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Serendipity
Silver
05/07/2018 | 21:32

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@Itaconeti quello che scrivi è la realtà dei fatti

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05/07/2018 | 08:24

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Giappone e italia sono i due elefanti nella stanza. Sono i due paesi che hanno più probabilità di far saltare l'economia mondiale e il sistema finanziario. Per quanto riguarda UK, svezia ecc è difficile fare paragoni: sono paesi che per un motivo o per l'altro hanno vantaggi strutturali e quindi possono permettersi cose che altri non possono. Ora che però alcune situazioni si stanno riallineando e i vantaggi competitivi si riducono sono obbligati a tagliare

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30/06/2018 | 20:05

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È una ragazza che di giorno lavora in un hotel alla reception (oltretutto di un NH hotel) e arrotonda servendo nel week end di sera ai tavoli di un pub. Io non ero particolarmente interessato perche come ho detto la consideravo già vecchia e di aspetto normale, nulla di straordinario. Quindi ero molto tranquillo e rilassato. Senza dubbio ero curioso di conoscerla come carattere, cervello ecc. Anche la location dell incontro era easy... Quindi era proprio lei che tendeva a tirarsela, ti assicuro che non c'erano motivi che potevano spingerla a doversela tirare

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30/06/2018 | 15:38

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@FlautoMagico said:
@Serendipity scusa, visti che sono anch'io sul posto, ma perché esci con una cameriera? Non sei interessato alla conversazione e non sei interessato a scopare visto che scrivi che è vecchia, e allora?

La tipa poi si comporta come farebbero molte altre ragazze in una situazione in cui non sono a loro agio (è capitato anche a me proprio qui), dove reagiscono tirandosela. Tutto come da manuale, insomma.

@FlautoMagico non ho capito la prima parte del tuo commento. Per quanto riguarda la ragazza direi che era a suo agio perchè comunque era abbastanza spigliata, non era una ventenne alle prime armi e per il lavoro che fa è abituata a parlare con le persone. Semplicemente ho avuto la netta impressione che fosse abbastanza pretenziosa e forse anche un po viziata. La classica italiana cresciuta in una famiglia della middle class, benestante, in un contesto di crescita economica in cui a differenza di ora lo stile di vita era incostante miglioramento e quindi le figlie venivano trattate come principessine

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30/06/2018 | 15:29

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@FlautoMagico said:
@Serendipity lo stile di vita è lo stile di vita, se uno va con una donna al di sopra delle proprie possibilità economiche si caccia nei guai. Se si va in vacanza a positano e si incontra qualcuna si aspetterà ragionevolmente che il tuo stile di vita sia quello (anche il fisco purtroppo).

@FlautoMagico eh si, andando con una donna al di sotto o uguale alle proprie possibilità si risolvono molti problemi. Chiaramente questo ragionamento ci conferma che per relazionarsi al mondo femminile è preferibile avere possibilità economiche il più alte posaibile per

1) ampliare il bacino a cui si può mirare

2) ridurre i rischi che la tipa in questione venga "rubata" da una persona che a parità di tutto il resto (savoir faire, intelligenza, bellezza ecc) è più ricca di noi e quindi possa offrire un life style migliore

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30/06/2018 | 15:29

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@FlautoMagico said:
@Serendipity lo stile di vita è lo stile di vita, se uno va con una donna al di sopra delle proprie possibilità economiche si caccia nei guai. Se si va in vacanza a positano e si incontra qualcuna si aspetterà ragionevolmente che il tuo stile di vita sia quello (anche il fisco purtroppo).

@FlautoMagico eh si, andando con una donna al di sotto o uguale alle proprie possibilità si risolvono molti problemi. Chiaramente questo ragionamento ci conferma che per relazionarsi al mondo femminile è preferibile avere possibilità economiche il più alte posaibile per

1) ampliare il bacino a cui si può mirare

2) ridurre i rischi che la tipa in questione venga "rubata" da una persona che a parità di tutto il resto (savoir faire, intelligenza, bellezza ecc) è più ricca di noi e quindi possa offrire un life style migliore

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30/06/2018 | 13:47

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@gianniDrudi anche io concordo su tutto quello che hai detto. E immagino che tutti quelli che hanno un minimo di esperienze fuori dall'italia la pensino allo stesso modo

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30/06/2018 | 11:36

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30/06/2018 | 10:24

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@Babbo said:
La donna bella costa, vestiti, gioielli, parrucchiera, estetista, locali, vacanze, cene di alta qualità.
Se frequenti tale donna anche se emancipata devi spendere tanto anche tu o vorrai mica fare il profugo sfigato che ti paga tutto lei.

Concordo sul fatto che nella stragrande maggioranza dei casi (quindi salvo rarissime eccezioni e su questo ho esperienza e se volete ne parliamo) la donna costa. Non è solo una questione di vestiti ecc. È lo stile di vita che costa e non solo in termini di soldi ma anche di tempo. Soprattutto anche se sembra paradossale le donne che costano di più sono quelle che hanno potere di spesa e indipendenza economica. La studentella di 24 anni si accontenta di poco, la segretaria di 22 non si accontenta facilmente, la commessa di 27 anni non si accontenta mai!

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30/06/2018 | 10:17

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@Babbo said:

@FlautoMagico said:
@Tesista76 così deve essere perché l'evoluzione (quella cosa grazie alla quale non siamo sugli alberi a mangiare banane) vuole che ci sia competizione tra maschi in modo che non si riproducano tutti ma solo quelli più adatti.

Quindi occorre adattarsi a quello che richiede la femmina o andare a pute.

