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Considerazione sulla fame di "figa" in Italia

Capisco ho molti amici che lavorano in fabbrica. Anche se avere un lavoro è cmq una fortuna in questi tempi.

La sottile differenza che distingue il GT dal semplice turista sessuale.? Un GT non rinuncerebbe mai al viaggio, all'avventura ed alla conoscenza di nuove culture....e li compie anche se ha una soddisfacente vita sessuale dove risiede.

Il turista sessuale se avesse il mangime a casa resterebbe chiuso nella sua gabbietta.

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concordo su tutto con questo thread in italia si raggiunge una fame di fiha spaventosa colpa anche delle odiosissime nostre melanzane

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ottimi interventi @genovese1975 . Penso che tutto sia molto soggettivo, ogni posto puo essere paradiso o inferno secondo la situazione. Purtroppo molti credono alla favola di aprire il ciringhito sulla spiaggia (cuba,rep.domincana ,brasile ecc) con la liquidazione..... ma non si rendono conto che di quei paesi vedono solo il lato vacanziero.... li manderei a vivere con 1000r$ al mese in brasile poi vediamo come tornerebbero a gambe levate.... ormai paesi dove vai e con quattro soldi fai il signore tranquillamente non esistono.....al massimo il discorso vale per un pensionato che però ha esisgenze e preoccupazioni diverse (sempre il brasile, per esempio, con 1600 euro di pensione, mi pare la minima per avere il permesso di soggiorno , si vive bene fuori dai grandi centri.....ma a curarsi? vuoi mettere con l'italia..... senza contare che uno a quell'eta magari ha legami fortissimi qui in patria)
@pay4play coi soldi scopi da per tutto..... e anzi se è vero che in italia la gnocca a cui dai 100€ magari in brasile gliene dai 40 è vero anche che in brasile guadagni 3 volte di meno.....quindi da resident ti viene ancora piu caro.....e con 100000 euro l'attività te la apri ovunque.....ma se non sgobbi come un cane in 3 anni sei a terra con i debiti.....

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sanità a parte, non concordo sul discorso figa, in certi paesi tipo Brasile o rep dominicana si scopa e dibrutto se ci si sa fare ( free o indipay parlo ovvio ), naturalmente bisogna essere resident, perchè 15 giorni o 20 di vacanza il free è difficilissimo...qui' in italia avremo infrastrutture migliori ma il tiraggio allucinante delle nostre donne è una cosa piu' unica che rara ed il mondo l'ho girato un po' per fare paragoni,italiane le peggiori ( o quasi )

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sicuramente in brasile si scopa di brutto, ti parlo per esperienza da semi resident avuta....
detto questo se non hai un minimo piano economico, in quei paesi fai la fame vera.... e magari scopare diventa l'ultimo dei problemi, specie con per un gringo con anni di esperienze,educazione gringa..... non guardare loro che ci sono nati .....in certe realtà sarai sempre gringo.... per carità in brasile anche se hai le pezze al culo qualche chiavata te la fai piu facilmente che in italia..... e se sei gringo parti con punti in piu non solo per una questione di aspettative economiche .... ma se sei gringo e morto di fame, oltre a fare una vita veramente di merda....fai anche ridere..... e se pensate che con 50/100 mila andate li a vivere di rendita vi sbagliate di grosdso

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si su questo ti do ragione , il paradiso terrestre non esiste da nessuna parte, ed è ovvio che se non si ha la "testa " è meglio lasciar perdere , ma qui' si parlava dell'incredibile fame di figa che c'è in italia che ahimè è una situazione sempre peggiore..

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a me l'italia inizia a stare stretta....e la fame di figa è solo uno degli aspetti....che riflette la scarsa vitalità di italiani e italiane.... dove anche il sesso è diventato qualcosa di problematico, razionale e non come accadeva50 anni fa per credenze religiose.... ma proprio per mancanza di frizzantezza....
mi trasferirei subito in brasile se avessi uno spiraglio di una situazione degna per vivere....non fosse altro che per una certa mentalità di cui l'apertura al sesso è solo una conseguenza e una parte

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eh Cavalinho non dirlo a me, in un anno ci son stato 3 volte...kkkk comunque devo dire che è proprio l'italia ad avere qualcosa di "strano " perchè anche alcune mie amiche brasiliane che sono venute a vivere da noi , inspiegabilmente dopo alcuni mesi prendono tutti gli atteggiamenti delle donne italiane ergo il problema non sono neppure le melanzane ma proprio il nostro stile di vita e la nostra società marce...

