilizzate - il cuc - è parificata al dollaro

per cui sono aria fritta tutti questi discorsi sulla sovranità monetaria e che se manca si è schiavi

come hai scritto panama e salvador hanno formalmente ancora una loro valuta - il balboa - ma è parificata al dollaro che è la valuta utilizzata in pratica monetine a parte

Asianlover
Newbie
Malta  |  26-35
06/07/2018 | 00:15

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Grazie Mille ragazzi per la fiducia e le dritte ahahahah vedremo che combino

Asianlover
Newbie
Malta  |  26-35
05/07/2018 | 15:40

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Ho 30 anni ragazzi così tagliamo la testa al toro 😁.
Avete notizie recenti per qualche bel baretto, pub, disco dove poter fare qualche incontro free (magari sono fortunato).
Per quanto riguarda il pay ho letto del kotva e Royal mi pare si chiamasse...

SoproniSör
Silver
Новосибирск |  26-35
05/07/2018 | 15:35

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@beautifulgirlsliker ahahah esattamente, grazie per avermi anticipato. Poi per carità non so se sia vero o meno ma posso basarmi solo su quello 😂😂 per me lo è.

jeanmichel
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cargo battente bandiera della Corea del Nord
04/07/2018 | 12:57

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@SoproniSör said:
Però ragazzi non si può criticare una persona per le scelte che fa, quando non fa male a nessuno (a se stesso forse). Voglio dire lui non mi pare si sia lamentato di questo quindi vuol dire che a lui va bene, certo sono scelte un po' fuori dal "tradizionale" ma se a lui piace così non gli si può dire su.

Alla fine voi il vostro l'avete fatto, gli avete dato diversi consigli, stava a lui seguirli o meno.

Di sicuro è stata un'esperienza che lo avrà fatto crescere sotto tutti i punti di vista, magari sono esperienze da fare quando si ha 20/30 anni ma dettagli.

Io sto parlando del viaggio dal punto di vista logistico/organizzativo ovvio che dal punto di vista di "interazione" con le ragazze là sia stato un po' un disastro, vuoi per la lingua, vuoi perché secondo me fondamentale non è una persona abituata a relazionarsi con ragazze dal punto di vista del flirt diciamo. Il bloccarle la testa per baciarla in bocca, saltare alle spalle a HOST, quello che ha provato a fare con ROSSA sono comportamenti di chi non ha esperienza però ragazzi adesso ha imparato e sa cosa fare e cosa non quindi alla fine qualcosa si spera abbia imparato.

Spero concordiate con me.

io concordo in pieno, però è difficile non scherzarci su.
personalmente gli auguro che davvero questa esperienza lo abbia fatto maturare e riflettere sugli errori compiuti in modo da non ripeterli più.

SoproniSör
Silver
Новосибирск |  26-35
04/07/2018 | 13:03

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@jeanmichel sì, assolutamente, alla fine ci siamo divertiti tutti ahah

SoproniSör
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Новосибирск |  26-35
04/07/2018 | 12:42

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Però ragazzi non si può criticare una persona per le scelte che fa, quando non fa male a nessuno (a se stesso forse). Voglio dire lui non mi pare si sia lamentato di questo quindi vuol dire che a lui va bene, certo sono scelte un po' fuori dal "tradizionale" ma se a lui piace così non gli si può dire su.

Alla fine voi il vostro l'avete fatto, gli avete dato diversi consigli, stava a lui seguirli o meno.

Di sicuro è stata un'esperienza che lo avrà fatto crescere sotto tutti i punti di vista, magari sono esperienze da fare quando si ha 20/30 anni ma dettagli.

Io sto parlando del viaggio dal punto di vista logistico/organizzativo ovvio che dal punto di vista di "interazione" con le ragazze là sia stato un po' un disastro, vuoi per la lingua, vuoi perché secondo me fondamentale non è una persona abituata a relazionarsi con ragazze dal punto di vista del flirt diciamo. Il bloccarle la testa per baciarla in bocca, saltare alle spalle a HOST, quello che ha provato a fare con ROSSA sono comportamenti di chi non ha esperienza però ragazzi adesso ha imparato e sa cosa fare e cosa non quindi alla fine qualcosa si spera abbia imparato.

Spero concordiate con me.

stunned84
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Colonia |  36-50
12/04/2018 | 16:55

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Compagni GT amici e lontani, buongiorno!
E’ con grande emozione che mi appresto a recensire uno dei miei ultimi viaggi in terra indonesiana e più precisamente dal 20 Marzo al 10 Aprile 2018.

PREMESSE ALLA RECENSIONE :

1)Qui si tratterà SOLO di gnocca indipay/free, per cui se cercate info sul pay purtroppo ne troverete poche.

2) La recensione, a mio avviso, è dedicata ad un pubblico giovane (dai 20 ai 35 anni) in quanto i posti in cui sono stato e le ragazze che ho potuto conoscere più orientate a questo tipo di straniero. Inoltre viaggiare tanto e cambiare 4 città in meno di un mese può risultare stressante e non per tutti.

3) L’indonesia è un paese MUSULMANO, ma molto tollerante e affatto estremista, MA valgono SEMPRE le regole del buonsenso e pertanto non esagerate e mantenete SEMPRE un comportamento consono alla loro religione e soprattutto molto rispettoso con i locali.

Bene, fatte le dovute premesse si può iniziare :

JAKARTA : La città la conosco molto bene, ci sono stato parercchie volte anche per lavoro. Non mi dilungherò molto sui posti da visitare e/o i locali da frequentare in quanto sul sito (grazie all’ottimo lavoro di @mickeyrourke) ci sono fior fior di recensioni e consigli. Oltre alle famose discoteche (Immigrant, Empirica, X2, Dragonfly e Bats) mi permetto di consigliarvi due posti che non sono stati MAI menzionati : il primo è un ottimo Beer Garden di nome SCBD, poco conosciuto ai bulè, ma molto carino e decisamente migliore del più famoso Beer Garten Menteng in zona Thamrin. Vi consiglio di andarci soprattutto nel week end, iniziare la serata (magari mangiando qualcosa) lì e poi spostarsi a piedi alla discoteca Empirica a meno di 100mt. Unica pecca : arrivarci non è facile, ogni volta che ci vado il taxi non conosce mai la strada in quanto il posto è all’interno di una specie di comprensorio di locali/ristoranti in cui l’entrata è una sola e abbastanza nascosta. Comunque fatto una volta poi le successive lo capirete. Consiglio vivamente di sedersi al bancone ed aspettare, magari guardandosi un po’ intorno. Il locale è molto grande e ci sono sempre gruppetti di ragazze da sole, il cui approccio se fatto con garbo è molto semplice.

Il secondo posto è una discoteca locale molto carina che si chiama Jenja (indirizzo: Clandak Town Square, Jakarta Selatan), un posto davvero molto molto bello con musica dal vivo (preserata) e poi house/techno. Pieno zeppo di belle fanciulle che appena vi vedranno, cominceranno a indicarvi e voler ballare con voi! Davvero merita parecchio, fateci un salto e non ve ne pentirete!

Ultimo consiglio per rimorchiare : andate a Jakarta Kota (la città vecchia) e fatevi un giretto nella vicina piazza dove si trovano molti caffè, bar e ristoranti (anche un museo). Il posto è molto carino ed ogni due per tre sarete fermati da qualche gruppetto di ragazzi o ragazze per fare una foto insieme o semplicemente per chiaccherare. Qui la cosa va di culo, nel senso che ovviamente vi possono capitare ragazze molto carine oppure i soliti mostricciattoli velati..siate comunque sempre sorridenti e gentili e vedrete che qualcosa si acchiappa anche qui!

MANADO : A tre ore di volo da Jakarta sorge Manado (siamo nel Sulawesi Settentrionale), cittàdina molto carina e, udite udite, a maggioranza Cattolica.

Indicazioni Generali : dall’aereoporto, una volta usciti, dirigetevi subito verso sinistra, al chioschetto della Blue Bird (TAXI) prenotatelo SOLO LI e non fatevi fregare dai mille tipi che vorranno proporvi il loro taxi. Il transfer costerà intorno alle 50k Rupie (3 Euro) e vi porterà ovunque alloggerete.
Il mio albergo si chiamava Whiz Prime Hotel e posso solo consigliarlo in quanto vicino a mille bar e mille localini dove poter mangiare spendendo poco. In più ha un’ottima piscina con vista sul mare ed è attaccato ad un ottimo centro commerciale con un food court veramente notevole.

Cosa fare di giorno: Manado non è una cittadina che offra molto, nel senso che le attrazioni ‘turistiche’ si concentrano principalmente sull’isola di Bunaken, un vero paradiso per chi ama lo snorkeling e il diving. Sorge a circa 40minuti di boat dal porto di Manado. SE decidete di visitarla occhio perché c’è solo una barca pubblica che parte tra le 8 e le 9 e ritorna tra le 14 e le 15. Purtroppo gli altri mezzi di trasporto sono abbastanza cari (ca 1mill. Rupiah). Io non sono riuscito a visitarla perché era un po’ uno sbatti farlo in giornata, ma la prossima volta prenoto un albergo anche su quest’isola e ci passerò qualche notte con una fidanzatina pescata in città.

Un’altra attrazione molto famosa a Manado è la statua del Cristo Gigante (seconda solo a quella di Rio de Janeiro al mondo). Bisogna arrivarci in taxi e l’ingresso costa sui due euro. Ottimo posto anche per un’eventuale ‘fuga romantica’ in quanto sorge su un’altura e si gode di una bella vista sulla città.

Vita notturna + Gnocca : A Manado c’è un ottimo parco figa, suddiviso tra cameriere dei locali, commesse nei Mall e free lancers nei vari bars. Se come me avete scelto un hotel nella zona ‘Megamas’ (sul lungomare di Manado) avrete solo l’imbarazzo della scelta! I locali sono quasi tutti con musica dal vivo,si possono bere ottimi cocktails o birra locale a prezzi veramente vantaggiosi (sull’ordine dei 3/4 Euro). I locali più famosi sono il The Club, Cabanas, Cabanga ma ce ne sono davvero così tanti che c’è solo l’imbarazzo della scelta. Forse perché, come detto prima, qui sono quasi tutti cattolici, per cui meno menate per l’alcohol.
Conoscere ragazze qui è davvero semplicissimo, verrete abbordati appena messo piede in un qualunque bar, anche solo per fare quattro chiacchere. Poi ovviamente sta a voi comportarvi di conseguenza. Siate sempre cortesi e sorridenti e non ve ne pentirete. A me sono capitate parecchie ragazze carine, normalmente tra i 25 e i 30 anni, che sono molto curiose verso lo straniero, anche perché ne hanno visti molto pochi a Manado!

Ultimo consiglio : andate all’Attitude, discoteca attaccata al Megamall e parlate con il frocetto all’ingresso. Vi verranno portate immediatamente 4 o 5 ragazze che saranno ben liete di passare la serata con voi. Se volete potete spingervi ad ordinare una bottiglia di Whiskey o Vodka + Tavolo per 80 Euro, ma se invece vorrete solo una birra tranquilli che nessuno si offenderà e potrete stare con loro e godervi lo spettacolo delle ballerine in costume sul palco!  Il locale è ampio e spazioso, io purtroppo ci sono stato di lunedì ed il movimento era relativamente basso, ma il parco gnocca è notevole! Io ho concluso con una ballerina che appena sono entrato mi ha puntato ed era veramente una bella figa. Mai chiesto soldi o preteso regali, il tutto veramente molto dolce e tranquillo. Anche le ragazze che vi faranno compagnia non chiedono né bevute gratis o soldi, sono davvero felici di passare un po’ di tempo con una persona straniera, basta che ovviamente non esageriate e sappiate comportarvi. Torno a ripeterlo per la centesima volta : siate cordiali e sorridenti e tutto verrà a vostro favore!