Beh se la femmina richiede i tatuaggi è una cretina...altro che evoluzione

Le ragazze di oggi spesso richiedono o ammirano cose che sono decisamente stupide. Sta a noi tirare fuori le palle e proseguire a testa alta e poi la gnocca arriva anche se non ci adattiamo a quello che generalmente è richiesto. Certo il bacino si restringe ed è più difficile

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30/06/2018 | 10:10

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Sono a milano da qualche tempo per lavoro. Ieri sono uscito x un aperitivo con una ragazza di 32 anni carina ma normale, nulla di eclatante. Nei 50 minuti passati insieme abbiamo parlato di parecchie cose e non mi è sembrata particolarmente stupida, è stato possibile instaurare un minimo di dialogo. Quindi fin qui tutto nella norma. Il punto è: ma quanto cazzo te la tiravi? Capisco cosa intendono quelli che dicono che le milanesi hanno la puzza sotto il naso. Sei vecchia (a 32 anni non pensare di essere giovane mia cara donzella), non sei Gwyneth Paltrow, fai la cameriera ed è già tanto se arrivi a fine mese. Direi che non ci sono le premesse per comportarti come se fossi Belen. E anche ci fossero lo volete capire o no mie care ragazze che il tiraggio con me (e con tanti altri) non funziona? Ci manda l'ormone a zero!! Se trovassi una ragazza semplice e normale che si atteggia alla pari con me giuro che le chiederi di fidanzarmi in tempo zero, questa di ieri dopo averla salutata l'ho eliminata dalla rubrica telefonica

Serendipity
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30/06/2018 | 10:10

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Sono a milano da qualche tempo per lavoro. Ieri sono uscito x un aperitivo con una ragazza di 32 anni carina ma normale, nulla di eclatante. Nei 50 minuti passati insieme abbiamo parlato di parecchie cose e non mi è sembrata particolarmente stupida, è stato possibile instaurare un minimo di dialogo. Quindi fin qui tutto nella norma. Il punto è: ma quanto cazzo te la tiravi? Capisco cosa intendono quelli che dicono che le milanesi hanno la puzza sotto il naso. Sei vecchia (a 32 anni non pensare di essere giovane mia cara donzella), non sei Gwyneth Paltrow, fai la cameriera ed è già tanto se arrivi a fine mese. Direi che non ci sono le premesse per comportarti come se fossi Belen. E anche ci fossero lo voletecapire o no mie care ragazze che il tiraggio con me non funziona? Mi manda l'ormone a zero!! Se trovassi una ragazza semplice e normale che si atteggia alla pari con me giuro che le chiederi di fidanzarmi un tempo zero, questa di ieri dopo averla salutata l'ho eliminata dalla rubrica del mio telefono

Serendipity
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29/06/2018 | 21:28

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Grazie delle considerazioni interessanti che avete fatto

Serendipity
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29/06/2018 | 14:57

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@whip69 said:

@Serendipity said:
Purtroppo ho avuto l'ennesima conferma di quanto sia costoso il free... Dopo aver speso tanti soldi (credo almeno 2k euro), tempo ed energie con una ragazza con cui stavo per concludere cosa succede? Si ripresenta l'ex e in men che non si dica scompare dai radars. Ma vaff....

Purtroppo, temo che questo "EX" non sia ricomparso improvvisamente, ma che ci fosse già da prima.
Solo che alla "lei" faceva comodo la tua presenza (a livello affettivo e a livello di giretti\cenette...a tuo carico, ovviamente), e tu eri così preso da non cogliere eventuali "sfumature" sulla situazione (tranquillo, è sempre così, da fuori sembra sempre facile trarre conclusioni, proprio perchè non ci toccano personalmente, ma poi tutti si sbaglia...).

Mi spiace ma non racconti nulla di nuovo, come si vede per l'ennesima volta il "free" non è mai free, e forse le donne più economiche sono quelle che paghi subito.

Comunque non ti abbattere, quei soldi non sono stati sprecati, è stato un investimento in esperienza, quindi ben spesi per il futuro.
Se hai ancora qualche fondo ti consiglio un fine settimana per te, e solo per te, in qualche Fkk per riprenderti a dovere.
In bocca al lupo!!

Si di certo mi servirà come esperienza. Il problema è che non è la prima volta che spendo soldi a fondo perduto perchè succede qualche imprevisto e non concludo. E purtroppo ogni volta è difficile stabilire a priori se l'investimento andrà bene o no. Riguardo all'ex in questo caso sono sicuro che era assente durante il nostro periodo di frequentazione. Lui l'aveva lasciata ma poi è tornato e lei come una pera l'ha ripreso... Grazie crepi!

Serendipity
Silver
29/06/2018 | 12:35

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Purtroppo ho avuto l'ennesima conferma di quanto sia costoso il free... Dopo aver speso tanti soldi (credo almeno 2k euro), tempo ed energie con una ragazza con cui stavo per concludere cosa succede? Si ripresenta l'ex e in men che non si dica scompare dai radars. Ma vaff....

Serendipity
Silver
29/06/2018 | 12:26

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Altra domanda (oggi spazio a tutto campo): vi è già successo di trovare una ragazza/donna che dice un sacco di bugie senza nemmeno rendersi conto che non riesce a mentire? Come vi siete comportati? Glielo avete fatto notare? Avete fatto finta di non accorgervene? L'avete mandata a cagare?

Serendipity
Silver
29/06/2018 | 12:12

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Avrei una domanda per ammogliati e fidanzati con ragazze e donne italiane: siete più voi, sono più loro o c'è un sostanziale equilibrio nella voglia di sesso?

Serendipity
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26/06/2018 | 19:49

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@Itaconeti riflesaioni interessanti

@Beyazid_II ti faccio una domanda. Quando ci provavi con una ragazza e magari venivi "rifiutato" con gentilezza (se ti è successo) non ti capitava di avere un calo di autostima? Di sentirti non desiderato, inutile e quasi come se fossi un miserabile, uno scarto della società? Ti succedeva che una ragazza che tu continuavi a tampinare smettesse gradualmente di interessarsi a te? Di contattarti? Di darti feedback?

Serendipity
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26/06/2018 | 19:49

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@Itaconeti riflesaioni interessanti

@Beyazid_II ti faccio una domanda. Quando ci provavi con una ragazza e magari venivi "rifiutato" con gentilezza (se ti è successo) non ti capitava di avere un calo di autostima? Di sentirti non desiderato, inutile e quasi come se fossi un miserabile, uno scarto della società? Ti succedeva che una ragazza che tu continuavi a tampinare smettesse gradualmente di interessarsi a te? Di contattarti? Di darti feedback?