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non voglio andare fuori topic....ma in un certo senso la discussione è molto ampia....noi italiani siamo particolarmente incazzosi, lamentosi .... probabilmente abbiamo tanto e nemmeno ci rendiamo conto.....ma questo tanto ha un prezzo fatto di tantissime regole e limiti scritti e non che alla fine pesano.... invece in altri posti tipo in brasile a volte sembra quasi che siano piu felici nonostante li manchi tutto..... non so naturalmente noi conosciamo solo un lato della medaglia...bisognerebbe vivere come loro, per un po di tempo e poi dire.....
il fatto che le brasiliane vengono qua e si adeguano è dovuto da tanti fattori.....
Prima di tutto ,senza offesa, ma la maggiorparte delle brasiliane che viene qua lo fa pensando di avere trovato il fesso che le fa vivere nel lusso..... visto che quelle che hanno buone situazioni di la sono difficili da smuovere dal brasile (e ti credo , chi preferisce la nebbia di sesto sano giovanni a una bella spiaggia tropicale).... secondo perche si adattano....vedono donne molto meno valide di loro (e non ti parlo solo di livello estetico) che fanno le principesse, se la tirano,sempre incazzose ,con il braccio teso sotto la borsetta.... e vedono che nonostante questo gli uomini sbavano.....e ci pensano "perche non farlo io?" , e anche perchè l'italiota medio ignorante, appena conosce una brasiliana si fa mille film in testa, e basta che sia un po allegra e socievole che già pensa che è una mignotta....

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che dire, concordo su tutto quello che hai scritto @cavalinho, qui la realtà è questa, certo ogni tanto pure in italia si trovano delle belle sorprese..ma che fatica , e poi una concorrenza spietata, Comunque se fossi una donna vorrei pure io vivere in italia, ci credo con tutte le attenzioni che riceve..kk. boa noite amigo.

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Ho letto tutto il 3D e concordo su quasi tutte le critiche alle melanzane (tendenza a trattare con malcelata sufficienza quando non con aperto disprezzo chiunque tenti un qualunque approccio, pretese da miss mondo anche quando sono di bellezza men che mediocre, abitudine a “fare le stronze”, ovvero a suscitare disio solo per compiacersi della sua negazione, ad attirare chi non sono interessate a conoscere ma solo a respingere, ferire e irridere, a indurre a farsi avanti chi poi si dilettano a chiamare molesto o a umiliare davanti agli altri o a svilire davanti a se stesso facendolo sentire uno fra i tanti, “uomo senza qualità”, un banale “scocciatore”).
Devo però rilevare come alla fine il femminismo abbia vinto non perché abbia cambiato le donne (già per com'erano stronze ai tempi del Leopardi non potevano peggiorare), ma perché ha cambiato noi.

A parte gli interventi di Powell e di Flautomagico, da tutti gli altri post sembra che l'uomo non possieda alcuna dote con cui pareggiare (in desiderabilità e potere) la (vera o presunta) bellezza femminile.

Una volta avevamo un'altra bellezza da contrapporre, che non si valorizzava con tinte, vestiti e palestra, ma con la capacità e l'ordine del dire (senza le qual cose, per dirla con Quintilliano, la ragione stessa sarebbe vana). Un uomo non si valutava con lo specchio, ma con la cultura e l'eloquenza, con quella capacità di generare immagini e suoni con le parole chiamata poesia e tanto potente da vincere di mille secoli il silenzio rendendo dee immortali le donne mortali cantate nei versi (come nel mito rivelato dal Foscolo nell'ode all'amica risanata), o, più prosaicamente, con quell'abilità di perdere la donna negli imperi dell'illusione e del sogno con il solo raccontare, grazie alla modulazione della voce, alla scelta dei vocaboli, all'accostamento delle figure retoriche e delle citazioni o anche solo di usare la letteratura, la filosofia, il mito, la lirica per rendere non banale il dialogo solus ad solam e al contempo mostrare all'ascoltatrice gentilezza di core, vivacità d'ingegno, profondità d'animo, squisitezza di gusto, raffinatezza d'intelletto.

