Andiamo

CANE.RESUSCITATO

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ArcatonBlumedico

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NormalMan
Silver
25/08/2020 | 09:22

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fantastica parodia covidiana @CANE.RESUSCITATO

qui mi ha fatto morire:

"E’ scaltra. Si è già informata sui metodi di cura. Ed, a quanto pare, è venuta a conoscenza anche della storia del tubo che ho portato da casa."

davvero complimenti !

TITANO
Gold
24/08/2020 | 22:52

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Finalmente qualcosa degno di lettura.
Buon report, grazie.

bagascia
Gold
monza |  36-50
24/08/2020 | 18:37

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alfonse
Gold 36-50
24/08/2020 | 16:11

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Ho i nomi dei 3 gt che vanno in nomination questo mese e sono:

@Whatafuck
Una settimana a Odessa.agosto 2020

@freedom
Santo Domingo come base di partenza

@CANE.RESUSCITATO
Fkk Wellcum 08/20-Allarme focolai:44 cazzi morti in Austria

A breve comunicheró il nome del vincitore.

caronte79
Silver 36-50
24/08/2020 | 16:58

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alfonse
Gold 36-50
24/08/2020 | 15:32

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Sei l'unico utente che riesce a farmi digerire persino una recensione sul Wellcum!
Ti mando in quarantena....em volevo dire,in nomination per l'Oscar di agosto.
Saluti da un tuo asintomatico fan.

TITANO
Gold
25/07/2020 | 23:00

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Perché ti porti dietro un rudere come me?”
“Abbiamo cominciato insieme e insieme finiremo”
“Anch'io la penso così, e così concepisco l'amicizia

(Il mucchio selvaggio).


Quando il Maestro B. mi ha contattato con qualche giorno di anticipo per farmi sapere che venerdi sarebbe andato al Wellcum con il Maestro N., chiedendomi se ce l’avessi fatta a salire – oltre al fatto che c’era anche il nostro solito compagno di merende M. – ricordo che ho pensato: “Venerdì 17 di un anno bisestile nel corso di una pandemia mondiale…quale momento migliore, cosa può andare storto?”.

Questa non potevo perderla, attesa la rarità della possibile simultanea presenza.
Liberatomi frettolosamente e malamente degli impegni ed organizzatomi con M., riabbracciati gli altri due al punto di ritrovo, partiamo alla volta di Arnoldstein in una sorta di staffetta automobilistica - per larghi tratti scorrevole, per altri con cambi di corsia per lavori - tra sole, diluvio e azzurri versanti sfumati, quasi che anche le forze della natura, a suggello, fossero impazzite.
Non fiamme d’amicizia prematura da cui diffidare, ma lustri di gite, cene, feste e festini, in giro per l’Italia e l’Europa.
Grandi uomini i miei compagni di viaggio.
Grande forza, gran cervello e cuore pesante, senza religione forse, simili a Dei….verso cui provo una strana soggezione, del tipo che non posso descrivere.

Arriviamo che è pomeriggio fatto.
C’è Luca in reception ed espletiamo le operazioni rapidamente, inclusa la misurazione della temperatura.
Ora l’armadietto – che contiene l’accappatoio – e la cassetta di sicurezza sono già assegnate.
Rapida doccia ed entriamo in arena.
Sopprimo un moto di panico e rimango a contemplare, istupidito, la situazione.
Agitato da una strana emozione, vuoi per l’assenza forzata, vuoi per la compagnia, resto stordito per diversi secondi.

Come avvenga non so.
Quello che so è che all’impatto visivo la mia illusione momentanea – che mi auguro si tramuti in solida realtà futura – è non solo di essere al sicuro, ma che possa durare.

Qualche spostamento di mobilio e miglioria, ma nessuno stravolgimento particolare nel locale, che presenta all’esterno gli ampi e comodi gazebi a bordo piscina e le postazioni per prendere il sole. Transennati quelle dove si può stare con la ragazza adiacenti lo steccato.

Ci diamo uno sguardo intorno e la line up presente, al netto di quelle che arriveranno nel corso della giornata, è già ben nutrita e – a mio avviso e di quello degli amici di viaggio – nel complessivo bilancio di fine giornata, di livello medio-alto (e alto in certi componenti). Certo, qualche scialba donna, e qualche fisico comico e poco felice passeggiano in sala, o come ho scritto, “qualcuna che non avrei scopato nemmeno con il cazzo di un altro”.
Non ignorando ciò che è buono, io sono lesto a rendermi conto di ciò che è orribile e purtuttavia gli faccio buon viso, in quanto è fisiologico.
La stragrande maggioranza di quello che vedo mi piace molto, invece.