Serendipity
Silver
26/06/2018 | 19:42

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Senza dubbio chaturbate.com

Serendipity
Silver
25/06/2018 | 22:06

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@Beyazid_II said:
INTRODUZIONE

Nella "Metafisica dell'amore sessuale" Schopenhauer dice che NELLA SESSUALITA' gli uomini e le donne non sono mossi dal LIBERO ARBITRIO, ma dal GENIO DELLA SPECIE.
I primi sono spinti dalla brama di bellezza e di piacere a disiare al primo sguardo il maggior numero possibile di femmine, fatalmente attratti dalle loro forme (ivi comprese, come vedremo nel dettaglio e come comunque sappiamo, quelle rotonde dei seni) e dalle loro chiome, mentre le seconde sono parimenti spinte a farsi desiderare dal maggior numero possibile di maschi, in modo da poterli mettere alla prova e selezionare colui che fra tutti eccelle nelle qualità da lei volute (se fosse mossa da ugual desiderio non potrebbe selezionare efficacemente).
Tutto ciò non è voluto dalla Società, ma dalla Natura (la quale persegue i propri fini, che attendono alla conservazione, alla prosecuzione e all'evoluzione della specie e della vita e non coincidono con quelli degli individui, i quali si volgerebbero invece alla Felicità, ad un concetto diverso). La società al massimo può variare i concetti di bellezza e di eccellenza cui naturalmente donne e uomini saranno portati a desiderio e perseguimento, ma non lo schema di cui sopra, che è semplicemente NATURA e non ha nulla a che vedere neppure con l'educazione, la cultura, il gusto e l'animo individuale. I desideri di natura non cambiano per contratto sociale, né per volontà del singolo.

Non possiamo infatti scegliere chi e cosa ci deve piacere, altrimenti non si chiamerebbero passioni (dal latino "patior": subire). E' la natura che, tramite i desideri più veri e le pulsioni più profonde, ci fa bramare con tutto il nostro essere le doti a lei più utili. Non è dato sentirsi appagati nell'ambito amoroso senza seguire e soddisfare tali desìi.

Anche tutte le contro-argomentazioni fondate sul fatto che (ovviamente) uomini e donne si cerchino senza pensare alla riproduzione non hanno valore in quanto, nell'ambito sessuale, è la natura (e non certo il pensiero o il libero arbitrio), a far sì che al nostro sguardo, al nostro tatto, ai nostri sensi tutti e persino al nostro intelletto, risultino in genere desiderabili gli individui del sesso opposto con determinate caratteristiche, immancabilmente correlate alla sfera riproduttiva e utili non a noi ma alla nostra discendenza("che ci corrispondono individualmente", direbbe il filosofo di Danzica). Ad esempio:

"Un seno femminile turgido esercita un'attrattiva straordinaria sul sesso maschile perché, stando esso in rapporto diretto con le funzioni riproduttive della donna, promette nutrimento abbondante al neonato. Invece le donne eccessivamente grasse suscitano in noi repulsione: la causa è che una tale costituzione indica atrofia dell'utero: cioé sterilità; e non è la mente, ma l'istinto a saperlo".

Schopenhauer scriveva questo quasi due secoli fa; oggi, anche solo cercando su google o sulle news di yahoo, potete trovare decine e decine di articoli divulgativi dove vengono esposti (o, per essere precisi “raccontati”) i risultati di ricerche di biologia, etologia, genetica o neuroscienza che spiegano questo così come tanti altri “meccanismi” dell’attrazione e del comportamento sessuali a suo tempo trattati ad uno ad uno dal nostro Arturo. E’ vero che, a volte, il taglio “giornalistico” (per non dire “sensazionalistico”) di tali articoli fa effettivamente sorridere (come quando si afferma che “gli uomini pensano al sesso ogni cinque minuti”, dimenticando come, se opposti-complementari sono i desideri naturali delle donne, e se mostrarsi belle, attrarre, mettere alla prova ed indagare con le parole sono un’espressione comportamentale, spesso inconscia, dell’istinto femminile elevato all’umano, allora con tutto il tempo speso dalle donne in cura del corpo, scelta dei vestiti, attività sociali e chiacchiere con l’altro sesso, si potrebbe anche sostenere queste pensino al sesso continuamente, o come quando, con evidente tono irrisorio verso il nostro sesso, si sparano titoli del genere “bastano dieci minuti ad una donna per fare di un uomo un cretino”, quando se appariamo subitaneamente “stupidi” a volte innanzi alla bellezza femminile, piuttosto che ad una nostra cretineria innata, si dovrebbe pensare alla radice comune alla parola “stupor”: stupore innanzi a quanto, come le parvenze suscitanti disio, non può essere compreso dall’individuo – in questo caso proprio perché, come appunto l’istinto sessuale, in quanto “sospiro della specie”, ci trascende – ed in quanto tale profonda, inesausta, inesauribile fonte d’ispirazione, negli uomini nati per le cose dell’intelletto, o comunque “meno cretini della maggioranza”, per quella creazione di immagini e suoni con le parole chiamata poesia, molto più di quanto potrebbero mai spiegare tutte le cause addotte dalle femministe per giustificare la minore presenza di donne nell’arte – si noti che la meraviglia è anche la sorgente del desiderio di conoscenza dell’ignoto senza cui neppure la scienza non sarebbe mai esistita). E’ però altrettanto vero che il legame fra la biologia, l’etologia (il comportamento degli animali ed in particolare dei mammiferi cui apparteniamo) e le origini filogenetiche di istinti e comportamenti diffusi nella nostra specie potrebbe difficilmente essere messo in dubbio senza appellarsi a qualcosa di extra-naturale.