Anche senza tornare ai tempi delle cronache bizantine, quando Gabriele D'Annunzio era conteso da tutte le più belle dame della capitale per una bellezza tutta poetica, spirituale, paradisiaca, anche nei tempi della mia giovinezza avevamo fulgidi esempi di uomini i quali, grazie alla cultura e all'eloquenza, attiravano schiere di fanciulle degne di un concorso di bellezza pur essendo, da un punto di vista fisico, tutt'altro che belli, semplicemente raccontando di arte, filosofia e letteratura in maniera originale, fantasiosa, attraente e penetrante.
E volendo mettere il naso fuori dall'Italia, l'archetipo di questo tipo di corrispondenza d'amorosi sensi fra opposti e complementari tipi di attrazione (corporale e intellettuale) è il Woody Allen di “io ed Annie”, un comico che, inciampando nelle cose come un personaggio di Svevo, incontra una fanciulla che si invaghisce della sua mente iperattiva e concede la propria bellezza dopo un breve corteggiamento che nulla ha delle lunghe e terribili prove pretese da certe melanzane ed ha successo proprio perché l'incapacità dell'uomo di adeguarsi ai canoni del “conquistatore” risulta divertente e spontanea.

Evidentemente la cultura ufficiale (per la quale tutto quanto è più o meno fondatamente considerato femminile è visto come bello, buono, culturale, progredito, raffinato, puro, evoluto, mentre tutto quanto è più o meno arbitrariamente ritenuto maschile è rappresentato quale brutto, cattivo, becero, rozzo, primitivo, impuro, brutale), lo stile pubblicitario e cinematografico (per il quale l'uomo è o un pupazzo da sollevare nell'illusione e gettare nell'abisso della delusione con il massimo del fragore, dell'irrisione e dell'umiliazione possibili – vedi pubblicità Breil di qualche annetto fa – o un bruto da punire nel modo più vasto e doloroso possibile – vedi la vasta cinematografia hollywoodiana delle “giustiziere” che si liberano indifferentemente di uno stupro come di un semplice approccio con armi variabili dalle sventagliate di mitra ai calci nelle palle) sono riuscite in decenni di bombardamento mediatico sulla nostra psiche a convincerci di non poter avere nulla di quelle multiformi ingegnose qualità un tempo riassunte nella parola “cervello” (mi è capitato pure di leggere, sempre in quel famoso 3D sull’Ucraina steppica

https://www.gnoccatravels.com/viaggiodellagnocca/135901/cronache-dallucraina-steppica-odessa-mykolaiv-kherson-kryvyi-rih-zaporizha-dnipro/#c25

una domanda retorica semplicemente agghiacciante su “I poveri (non ricchi) che devono essere belli, sennò su che altro dovrebbero investire? Sul cervello? E scusa, che cosa è il "cervello"? ”).

Forse davvero il femminismo ha avuto successo nel convincerci di quella grande, grandiosa, strepitosa CAZZATA dell'uguaglianza.
A leggere certuni di voi mi sembra di risentire quelle due semi-cretine sanmarinesi, mie compagne di corso nei felici anni dell'ingegneria, le quali, sostenevano la bellezza avere il medesimo ruolo negli uomini come nelle donne.
Tale cretinata egalitaria si mostra per quello che è già ad un primo esperimento mentale applicato alla natura. Se le disparità fra il numero dei disianti la bellezza e quello delle belle disiate e fra l'intensità di disio dei primi e quella delle seconde non fossero di diversi ordini di grandezza, non vi sarebbe in natura la selezione sessuale, tutti si accoppierebbero più o meno con tutti e la specie decadrebbe. Ecco perché la bellezza non ha lo stesso valore (e quindi lo stesso potere) nei due sessi.