SURABAYA : da Manado ci spostiamo, con volo interno, verso Surabaya, città nella quale sono stato parecchie volte e che offre molto poco a livello di attrazioni, ma che soddisferà il vostro palato in quanto il parco gnocca qui (prevalentemente pro o indipay) è VERAMENTE notevole.
Io alloggiavo al Fave Hotel Mex, vicino al Mall più famoso che si chiama Tunjungan Plaza. Albergo ok, niente di che a prezzo veramente basso. Novità di quest’anno : al suo interno hanno aperto un nuovo Food Court con ottime specialità locali al modico prezzo di 1/1.5 Euro!

Cosa fare di giorno : ASSOLUTAMENTE NIENTE…Surabaya non offre nulla di turistico, a parte il monumento della città e uno zoo peraltro orribile. Il mio consiglio qui è di dedicarsi SOLO alla vita notturna. Io di giorno andavo al cinema, con modica cifra di 80k Rupiah (4 Euro) si ottiene il Biglietto VIP che da accesso ad una lounge premiere con cibo gratis e poltrone del cinema che sono grandi come letti. Soft Drink free e un’atmosfera davvero ottima! Ci fosse stato compreso anche un pompino dalla cassiera sarebbe stato perfetto! 

Vita Notturna e Gnocca : il parco gnocca è veramente alto, i locali sono tanti e disparati. Il mio consiglio è di andare a farsi un giro nel Mall SUTOS (Surabaya Town Square) dove sono presenti i due bar più famosi della città (non potete mancarli sono subito a sinistra quando entrate, sono il Dome e l’Eclectic) e uno dei club più belli (il Foreplay).

  • Discorso BAR : ci troverete molte pro (le riconoscete in quanto sono solitamente le più fighe e sono da sole) normalmente vengono a salutarvi e a chiedere due cavolate, ma nel caso di uno straniero è più difficile in quanto magari non parlano inglese benissimo e si sentono un po’ ‘inferiori’. A me ne sono capitate 3, di cui due molto belle ed una così così. Non ci ho fatto nulla in quanto lo ritengo abbastanza stupido, visto il parco gnocca free che c’è in giro, per cui ho gentilmente declinato ed inventato un appuntamento che in realtà non c’era. Credo il prezzo si aggiri attorno il milione di Rupiah (80 Euro) più ovviamente le bevute della lady. Per il resto non preoccupatevi perché, soprattutto nei week end, troverete tantissime ragazze che vi fisseranno e vi saluteranno in modo molto naturale e amichevole. Poi sta a voi scegliere se vi piace oppure no di passarci la serata o di continuarla (cosa che consiglio) in discoteca. Un’ultima alternativa ai soliti bar si chiama OUR BAR è un posto che consiglio anche se pieno di occidentali, in quanto vicino al Mall Tunjungan Plaza e con prezzi discreti, sia per cibo che per bevute.

  • Discorso DISCO : Il Foreplay è un club ‘occidentale’, cocktail non male alcuni molto cari alcuni molto economici. La musica è per lo più House con DJ set anche internazionale. Io consiglio sempre di sedersi al banco e osservare il movimento gnocca in giro! Veramente notevole! Molto belle anche le cameriere e le PR che lavorano (chiedete di Thia, sarà ben lieta di farvi vedere il locale e di farvi entrare gratis le successive volte)

Per i più coraggiosi ci sono due posti poco conosciuti dove vanno soprattutto i locali : il primo si chiama COLORS e se non sbaglio è proprio all’interno del Tunjungan Mall. Io ci sono stato con una ragazza locale ed il posto è molto bello e veramente PIENO DI FIGA, ma qui siamo però in territorio chiaramente PAY, in quanto le tipe (a detta della mia amica) stanno con voi per bere e poi eventualmente passare la notte. Appena sono entrato ragazzi mi hanno mangiato con gli occhi, vi giuro è da provare! Forse da solo, per come sono fatto io, sarebbe stato un po’ imbarazzante, ma magari con un amico (e in ciucchezza molesta ) sarebbe anche divertente! L’unica nota negativa : i prezzi!!! ALTISSIMI! Una birra piccola 90k Rupiah (5 Euro, neanche a Milano!). Il secondo posto si chiama Kowloon ed è una discoteca/hangar SOLAMENTE frequentata da Indonesiani, strafatti o straubriachi. Il contesto è molto divertente e sarete sicuramente al centro del’attenzione di tutti, soprattutto delle girls..in questo posto gli occidentali non vanno!  L’unica pecca : musica altissima e droga ovunque! Occhi aperti! Parco gnocca locale però eccelso e niente Pro! Io ne ho caricata a fine serata una veramente notevole! Andateci e non ve ne pentirete!

SEMARANG : a meno di un’ora da Surabaya sorge Semarang, cittadina piccola ed assonnata dove però ci sono molte cose da vedere e fare!  Qui alloggiavo all’Ibis (attaccato al Mall principale, il Ciputra)

Cosa fare di giorno : Semarang offre parecchio al turista, ci sono molti posticini carini da vedere, in primis la città vecchia, in cui sorge il Duomo (visitabile) e attaccato c’è un parco piccolo ma carino con molta fauna locale. In più un mercatino dove acquistare artigianato locale o souvenir ed un museo in 3D fatto molto bene in cui divertirsi un’oretta a farsi mille selfie! 
Un altro posto turistico è il Lawang Semu, la prima stazione ferroviaria di Indonesia, costruita in stile ‘olandese’, vale la pena spenderci un’oretta e visitare le ‘mille porte’ di questo edificio. Ultimo consiglio: il tempio cinese Sam Poo Kong, veramente molto bello, se vi piace il genere!

Vita Notturna e Gnocca : la gnocca di Semarang, onestamente, è un po’ diversa dal resto dell’isola di Java: i tratti somatici sono più tendenti al cinese, se vi piace il genere questo è il posto che fa per voi!  L’unica nota negativa di questa città è la scarsa quantità di locali notturni presenti. Io comunque ci sono stato 4 giorni per cui bastano e avanzano se anche voi vi fermate poco. Il primo locale è il Sakapatat, gestito da tre ragazzi belgi, una specie di Beer Garden molto carino e spazioso. Parco gnocca giovane abbastanza alto, ma attenzione alle più belle perché sono le mogli dei propietari! Molto facile attaccar bottone con tutti, come al solito basta sedersi al banco bar e aspettare! Personale molto simpatico e prezzi veramente onesti (soprattutto per il cibo). Altro locale è il Wishbone, lounge bar prezzi standard e musica con DJ nel fine settimana. Il posto merita una visita anche perché è relativamente piccolo e quando si affolla si è tutti un po’ schiacciati, per cui il broccolaggio è ancora più semplice! . Ultimo consiglio: discoteca BABY FACE, un po’ fuori città ma con il taxi non spenderete MAI più di 3/4 Euro. Posto molto spazioso e particolare in quanto arredato in stile Hawaii, con camerieri in camicia floreale e, cosa strana, sabbia sul pavimento!! (occhio alle scarpe). Musica House e prezzi nella norma dai 2/3 Euro birra ai 5 Euro cocktails. Qui parco gnocca prevalentemente PAY, sedute tutte al banco bar. Scegliete quella che più vi piace e concludete la serata in hotel! Io ne ho conosciuta una molto bella (peraltro lei si è avvicinata senza che io manco l’abbia vista) e abbiamo concluso la serata da me…non mi ha chiesto soldi né io ne ho dati, sembrava fosse contenta di aver passato qualche ora con un ‘nice italian man’. Forse c’era scappato il feeling, forse no, fatto sta che alla fine ci siamo rivisti anche il giorno successivo e siamo stati veramente bene! Ci sono anche molte ragazze che non sono pay, ma semplicemente ragazze che vogliono divertirsi e le noterete pressochè subito! Magari era una di quelle, chi lo sa..

ULTIME CONSIDERAZIONI : L’Indonesia è davvero un ‘paradiso’ della gnocca SE. e sottolineo SE, uno si accontenta di stare in città che offrono relativamente poco al turista, ma che compensano con una discreta vita notturna e un discreto parco figa. Non sottovalutate l’importanza di DIA (Date in Asia), magari 10 giorni prima della vostra partenza potete usarlo per settare la località che intendete visitare e iniziare a pasturare qualche ragazza (5 o 6) che sia ben disposta a venirvi a prendere magari in Aereoporto e poi diretti in hotel! Siate SEMPRE cortesi e gentili, il popolo indonesiano ama lo straniero e davvero c’è il rischio di sentirsi quasi come un Re o un personaggio importante, per cui non esagerate con l’arroganza o la presunzione di essere migliori. Siate smpre sorridenti e non avrete mai problemi! In più la vita costa davvero poco, contate che io ho cambiato 200 Euro a Jakarta il primo giorno (fate anche voi così, in quanto nelle città fuori Jkt trovare un cambiavalute non sarà facile) e mi sono bastati per tutta la vancaza (pagando ovviamente qualcosa anche con la carta di credito dove potevo e dove mi sentivo sicuro). A proposito di sicurezza, MAI avuto problemi di nessun tipo, anche alle 4/5 del mattino super ubriaco e con orologio e carta di credito in tasca. Si lo so, sono stato un po’ avventato, ma conoscendo il posto mi sentivo abbastanza sicuro. Per i voli interni usate pure Citilink o Batik Air, compagnie ottime, la prima ha appena preso le 4 stelle Skytrax e titolo di migliore Low Cost del 2017. Evitate se potete Lion Air, io tre volte l’ho presa e tre volte ho avuto ritardi sopra l’ora. In città muovetevi sempre con taxi Blue Bird, in quanto quelli bianchi normalmente non applicano il meter e bisogna star lì a contrattare per quattro spicci..non ne vale la pena..Ho gentilmente omesso la parte relativa al cibo (dove e cosa mangiare) in quanto altrimenti mi venivano fuori trenta pagine di recensione!  Se qualcuno di voi è interessato, mi scriva pure in privato e sarò ben lieto di aiutarlo!

Questo è tutto gente! Grazie per aver letto tutto quanto, mi scuso per la lunghezza.. sono sicuro di aver dimenticato qualcosa o di aver fatto errori, ma per ogni accorgimento mi trovate qui!
A breve pubblicherò altre recensioni su Balikpapan, Pontianak e Makassar! 

Saluti amici e viva la figa!!!