Il fatto che un filosofo riesca ad anticipare con tanta esattezza conclusioni verificate sperimentalmente secoli dopo dovrebbe, se non far gridare al miracolo, almeno costituire un elemento di autorevolezza nel dibattito sul pensiero.
Schopenhauer è stato il primo a formulare una filosofia che non fosse pura speculazione astratta o moraleggiante (come Kant) ma che fosse al contrario fondata sull’osservazione del mondo naturale quale gli poteva essere noto con il livello scientifico di allora. La sua invidiabile familiarità con gli Antichi gli permetteva di ricollegarsi direttamente alla “scienza dei fatti” della civiltà “pagana”, saltando a più pari gli “spiritualismi” e gli “idealismi” di una filosofia che, anche se non più nominalmente “cristiana”, manteneva ancora del cristianesimo la tendenza a vedere l’uomo separato dalla natura (che in Hegel è difatti soltanto “pattumiera” dell’universo). Certo, la sua comprensibile reazione di fronte al “mondo come volontà” cieca di propagazione della vita e dei suoi istinti, totalmente indifferente alle esigenze “tutte umane” e individuali di “bene” e di “felicità”, fu di “orrore”, al punto da concepire un pessimismo più nero (almeno secondo il De Sanctis) di quello del Leopardi e di rifugiarsi nel “no alla vita”, nel “Nirvana”. Anche in questo, però, dimostrò un’apertura mentale superiore ai suoi contemporanei: smise di guardare al cristianesimo o all’idealismo (nuova religione d’Europa, specie in Germania) per scoprire perle di saggezza orientale che l’eurocentrismo della filosofia aveva fino ad allora ignorato. E’ a lui che si deve la prima diffusione di idee come quelle Buddhiste.
Tale apertura mentale, unita al fatto di poter dedicare l’intera vita allo studio (tanto umanistico quanto scientifico) e di essere intimamente solitario, gli ha permesso di guardare al mondo con molto più disincanto, molto più disinteresse e, soprattutto, molto più rigore, di quanto potessero fare i suoi critici, perennemente alla ricerca di stipendi e applausi. Il fatto di poter contare su una consistente rendita paterna ha reso oggettivamente più obiettivo qualunque suo giudizio filosofico rispetto, ad esempio, all’accademico Hegel stipendiato dall’università prussiana e quindi in fondo pagato per mostrare lo “stato” come “massima espressione dello spirito umano” nella sua “fenomenologia”.
La fortuna di Schopenhauer si scontrò allora contro quella dell’idealismo tedesco: alla ricerca della “verità in objecto” attraverso l’osservazione della natura e la dura disposizione di sé ad accettare anche conclusioni contrarie alle proprie aspirazione eudemoniche, i suoi concittadini preferivano quella mediata dalla “dialettica hegeliana”, che li mostrava come “figure dello spirito” in grado di “marciare vittoriosamente” lungo il “corso della storia”.
In Italia, ad esempio, l’opera di Schopenhauer venne “declassata” rispetto a quella dell’altro grande pessimista ottocentesco, il Leopardi, in fondo soltanto perché, secondo il De Sanctis (autore di quell’agghiacciante dialogo fra i due viaggiatori del treno che comparano le due filosofie, amorevole nei modi e nelle apparenze, ma ferocemente ideologico nella conclusione che si fa perfidamente emergere dalle garbate battute), non “faceva sorgere in petto” il desiderio di “amore, patria, libertà” (al contrario, a suo dire, di quella dell’Infelice Recanatase).

Anche nei secoli successivi del dilagare del Marxismo (che aveva preso Hegel davvero troppo sul serio, finendo per annacquare le genuine intuizioni di Marx su molti aspetti oggettivi, a volte anche scientifici, dell’economia e della società, con le illusioni del positivismo e le fumisterie del progressismo da cui siamo tuttora inondati), Schopenhauer continuò ad essere emarginato (tanto che il suo unico discepolo, dopo Nietzsche, può essere considerato l’isolato Carlo Michaelstedler). Semplicemente, affermare che l’infelicità umana derivasse dalla condizione esistenziale dell’individuo, nato dal nulla e destinato a tornare nulla, dopo un’esistenza nella quale la natura del piacere è per lo più breve o immaginaria mentre quella del dolore è persistente e reale (si veda il celebra brano della gazzella e del leone) era in contrasto con i dogmi marxisti secondo i quali una sorta di paradiso terrestre sarebbe stato possibile “cambiando i rapporti di produzione” e “rivoluzionando la società”.

Perché oggi, che anche il marxismo è finito nella pattumiera della storia assieme ad Hegel, c’è ancora chi chiama “pipparolo” Schopenhauer?
Sempre per motivi politico-ideologici, come nei due secoli precedenti. Viviamo infatti nel “secolo americano”. Negli Stati Uniti il mondo scientifico si è a suo tempo formato sulla teoria “behaviourista”, secondo la quale gli individui sarebbero “tabulae rasae” a cui sarebbe possibile insegnare di tutto, con opportuni stimoli ambientali. Non ci sarebbe quindi alcuna differenza innata fra un individuo e l’altro e tutti sarebbero come hardware universali su cui sarebbe possibile far funzionare qualunque software. Nata scientificamente come “estensione” della teoria pavloviana dei “riflessi condizionati”, tale teoria è divenuta ideologia in America, tanto che la potete ancora vedere rappresentata in continuazione dalla cinematografia (come in “una poltrona per due”, come in tutte le “belle storie” in cui l’uomo qualunque “se ci prova ci riesce”, e come in fondo in gran parte dei films, dove, a differenza delle opere europee, l’interiorità dei personaggi è assente, ed anche i protagonisti delle storie più mirabolanti paiono rappresentare solo un “uomo-tipo” che si comporterebbe come ragionevolmente farebbe lo spettatore-medio). Insomma, un’ideologia che a parole vorrebbe esaltare l’individuo e la sua libertà, cancellerebbe l’idea stessa che l’individuo abbia una sua identità propria (quindi non data dall’ambiente), sostenendo che, alla nascita, sarebbero tutti “indistinguibili” l’uno dall’altro (come tanti pezzi prodotti in serie). Perché stupirsi dunque se negli Usa l’unico valore che classifica gli uomini è il denaro?
Questo perché nella costituzione americana sta scritto “noi crediamo che gli individui siano creati uguali”. Appunto, direbbe Schopenhauer, “o si pensa o si crede”. Ecco l’elemento extra-naturale di cui si diceva prima, indispensabile per poter negare la biologia e quindi l’etologia come strumenti di indagine sull’uomo: l’ideologia politica (in questo caso quelle egalitario-progressista di stampo yankee).
Continuino pure, lorsignori, a credere. Noi preferiamo pensare. Torneremo in successivi capitoli sulla critica al concetto di uguaglianza. Qui occorre soffermarsi sul verbo “sono creati”. Qui è la prima delle menzogne egalitarie. Gli uomini non sono stati creati da un Dio fuori dal mondo. Sono semplicemente stati generati dalla Natura nel corso di milioni di anni di evoluzione. Come già intuito da Nietzsche l’individuo non è un punto isolato da studiare e valutare fuori dal tempo e dallo spazio (come fanno le dottrine eudemoniche, individualiste e liberali), ma è, in un certo modo, solo la “posizione” che la traiettoria della “vita” (ascendente o discendente) assume in un dato momento ed è quindi studiabile e valutabile solo tenendo conto della sua storia contenuta nei geni. Va bene che parlare di “fase della parabola della vita” potrebbe giustificare arbitrarie associazioni di idee fra genetica e valutazioni morali (tipo razzismo biologico), ma non è certamente un comportamento degno dello scienziato nascondere la verità per paura che questa venga usata a sproposito. Mica dobbiamo fare come il venerabile Jorge nel Nome della Rosa!