Nel mondo umano dell'autocoscienza, se da un lato tale disparità ci svantaggia grandemente nell'approccio, poiché ci costringe a farci avanti alle cieca (senza poter sapere con quale atto, detto, promessa o atteggiamento, e in quali particolari condizioni e occasioni, si potrebbero rendere sensibili quelle particolari doti di sentimento o intelletto potenzialmente apprezzabili agli occhi di chi da noi e dagli altri è già apprezzata per quello che è, ovvero bella), a “fare qualcosa” per sperare di renderci almeno visibili se non graditi agli occhi di colei che è già universalmente mirata, socialmente accettata, amorosamente disiata per la bellezza (quando manca subentra l'illusione del desiderio) e non ha bisogno di compiere particolari imprese o mostrare obbligatoriamente altre doti (come invece devono fare i cavalieri i quali senza esse restano puro nulla socialmente trasparente e negletto dalle dame),
a sentirci, angustiati dal desiderio, come sotto esame di fronte a colei che guardata dal basso verso l'alto con gli occhi dell'anima, tutta serena sul piedistallo della bellezza, può scrutare e valutare tutti e tutto con calma e decidere con enigmatico sorriso da sfinge se divertirsi con noi o contro di noi (ovvero usando l'arma della bellezza per illuderci nel profondo, irriderci nel disio, umiliarci in pubblico o in privato in quanto ho da tempo precisamente definito nel termine “stronzaggine”), dall'altro fornisce il vantaggio di poter essere valutati e apprezzato su una rosa ben più vasta di qualità rispetto alla sola apparenza fisica, spesso su doti che, non solo non sfioriscono con l'età, ma addirittura si accrescono tanto con l'esperienza del mondo (posizione sociale, cultura, prestigio, ricchezze) quanto con il tempo dato al corteggiamento (cultura, eloquenza, simpatia, estro, ironia, sagacia, profondità di sentire, finezza d'intelletto, originalità d'ingegno, delicatezza d'animo, cor gentile) e che, se non sono ravvisabili nei primi momenti del fugace incontro come quella perfetta poesia vivente degna dei sonetti immortali dallo stile puro e rarefatto del Petrarca che è la bellezza femminile, possono comunque lungo un colloquio solus ad solam, dispiegare gradualmente e sempre più il proprio fascino a similitudine dell'ampio, armonioso e avvincente periodare della prosa boccaccesca.

Le femministe vorrebbero invece tenersi il naturale vantaggio nella prima parte della vita (quella in cui un giovane ed inesperto non può per forza di cosa aver ancora costituito quel fascino necessitante di tempo ed esperienze mentre sulle coetanee già fiorisce invece la bellezza) e non permettere che nella seconda vi sia la nostra rivincita.
Ecco perché dicono, come quelle due sceme ingegnerizzate, che “a quaranta sarà comunque finita anche per voi” e che “se siete superficiale voi a guardare solo la bellezza esteriore, allora lo dobbiamo poter fare anche noi”.

Non tengono presente che l'uguaglianza innanzi alla legge ed il pari diritto a vivere liberi e felici non possono cancellare, anzi, devono ben conteggiare, le disparità naturali dettate dagli opposti-complementare ruoli ricoperti da maschile e femminile in quanto davvero conta per Vita (rispettivamente propagazione e selezione della stessa).

E parlando di equità, se una fanciulla ha la bellezza (o, meglio, la sua illusione nata dal disio) per essere mirata, disiate e accettata da tutti al primo sguardo, con la rapidità del fulmine e l'intensità del tuono, io dove poter conseguire socialmente altre virtù per essere parimenti mirato, disiato e accettato in maniera altrettanto necessitata ed intersoggettiva. Se le donne hanno la prima metà della vita per poter sceglier praticamente sempre chi vogliono, quando vogliono e come vogliono, noi dobbiamo pure riservarci la seconda parte per fare altrettanto (se abbiamo coltivato le nostre virtù personali e la nostra posizione sociale con il merito e lo studio mentre le coetanee potevano divertirsi).

Mi davano del maschilista. Sarei stato maschilista se avessi detto che le donne sono soltanto un bel guscio vuote e gli uomini tutti più intelligenti. Poiché invece penso, in media, sia vero forse il contrario (anche se la maggior varianza nelle statistiche maschili fa apparire fra di noi qualche genio e molti sapienti, assieme ahimè alle miriadi di imbecilli), non c'è in me alcun svilimento della donna, ma solo la constatazione che, per via del nostro ruolo di propagazione della vita, mentre noi siamo immediatamente attratti dalla sola bellezza non appena questa si fa sensibile agli occhi in quelle grazie che, come direbbe Dante, è bello tacere, la controparte femminile, conformemente al suo ruolo di selezione della vita, pretende (perché può farlo) mille altre doti (a volte correlate a quel primato o a quel prestigio sociali che nel mondo umano sono la prosecuzione di quanto in natura sarebbero la capacità di proteggere la prole o di divenire “capibranco” e che in un mondo non totalmente sovvertito dovrebbero essere parenti del termine “intelligenza”, a volte invece dettate da bisogni puramente soggettivi o sentimentalmente razionalizzati).