IlBaronetto
Newbie
03/07/2018 | 13:09

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alla donna non piace scopare alla donna piace conquistare e se il mezzo è la vagina allora scopano.
(innamoramento e menate varie della durata di neve al sole esclusi )

Viaggiatore431
Newbie
03/07/2018 | 12:59

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beautifulgirlsliker , si è parlato spesso su questo forum di tale argomento, se cerchi troverai tante discussioni simili. Tanti qui affermano che alle donne piace scopare, pero' poi praticamente non lo dimostrano; ma che senso ha questa affermazione? Non è che il sistema in cui viviamo vuole farci credere una cosa che invece non è vera ,solo per proprio interessi? Chi ha attenzione a dire che alle donne piace scopare? forse il capitalismo consumistico? il quale diffonde l'ideologia che se spendi e acquisti scopi?
Ma se alle donne piace scopare perchè allora la maggior parte degli uomini al mondo ( almeno la metà) va a puttane? Oppure perchè se un uomo va vicino una donna in un locale per proporgli qualcosa loro rifiutano quasi sempre? Oppure perchè le donne non corteggiano mai? (nessuno mi venga a dire il contrario). E facile a dire che alle donne piace scopare, pero' poi i fatti reali, dico reali,e ripeto reali, non lo dimostrano.
E' risaputo che al maschio piace scopare, perchè lo dimostrano ogni giorno sul campo, praticamente, ma la donna cosa dimostra ogni giorno ? a me non sembra dimostri che cerchi sesso, ma piu' che altro cerchi una relazione e un uomo per fare figli. Quindi come si puo' dire che donne e uomini siano fatti l'uno per l'altro se cerchiamo cose diverse e abbiamo bisogni diversi? Siamo talmente diversi uomini e donne che oggi la maggior parte degli uomini e donne ha difficoltà ad incontrarsi, anzi ormai nemmeno piu' ci cerchiamo gli uni e gli altri, perchè tanto le donne sanno che vogliamo scopare, mentre noi uomini sappiamo che loro, le donne, cercano di sistemarsi , quindi ci sentiamo entrambi (uomini e donne) demotivati a cercarci gli uni con gli altri . Ecco perchè ho affermato e continuo a dire che le società, tutte, hanno bisogno di legalizzare la prostituzione E' l'unica via di salvezza per mantenere la società sana, altrimenti avremo un mondo di frustrati e pieno di violenza. Cosa accadrà quando tra 50 anni molti paesi in via di sviluppo saranno ricchi e le donne di quei paesi diventeranno pretenziose come queste occidentali? Quale maschio avrà le energie , soldi e tempo per soddisfare i loro capricci? Come fa un uomo medio, oggi ad andare a lavorare (minimo 8 ore al giorno), poi avere tempo per se stesso e poi aloo stesso tempo a spendere energie ,tempo e denaro, che non ci sono, appresso a una donna che è sempre piu' pretenziosa. Questo sistema che vede l'uomo dover dare il massimo per avere una donna, non funziona, presenta delle falle e come gia detto sta creando i presupposti per un mondo in cui uomini e donne non si cercano piu'.
Come vedete la questione è seria e i governi non stanno facendo nulla.

Tesista76
Newbie
02/07/2018 | 23:35

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@beautifulgirlsliker

Ottima osservazione, ci sono variabili che dipendono dal tempo e pesi da dare alle costanti ( ricchezza ha un valore relativo )

Gnoccalowcost
Gold
02/07/2018 | 00:28

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IlProfessor69
Gold
Cargo battente bandiera liberiana |  36-50
29/06/2018 | 01:46

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-PREMESSA
Cari amici, per mancanza di tempo, sono oramai due anni che non pubblico una discussione.
Mi sono dato ultimamente un compito: trovare il tempo di fare due discorsi seri, per cercare di "indirizzare" al meglio, il viaggiatore che decide di inoltrarsi nella terra della Gnocca UA.
Questa è la prima discussione. E cercherò di descrivere al meglio il modo di NON comportarsi in UA, per non rovinarsi il viaggio e a sua volta, per non rovinare la reputazione degli altri viaggiatori.
A differenza che negli altri paesi estici, in Ukra, il problema non sono gli "ItaGlioti" in quanto tali, ma sono i "Pagatori". Sono loro a rovinare la piazza per chi cerca una gnocca free ( E sul modo di trovare una gnocca FREE in UA, farò apposita recensione)

PER INIZIARE: DIFFERENZA TRA "PAGANTE" E "PAGATORE"
All' Inizio questi due termini potrebbero sembrare simili, per non dire uguali, in realtà, sono totalmente differenti.
Il PAGANTE è colui che paga dei soldi per ottenere uno specifico servizio ( Per esempio, pago 200$ alla puttana del Buddha Bar per farmi divertire il cazzo tutta la notte)
Il PAGATORE è colui che paga a priori, indipendentemente che riceva o no un servizio.....e per questo nella terra delle donne più avide, arriviste e materialiste della galassia (per non dire dell' Universo) chiaramente è la massima espressione del rovinapiazza.....
Essendo la UA, la terra più materialista della Galassia, mostrarsi "PAGATORI", è totalmente controproducente, per se, e per gli altri.
Qui di seguito un' analisi dettagliata dei diversi tipi di "PAGATORI" e delle loro caratteristiche principali

PRIMA CATEGORIA: L' AMERICAN-PAGATORE
E' il peggiore in assoluto dei pagatori ed un grande nemico dell' Italico GT in cerca di Gnocca Free.
Ogni ameriCane è convinto, nella sua mente ottusa e inacculturata, che tutti gli altri esseri umani del pianeta Terra, ambiscano,nella loro vita, ad andare a vivere negli USA e per questo crede a priori, che ogni figa Ukra abbia il desiderio innato di andare a vivere nella sua terra.
Per questo motivo pensa che facendo sfoggio di un portafoglio gonfio ( e molti AmeriCani bruciano tutti i loro risparmi per gonfiare il portafoglio prima di andare in Ukra) tutte legnocche locali siano li ad aspettarli per farsi portare nella terra promessa.....
Mai errore fu più grande. Se 25 anni fa, dopo il crollo del muro, un portafoglio gonfio,(anche se solo per una settimana) equivaleva portarsi in patria una Vera Gnocca, attualmente, dopo anni di pratica, le Gnocche sono diventate molto esperte e riescono a sfruttare l' AmeriCan-Pagatore, fino a sgonfiargli il portafoglio, senza nemmeno avere con lui un minimo di rapporto sessuale.
Nei miei numerosissimi viaggi, ho visto decine e decine di tali personaggi... accompagnati si, nei ristoranti da gnocche locali, ma che alla fine dei 15/20 giorni che si fanno in UA, solo pochissimi (meno di 1 su 100) riescono ad avere rapporti sessuali con la gnocca che li accompagna e le loro spese, in quei 15 giorni, sono come minimo superiori ai 10.000 $.....*

L' Identikit dell' AmeriCan-Pagatore: almeno 60 anni, capelli tinti per sembrare più giovane, vestiti giovanili per lo stesso fine e ovviamente, portafoglio molto gonfio ( gonfiato magari utilizzando tutti i risparmi di una vita prima di partire)
Utilizza prima di partire servizi di dating (ovviamente a pagamento...e molto a pagamento).... dopo aver già speso prima di partire un bel 2.000$ in finte traduzioni di email e chat a pagamento con la gnocca , decide di prendere l' aereo ( ovviamente in Business Class, si sa mai che la gnocca pensasse che fosse povero se viaggiava in Economy) decide di alloggiare in un Hotel del centro ( non meno di 4 stelle ).
Arrivato in UA, la gnocca approfittatrice che lo attende, gli darà il primo appuntamento in un centro commerciale, in modo che il beota, sia ben felice, di comprargli l' ultimo Iphone, vestiti firmati, vini costosi etc...
Naturalmente, la gnocca non parla inglese, quindi i sarà con lei per i primi appuntamenti un' interprete ( normalmente un' amica brutta della Gnocca) l' AmeriCan-Pagatore sarà ben felice di pagare alla presunta interprete 25 $ all' ora ( quando un interprete di inglese professionista a Kiev si prende 25$ al giorno, ma il beota non lo sa)
Ovviamente, l' interprete ha un problema in famiglia e quindi ha bisogno di soldi ulteriori, che il beota, sarà ben contento di darle per far colpo sulla sua gnocca.... ( di solito la tariffa extra per il problema dell' interpete è di 500$)...
Al quarto giorno, la gnocca ha sempre l' affitto molto costoso da pagare, e quindi ha bisogno di ulteriori 1000$ che il nostro pagatore, sarà ben felice di dare...
Dopo quattro giorni a Kiev, il nostro buon AmeriCan-pagatore ha già speso tra tutto già 10.000 $.... e quindi inizia un approccio un poco più diretto con la gnocca locale, che a questo punto ha due opzioni .... lo sfancula ( tanto si è già cuccata come minimo un 1500 dollari in contanti, più un telefono nuovo, più varie regalie) oppure se vuole di più o non ha altri pagatori in arrivo a breve, decide di "concedere" al nostro beota di camminare con lei mano nella mano, di avere atteggiamenti da fidanzatini, qualche bacetto....ma nulla più
Quindi per altri giorni, seguiranno regali, cene in luoghi costosi, vari problemi in famiglia che necessitano dollari immediati etc...
Questo fino a un paio di giorni prima della partenza.
E qui nascono due sottocategorie.... il Soft AmeriCan-pagatore, dopo aver speso una valanga di soldi per la gnocca pretenderà almeno di avere un rapporto sessuale o almeno un po di petting con la gnocca locale, altrimenti inizierà a sospettare che si tratta di una truffa e la fanculizzerà, o per lo meno inizierà ad avere dei dubbi che esternerà alla gnocca, e sarà questa dunque a fanculizzarlo......l' Hard AmeriCan-pagatore invece, nemmeno di fronte a migliaia di dollari spesi, senza avere nemmeno un limone o una toccata di cazzo, non crederà mai che la gnocca locale, 30 anni più govane di lui, 20 cm più alta di lui, lo stia truffando, anzi,sarà sempre più convinto che lei sia follemente innamorata, e lo aspetterà con impazienza ed amore.
Quindi ogni mese Western Union, messaggi ( ovviamente da tradurre a pagamento) vacanze pagate etc.... L' Hard AmeriCan-pagatore, può arrivare a spendere cifre a 6 zeri in dollari in poco tempo per la gnocca Ukra, senza aver avuto con la stessa nemmeno un rapporto sessuale.
Questa tipologià è un nemico molto forte per l' italico viaggiatore alla ricerca del free. Ma vista la distanza e le cifre in ballo, è anche più raro ( diciamo un 20% dei "Pagatori")
Esiste anche l' American-Pagante, egli è nemico dell' Italico viaggiatore pay perchè non si fa problemi a dare alla puttana di turno 500 o 600 dollari per una che al max ne vale 200/250.....e che di conseguenza, in presenza di tale categoria nelle vicinanze , tiene le tariffe alte con gli italici, sapendo che comunque ha a dispisizione l' American-Pagante che offirà di più per il suo servizio.

SECONDA GATEGORIA: IL TURCO-PAGATORE
E' il nemico numero uno dell' Italico viaggiatore free, sia per numero ( il 50% dei pagatori) che per modo di agire.
Data la vicinanza, i rapporti economici tra le due nazioni , e la possibilità di viaggiare senza visto, orde di Turco-pagatori hanno invaso l' Ukra.....
Il Turco-pagatore, ha una disponibilità economica sicuramente minore per la gnocca dell' American-pagatore, ma ha dalla sua la vicinanza al luogo, un' età più giovane e anche un aspetto fisico e un modo di presentarsi migliore. Ovverosia, oltre che sul portafoglio, fa affidamento anche su altro.
Sa che le Ukre in ogni caso amano farsi le vacanze ( ovviamente spesate) in Turchia, possono pagare poco per il viaggio aereo, possono raggiungere (o farsi raggiungere) la gnocca senza problemi.
Premesso che nessun turco possa mai sperare di scoparsi una Ukra free ( e loro lo sanno e lo danno per scontato) cercano almeno di minimizzare le spese.
Da qui due sottocategorie: Il soft Turco-pagatore, conosce le gnocche su siti di dating non a pagamento o comunque con costi limitati, punta alle approfittatrici che parlano inglese, offre cene, regali, paga l' affitto di uno o due mesi alla gnocca locale, sapendo quali sono le tariffe ( quindi le da 500/600 $ per l' affitto, non 3000 come l' AmeriCan-pagatore), le paga l' aereo per raggiungerla in TK per la vacanza, ma se dopo una settimana di regalie a Kiev o perlomeno dopo di questo, averle pure offerto la vacanza, non ottiene almeno un rapporto sessuale, tende a disinteressarsi alla gnocca locale che cercava di conquistare per puntare ad un' altra.....
L' Hard Turco-Pagatore, è disposto, pur con una disponibilità limitata, a pagare regali e affitti alla gnocca, anche per lunghi periodi, senza avere da lei in cambio nulla.....patetico, ma è così....