Mentre gli altri sono placcati immediatamente da Sheila nella colonna centrale, che dà loro un assalto impressionante, controluce mi si fa incontro una figura solitaria con una montagna vaporosa di capelli, che poi riconosco nella sorridente Polina – che saluto e mi avvisa di essere libera nell’immediato, nel caso la volessi, ma poi di avere un impegno futuro – e con cui scambio qualche parola.
Poi mi dirigo da Anka e Vicky che mi appaiono come allucinazioni vivaci.
Lascio la prima con un amico, che conosce.
Era un po’ che invece non vedevo quest’ultima ed il tempo è tiranno.
Le chiedo di salire subito, così avrei potuto ridiscendere prima che chiudesse il ristorante.
Un paio di dispenser di gel disinfettante al piano superiore, dove recuperiamo la chiave.

Doccia, in cui ne studio il morbido candore del fianco.
Poi mi offre il corpo e la bocca rossa, aperta, da baciare.
La trascino a letto senza incontrare resistenza.
Qui c’è un artista, meravigliosa e sinceramente curiosa.
Cara la mia vichinga, non c’è una parola per quello che sei.
Quando li hai riaperti ho visto nei tuoi occhi ingenue emozioni, te le ho rubate e sono diventate la mia carne e il mio sangue, nero come questo inchiostro virtuale.

Scendiamo e onoro il contratto nel mentre passa Dana, appena entrata, che saluto, e vado a mangiare.
Il brunch è ben presentato e completo, dal dolce al salato.
Opto al solito per il salato, con uova, affettati, verdura e frutta secca.

Esco.
L’aria baciava la pelle.
Raggiungo con grazia in un’area esterna abbastanza affollata il Maestro N., sogghignante.
Nonostante il tempo ballerino e non propriamente estivo, in quel momento il soffice tappeto d’erba, è dorato dai raggi obliqui del sole, e qualche cliente e ragazza stanno a scaldarsi i visi.
Lui – che aveva stanzato la vecchia conoscenza Anka – è abbandonato sui divanetti esterni a bordo piscina e, tra un drink e una sigaretta, possiamo finalmente conversare un po’, scambiandoci diverse confidenze.

Ci raggiungeranno anche Maestro B., salito con Celine e M., salito con Cayenne, e da lì, consacrata la gita all’amicizia, ci allunghiamo a chiacchierare – in un memorabile pomeriggio di luglio che avrebbe potuto arrivare al mattino del giorno seguente – di racconti su gite e viaggi – tra Spagna, Russia e Asia – amarcord, aneddoti intervallati da approcci di ragazze “di contorno ma complici”, come – tra le tante di quelle che sfilavano – la bella Celine (e dallo scambio di battute in inglese mormorato con il mio fortunato amico, capisco che avrà una calda ed appassionata amante, quel giorno) e l’amica Sascha o l’adorabile Emma/Cayenne, ragazza autentica che non sa nascondere l’anima ma ti entra dentro e ti confonde, o Teodora e ancora Anka, mentre aspettavamo “l’ora e la ragazza giuste”.

A volte il sole filtrava, a tratti pioveva e si rinfrescava – tanto che le ragazze si coprivano con il pile, calcando il mento contro il petto – ma era sempre luminoso.
Tutte le nobili cose hanno il sapore della malinconia, e noi eravamo lì, a godere del momento e della reciproca compagnia, e di quella del gentil sesso che ci ruotava attorno, pescando dai fondali della memoria, mentre aleggiava come un’indefinita, completa, imprevedibile sublimità.
Questa è la chiave direi: fissare, in una sorta di eternità, l’estasi.

Decisi a rientrare per un giro di wellness e per vedere cosa offrisse il mercato, ci allontaniamo dall’acqua con passo ozioso, e notiamo che all’interno il numero di orsi, che sarà oltre il doppio di quello delle ragazze nel prosieguo di giornata, è in crescita, ma si sta benissimo.