Non sono superficiale io se riconosco la profondità del mio bisogno di bellezza, il quale per natura ha la stessa origine di una cascata che irrompe, di un cielo di stelle che scorrono, di un avvento della primavera, di un riflesso sull'onda lucente del mare notturno di quella conchiglia d'argento che ha nome luna, e per cultura è legato a quanto, dai primi poeti siciliani inventori del metro perfetto del sonetto all'ultimo D'Annunzio del poema paradisiaco, ha sempre costituito il vero motore della grande arte. Superficiale è chi, nel suo estremismo egalitario hegeliano-femminista, tratta uomini e donne come fossero figure dello spirito. Superficiale è la femmina emancipata che finge di essere attratta dai fighi per apparire “pari all'uomo” (senza davvero avere un'idea di quell'irrefrenabile disio dei sensi che la Natura ha dato in sorte a noi soli e a cui, anche prima e anche senza il piacere, si accompagnano angustie, difficoltà e sofferenze).
Non è più intelligente lei che può permettersi per natura di apprezzare doti e bellezze diverse da quelle esteriori in me solo perché non è sottoposta al mio stesso ineludibile desiderio per le grazie corporali. Fa parte dell'intelligenza capire che nessun essere vivente può scegliere da cosa essere attratto, che non è la mente ma il genio della specie a decidere nelle questioni dell'amore sessuale, e che l'attrazione data dalla bellezza colpisce un uomo a prescindere dal suo livello culturale, intellettuale o socio-economico.

Pur volendo pensare (specie dopo i mali e le tirannidi portate dal femminismo, forma estrema di totalitarismo con la pretesa di cambiare antropologicamente l'uomo per non dire di distruggerlo nell'intimo dei suoi desideri e della sua psiche) tutto il male del mondo delle donne in generale e delle melanzane in particolare, temo si stia esagerando nella critica verso quest'ultime.
Le critiche per essere efficaci non devono estendersi al non-verificato. Fra tutte le accuse che si possono muovere alle donne-melanzane, credo che quella di essere “superficiali” nel senso di guardare solo all'aspetto estetico dell'uomo (superficiale sarebbe in tal caso tale comportamento apparentemente uguale al nostro perché non nascente da un profondo desiderio di natura come quello da cui noi muoviamo) sia l'unica che non si possa muovere.

A parte le ragazzine manipolate dalle trasmissioni della De Filippi e le femministe manipolate dall'ideologia, persino le melanzane pretendono ben altro. Magari non sanno neanche loro cosa, ma sicuramente non la tartaruga degli addominali. Magari quella è la moda del momento che fingono (o cercano di imporsi) di seguire, ma, non essendo sostenuta da un desiderio naturale, un domani potrebbero benissimo farsi andare di moda i panzoni.
Mentre donne brutte e vecchie non saranno desiderate dagli uomini mai, in nessun tempo e con nessuna moda. Con buona pace del femminismo (che vorrebbe proibirci di andare a puttane nella speranza di rendere desiderabile anche quella massa femminile indifferenziata di racchie).

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Ruoppolo
31/08/2017 | 23:31
Repubblica di Siena |  26-35
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Maremma quando ho fame di topa vado a troia

Donna che dimena l anca se puttana unne'poho ci manca

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@beyazid-ll
Congratulazioni per la disquisizione...solo una cosa secondo me sottovaluti... Il potere esagerato dei media che stanno capovolgendo lo stato delle cose ... Sdoganando le vecchie e brutte !!! Facendole passare per più che desiderabili ed appetibili.. E spogliando l uomo del suo "ruolo" maschile ...e sostituendolo con un omosex o al max bisex che sia pero allo stesso tempo il miglior amico della donna ; depilato profumato e preferibilmente amante di borsette scarpe ed accessori vari

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fabri63
01/09/2017 | 09:43
Porto Sant' Elpidio fm marche |  51-100
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piu che notare quello che nn va direi meglio cercare soluzioni oltre quella anche valida di espatrio

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L'espatrio alla fine è la soluzione migliore perché penso che l'atteggiamento delle italiane (quelle brutte eh, ne ho socializzata una di recente, non mi sono fatto più sentire e si comportava esattamente come descritto qui) l'atteggiamento dicevo sia solo colpa degli uomini, semplicemente perché poi all'estero si sfogano con il primo venuto.

Diciamo che nel paese c'è una cappa di oppressione vetero-clerico-maschilista…

- Che cazzo è quello?
- Ti sei risposto da sola.

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fabri63
04/09/2017 | 16:29
Porto Sant' Elpidio fm marche |  51-100
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secondo me in it il problema donne è la conseguenza di tante altre situazioni concatenate tra loro che nn sto ad elencare poi l italia nn è tutta uguale e all estero i posti nn sn uguali è che l espatrio merita prima di tutti perché più che di donne siamo affamati di cambiamenti novità emozioni semplicità e per questo l espatrio ci ricambia bn sarebbe interessante creare un gruppo di espatriati in modo da scambiarsi info utili sui vari posti per ora mi trovo da due mesi a kiev

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Cari @poliglotta, @fabri63 e @FlautoMagico,
non penso che i mezzi di informazione abbiano tutta questa responsabilità, o almeno non più di quanto ne abbia avuta la cultura del passato qui in occidente in generale ed in Italia in particolare.