TERZA CATEGORIA: L' EUROPAGATORE
E' normalmente di nazionalità tedesca, svizzera o comunque mittel/nord europea. Si avvicina per disponibilità all' American-Pagatore, ma tende a non elargire le stesse somme. Il modo di comportarsi è una via di mezzo tra il Soft Turco-Pagatore e il Soft-American pagatore.
Essendo vicino all UA, può andarvi più spesso, anche solo per un week end, Anche se lo nega a se stesso, sa che la gnocca con cui è in compagnia lo sta solo usando come portafoglio, quindi cerca di bilanciare la spesa con un minimo di resa (In ogni caso anche lui non si fa problemi a spendere un 4/5000 euro per sperare di avere il risultato) ma è molto meno paziente degli ameriCani, quindi se dopo 3/4 viaggi e 6 mesi di affiti pagati non ottiene il risultato, tende a fanculizzare la gnocca....

E L' ITALICO?
Beh, diciamo che gli italici sono sputtanati in UA, in modo diverso rispetto al Baltico.....a Kiev non trovate orde barbaro/borboniche (anche se adesso vedo che hanno messo il diretto Capodichino -Kiev) chiassose e urlanti,
Diciamo che l' Italico in UA era visto come un furbo, che vuole ottenere il risultato con un basso sforzo o che comunque non si fa problemi ad andare direttamente a puttane e che non vuole spendere cifre esagerate per una scopata.....Quindi la prevenzione verso l' italico delle donne locali non è dovuta al fatto che è visto come un cretino chiassoso, ma che è piuttosto come un difficile -pagatore. Quindi se si riesce, con la bravura e con il svoir-faire ( ma senza diventare "pagatori" ) a "spezzare" questa barriera preventiva, beh, allora si riesce a portare a casa risultati free eccellenti.
Purtroppo però, negli ultimi tempi, ho notato che molti italici si stanno avvicinando agli europagatori....e questo è male, perchè se le gnocche locali inizieranno ad aspettarsi dagli italici le stesse prestazioni economiche degli altri europei....beh....allora ci si può scordare il free....

Quindi, questa discussione che ho iniziato, speriamo vi sia utile per farvi capre come " NON COMPORTARSI" in Ukra
A breve, tempo permettendo, seguirà una guida su come trattare con la gnocca Ukra.

Commenti intelligenti alla presente sono sempre graditi

un abbraccio dal vostro Prof.

Tesista76
Newbie
29/06/2018 | 08:15

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Per cambiare genere, altra situazione dove il vento gonfia la parte femminile della popolazione è la Martinica, dove il grafico quasi diventa una vela e tutte le fasce della popolazione vedono un’ impressionante sproporzione di donne al culmine per i 35-39 enni le cui solo coetanee sono più del triplo, così anche le donne da 30-40 ed addirittura il quadruplo per le sbarbine 20-24

Buon vicinato quello delle Barbados, le cui donne abbondano anche se in maniera più contenuta

Cifre impressionanti per chi ha più di 25 anni ad Hong Kong, male per gli under 24

Menzione d’onore per lo Sri Lanka che ha un grafico a mandorla allargata che già detta così può far intuire la fortuna dei locali, purtroppo non è un etnia particolarmente apprezzata dagli occidentali (un buon fuori concorso)

jeanmichel
Silver
cargo battente bandiera della Corea del Nord
28/06/2018 | 20:18

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se l' indypay crea tutte queste discussioni allora io proverei a parlare di pakistanpay

Beyazid_II
Newbie
28/06/2018 | 18:59

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TERZO GRADO: DA AGNOLO POLIZIANO A MARSILIO FICINO

Ovvero: “PALINGENESI”

“Presto fu tardi nella mia vita”. Così inizia il romanzo “l’amante” da cui è tratto il bellissimo film di Jean-Jacques Annaud. “A diciott’anni era già troppo tardi”. Difatti, ne avevo giusto diciassette quando mi accorsi all’improvviso che l’apice interiore era già alle mie spalle. Come proprio e solo al momento della separazione da lui, in un’indimenticata scena del finale in cui la protagonista, dalla nave che abbandona il Vietnam (allora colonia francese) per riportarla in Europa, vede spuntare, dietro i containers del porto, la limousine di lui venuto a salutarla, ella capisce chi davvero era quell’uomo con cui credeva di aver solo giocato, così io capii solo in viaggio. Ero sul treno che mi riportava a casa. Avevamo viaggiato in taxi all’andata, ma al ritorno insistetti con mia madre per prendere il treno. Forse perché volevo semplicemente risparmiare per comprare il prima possibile la mia prima auto nuova. O forse perché, se in Tolstoj era avvenuti in treno l’incontro primo fra Anna Karenina e il giovane Vronskij, nella mia vita volevo che ci fosse ancora una stazione ad associarsi, almeno mentalmente, all’addio.

Sentii leggere ancora da Vittorio Sgarbi che “quando si ama bisogna partire”. Quel viaggio mi riportò indietro nel riepilogare la mia stessa vita in vista di una “oltre-esistenza” diversa. In Dante, le anime del purgatorio, prima di accedere alla gloria celeste, devono bere dai fiumi del Letè e dell’Eunoè, le cui acque hanno la facoltà di cancellare la memoria del male e rendere indelebile il ricordo del bene. Questa ansia di redenzione, questo miracolo di “palingenesi” pervade l’intera cantica di mezzo (che è “il viaggio” per eccellenza della nostra letteratura). Tutti i personaggi che Virgilio e Dante incontrano, infatti, sono oltremodo desiderosi di ricordare la loro vita terrena, e, nel momento stesso in cui la ricordano, di avere commiato definitivo da essa anche nel pensiero. Come un Sordello da Goito, una Piccarda Donati, un Guido Guinicelli durante il colloquio nell’al di là col poeta, ero pervaso di ricordi durante quel viaggio in treno (ed ho viaggiato in treno ben poche altre volte in vita mia, da amante dell’automobile qual sono). Ed era come se, nel momento stesso in cui mi si palesassero come immagini e parole, quei ricordi mi dessero l’addio.
Attraversammo dapprima, appena lasciato l’Abruzzo, la bassa costa marchigiana, dove le rive selvagge, le rade spiagge e i sassi a picco sul mare rendevano il paesaggio ancora simile a quello in cui avevo conosciuto Elisa. Il primo ricordo era dunque lei. Non conoscevo ancora il Poliziano (che avrei studiato l’autunno successivo, assieme a tutto l’Umanesimo-rinascimento e la cui “vita serena spenta a quarant’anni”, ancor più dell’opera, stando a quanto scrive il De Sanctis, è l’emblema del secolo quindicesimo), ma conoscevo bene l’infelice Petrarca (cui tutto l’umanesimo-rinascimento poetico si è ispirato). Se dunque non posso dire di aver in quel momento accostato Elisa alle ottave delle “Stanze”, scritte dal poeta e maestro di corte medicea per la Simonetta del suo secolo ma ancora perfette secondo me per lei, posso però ricordare benissimo che “Chiare, fresche et dolci acque” non ha mai risuonato così armoniosamente in me rispetto a quanto stavo vedendo e provando seduto al finestrino, con gli occhi fissi alle stesse acque in cui si era bagnata coma una Venere fra le onde e la mente fissata sulle parole che ci eravamo scambiati sopra la distesa assolata del mare o sotto le stelle scorrenti del dopocena alberghiero.

“ove le belle membra
pose colei che sola a me par donna”.

In effetti, non ho mai più potuto guardare donna alcuna, più o meno bella, senza involontariamente paragonarla a lei per aspetto fisico e carattere. Non ho mai più provato interesse per fanciulle la cui slanciata figura non mi avesse costretto a protendere almeno un po’ lo sguardo verso l’alto come verso la luna (come appunto dovevo fare con Elisa che era un po’ più alta di me), né, soprattutto, per donne prive di quella gentilezza spontanea ma non timida (“posso sedermi?” – “ah scusa, forse volevi stare vicino a tua madre” – “oh, non guardi la partita come gli altri?”), di quella gioiosità viva ma non scomposta (come quando sorridendo mi protese le braccia), di quell’interesse per l’altro sesso intelligente ma mai cortigiano (che la spinse ad attaccare discorso per prima: “pure io faccio il liceo” ed ha cercare un argomento condiviso “ho visto che stai leggendo la coscienza di Zeno”), di quella femminilità orgogliosa ma mai femminista (“dite tutti così, ma se una va in giro sciatta la additate a ludibrio”, “a me non piacciono gli uomini troppo …” – e qui ahimè non le fecero finire le frase, per cui mai saprò cosa avrei dovuto non essere…- ma stavano parlando solo di barba più o meno incolta – chissà se non le piacevano gli uomini troppo effemminati e modaioli o quelli troppo selvatici e casual), di quel buon senso “da sposare” (che non le fece prendere la parti della solita femminil-femminista “gli uomini non fanno niente, senza le donne il mondo si fermerebbe” contro chi aveva detto “e allora smettetela di fare se dovete sempre lamentarvi e rompere” e “nel paese dei sultani il mondo va avanti anche senza il vostro rumore e si vive anche meglio”, preferendo, assieme a me, la linea del silenzio che in questi casi esprime sempre l’intelligente via di mezzo fra estremismi), che, prima, avevo visto solo in mia madre e, dopo, solo in certi personaggi femminili di Stendhal come la duchessa Gina della “Certosa di Parma”. Era insomma, in Elisa, tanto la “voglia di essere bella” che non significa affatto essere oca (e che faceva convivere lo sfoggiare un vestito nuovo ogni sera, ed ogni volta più eccitante per i sensi, con il parlare di un libro nuovo ad ogni incontro sul mare, ed ogni volta con un’osservazione più nuova e più eccitante per la mente), quanto la “voglia di giocare e divertirsi”, che non significa per nulla “prendere in giro gli uomini” (come quando accettava di appartarsi con me in mare senza per questo fingere interessi o simulare attrazione o addirittura ostentare seduzione come invece troppe donne fanno per chissà quale calcolo sentimentale, o come quando ammetteva sinceramente di preferire gli ambienti più mondani delle riviere a quelli selvaggi delle montagne per poter conoscere gente ed essere almeno un po’ ammirata).

“gentil ramo ove piacque
(con sospir' mi rimembra)
a lei di fare al bel fianco colonna;”

Sì, l’avrei sempre ricordata sospirando. Avrei, anzi, sospirato ad ogni lirica, ad ogni opera cinematografica, ad ogni prosa in grado di riportarmi alla memoria una situazione, un particolare, o anche solo un desiderio corporeo in qualche modo riecheggiante l’immagine impressa di lei nella memoria. E quelle colonne slanciatissime che erano le sue gambe, su cui mi pareva che gli Dei dell’Olimpo avrebbero potuto edificare un templio dorico senza sfigurare al confronto con le altre sette meraviglie del mondo, non hanno da quel momento mai smesso di essere la pietra di paragone per qualunque bellezza femminile incontri, il primo criteri per la mia classificazione estetica delle donne.

“erba e fior' che la gonna
leggiadra ricoverse
co l'angelico seno;”

Se i critici si sono scontrati su questi versi fra chi, sostenendo che “il Petrarca non sale mai oltre il bel più”, interpreta l’ultimo di essi come “la campana formata dalla gonna gonfiata dal vento” e chi, ben conoscendo quanto carnale sia la passione per la quale l’autore di “Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono”, da cristiano, chiede “pietà nonché perdono”, lo legge come “forme rotonde dei seni”, io, nel mio paganesimo, non ho mai avuto bisogno di scegliere. La sua bellezza era tanto perfetta e pura da non avere nulla di peccaminoso nemmeno immaginandola piena di ogni grazia terrena. E così quando la sospiravo nel desiderio mi sentivo tremare di purezza come un fanciullo inginocchiato davanti alla Madonna.