Al bar trovo il Direttore – che non posso fare a meno di ringraziare – e prendo un caffe’ mentre mi presenta Belen, bella ragazza dotata di acume che mi ha fatto una ottima impressione, specie per il suo profondo e istintivo sorriso.
Ci ritroviamo noi due per qualche chiacchera con lui poi immediatamente dopo, sotto la postazione del DJ, figura che il locale ha deciso di non avere, e devo dire che la musica di sottofondo – non alta né invadente – nel corso del pomeriggio era perfetta, cosa durata fino alla ripartenza dopocena.
Lì, in zona colonna – ove ci ritroviamo nuovamente con gli altri – sotto la postazione si notano immediatamente tre giovani puntellate agli sgabelli: Adelina e Nika – entrambe, molto simili, con bell’intimo rosso e la prima, che ho vista proprio bene, con un rigoglioso seno, ragazze la cui vista, sotto l’oscillante luce rossastra/viola che chiedevano di abbassare, scuoterebbe chiunque – e, credo, Andrada.
Passano ancora Celine e Sascha, che si intrattengono ancora con noi e dalla visuale sollevata e privilegiata noto Liv, e la piccola, fragile ed esile figura di Morgana (con una sorta di “giacchetta dorata”) che più tardi si proporranno di renderci amici.
Notevoli e alte, ed incedevano con lentezza, le bionde Lidia (intenta a sistemarsi gli occhiali sul naso in un modo curioso, che conquistava) e Anna, statuaria e silenziosa.
Gloria dai possenti glutei e Luna immutabile, in total naked – ne ho notate diverse – e Polina prenotate e fuori dai giochi.
Romina e Amira a caccia, perché c’è sempre qualche fesso disposto a cadere nella rete.
Scambiamo poi qualche parola con Evelyn, in gran forma in ogni dove, e l’amica Belen, ma poi M. si fa irretire da Anisia, e lo perdiamo.

Incrocio lo sguardo ed il microsorriso di Sonja (ora Rachel), già da me recensita – e come l’ultima volta anche oggi era mora taglio asimmetrico e microbustino rosso – divisa equamente tra i divanetti zona caminetto e il corridoio che conduce allo spogliatoio delle ragazze. Occhi che si piantavano nei miei a volte con strana insistenza. Occhiate inquisitrici. Chissà se i suoi baci avranno perso la durezza dei primi tentativi, mi chiedo. Sono tentato dallo scoprirlo, ma il dilemma è risolto da un orso che le si siede a fianco, cosa che fa prendere ai miei pensieri un’altra direzione, finché il dubbio poi mi abbandonerà.

Dirigendoci in area relax sono affrontato da Elma, ultimo baluardo, in zona ex-cinema. Carina.
Parlava rapidamente, senza interruzione, della sua arte orale bucando il baccano generale ed il suono di voci gaie, ma riesco a divincolarmi e raggiungo gli altri.

E’ tempo di percorso relax, e oltre noi non c’è che uno sparuto numero di avventori a goderne.
Terminiamo con la sauna esterna e doccia tonificante.

La gente sta cenando.
Scorgo per la prima volta Adanè, molto indaffarata nel corso della giornata nonostante non nutra in lei grosse aspettative, e prendo accordi per la cena con il gruppo, cena che rimandiamo di una mezz’ora volendo stare tranquilli.
Poco indaffarate invece le signorine sul divanetto sotto il monitor adiacente l’ingresso dello spogliatoio ragazze.

Ho giusto il tempo di scambiare qualche parola con Dana, al solito posto.
La accompagna un’ombra di provocatoria ingenuità e perversione.
Mi parla all’orecchio con voce pastosa, e certe parole non lasciano scampo per il solo fatto di essere pronunciate.
Lei è una dolce tempesta ed io sono arrendevole e con lo sguardo sull’orologio, cosa che non può che far nascere una salita.
Si spoglia dell’intimo viola che butta da parte.
Anche con lei la solita camera lunga, lenta e profonda.
Mi affido irrevocabilmente alle sue mani.
Dana è una calda ondata di sollievo e oramai ci troviamo ad occhi chiusi.

Scendiamo e dopo una doccia ci ritroviamo per cena.
Recupero una bottiglia al bar per festeggiare e ci accomodiamo.
C’è dell’ottimo pollo intero allo spiedo con verdure grigliate, e superlativa anche l’insalata di mare e come al solito i dolci. Tutto eccellente e spazzolato di gran gusto, tra impressioni sul locale e programmi per il futuro.

Terminato, propongo una fumatina ed usciamo…ma rapidamente, perché seppure ci fosse ancora qualche raggio dorato dell’ultimo sole ai nostri piedi, la limpida aria si stava rapidamente freddando.
Qualche boccata e rientriamo.
Tiriamo fuori ogni granello di sabbia dalla clessidra, restando a contemplare la situazione, foriera di una bella serata, che per M. e il sottoscritto finiva lì – date le rigide regole che ci eravamo dati – mentre proseguiva per i nostri ospiti.
Non senza riluttanza abbandoniamo i nostri compagni di viaggio, uscendo da una gradevole oscurità per addentrarci in una più autentica e meno sopportabile, e non accade più nulla, durante il tragitto, degno d’essere menzionato.

Epilogo

Chiudo con le ultime righe, e le dedico a Voi, Sacri amici puttanieri, perché siete tra i pochi che possono capire non solo le mie parole, ma anche le mie azioni.