Non si sta qui sostenendo una sorta di “determinismo genetico” cancellando ambiente e cultura: non è vero neanche che tutto l’individuo sia descritto dai geni, essendo la sua personalità certamente frutto dell’interazione con l’ambiente e, per chi la pensa come me, delle proprie scelte autonome. Si sta solo dicendo che non si può studiare cosa sia l’uomo (come vorrebbe l’antropologia) ignorando totalmente la sua storia genetica (sia individualmente, sia a livello di gruppi umani). Detta in altre parole, è vero che qualunque sia la predisposizione genetica, nessuna qualità potrà essere sviluppata nell’uomo se questo ne viene impedito dall’ambiente (nessun potenziale musicista diventerà Chopin se nessun maestro gli farà amare la musica), ma è anche vero che nessun ambiente potrà far nascere dal nulla qualità per le quali un uomo non sia portato geneticamente (un diciassettenne qualunque non diventerà mai come Max Verstappen, vincente due anni fa al debutto, per quanto lo si faccia guidare continuamente dai 3 anni d'età in poi). Chi nega questo dovrebbe spiegare come sia possibile che le doti (e le differenze) descritte come “dipendenti da ambiente e cultura” (e quindi trasmesse dall’educazione “a prescindere dai geni” secondo gli antropologi) si siano, in principio, generate dal nulla, da un ambiente che non le conosceva (e quindi non le poteva insegnare), senza che vi sia stata, in qualche individuo o gruppo umano, una predisposizione naturale (ovviamente in senso totalmente casuale, non certo “provvidenziale”, intendo del genere “per caso quel gene ci ha resi bravi in questo” e non “stava scritto nel destino…”).

Tanto nell’educazione quanto nella “filosofia” si fa invece finta che “non esistano doti innate”.
E’ divertente (ma non troppo) raccontare un episodio capitatomi anni fa durante una lezione del TFA (tirocinio formativo attivo) che avevo deciso di frequentare (mi pento ancora di aver speso tempo e denaro in quel modo e mi vergogno ancor oggi per aver anche solo preso in considerazione un’ipotesi del genere per il mio incerto futuro quando la porta all’università pareva chiusa, ma è stato istruttivo). Una “esperta di comunicazione/filosofa/antropologa”, a furia di rispondere che “non esiste il dono” a chi (ingenuamente) faceva notare come anche il migliore degli insegnanti debba fare i conti con predisposizioni differenti (“doni di natura”), fece davvero inalberare non un “reazionario”, “razzista”, “di destra”, “fascista” ecc. come spesso vengo a raglio definito, ma un simpatico anarchico, uno di sinistra, uno che avrebbe dovuto essere della sua stessa parte! Questo ragazzo, portando ad esempio il fatto che due diversi bambini, messi nella stessa scuola calcistica, possano rivelarsi quasi subito l’uno un novello Messi, l’altro un negato per il gioco, alzò addirittura la voce (terminando con un significativo: “ma cosa mi viene a raccontare….”). Se è divertente vedere lo stesso “fronte progressista” frantumarsi davanti agli esiti estremi di certi dogmi, lo è meno immaginare i danni che tali “verità scientifiche” (così vengono raccontate al pubblico dei futuri insegnanti) hanno fatto e soprattutto faranno qui in Europa.

La stessa tipa citata prima, alla mia obiezione “non può essere vero che l’individuo sia definito solo dalla specificità della sue relazioni, perché non è vero che la socialità sia la caratteristica distintiva della specie umana, ma semmai il contrario: proprio gli animali più semplici come gli insetti hanno più bisogno della società, mentre quelli più complessi come i lupi riescono a volte anche a vivere da soli, come certi individui che si sentono tali anche senza relazioni sociali.” Rispose “ma gli animali non hanno società”. L’intera etologia ignorata. Ecco una misura dell’ignoranza di questi signori progressisti.
Un abisso di ignoranza toccato solo da quell’utente che mi ha risposto l’altro giorno: “uomini e donne hanno gli stessi impulsi, è la cultura a inibirli di più nelle donne”. Come se non esistessero prove chimiche, biologiche ed etologiche a dimostrare l’esatto contrario, ovvero l’origine naturale delle differenze di genere (specie nel comportamento sessuale, come vedremo nel dettaglio in seguito).

E dico ignoranza perché sono benevolo. Dovrei dire impostura. E’ difficile pensare che davvero si ignorino certe prove scientifiche. Certo vengono fatte passare per “opinioni scientifiche superate” da chi ha interesse a far finta che la scienza si sia fermata a Pavlov, alla “tabula rasa” dei behaviouristi, per dar spazio all’egalitarismo che frattanto la “cultura” ha sviluppato e affermato politicamente.
La teoria behaviourista fa comodo alla “sinistra culturale” perché l’indifferenza rispetto al substrato biologico di ciascun individuo e dell’uomo in generale le permette di pensare che “chiunque possa diventare qualunque cosa”, anzi, che si possa “creare qualunque tipo di società” a prescindere dalla biologia come piace alla mitologia “rivoluzionaria” della “immaginazione al potere”, fa comodo ai terzomondisti, perché ignorare la genetica cancella le diverse caratteristiche (che hanno permesso a certi popoli e non ad altri di trovare le condizioni storiche più adatte per costruire, ad esempio, l’edificio della civiltà ellenica piuttosto che rimanere prigioniere della paura e delle femmine come i pelasgi, o di generare il rinascimento piuttosto che continuare a defecare nella foresta o nella giungla) e permette di dire che “solo il più aggressivo comportamento dei popoli ex-colonialisti ha prodotto le differenze fra nord e sud del mondo”, fa comodo agli internazionalisti, perché permette di dire che “non si disperde nessun patrimonio” se un’incontrollata mescolanza di stirpi renderà fra poco irriconoscibile il popolo che ha fatto uscire il mondo dal medioevo (cioè noi), giacché “tanto nulla era scritto nei geni” (e allora dove stava scritto, se non in un delicato e misterioso equilibrio di stirpi di diversa origine e provenienza ritrovatesi, alla fine del medioevo, per una fortunata irripetibile serie di coincidenze storiche, a condividere l’eredità della Grecia e di Roma e a parlare la lingua del “sì”? Nel clima?), fa comodo ai turbocapitalisti, perché permette di giustificare le migrazioni imposte da guerre e crisi volute con la grande menzogna della “società aperta” (la quale ha l’indifferenza all’origine fra individui e popoli come presupposto etico e, come conseguenza pratica, la “massa senza volto”, un blog umano di individui senza nome e senza identità – se non quella effimera e volubile di facebook -, variabile senza soluzione di continuità dal brulicare dei bisogni della masse migranti all’intellettuale cosmopolita privo di radici e quindi di per sé “inorganico”, incapace di opporsi al totalitarismo consumista).
E fa comodo alle femministe perché permette di far passare per “oppressione” il nostro equo e umano tentativo di bilanciare in desiderabilità e potere tutto quanto ad esse è dato per natura dalle disparità di numeri e desideri (nell’amore sessuale) che le donne raccontano a parole di non avere (specie se sono antropologhe), ma confermano nei fatti di saper sfruttare senza limiti, remore né regole.
Fa comodo insomma a molti continuare a fingere che “alla nascita siamo tabulae rasae” su cui cultura e società possono tutto, ignorando che esistano strutture biologiche e psichiche non modificabili per contratto sociale o comunque non nei tempi brevi (rispetto alle ere evolutive) della cultura umana.