“aere sacro, sereno,
ove Amor co' begli occhi il cor m'aperse:”

Ho sempre amato le mattinate terse, da quell’estate (in cui peraltro erano rare). Perché era con il bel tempo che potevo “uscire in gommone” accompagnandola nei nostri “tragitti letterari” a forza di remi. E da quel momento io, che da studente avevo sopportato soltanto con estrema noia tutti i poemi e le poesia d’Amore, dal “Tresoretto” di Brunetto Latini al siculo “Pir meu cori alligrari”, dai sonetti del notaio fredericiano Jacopo da Lentini alle liriche toscane di Guitton d’Arezzo, dal “Dolce Stilnovo ch’io odo” del giovane Dante e dell’uno e l’altro Guido, fino allo stesso Petrarca (la cui lirica “Amor m’ha posto come segno a strale” ero pure arrivato quasi ad odiare avendo dovuto inventarmi un arditissimo e faticosissimo commento stilistico per cercare di prendere otto o nove in un tema), capii che quella lirica aveva un significato ulteriore rispetto a quello scolastico. Ecco che persino “Monna Vanna e Monna Lagia e colei ch’è nel numer de le Trenta” uscirono dall’antipatia in cui le avevo relegate (quasi come pretenziose compagne di classe che facessero pesare allo spasimo la loro presunta bellezza) per divenire “amiche e compagne” di Elisa nell’Empireo delle amate di tutti i tempi.

“date udïenza insieme
a le dolenti mie parole estreme.”

Avevo diciassette anni. Il numero porta ancora sfortuna in Italia, perché il suo anagramma conduce alla parola latina “vixi”, ovvero “sono vissuto” (e quindi ora non vivo più, essendo, il modo, il perfetto dell’azione compiuta). Ecco che dunque avere diciassette anni fu per me come dire, se non “sono morto”, almeno “il centro della vita è dietro di me”. Anche i miei pensieri in quel momento, quindi, erano “estremi” come le parole del Petrarca. Anziché inorridire, ne fui quasi placato.

Al contrario di Marguerite Duras, che vede “un invecchiamento brutale” “impossessarsi dei miei lineamenti uno a uno, alterare il rapporto che c’era tra di loro, rendere gli occhi più grandi, lo sguardo più triste, la bocca più netta, incidere sulla fronte fenditure profonde”, in me nulla di fisico ha mai lasciato trapelare all’esterno quella “accelerazione del tempo” che “può investirci quando attraversiamo l’età giovane, la più esaltata della vita”. Anzi, nessuno si accorse del mio turbamento interiore, perché, come consiglia il vangelo per chi sta digiunando “per amore del Signore” (“profumatevi il viso, etc…”), all’esterno cercavo di esprimere solo serenità e gioia. Nemmeno mia madre ha mai sospettato. Il mio invecchiamento precoce è stato tutto interiore. Non avrei più amato. Non avrei più guardato ad una fanciulla con quell’ingenuo trasporto verso la bellezza che ci mostra ogni giovane, anche quando non ci interessa, anche quando non ci attrae, piena di promesse e di misteri. Non avrei mai più cercato “per istinto” in ogni contatto con l’altro sesso gli eventuali indizi della “anima gemella”. Ero sicuro di averla già conosciuta e le altre avrebbero al massimo potuto “assomigliarle”. Quando lo pensai, la mia voce più controcorrente, il mio angelo razionale, mi diceva “è solo l’infatuazione estiva, il furore giovanile: altre estati ed altre donne la cancelleranno”. Dopo più di vent’anni posso dire che la sua immagine è ancora pura e immutata come il marmo. Aveva ragione la voce del cuore che, all’obiezione razionale “non posso dire di essere innamorato perché non so cosa sia l’amore”, mi spiegava: “l’amore è quella cosa per cui non servono definizioni chiare e distinte, quando la incontri la riconosci”. Era vero. Me lo sentivo che avevo incontrato “colei che non ha l’uguale”.

Che dopo quell’incontro, quell’occasione mancata, quella rinuncia, sarebbe iniziato il “tardi” mi è confermato dal cambio di ritmo nello scorrere stesso del tempo. Fino ad allora ricordo gli anni passare uno ad uno, con tutte le “grida” e i “lamenti” che li hanno caratterizzati. Dopo, inizio a vederli scorrere dapprima due a due (gli ultimi due anni del liceo, il biennio iniziale di ingegneria, i primi due anni del triennio, i due anni a cavallo della tesi in California, i primi due anni dell’incertezza lavorativa), poi cinque a cinque, come lenti ed estenuanti piani quinquennali stalinisti che mi hanno condotto al “sol dell’avvenire” universitario. E i prossimi, forse, scorreranno a decadi “senza un grido, senza un lamento, levato a vincere d’improvviso un giorno”. Ma allora non lo capivo, ero come il giovane tenente Drogo del “Deserto dei Tartari” che, pieno di speranze, aspetta il momento della battaglia cui si è a lungo preparato, per mostrare il proprio valore e compiere così la propria vita, senza accorgersi che proprio quell’attesa era il triste e monotono compimento della sua vita, e che il fortunato incontro con la sorridente ragazza da cui viene allontanato dal caso durante una festa non si potrà ripetere. Stranamente, credevo anzi che un qualche evento del fato, come scritto dalla mano invisibile di un romanziere, mi avrebbe fatto re-incontrare Elisa (magari, nella versione più ingenuamente ottocentesca di me stesso, quando sarei stato, per posizione sociale e buone maniere, pronto per chiederne la mano). Non avevo preso alcun recapito, tuttavia, per quasi due anni, immaginavo sempre. Una telefonata insperata, una lettera improvvisa, un incontro fortuito. Intanto mi pareva di vivere una dolcissima ed incerta attesa.

Poi il treno passò per Porto Recanati, e non potei fare a meno di ripensare a quante volte, seduto al tavolo della mia cameretta a finire i compiti, mi ero immedesimato nel Leopardi allorquando sentivo le voci dei coetanei che invece giocavano. Quando, guardando il tramonto, immaginavo l’infinito (per contrasto con la stanza piuttosto piccola in cui mi trovavo, con quel rapporto dialettico con il finito, quindi, che il Lotman ha ben fatto notare analizzando l’uso particolare dei deittici nell’omonima lirica), o quando mi sentivo trattato male senza motivo da quella “gente zotica e vil per cui argomenti di riso e trastullo son dottrina e saper” come capitava all’Infelice di Recanati, era stato facile, per me, entrare nel mondo poetico leopardiano, conoscendolo e amandolo quasi istantaneamente, quasi come fosse stato mio da sempre. Impossibile mi era stato invece capire i siculo-toscani e gli stilnovisti che parlavano di pene amorose (o di politica). Ora una luce nuova rileggeva gli studi del terzo anno del liceo. Guittone d’Arezzo, i due Guido e lo stesso Dante, mi apparivano finalmente comprensibili (mentre prima erano solo blocchi di parole da analizzare per far contento un professore così rigoroso da rendere impossibile qualunque coinvolgimento emotivo nella materia letteraria). E Monna Vanna e Monna Lagia e colei ch’è nel numer de le Trenta meno antipatiche.

Passammo per Gabicce-Cattolica, e tosto rivissi tutti gli anni in cui avevo trascorso lì le vacanze marittime di giugno/luglio con mia madre. Parevano nella mia mente come secoli. Emergevano dalla nebulosa degli Anni Ottanta, in cui ogni anno pareva sempre uguale all’altro nella monotonia ancora serena dell’infanzia, i primi ricordi temporalmente scanditi. Il 1989 in cui ero veramente ancora solo un fanciullo che giocava con i castelli di sabbia e, a volte, con gli altri coetanei. C’era ancora il Muro di Berlino e nella seconda parte dell’estate saremmo andati nella materna Polonia. Il 1990 delle “notti magiche” dell’Italia di Vicini chiuse con la cappella di Zenga, in cui portavo sul gommone una friulana corpulenta ma simpaticissima che abbracciavo sempre simpaticamente e con cui a volte cadevamo in acqua. Avevo appena finito le elementari. Il 1991 in cui compilavo interminabili elenchi di vetture da comperare con i “talleri immaginari” ed iniziavo a parlare anche con gli adulti. Avevo appena iniziato a leggere riviste (di auto) e a guardare film (di guerra). Non credevo che avrei mai amato la letteratura. Il 1992 in cui mi riempivo di tutte le possibili e immaginabili riviste di automobili e, per la prima volta, guardai con un minimo (ma proprio minimo) interesse una ragazza alta e bionda con cui andammo (con genitori e fratellini) in chiesa (inconsapevole stilnovo ante-litteram!). Di lì a poco, nell’ultimo anno delle medie, avrei scoperto “l’interiorità”, quel dialogo con me stesso basato non più sull’immediatezza del “cosa fare adesso” e sull’ingenuità del gioco, ma sulla domanda senza fine “chi sono?”. La risposta era nel mio studio matto e disperatissimo (forse sono l’unico che ha passato più tempo a studiare in terza media che in tutti i successivi anni di liceo, grazie ad un’indimenticata insegnante fissata con le analisi dei libri, con i commenti ai testi, e con la grammatica propedeutica al Latino), che mi aveva fatto scoprire, in quelle sere tranquille squarciate dai tramonti che incendiavano il vasto orizzonte e le colline in lontananza, il “piacer figlio d’affanno” (da bambino e figlio unico avevo prima di allora conosciuto solo la noia). Il 1993 in cui ero reduce da un anno di “analisi psicologica dei personaggi” (oltreché di trasloco dalla campagna alla cittadina) ed iniziavo a guardare anche il mondo reale degli adulti con altri occhi. Dovevo iniziare il liceo e tutte le letture, le riflessioni sull’attualità e gli studi storici che quell’insegnante mi aveva indotto a seguire mi facevano percepire da me stesso come “adulto”. Mi sentivo quasi un piccolo ateniese pronto l’anno successivo ad entrare nella polis del liceo. Quell’anno provai anche per la prima volta il “turbamento” di essere (anche se solo psicologicamente) attratto (anzi, in qualche piccola decisione quasi “manipolato”) da una ragazza più grande di me che non disdegnava di mostrarsi “seduttiva” e che aveva il nome della madre di Napoleone. E con lei parlavo pure di guerra (la prima mondiale di cui mi ero frattanto appassionato) e del generale Cadorna (era anche lei piemontese). Il 1994 in cui ero patito di Formula 1 dopo la morte di Senna e, con un distacco “very british” (alla “Jim Clark”), dopo il primo anno di successi scolastici che per me erano all’epoca esistenziali, avevo flirtato con Federica. E il 1995 della delusione infernale.

Poi risalimmo la costa romagnola, dove la mamma mi portava quando ero davvero piccolo, quando i ricordi si sfumano in qualche fotografia e qualche immagine, di cui una, la sola che ricordi distintamente, mi vede su una spiaggia isolata in un giorno ventoso ad aspettare una giovane donna con un vestito bianco che si tiene il cappellino. Era mia madre? O era un sogno premonitore?