Come ipotizzavo scherzosamente (ma non troppo) nell'altro 3D, possono ben avere avuto più peso, rispetto ai media odierni (che, semmai, amplificano quanto già esisteva), i lunghi secoli di stupidità cavalleresca che leggiamo sublimati nei libri di letteratura e di poesia.

L'aver preso nel significato letterale le lodi alla "Donna-Angelo" stilnovista (e non solo) ha reso le melanzane il corrispettivo di quanto nel mondo arabo sono quelli che prendono il Corano alla lettera: tanto vanitose e prepotenti da trattare oggi con malcelata sufficienza o con aperto disprezzo chiunque tenti un qualsiasi approccio con loro, tanto pretenziose da dare per scontato si debba offrire loro di tutto in pensieri, parole, opere in cambio della sola speranza (anzi, per il loro semplice "status" di "Donne", proprio come dovevano fare i servi della gleba per il loro signore nelle corvèe medievali), tanto tiranniche da pretendere costumi, stato e società diano ad esse sempre la precedenza, dagli ambiti più ridicoli, come la questione del genere linguistico, dove si sta scegliendo di violentare persino la tosca favella pur non di spiacere la Boldrini, fino a quelli più seri e fondanti per la civile convivenza, come quello giuridico, dove ormai la certezza del diritto è distrutta dalle definizioni vaghe e onnicomprensive di "violenza" e "molestia" volute dal femminismo (in virtù delle quali il confine fra lecito e illecito può essere stabilito a posteriori dalla soggettiva sensibilità della presunta vittima), la proporzionalità della pena è insussistente se si pensa a quanto costa una palpata di culo (decine di migliaia di euro di multa e qualche anno di carcere)
paragonato al trattamento lieve ricevuto da chi vive di latrocinio e al fatto che per quanto io ho codificato con il termine "stronzaggine" (ormai divenuto moda fra le femmine in ogni luogo di divertimento e di lavoro) non sia prevista alcuna figura di reato, nonostante i ferimenti ed i danni alla nostra psiche siano non certo minori), e la presunzione di innocenza è rinnegata da sorprendenti pronunciamenti giuridici per i quali, contro ogni illuminismo che imporrebbe di basarsi su fatti e non parole, in caso di "parola contro parola" nei reati sessuali, la testimonianza della "persona offesa" può essere presa
"anche da sola" come "fonte di prova", qualora ritenuta credibile dal "libero e motivato" convicimento del giudice, in assenza di riscontri oggettivi, testimonianze terze o
"altri elementi atti ad avvalorare dall'esterno l'una o l'altra tesi" (in pratica, dato che la parola dell'imputato non vale parimento come testimonianza, un rovesciamento dell'onere della prova, inaccettabile già in abstracto per uno stato di diritto, ancora più inaccettabile per gli effetti pratici, se si ricorda, con Popper, che, mentre è sempre possibile dimostrare l'esistenza di ciò che esiste, non sempre lo è la dimostrazione dell'inesistenza di ciò che non esiste: come farei a dimostrare che gli alieni non esitono, o che ieri sera non ho sorvolato la città nel buio a cavallo di una scopa? come fa un imputato innocente a dimostrare che non ha toccato il culo della stronzetta o che non ha stuprato la ex-fidanzata accusatrice?) e tutto per non dispiacere le donne che "se non credute sulla parola si sentono violentate due volte"!.

Non è un caso forse, se nella Roma Repubblicana, almeno prima di Catullo (quindi prima dell'inizio della decadenza cui vanamente Augusto tentò di porre rimedio) cantare di donne e amore non era considerato degno della "gravitas" di un cittadino romano.

Oh, perduta patria del diritto! Altro che cappa maschilista! Il maschilismo è stupido (come tutte le pompe e le ribalderie post-seicentesche: considerare la donna inferiore è un errore madornale che inibisce qualunque possibilità di efficace difesa dai loro pericoli), ci vorrebbe una più sana, moderata e intelligente misoginia (che non è odio nè disprezzo, ma "arte di vivere liberi e felici nonostante l'esistenza delle donne", "abilità di costruire buoni argini alle loro eventuali offese" e "balance of power fra i sessi nei fatti del mondo come volontà").

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