Mentre cerco di incastrare “a otto mani” con B., il giovane Schwanz e gli altri queste parole, vagando senza meta, la bella D. sta mandando messaggini Whatsapp con cuoricini e frasi in italiano sgrammaticato. Raffiche di messaggi con una parola per volta, massimo due. Poi cuori rossi.
E gattini, Cristo.

Uno studio di qualche cazzo di Università della Pennsylvania sostiene che le tre del pomeriggio sono biologicamente l’orario migliore per trombare.

Sono circa le quindici e venti quando lo specchio rinascimentale appeso alla parete nera di fronte al letto riflette la scena del crimine. La mia mano destra sovrasta una testolina dai lunghi capelli neri, impugnati come morbide redini, facendola sbattere con violenza contro una già notevole erezione.

Non male questi specchi nelle stanze del Wellcum.

Per il Maestro B. invece sono nuovi dato che, intendiamoci, non è mica puttaniere abituale da queste parti. Aveva un vago ricordo che non gli piacevano le camere…beh, ora gli piacciono, mi dice.

Certo, la doccia all’interno lo fa sempre un po' sorridere….roba da italiani fissati con l’igiene; “leccatori di sapone”, li apostrofa. Altro che i postriboli teutonici che è abituato a frequentare.

Gli chiedo delle sue camere, in questo pomeriggio che entra tra le cose care alla mia vita mortale. Specie di una rumena sui vent’anni che fuori dal locale dice di chiamarsi M.

“Cosa dire? Si capisce subito quali saranno le vere scopate”, mi fa.

Alle vie di fatto, durante un bel 69, lei sta per venire dentro la tua bocca, perché lo voleva (Oh, se lo voleva), ma tu no…la sua pelle che si tende come corda di nylon, il suo corpo che si contrae e si attorciglia intorno al tuo mentre le tue dita là sotto dipingono capolavori…forse aspettava da troppo tempo e da sola non sapeva bene come fare. Te quiero, puta.

Come facciamo a ricordarci – e di nomi ne ho fatti tanti – di tutte le altre ragazze incontrate nel locale, e sono tante, alcune solo guardate con la faccia di coglioni misteriosi, altre perculate, sfanculate, sfiorate, lascivamente massaggiate come fa il macellaio con le braciole da marinare?

Mi dice che una l’ha “anche scopata alla pecorina, tirando forte quei lunghi capelli biondi. Due grosse puppe a pera da lacrime agli occhi. Altro che mozzarella”.

Il pomeriggio è popolato da meduse in accappatoio bianco che fluttuano nell’iperspazio.
E’ un club amministrato con grande professionaltà e si vede da mille dettagli.
Mai come oggi è evidente che gli ultimi quattro mesi sono stati solo una terapia sbagliata e inutile, dato che la vera malattia là fuori è mentale, ed è incurabile.
Figa ce n’è, buona, abbondante, e noi modestamente la figa un po' la mastichiamo.

Stesi sul divano, in atmosfera rarefatta pre-partenza.
Uno scricciolo rumeno dopo mezzora che mi squadra dallo sgabello mi fa guarda che io e te abbiamo fatto una stanza allo Sharks agli inizi di Marzo…appena prima che venisse giù il sipario. Dirai mica sul serio? Sorry! E’ stato bello almeno?
Aline, Ilone, Adeline in cerca di nuova e vecchia Gloria. E poi ci sei tu, Gina, eterna certezza
”, continua B.

E poi specchi rotti. Ragazze che in poche ore ti tolgono vent’anni …e se te ne togliessero altri dieci Dio solo sa che stronzate faresti. Invece no. Forse perché hai già ricevuto tutto quello che, per oggi, potevi avere da lei. O hai aavuto tutto quello che ti interessava. Tra due giorni possibilmente – o due ore probabilmente – saremo dimenticati ma oggi abbiamo ingannato la morte, ed è stato divertente l’impaccio nel tentativo di dare un senso a quello che un senso non ce l’ha.

Rapiti dal momento, chiedo poi lumi ai compagni di gita a posteriori, e a chi ne era coinvolto… se avessero registrato altro della giornata appena trascorsa…
Ma come faccio se i tuoi occhi continuano a sorridermi dentro la testa, mentre sul display del puttan cell si susseguono faccine, link ed altri animali fantastici?
Meglio chiudere.

E adesso?

Un'altra notte, l’ennesimo sipario.
Non ci resta che aspettare, e il Dio dei puttanieri trasformerà questo ricordo in una canzone, una recensione, una poesia.
O una birra fresca, se saremo fortunati.

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