Arrivai finalmente a casa, passò l’estate ed arrivò la scuola. Al contrario dell’anno prima, non me ne pesava l’inizio. Quando, in quel quarto anno, arrivai alla cantica purgatoriale in cui Dante sente, “sì dolcemente, che la dolcezza ancor dentro mi suona”, le anime intonare una sua canzone, “Amor che nella mente mi ragiona”, mi parve di udire anch’io quella melodia. Avevo per diciassette anni ignorato anche in poesia l’esistenza dell’amore (mi piaceva il Leopardi proprio perché non ne parlava, anzi perché parlava, con trasporto e profondità quasi amorose, di tutti gli altri aspetti, perché sapeva dare ad ogni sfumatura della vita, persino al dolore, alla malinconia, alla morte, l’importanza, la dolcezza, la soavità e la levità di un incontro d’amore, di una visione di fanciulla, di un dialogo fra giovani amanti). L’avevo addirittura bandito come parola dal mio dizionario (per un misto di pudore e di rigore). E mi ritrovavo ora a parlare d’amore con me stesso tutti i giorni. Certo, mi chiedevo se sarei stato all’altezza di una creatura come Elisa. Ed allora lo studio prese un significato diverso da quello della semplice competizione che aveva sempre avuto: era uno dei modi per elevarmi spiritualmente e rendermi degno di lei.
Avevo la stessa ansia di divino delle anime del purgatorio. E’ anche l’ansia che, a mio modo di vedere, muove l’intero umanesimo-rinascimento, quando vuole “dimenticare” il medioevo e rigenerarsi nella visione idealizzata della Grecia e di Roma. E’ la stessa ansia di palingenesi che mosse la riforma religiosa di Costantinopoli prima della caduta, quando l’idea di una cristianità “sorgiva” muoveva i filosofi neoplatonici a ricercare quel “microcosmo che è il mondo” all’interno di quel “macrocosmo che è l’uomo”.

Quando seppi che il nuovo insegnante di filosofia non era ancora stato assegnato, iniziai per mio conto, estratto dal solito scaffale il libro che parlava di umanesimo, a studiare quanto si intonava con le mie corde. Lessi che quando, nel 1397, il console fiorentino, Coluccio Salutati, chiamò da Costantinopoli (il cui pericolante impero stava tentando la riconciliazione fra ortodossia e cattolicesimo nell’ultimo, disperato e alla fine vano tentativo di opporre un fronte comune cristiano all’avanzata ottomana) un maestro di Greco, tale Manuele Crisolora, si stava verificando un tale “idemsentire” in tutti i campi dell’agire e del sapere umano da fare di quell’anno la data simbolo dell’inizio dell’Umanesimo. Il fatto che la città più economicamente (e forse anche politicamente) avanzata d’Italia (e d’Europa), Firenze, sentisse il bisogno di chiamare addirittura “ufficialmente” qualcuno dall’altra parte del mondo cristiano per imparare, da un “madrelingua”, l’idioma di Platone, di Pericle, di Eratostene, e di tutti i filosofi, di tutti i politici, di tutti gli scienziati che la civiltà ellenica aveva prodotto, e di cui il medioevo aveva avuto soltanto qualche vago accenno tramite l’Aristotele tradotto dagli Arabi, era il segno di un cambiamento epocale della visione del mondo. Se fino ad allora l’uomo era stato visto come la creatura peccaminosa che si era allontanata da Dio e doveva patire e redimersi per essere stato indegno dell’Eden, da quel momento diventava il capolavoro di dio (l’immagine leonardesca), il figlio generato a sua immagine e somiglianza (la scena della Sistina di Michelangelo) quasi, oserei dire, la stessa prova dell’esistenza di Dio. E tanto forte era il desiderio di esprimere questa gioia di vivere la presenza di dio nella bellezza del mondo, che si vollero cercare le parole in una nuova lingua, anzi in una lingua antica che si era perduta, dimenticata ma in cui si voleva vedere la propria rinascita, il proprio ritorno all’origine, la propria riconquista dell’Eden. Una lingua che pare nata per la filosofia, per la conoscenza, per politica. La lingua greca. Non, come oggi, la brama di aumentare i commerci, le ricchezze, le occasioni di lavoro e di incontro con amici e amiche (ciò che oggi impone di imparare l’Inglese) aveva spinto i fiorentini ad imparare il Greco, ma la pura, sincera, disinteressata ricerca del Bello, del Vero, del Giusto, che non possono essere né detti né pensati con una lingua impropria. Anche il Latino venne re-inventato. Al polpettone linguistico tardo-medievale ed ecclesiastico si sostituì la più rigorosa ed inesausta ricerca filologica per restituire l’eloquio latino alla “nobile semplicità” ed alla “quieta grandezza” dei tempi di Cicerone. Poggio Bracciolini, Leonardi Bruni, Lorenzo Valla discutevano tutti i giorni sulle rive dell’Arno su costrutti, immagini e ablativi. Il Valla, sosteneva, ad esempio, che si dovessero seguire le orme degli antichi senza copiarli, come si fosse appunto su una spiaggia sabbiosa in cui, per capire dove andare, non sia necessario mettere i piedi nelle orme e procedere così goffamente, ma solo cogliere la direzione e poter così andare spediti. Il più sapiente di tutti, Niccolò Niccoli, cui tutti si rivolgevano quando non sapevano risolvere un dubbio linguistico, stilistico o grammaticale, addirittura non scrisse alcun libro perché “nessuna opera conclusa avrebbe potuto essere pari alla sua conoscenza inesauribile e sconfinata”.

Il più misurato di tutti, Lorenzo Valla, pur avendo un incarico in Vaticano, non ebbe alcuna ritrosia a dimostrare per via filologica il falso della cosiddetta “donazione di Costantino” che per tutto il medioevo era stata la presunta base documentale del potere temporale dei Papi in lotta contro l’Impero. Evidentemente l’amore per la perfezione linguistica superava anche le fedi politiche. Ma il capolavoro del Valla resta il “De libero arbitrio”, in cui, con il metodo del dialogo platonico, mostra mirabilmente come la pre-scienza divina non infici l’autodeterminazione umana. E’ l’emblema del pensiero umanistico. L’homo faber ipsius fortunae sta al centro della scena del mondo, le forme possenti del David michelangiolesco simboleggiamo le sue multiformi possibilità, ma il divino non è fuori. E’ in lui. Nulla a che vedere con quanto per “umano” si intende oggi: lì l’uguaglianza e l’universalità sono, con tutta evidenza, di tipo teomorfo.
L’abusata formula dell’uomo al centro dell’universo (nel posto precedentemente occupato da dio) risponde più ad una successiva ricostruzione ideologica illuminista (di cui fu principalmente artefice il francese Jules Michelet che coniò il termine di “Rinascimento” per indicare la rinascita delle arti e della cultura dopo il presunto buio medievale), che non alla realtà del quattro-cinquecento. “Marsilio Ficino scrive la Teologia platonica, non l’antropologia platonica”. Ciò ci fece notare il professore di filosofia arrivato per sostituire quello dell’anno prima (la cui attività principale in aula era consistita in “operazioni simpatia” a favore della “cultura progressista”, come impiegare le ore di filosofia per raccontare barzellette erotiche su suore – discutibile quella delle due religiose che chiedono un passaggio a due escort in carriera e, ai racconti di queste, esclamano “e a noi don Lino regala solo un santino!” - e carabinieri – epica quella dell’angolo retto che bolle a novanta gradi secondo i bigliettini dell’aspirante appuntato all’esame -, per smontare il “mito” del sesso “voi siete nella fase del prurito, ma alla mia età vi assicuro che provata una, provate tutte” e per illustrare la teoria pedagogica del Piaget). Il nuovo insegnante era tutt’altro tipo (anche se sempre schierato a sinistra). Non più un simpatico bonaccione, ma un vero “stronzo” (e lo dico qui in maniera bonaria, “come potrei dirlo a mio figlio”, per usare una sua tipica espressione di quando rivolgeva con nonchalance quell’aggettivo a tutta la classe). Ed era la prima volta che vedevo la stronzaggine in un uomo anziché in una ragazza. Forse, per questo piaceva a tutte le donne, le quali, madri o insegnanti che fossero, parevano impazzite al suo arrivo (con tanto di commenti ammirati o piccanti carpiti da noi). Era magro, di media altezza, dalla pelle così abbronzata da parere un arabo: lo chiamavamo, infatti, in onore del grande studioso mussulmano di Aristotele, “Averroè” (mentre, mi ricordo, quando si era presentato l’insegnante precedente, avevamo pensato fosse un muratore lì per caso e perdutosi fra i corridoi). Era originario del centro città, figlio di una famiglia ricchissima (che aveva un negozio centralissimo) e sposato ad una donna che si vociferava fosse bellissima, oltre che ancora più ricca. Arrivava su una Citroen Xantia che guidava a braccia distese e pipa in bocca come un novello Arsenio Lupin uscito da un cartone. La sua dialettica era pungente come le mosse di un spadaccino che si divertisse a ferire leggermente l’avversario per il puro gusto di irriderlo e sorridere al pubblico. Mi ricordo che mi indispose a tal punto che tirai fuori la clava della matematica e della fisica per farlo smettere. Parlavamo di Plotino, ed alla sua enfasi retorica autocompiaciuta nel raccontare come all’esplicarsi nel mondo la potenza divina, prima concentrata in un solo punto, si attenuasse, replicai: “no, lei è in errore, essa non si attenua per nulla. Eì vero che diminuisce l’intensità, ma aumenta la superficie”. “Va bene – e storpiò il mio cognome appellandomi, - cosa ti proponi di dimostrare con questo?” Ed io glaciale “che il flusso, e con esso la potenza, rimane costante”. Da quella volta mi rispettò.

La continuità fra il tardo medioevo e l’umanesimo (ciò che ora mi faceva rivalutare il Dante del Purgatorio) emergeva non solo dal dotto richiamo del nostro professore filosofo, ma dalle due cose che in quel tempo mi erano più vicine: la letteratura ed il ricordo di Elisa. Come anche il professore di Italiano non si stancava di ripetere (e soprattutto di farci ripetere), gli stessi modelli letterari furono per tutti i secoli dell’umanesimo rinascimento, in fondo, due modelli trecenteschi: Petrarca in poesia e Boccaccio in prosa. Ed entrambi mi rimandavano al ricordo dei colloqui con Elisa. L’andamento bimembre (“a volte anche trimembre”, ci ricordava sempre l’occhialuto insegnante), la scelta di un ristretto e selezionatissimo numero di vocaboli (rispetto alla “robustezza” del precedente lessico dantesco) accumunati da una particolare musicalità e da una sempre più codificata significazione evocativa, il perfezionamento stilistico e musicale della stessa metrica principe del sonetto (appunto “rime con suoni”), lo stile puro e rarefatto che pare poter cantare anche gli argomenti più gravi (come la morte) e le passioni più focose (come l’amore dei sensi) con un lirismo esilissimo ed una voce melodiosa ed alta come quella di soprano (non posso non pensare a Petrarca quando ascolto un’opera pucciniana ed immagino la protagonista femminile protendersi al cielo cantando) furono le caratteristiche che elevarono a modello ideale (durato di fatto fino al Leopardi, che a volte ne riprende pure l’uso particolarissimo – quasi un gioco di allitterazioni e assonanze - delle preposizioni) i “rerum vulgarium fragmenta” di un poeta che, per tutta la vita, si era pensato come autore “latino” piuttosto che volgare. Il periodare ampio ed armonioso del Boccaccio, il suo saper costruire frasi lunghissime e complesse senza perdere mai il senso e la misura dell’armonia e della corrispondenza fra parti, la sua capacità di far rivivere anche nel volgare quegli stilemi propri del latino scritto di Cicerone (miracolo autentico, se si pensa a quel disordinato e disarmonico “polpettone” che la nascita orale della “lingua di sì” e le sue contaminazioni con barbarismi d’oltralpe avevano reso la prosa italiana dei tempi, ad esempio, di Dante, il quale difatti, come prima cosa, nella sua prima opera, si diede da fare a portare un po’ di ordine e di “poesia” tramite lo stratagemma del prosimetro: sonetti, ballate e canzoni in mezzo ai capitoli) fecero del “Decamerone” il modello con cui narrare non soltanto storie appunto “boccaccesche”, ma tutto quanto di umano si potesse raccontare nel mondo letterario (dalle novelle di Annibal Caro, di Angelo Firenzuola e del Bandello, da cui lo stesso Shakespeare attinse a piene mani, per non dire copiò, la storia di Romeo e Giulietta). E dell’uno e dell’altro avevo parlato con lei. Se con Boccaccio mi identificavo pensando a quanto avrei potuto vivere se non avessi adottato la scelta della rinuncia a priori, con Petrarca avevo le parole per cantare il mio dolore per l’amore perduto:

“Poi che deposto il pianto e la paura
pur al bel volto era ciascuna intenta,
per desperazïon fatta sicura,
non come fiamma che per forza è spenta,
ma che per sé medesma si consume,
se n’andò in pace l’anima contenta,
a guisa d’un soave e chiaro lume
cui nutrimento a poco a poco manca,
tenendo al fine il suo caro costume.
Pallida no, ma più che neve bianca
che senza venti in un bel colle fiocchi,
parea posar come persona stanca.
Quasi un dolce dormir ne’ suo’ belli occhi,
sendo lo spirto già da lei diviso,
era quel che morir chiaman gli sciocchi:
Morte bella parea nel suo bel viso.”