Ovviamente la scienza è progredita dai tempi di Pavlov ed ha indagato, come si diceva, il legame fra il comportamento umano, la struttura biologica dell’uomo ed il resto del mondo animale.
Il fondatore dell’etologia (la scienza che studia il comportamento degli esseri viventi, e quindi anche dell’uomo) fu Konrad Lorenz, il quale individuò i quattro impulsi fondamentali nell’istinto sessuale, nell’istinto di fuga (paura), nella fame e nell’aggressività. Tutto questo ha non solo una base biologica, confermata dalla chimica (produzione di ormoni) e dall’evoluzione (selezione dei modelli comportamentali codificati geneticamente), ma ha pure riscontro in tutto il resto del mondo vivente. Viene dunque a cadere quella “barriera” che, un po’ ingenuamente e molto ipocritamente, si continuava a mantenere fra l’uomo e l’animale. L’uomo è soltanto un animale senziente, non è “signore della creazione” e nemmeno “unico vivente a vivere in società”. Il punto che distingue l’etologia come scienza rispetto all’antropologia culturale è proprio il non ignorare le società presenti in natura presso tutto gli altri animali.

Proprio l’osservazione oggettiva di come l’impulso moralisticamente definito “male” dal mondo “umano”, ovvero la cosiddetta “aggressività”, sia un fondamentale elemento nella vita evolutiva di tutte le speci (non “sopraffazione”, come raccontano le narrazioni cristiane, socialiste e femministe, ma “difesa della comunità dai pericoli esterni”, “scontro ritualizzato per decidere questioni indecidibili”, e “impulso a superare la paura dell’ignoto e provare nuove esperienze “) ha reso Lorenz oggetto degli strali “progressisti” e “antifascisti”. Facile per questi figuri accusare lo scienziato austriaco di “simpatizzare” per la “mitologia nazista della guerra e della forza”. Ancora più facile, però, è per me vedere nell’identificazione fra “male” (e quindi, nel dopoguerra, nazismo) e “impulso vitale” (l’aggressività è uno di quattro principali, come detto), i residui di quella sovversione dei valori che Nietzsche (chiamato irrazionalista, ma su questo punto molto più scientifico dei suoi detrattori) aveva denunciato nella sua opera.

Se per un cristiano il comportamento aggressivo è sinonimo di “peccato”, di “violazione dei comandamenti divini”, di “allontanamento dalla grazia”, se per un socialista è “conseguenza dei rapporti di produzione che generano violenza”, se per una femminista è “comportamento tipico dell’uomo-maschio che usa da sempre violenza sulla donna”, per un osservatore della natura non è altro che la conseguenza di un impulso. Lo stesso impulso che rende ferocissima una leonessa quando i cuccioli le sembrano minacciati e impegnatissimi i cervi quando si incornano nel combattimento ritualizzato per conquistare la femmina. E se l’evoluzione lo ha preservato, è evidentemente utile alla vita. Certo, nell’umano, come tutti gli impulsi (ivi compreso quello sessuale) può produrre risultati di segno opposto a seconda dei casi, delle intenzioni, degli individui e delle culture: può essere violenza gratuita verso il prossimo o verso se stessi (come vediamo accadere nelle “città-gomorra” di oggi) oppure azione comunitaria e anagogica (come il patto sociale spartano siglato sugli scudi), può essere violazione di norme sociali a fine di gretto utilitarismo (come nel crimine) oppure “rito” per decidere qualcosa (come nelle competizioni sportive o di altro genere). Non è sinonimo di “brutalità”: i cervi potrebbero essere in combattimento molto più micidiali tirando calci all’avversario, di quanto non possano essere soltanto con le loro coreografiche corna: eppure è loro natura essere “leali” nell’aggressività. Non è neanche sempre unito alla violenza: presso gli Eschimesi gare canore (aggressività ritualizzata) risolvono dispute molto serie. Neppure è sinonimo di “scorrettezza”: sono anzi gli individui più forti e le speci più “armate” a combattere più “correttamente” ed a sapersi “moderare”, mentre (e qui pare aver ragione Nietzsche) i deboli e i pacifici diventano, all’occasione “spietati”: un lupo, per quanto “feroce”, non finirebbe mai un avversario che si fosse arreso, mentre lo stesso non si può dire per i “pacifici” topi che arrivano a sbranare il loro simile.
Non è escluso che l’aggressività che fa vincere la paura sia alla base di quella “voglia di conoscenza e conquista” che ha spinto l’uomo a “varcare le colonne d’Ercole”, a “rubare il fuoco agli Dèi”, a violare insomma quello che pareva la “norma naturale” per “generare oltre” e pro-gettarsi, quindi, nella storia.

Ad ogni modo non è assolutamente “ragionevole”, in nome, ironia della sorte, di un astratto razionalismo (quello che pensa gli individui mossi da puri calcoli razional-utilitaristici, quello che, in fondo, è alla base tanto del liberalismo quanto del marxismo), fingere che non esista. Una società che ignori l’impulso aggressivo, limitandosi a condannarlo moralmente e a reprimerlo normativamente, può solo ottenere individui che lo sfogano improvvisamente in maniera violenta o autodistruttiva (basta guardare i giovani delle nostre periferie educati dalla scuola della “non-violenza” e della “non-competizione). Far sì che tali impulsi si incanalino in funzioni anagogiche e comunitarie (come era per la virtù guerriera di età classica) o almeno ludico-ricreative non dannose ma anzi utili alla società (come nello sport o nello studio) è cruciale.
Perché i giovani maschi soffrono l’età scolare? Perché, mentre alle femmine è consentito di esplicare la naturale aggressività (tanto nei comportamenti – intrisi quando vogliono di una stronzaggine, verbale o comportamentale, che non solo non viene punita o limitata, ma neppure riconosciuta come tale - quanto nell’abbigliamento “aggressivo” per richiamo sessuale e vanto estetico, che dà ammirazione e accettazione universali, nonché effettivo potere psicologico e contrattuale in ogni incontro ed in ogni relazione, più di quanto darebbe in un campo di battaglia una “castrorum acies ordinata”) ai maschi non solo è vietato (per cavalleria o per “civilizzazione” effemminata eccetera) essere aggressivi fisicamente, ma è ormai pure preclusa (o comunque sconsigliata in ogni modo) la visione “competitiva” dello studio in età scolare (tanto che tale attività diventa per molti ahimè più noiosa di una “pallosa” partita di pallone!).

Stesso discorso per l’istinto sessuale (che, essendo regolato da diversi ormoni in grado di influenzare diversamente quella rete neurale da cui dipendono tutti i nostri comportamenti, dal più bassamente naturale al più nobilmente umano, è diverso nei due sessi). Se non si capisce come esso agisca in noi con i meccanismi selezionati dall’evoluzione naturale, non si potrà mai capire quale modello di società, fra i tanti che gli antropologi si dilettano a studiare, sia il più vivibile.

Non si possono dunque accettare nemmeno come provocazione quello che vanno raccontando le “studiose” del gender secondo le quali maschile e femminile sarebbero solo costruzioni sociali o personali che ogni individuo dovrebbe poter scegliere. Quando infatti citano ad esempio “l’antropologia culturale” e le sue “civiltà totalmente diverse dalla nostra nelle quali uomini e donne hanno ruoli impensabili da noi” dimenticano furbescamente di aggiungere che sono quasi tutte matriarcali e che quindi, in tutte quelle società, la donna trova, evidentemente proprio da quegli stessi ruoli di madre e di oggetto di desiderio di cui si ostinano a negare l’origine “naturale”, la fonte di ogni potere e di ogni diritto. O gli uomini riescono, come nelle società (quasi sempre ingiustamente) chiamate “patriarcali” a bilanciare tale potere con le costruzioni dell’arte, della religione, della politica come della storia, del pensiero come della società, oppure sono destinati a fare, socialmente e generalmente, la fine dei fuchi (ovvero restare apolidi), sentimentalmente e sessualmente quella degli elefanti (ovvero gridare al cielo in solitudine il proprio desiderio inappagato). Con tanti saluti a possibilità di scelta e parità di dignità. Basta ricordarci quanta “parità” ci fosse in quella sottospecie di natura che era l’età scolare! E non per malvagità delle donne, ma per inevitabile disparità di potere in quanto conta davanti alla natura. E se per evitare tutto questo è necessario offendere qualche antropologo, non mi faccio scrupoli.

Supremo

Serendipity
Silver
25/06/2018 | 21:58

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Non mi sono ancora spiegato bene. Facciamo così, per ora lasciamo perdere sesso e rapporti delle donne con gli uomini. Parliamo soltanto delle capacità lavorative, attitudini a risolvere problemi, ad organizzare progetti, propensione a lanciarsi in imprese o iniziative di vario genere. Per mia esperienza ho notato che a Londra, Francoforte e NY (luoghi dove ho vissuto per aluni mesi) le italiane locali avevano queste attitudini molto più spinte rispetto a torino, napoli e bologna che sono luoghi dove anche ho vissuto. Sempre per semplificare: in italia la ragazza di 30 anni è attaccata a mamma e papà, zero propensione imprenditoriale, zero iniziativa, musona acida e viziata che pensa al principe azzurro per fare famiglia ma che resta zitella a vita perchè nessuno è abbastanza azzurro. A NY l'italiana di 30 anni è intraprendente, se gli parli ti chiede che fai nella vita e magari ti suggersice idee o iniziative per aiutarti. Ti chiede lei di uscire e magari davanti a una pizza o una birra ti parla di cosa sta facendo e a che progetti sta lavorando. Poi si c'è tutto l'aspetto sessuale ma teniamolo fuori

Serendipity
Silver
25/06/2018 | 18:56

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Il mio discorso è piu semplice. Per capirci semplifico in modo estremo: le italiane che mi è successo di conoscere all'estero sono mediamente preparate, aperte e al pari delle straniere. Le italiane in italia sono mediamente molto più chiuse, ignoranti e stupide delle straniere. Anche voi avate avuto questa sensazione?

Serendipity
Silver
25/06/2018 | 07:35

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In questi ultimi anni ho avuto modo di viaggiare parecchio fuori dall'italia anche per lunghi periodi. Ho conosciuto alcune italiane all'estero e devo dire che la mia impressione è che siano mediamente più open mind, istruite e sceglie delle connazionali in patria. Forse è soltanto una mia impressione biased dalla platea di conoscenti che ho, non saprei con certezza. A qualcuno è successo di avere esperienze e sensazioni simili?