Quest'ultimo è per me il verso più bello della letteratura. Ed il più sublime. Perchè solo sapendo quanto nel "cristiano" Petrarca sia insopprimibile il desiderio "pagano" per le bellezze del "breve sogno" che è la vita, quanto sia struggente il desiderio di rivedere "quanto piace al mondo", si può apprezzare quanto gli sia costato accostare "bella" alla sua fine. Eppure per Laura, per la bellezza di Laura, per le grazie "terrene" di Laura (che, non lo si deve mai scordare, è la prima donna della nostra letteratura ad avere un corpo) l'ha fatto. E qualcosa di simile stavo io facendo con Elisa. Era per me come morta eppure vivevo come se fosse a fianco a me. Respiravo un’aurea soave e tristissima ben rappresentata dalle immagini della nevicata silenziosa e dallo spegnimento naturale di una candela. Avevo il dolore nel cuore eppure provavo, vivendo, gioie novelle (“vivere ardendo e non sentire il male”, avrebbe detto “l’alta Gasparra” citata da D’Annunzio nel “Fuoco”). Avevo un rimorso amaro (per non averla seguita chiedendole un contatto) eppure sentivo un sapore dolcissimo nel ricordo. Non l’avrei più rivista, eppure la continuavo a vedere. Mi sentivo come l’austero personaggio di “Tutte le mattine del mondo”, il quale, soltanto suonando, con una dolcezza e una perfezione “sconosciuta anche al musicista del re”, la viola da gamba, riesce a superare il suo dolore esistenziale e riavere accanto l’immagine della moglie morta. Le rime del Petrarca ed il suono della viola sarebbero rimasti per sempre in me sinonimi del termine “sublime”.

Il libro di letteratura, che leggevo spontaneamente per poter continuare a pensare ad Elisa anche studiando, mi fece notare che passano giusto un centinaio di anni fra la morte del Petrarca e l’affermazione del Poliziano. Quel periodo a cavallo fra tre e quattrocento è infatti passato alla storia come “il secolo senza poesia”. Per me quel passaggio durò solo qualche mese, il tempo trascorso fra il viaggio di ritorno da Giulianova, in cui avevo solo la canzone di Petrarca per cantare la mia amata, e l’autunno successivo, in cui conobbi la Simonetta delle “Stanze per la Giostra”, che per me ebbe ed avrebbe avuto per sempre le sembianze di Elisa vestita di bianco.
Nella Storia della Letteratura Italiana, Francesco De Sanctis pone il Poliziano come emblema dell’umanesimo-rinascimento. Nato a Montepulciano come Michelangelo Ambrogini, ha passò la vita organizzando feste e banchetti per Lorenzo de’ Medici e componendo ottave di rara bellezza, rimate con una perfezione compiuta ed una musicalità policroma. Appena le conobbi, vidi subito in esse la più musicale e malinconica descrizione di quella bellezza che avevo lasciato sfuggire.
“Nulla al mondo è più soave di un paradiso pagano narrato da un cristiano” disse una volta D’Annunzio. Da un lato, infatti, il paradiso cristiano cantato cristianamente (come quello di Dante) non può avere la stessa pienezza di vita (la vita scorre e diviene per definizione, mentre il paradiso cristiano è un termine), la stessa innocenza (nel paradiso cristiano tutto è conoscenza e quindi non più ingenuità), la stessa gioiosità (nelle celesti sfere si contempla ma non si ride). Dall’altro lato, il paradiso pagano cantato paganamente è un luogo reale, qualcosa cioè su cui non riverbera la dolcezza di quell’alone di luce diffusa, di quell’aurea di idealità armoniosa e beata che solo un sogno, un ricordo, un luogo immaginato possono avere. E’ un modo di essere proprio degli dèi, che sono immortali, ma per tutto il resto non sono diversi dagli uomini. E quindi non è in definitiva più bello del mondo umano. Nessuna gioia, nessuna bellezza, avrà in esso il tocco malinconico della caducità, la grazia struggente dell’addio. Come avrebbe detto l’Achille interpretato da Brad Pitt, il giorno eterno degli dèi ha sempre dovuto invidiare i colori sfumati delle albe e dei tramonti umani. Per avere il gusto sublime di una gioia che forse sarà l’ultima, il tocco delicato di una rosa che domani appassirà, bisogna che il paradiso in cui quelle gioie e quelle rose siano vissute e colte sia sì pagano, ma che per il narratore non sia reale (non sia il vero paradiso). E chi ha il vero paradiso altrove e sulla terra solo il ricordo dell’Eden è il cristiano.
Ecco perché il Poliziano è il poeta che ha cantato la mia Elisa nella sua Simonetta che sparisce nella sua gioiosa e naturale bellezza con il trascolorare stesso del meriggio in sera riverberato sui fiori, nei prati, nella natura. Ella era sparita per me come il bel giorno che non tornerà più. Era diventata quindi il mio Eden, il mio paradiso pagano (perché dalla sua terrena bellezza di dea pagana ero attratto nei sensi) narrato da un cristiano (perché sapevo che la sua immagine era materia di sogno e, come Iulo, l’avevo vista dissolversi).

Fu una coincidenza del fato che nello stesso periodo iniziai ad innamorarmi (e fino a quel momento, oltre ai cartoni, avevo guardato solo film di guerra con carri armati ed aeroplani) del cinema d’autore (in particolare in costume). Forse perché anche quello è una successione di immagini presenti da sogni lontani. Il primo film visto sulla tv satellitare fu, ben ricordo, “l’Ussaro sui Tetti”, in cui il giovane protagonista, capitato per caso sul tetto della casa di un’aristocratica promessa sposa rimasta sola e senza scorta, si offre (dopo le inevitabili incomprensioni che oggi sarebbero scambiate per dibattito sulla legittima difesa e sui ladri) di accompagnarla nel lungo viaggio verso il nobile (e anziano) sposo. Tosto mi piacque, forse perché, inconsciamente, non potevo non vedere nella donna un po’ più matura e incontrata per caso, anzi, per sbaglio, colei che amavo e non potevo non sperare, mano a mano che il legame, da reciprocamente diffidente (“ma chi vi può aver fatto ussaro alla vostra età?” – “mi ha comprato il titolo mia madre” – “e vostra madre non vi ha messo in guardia dalle donne?”) ad amichevole (durante il viaggio assieme), poi ad amorevole (quando lui la salva dalla malattia strofinandola per riscaldarla) ed infine ad amoroso, di avere anche io la possibilità di suscitare in “colei che è promessa ad un altro” (ed anche Elisa doveva essere fidanzata – probabilmente con qualcuno più grande di me) qualcosa più dell’amicizia. Ma il film che più mi rimase impresso fu di Anna Maria Tatò (una donna! e non lo seppi per quasi vent’anni!): “La notte e il momento”. Un film ambientato nel Settecento illuminista e libertino, tutto basato sui dialoghi ancora più dei capolavori di Allen, in cui un libero pensatore (e scopatore) prigioniero viene in contatto con una misteriosa compagna di cella tramite le lettere scambiate da una fessura. E al suo ritorno in società, in una villa in cui viene organizzata la serata in suo onore, rivive con la padrona di casa (anche lei, come la protagonista dell’altro film, all’inizio pare volerlo scacciare, ma poi si lascia coinvolgere dal dialogo, e, quando è egli ad accennare di andarsene, lo trattiene) quei dialoghi, quelle storie, quelle fantasie erotico-intellettuali che aveva confessato alla sconosciuta e scritto nelle lettere del carcere (non serve troppa fantasia né troppo erotismo al lettore per capire che la prigioniera altro non era se non la stessa nobildonna travestita che aveva organizzato tutto – addirittura facendosi arrestare apposta - per affascinare, anzi, per poter essere affascinata da, il protagonista maschile). La situazione di convivialità notturna in cui anche io avevo vissuto nell’albergo al mare con l’animazione, l’ambiente in cui un respingimento non è mai un rifiuto definitivo ma semmai un invito a ritentare con più ardore e più arguzia, il contesto in cui l’istinto di fuggire è la prima dichiarazione d’amore, la magia della sorpresa per cui la confessione dei sogni più segreti porta, per un arcano meccanismo, a vederli realizzati nel momento e nel luogo meno aspettati (e con persone che si erano mascherate) non poterono non fecondare le mie fantasie su quanto avevo vissuto (ed avrei poi potuto vivere) con Elisa. Non avrei mai più dimenticato quel film.

Comprensibile. Ma straordinario fu che anche filmetti ben più ordinari mi permettevano di pensare a lei. Ad esempio, in quella storiella americana in cui il figlio di papà, con la casa libera dai genitori, cerca una top-escort sull’elenco telefonico e, non avendo i soldi in casa per pagarla, si reca in banca trovando al suo ritorno un oggetto prezioso mancante, mi permetteva dei paragoni. Non riguardanti ovviamente i mestieri di prostituta d’alto bordo o di ladra scaltra. La ragazza del film si rivelerà, peraltro, molto più onesta delle apparenze (pensava semplicemente di essere stata fregata e ricorreva quindi ad un auto-risarcimento) e la trama verterà sulla fuga di lei assieme a lui su una (ai tempi della pellicola inizio anni Ottanta) fiammante Porsche 944 (“dai, sgommi sempre, perché adesso non sgommi” dice in una memorabile frase il ragazzo che tenta di fuggire dai malavitosi da cui sono inseguiti), nonché sul tentativo dei ragazzi di mettere tutto in ordine prima del ritorno di “mamma e papà”. La presenza delle automobili veloci e della bella sconosciuta che entra per caso nella vita di un ragazzo altrimenti solitario non potevano non attrarmi al di là della scarsa qualità puramente cinematografica della pellicola. La protagonista non assomigliava per nulla alla mia Elisa, ma era comunque molto bella. E, soprattutto, era di un livello altrimenti inconquistabile per un coetaneo (quando il loro rapporto materialistico-conflittuale era interrotto da momenti in cui, improvvisamente, si dicevano “facciamo l’amore qua” non potevo non pensare a come sarebbe stato soave avere una fidanzata di quel livello estetico). Bellissimo il finale in cui, nel “giro di ragazze” messo in piedi grazie alle amiche della nuova fidanzata (motivo per cui i vecchi papponi inseguivano i giovani) vengono coinvolti come clienti anche i professori più moralisti della scuola frequentata dal protagonista. Ancor oggi mi ricordo che era la vigilia del Gran Premio d’Italia. La sera ci sarebbe stato il concorso di Miss Italia vinto per la prima volta da una morettina di pelle scura. L’anno in cui per la prima volta Kaiser Schumy trionfò a Monza con la Ferrari (ho ancora negli occhi i passaggi sui cordoli delle chicane modificate fra qualifica e gara). Lo ricordo perché continuavo a pensare malinconicamente al film (e alla bellezza di congiungersi con un sogno estetico) mentre giocavo al primo “F1GP “di Geoff Crammond con le monoposto modificate per simulare la stagione 1996 (vinsi ovviamente il GP nel virtuale). Ricordo anche perfettamente lo svolgimento della gara, con la battaglia fra Hill e Alesi all’inizio, la telecronaca di Andrea de Adamich (“durissimo Damon Hill!”), l’errore del primo, la solita sconfitta ai pit stop del secondo, la fortuna di Schumy (bravo, ma anche graziato da un contatto con le gomme senza conseguenze, quando lo stesso errore era costato la gara all’inglese), la delusione del duo Mclaren (ancora sponsorizzate Marlboro). Sembravano passati anni luce dalle delusioni (una più cocente dell’altra) dei due anni precedenti (le rotture alla ripartenza ai box di Alesi e la telecamera sulla sospensione di Berger con due gare già vinte).

In quel tempo tutto, d’altronde, mi sembrava più bello e più possibile. Ero finalmente riuscito a mettere in garage (con due anni di anticipo rispetto alla patente) l’ultimo esemplare nuovo di Renault Clio Williams (prima che la Casa cessasse definitivamente la produzione). Avevo cioè a disposizione (per ora solo nei giri pomeridiani abusivi della domenica con papà per strade isolate e curvilinee: ricordo ancora la sensazione “Doctor Jackyll vs Mister Hyde” quando, da scolaro modello, entravo nella porticina del condominio sotto cui si trovava il garage, che non era vicino a casa, e uscivo motorizzato e illegale) il “modello ideale” di vettura compatta, che stravinceva nei Rallies e si faceva rispettare pure nel Campionato Italiano Velocità Turismo. Due litri pieni, centocinquanta cavalli di potenza per meno di una tonnellata di peso, tantissima coppia, tonalità blu-France con cerchi d’oro per richiamare la Williams-Renault vincente in F1 (la “W” sul volante e le cinture blu erano, per me, dettagli “estatici” più che estetici), assetto facile e kartistico (nulla a che vedere con quello rigido e traditore delle Peugeot rivali), passo lungo. Insomma, la perfezione del turismo di allora su quattro ruote. Le dedicai un libello (con incipit in latino ispirato ai carmi di Catullo) come fosse una donna. Avessi dovuto darle un nome come ora fa Vettel con le Ferrari, l’avrei chiamata Elisa.

Persino i compagni di scuola non erano più soltanto degli ostici avversari nei “certamina” di latino o matematica, ma stavano diventando quasi amici. D’altronde, avevo vinto con tanto distacco negli anni precedenti (perché l’avversario principale aveva sostanzialmente mollato, preso com’era dalla sua attività politico-studentesca) che non potevo più divertirmi se non essendo io stesso il “regista” delle gare. In pratica, preparavo diverse copie di soluzioni di compiti in classe graduate secondo la fascia di voto da far raggiungere all’amico da aiutare. E lo stesso avveniva per i compiti a casa. Così, anche facendo copiare tutti o quasi, i risultati rimanevano credibili (io al top, gli amici più forti fra il 7 e l’8, gli altri 6 stentato) agli occhi dei docenti (con un compito da 9 a tutti saremmo stati scoperti). Persino le compagne di classe non erano più tanto antipatiche (e questa nuova parvenza era davvero miracolosa). Le loro ridicole decorazioni dei diari con le frasi da bacio perugina dei loro cantanti non mi irritavano più (anche Elisa doveva avere un diario da decorare!), vedevo in certi loro atteggiamenti che un tempo mi indisponevano il riflesso forse di una timidezza che avrebbe anche potuto denotare un barlume di cor gentil, apprezzavo la conversazione con loro (quando possibile con qualcuna) su argomenti dotti, non mi azzittivo più impaurito se per caso mi finivano davanti al naso le loro tette. Se per l’umanesimo, in ogni uomo c’è almeno un po’ di dio, per me innamorato in ogni donna c’era, allora, almeno un po’ della mia. “Donne ch’avete intelletto d’amore” mi stava dicendo Dante.

Miracolo della presenza immanente di dio nel mondo, o di Elisa in me. Ma le due cose, secondo il neoplatonismo, potevano essere considerate coincidenti.
Se in Platone, ci spiegava sempre il fascinoso ed abbronzato insegnante, l’Iperuranio, che è il mondo vero di cui noi siamo copia, sta in un altro luogo rispetto al mondo apparente in cui viviamo come ombre, in Plotino, dio (ovvero il mondo vero, il senso del mondo) è immanente nelle cose, ed il minor grado di perfezione delle cose terrene rispetto a quelle celesti dipende solo dal fatto che la potenza divina, esplicandosi, cala d’intensità mano a mano che si diffonde. Ecco perché l’umanesimo e il rinascimento si devono dire neoplatonici prima che platonici: l’uomo, che può con il libero arbitrio scegliere “se elevarsi fino al dio o degenerare fino al verme”, è la prova dell’immanenza divina. L’uomo e soltanto l’uomo può mettere in contatto cielo e terra. L'uomo, e soltanto l'uomo, è quella “copula mundi sospesa fra le cose inferiore, che sono terrene, e quelle superiori, che sono divine”. Così ci lesse, tirando fuori dal cassetto, con coup de theatre da cabarettista di Parigi, la “Teologia Platonica” di Marsilio Ficino.

emii
Gold
28/06/2018 | 01:16

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caro @PolishFucker con altri non sprecherei tempo a ripetere
le stesse cose, ma dato che tu sei persona intelligente e ci tengo tu capisca il mio vocabolario.
una cosa è essere una prosessionista una cosa è una non professionista
la professionista di norma va con tutti i clienti.
la non professionista ha invece un'ampia discrezionalità che sta anche nel piacere di stare con una persona.

quindi la tua fidanzata kievota, come del resto molte delle mie fidanzate russe e ucraine sono non professioniste, perché non salterebbero sul cazzo di chiunque ma stanno con me (e con te) perché c'è anche un piacere reciproco.

questa è la confuzione che si fa.
l'indipay significa semplicemente calcolare obbiettivamente quanto spendi in questo caso. io per esempio per farmi venire a trovare dalla fidanzata siberiana spendo 600 euro do aereo andata e ritorno.
questa è una spesa che ho, se uno non ha questa possibilità di pagarle il volo la fidanzata siberiana non la può avere.

quindi ti dico che la mia fidanzata nopro ha un indipay base di 600 euro, e ti sto dando info utili, per sapere se anche tu (tu generico, inteso come il
lettore) può fare antrettanto.

se io stessi nella stessa città della siberiana avrei un indipay molto contenuto ma comunque lo avrei perché quando usciamo sarebbe sempre a carico mio ecc.

io non capisco questa repulsione ad usare questo concetto di indipay che significa semplicemente quantificare quanto si spende per una donna 😃

emii
Gold
27/06/2018 | 23:28

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nopro non è un dispregiativo. significa non professionista, e cioè una che di lavoro non fa la prostituta.
in realtà per me non è un dispregiativo nemmeno pro cioè quella che fa la prostituta. è semplicemente un modo per capire rapidamente di cosa stiamo parlando pro nopro semipro. termini utili per capirsi velocemente 😉

Beyazid_II
Newbie
20/06/2018 | 18:33

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@Il_Gran_Visir_della_Figa
Nonostante il mio nick, amo il freddo in tutte le stagioni.
Non posso però non approfittare per salutare chi ha scelto per nick quello del mio "primo ministro" alla Sublime Porta!

FlautoMagico
Gold
Roma |  36-50
25/06/2018 | 21:36

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Le regole lasciatele alla massa e scopatevi le eccezioni.

ArietBack
Newbie
24/06/2018 | 23:15

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Per chi chiede continuamente consigli dove andare per scopare, vi metto la classifica in base alle mie esperienze, non ho visitato tutta Europa, ma quasi

Ovviamente si parla esclusivamente figa free e di livello medio:

1) Russia
2) Ucraina (l'ho messa al 2° posto però qui c'è da dire che non è tutto solo free e c'è compreso un pò di indipay)
3) Finlandia
4) Francia
5) Spagna

giannipigo
Silver
24/06/2018 | 23:04

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Le ultime due ragazze ucraine che ho conosciuto bene ( anni 21da Kiev e 20 da charkiv) non hanno niente di campagnole e/i in cerca dell europeo che ke mantenga e/o la smania di darla via al primo che capita ... più facile dialogo, più simpatiche delle italiote e più fighe ... ma non sto “ vincere facile “ ke uno possa pensare .. anche se poi me le sono fatte tutte e due !)

MrEst74
Gold 36-50
24/06/2018 | 03:01

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@Gnoccalowcost la tua sincerità è effettivamente disarmante, ti sei preso una marea di insulti con grande nonchalance, Io per mia natura non insulto mai, e ti ho solo fatto notare che non hai abbastanza esperienza per scrivere LA verita. Ho notato anche che molti però hanno provato a darti dei consigli sinceri. Onestamente Il tuo tipo di vacanza sarebbe più adatto in altri posti, mentre per l'Ucraina è uno spreco di soldi (anche dei pochi che hai deciso di budgettare), e non lo dico io, lo dicono i risultati che con tanta sincerità hai deciso di condividere. Questo perchè al di là delle troiette che ti vogliono fregare (che possono essere facilmente evitate), alla donna ucraina (anche la più brava e onesta) viene inculcata una educazione all'antica dove l'uomo provvede al suo sostentamento e la donna lo ripaga con la sua devozione, che include sodisfare i bisogni sessuali dell'uomo. Questo meccanismo è radicato nella cultura e, mentre nella Russia (più emancipata) sta iniziando a sparire (ma solo nelle grandi città), in paesi come Ucraina e Bielorussia è ancora molto forte. Questo meccanismo gioca a vantaggio degli uomini, se fanno la loro parte...che nella maggior parte dei casi significa farle credere che sei in cerca di una relazione seria e le porterai via da quei paesini di merda e farle passare una mezza giornata da principesse.
Tu potrai crederci o meno, ma conoscendo la lingua e alzando un pochino il budget ti si aprono mille opportunità, e parlo di opportunità free...che poi magari, alla fine per una free spendi quanto spendi per una pay, ci stà, ma la qualità di una che ti scopa con amore è diversa....

IlBaronetto
Newbie
21/06/2018 | 18:38

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A parità di opportunità vince chi ha la fica.
Sempre.
Smettetela con le teorie. È così e sarà sempre così.

traveler97
Silver 26-35
20/06/2018 | 00:09

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Non dovrei mettere niente perché tanto è fatica sprecata, ma visto che ci sono alcuni utenti seri lo faccio per loro.

Vi posto la traduzione dello screen (non mio ma di un mio amico) (si ringrazia @PolishFucker per la traduzione):

Lei:"Io proprio nel parco sto seduta da un'ora e già 3 tipi sono venuti da me per fare conoscenza, nonostante il parco non si trovi nel centro e io sia vestita semplicemente con jeans e maglietta."

Lui: "Non mi parlare neanche di questo".

Spiegazione: la tipa sta a Mosca, in un parco lontano dal centro, vestita in maniera normale (non tirata), e si meraviglia che 3 tizi abbiano provato a rimorchiarla esaltandola.
Non ci crede nemmeno lei ed è incredula per l'accaduto.

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