Serendipity
Silver
24/06/2018 | 11:27

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Serendipity
Silver
24/06/2018 | 09:02

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@hicnus said:
Per cena .. se non siete vegan “ el porteno arena” zona parco sempione ...carne argentina e buon vino..e posto molto bello ed elegante . li siete vicini a Moscova dove ci sono dei bei locali per bere qualcosa dopo cena e neanche distante da corso como . con la linea 2 poi - fermata moscova - puoi agevolmente dirigerti a porta genova , zona naviglio grande e porta ticinese pieno zeppo di locali

Grazie tante @hicnus consigli molto utili

Serendipity
Silver
24/06/2018 | 09:00

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@emii said:
i locali dipendono da quanti anni hai, che target hai,
che disponibilità economica hai, in che giorni vai ecc

@emii la ragazza in questione ha 25 anni e io poco più di lei. Visto che si tratta di stare 2 giorni posso anche muovermi su locali e luoghi costosi (in 2 giorni non è che posso spendere chissà che cosa...) Alla ragazza piace la movida e le piace bere. Per il giorno invece so che le piacciono gli edifici architettonici (come il Duomo o posti simili) e i musei

Serendipity
Silver
24/06/2018 | 08:57

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@IlBaronetto said:
Per i locali c'è il radetzky che fa da ritrovo vips e movida (anche ragazzi normalissimi come me) ma lo usi solo come riferimento secondo me perché entrare e consumare è impossibile però è affollato fuori e usufrisci dei locali vicini pieno di ragazzi, insomma fa da riferimento per la folla (fa mucchio ) e consumi da un altra parte. Per il giorno assolutamente la pinacoteca di Brera e se vuoi qualcosa di alternativo la Milano liberty. Ma qui non so come aiutarti devi studiartela su internet poiché ne ho solo sentito parlare.

@IlBaronetto grazie per i consigli, molto utili

Serendipity
Silver
23/06/2018 | 20:40

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Sfrutto la calma che c'è sul thread per fare una domanda agli esperti di Milano. Avrei la necessita di trascorrere un fine settimana in città con una ragazza. Mi potete consigliare qualche luogo (artistico, architettonico, o di particolare interesse) in cui portarla di giorno? E per le ore serali cosa mi consigliate? Corso Como o c'è qualcosa di meglio? Alla ragazza piace andare in giro fino ad ore tarde magari cambiando due o tre locali... Infine vi chiedo, qualcuno è stato sulla torre panoramica al parco sempione? Ne vale la pena? Per questi due giorni non ho particolari problemi di budget. Grazie a tutti

Serendipity
Silver
22/06/2018 | 21:15

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@FlautoMagico said:
Colleghi, avete visto questa gravissima molestia a una cittadina svedese colpevole solo di fare il suo lavoro?

Dissociamoci da queste bestie, siamo uomini, non belve feroci!

https://video.repubblica.it/dossier/mondiali-russia2018/russia-2018-ennesima-molestia-a-una-reporter-giornalista-svedese-baciata-in-diretta-tv/308675/309306

Questo è davvero un episodio spiacevole, oserei quasi fare accostamenti a quanto sta succedendo in Siria ad opera di ISIS e altre uomini belva che popolano quelle zone di conflitto. Da parte mia grande indiganzione ed orrore

Serendipity
Silver
22/06/2018 | 21:10

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@Tesista76 said:

@Paolo38 said:
popolazione italiana per fasci  d'età.png

Ecco i numeri divisi anche per fascia d'età, questa è statistica e questi sono i numeri, capisco che tu sei a digiuno anche con le quattro operazioni ma questa è la realtà, il resto sono storie.
Nelle storie sei bravo, lo ammetto, strappi anche un sorriso ogni tanto, ma il rapporto maschi femmine non è 10:1 e nelle fasce che tu dici il rapporto è circa 1 : 1, poi se credi che per 40enne o un 50 enne uomo possa essere realisticamente una 20enne mi sa che vivrai nell'amarezza, se però ci speri chi sono io per toglierti questa speranza.
dasvidania

Buongiorno, mi permetto di aggiungere alla discussione una nota utile a capire i numeri della frustrazione:

Se prende la fascia 35- 39 per i maschi che sono 1.969 la platea apparentemente papabile “cruda” sono le fasce 30-34 e 35-39 in tutto 3681

Per le coetanee 1961 al contrario sono le fasce più mature di coetanei e la fascia sopra 45-49 in totale totale 4304, circa 623.000 occasioni in più

Questa dinamica di popolazione a piramide rovesciata favorisce le donne. La denatalità colpisce anche il fattore Gnocca. Se dunque cari siete senza figli avete contribuito al problema

Una dinamica favorevole all’uomo si trova analizzando la piramide della popolazione, quando la piramide poggia su una base più larga. Ad un 35-40 enne per esempio consiglierebbe la matematica una capatina in Libano populationpyramid.net per divertirsi

Un caro saluto, torno a leggervi in rispettoso silenzio

Un ammiratore di voi tutti

@Tesista76 le tue sono osservazioni molto interessanti

Serendipity
Silver
22/06/2018 | 12:43

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Beh questo è ovvio

Serendipity
Silver
22/06/2018 | 12:23

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@FlautoMagico molto interessanti queste considerazioni, non avevo mai approfondito così tanto il discorso. Diciamo che non sono ferratissimo in materia forse anche perchè come ho detto ho sempre avuto la tendenza a scartare le tattooed visto che avevo avuto esperienze negative con questo tipo di ragazze. Comunque molto interessante quello che dici. Una delle cose in assoluto più importanti per concludere con una ragazza è capire il prima possibile più cose possibili su di lei. Un tattoo di un certo tipo può indicarci molto di lei (appartenenza a tribù ecc) e questo è utile

Serendipity
Silver
22/06/2018 | 12:23

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@FlautoMagico molto interessanti queste considerazioni, non avevo mai approfondito così tanto il discorso. Diciamo che non sono ferratissimo in materia forse anche perchè come ho detto ho sempre avuto la tendenza a scartare le tattooed visto che avevo avuto esperienze negative con questo tipo di ragazze. Comunque molto interessante quello che dici. Una delle cose in assoluto più importanti per concludere con una ragazza è capire il prima possibile più cose possibili su di lei. Un tattoo di un certo tipo può indicarci molto di lei (appartenenza a tribù ecc) e questo è utile

Serendipity
Silver
22/06/2018 | 10:34

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I tatuaggi indicano personalità debole (quindi volatilità nelle decisioni), esigenza di omologazione (quindi insicurezza) e tendenza ad essere trends follower (dicasi grandi rotture di coglioni da parte della ragazza). Indicano anche una spiccata propensione a dare attenzione al giudizio degli altri e tante altre caratteristiche secondarie che personalmente considero negativamente. Poi ripeto, queste considerazioni sono frutto della mia esperienza, non è detto che siano valide in generale.

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