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IlMarchese
Silver
17/12/2022 | 17:37

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Sono ad Amsterdam per il fetish party più trasgressivo al mondo, il Wasteland.
Il Wasteland è un party fetish che rimbalza come una ball gag da Berlino ad Amsterdam. Indosso il mio outfit fetish d’ordinanza. Pantaloni in pelle nera, maglietta della salute in latex nera, maschera cattiva, nera, mutande con orsetti di vari colori. Insomma il vestito che metteresti per il pranzo di natale in famiglia. Mi metto in fila per entrare. Già si capisce il tono della serata. Davanti a me c’è Jesus Christ Superstar con corona di spine che spilla sangue, fa coppia con un troione in corsetto di pelle e collare borchiato. Sento parlare Italiano e ci sono Mario che tiene Giovanni per una catena al collo. All’ingresso due stanghe con la frusta decidono se sei abbastanza fetish per poter partecipare, sono abbastanza fetish.
L’ambiente è un misto tra un concerto Black Gothic Dark Metal, un locale di scambisti e una festa patronale.
Arrivo presto, sono le 22. Il party si tiene in un club di tre piani che è come l’inferno: più vai giù, più scotta. Appena entrati c’è la sala da ballo. Voglio dire, se non fosse per la gente che sembra uscita dal film Hellraiser o eyes wide shut, i manichini impiccati che penzolano dal soffitto, il Dj con la maschera da caprone, sembrerebbe una normale discoteca. Anche la musica è la solita dance elettronica dimmerda. Al piano sotto, altra sala da ballo. Qui a saltellare sono più maschioni nudi. I più timidi indossano mutande di pelle con pettorine fetish. Non saprei dire che musica suonassero, se fossero canti di uccelli, maracas brasiliane o quant’altro, perché me ne esco di filata. Per carità, niente contro le maracas brasiliane. Sullo stesso corridoio apro una porta nera e spessa che non ispira niente di buono. Mi trovo in una stanza dal soffitto basso, sembra una cantina o una cella punitiva o il monolocale di mio cugino. Invece è il Chillout Lounge con il Karaoke. Una tipa mascherata da sposa cadavere scompone in grugniti, miagolii e scorregge vocali quella che mi sembra I Will Survive di Gloria Gaynor. Cantata da una tizia truccata color livido, occhi cerchiati postmortem, lenti a contatto opache da cernia pescata sei giorni prima, mentre ondeggia nel suo vestito di organza stagione autunno inverno 1869, pare la scelta musicale azzeccata.
Scendo ancora a cercare il centro dell’inferno. In questa sala si tiene una performance sadomaso. Un puttanone mascherato da catwoman, con un pennarello scrive su pancia e petto di un disgraziato pescato tra il pubblico, frasi come: la mia vita non ha senso, sono un pezzo di carne, tifo per la Juve, e altre cose umilianti che non ho il coraggio di trascrivere. Poi lo frusta e gli piazza il tacco 12 in mezzo alle palle. ‘Ahi’ fa il pubblico per solidarietà. Con la coda dell’occhio vedo qualcosa che ad un party fetish, almeno in quelli legali, stonerebbe. Un bambino che si fa strada tra il pigia pigia di carne, latex, metallo e sesso. Guardo meglio. Non è un bambino, è un fottuto nano. Poi penso che l’unica cosa che non può mancare a un fetish party con i controcazzi è un nano sessuale, e al Wasteland fanno le cose in regola. Questo nano è truccato come uno zombie nano, una mandibola squarciata disegnata sulla faccia nana, mi fissa dal basso come un cucciolo il padrone. Sta dicendo qualcosa, mi dice qualcosa. Non sento, mi piego. Me lo devo far ripeter due volte perché penso, spero, giuro, di aver capito fischi per fiaschi. Invece avevo capito bene.
Da quella bocca da zombie nano esce : Vuoi che ti frusti? Così tout court. Come se mi chiedesse l’ora.
E io dico no grazie, dico, la mia mamma non vuole. Arriva un altro nano, questo è color cioccolata. Mi tolgo da questa situazione da Willy Wonka fetish.
Continuo l’esplorazione dei gironi infernali. Mi sento un po' Dante Alighieri. però devo pisciare. Non esiste una vera distinzione tra signori e signore anche nei bagni. La porta del cesso è chiusa. Tramestii e mugulii che sembra qualcuno sti partorendo un meteorite. Aspetto cinque minuti. Si apre la porta, escono due uomini e una donna, anche se da come sono vestiti non sono sicuro. Entro e mentre sto per chiudere la porta, un energumeno in piume e mascara mi guarda con quello sguardo che dice “vuoi che te lo regga?” “hai bisogno di un bidet?”
Nel cuore nero dell’inferno c’è Satana con tutti i suoi diavoli e si divertono un casino. L’ultimo girone è Il dungeon. Il dungeon è come la casa degli orrori del luna park, oscuro, labirintico, non sai mai quale spauracchio ti farà sussultare nella prossima stanza. Ma, a differenza della casa degli orrori, nel dungeon gli spauracchi, oltre che spaventare, scopano. In questo dedalo di turpitudini, vago come un Teseo arrapato senza il filo d’Arianna a farmi da guida, perché Arianna è una mistress cintura nera di bondage e sta arrotolando il filo intorno a un uomo che fuori da qui è direttore di banca, è membro attivo della comunità e dona l’8 x mille alla chiesa cattolica. Arianna lo lavora come un norcino bdsm, lo trasforma in un culatello della val frociona. Oltre all’angolo dell’insaccato bdsm, c’è la sala della gogna, quella con la croce di sant’Andrea, diverse zone con lettini sessuali in catene e cuoio e lacci e umiliazione. Poi il lettino del ginecologo, lo Spanking Bench quello dove ti devi mettere a pecora legato e sottoposto ad angherie di ogni tipo, e… Venghino siori, venghino! La gabbia! Se vuoi trombare nella privacy, alcove chiuse da tendine fanno per tre. In un angolo oscuro, intravedo grovigli di corpi, piedi con i tacchi spuntare fuori da questo involtino orgiastico. Mi avvicino come un appassionato d’arte che al museo vuole ammirare da vicino i panneggi e i nudi di un qualche gruppo scultoreo, tipo Amore e Psiche del Canova o il Laocoonte e i suoi figli. L’opera in questione potrebbe essere intitolata “il gruppo dell’ingroppo”. Invece di tirare fuori gli occhiali da vista come farebbe uno studioso d’arte che si rispetti, tiro fuori l’uccello. Un mascalzone sta sifonando a perdifiato una donna sdraiata su un lettino, altri tre intorno che si smanettano pronti per l’arrembaggio. Non saprei dire se la gnocca è vecchia, giovane, bella o brutta, lebbrosa o col vaiolo. L’oscurità è fitta come i cazzi che la circondano. Quello che la scopa lo fa senza preserva. L’unica raccomandazione di lei: “non venirmi dentro”. Si vede che ci tiene alla salute. Di fianco un uomo che le sussurra all’orecchio e sembra controllare il traffico. Appena la passera si libera un attimo, ci infilo un dito. La sensazione di barattolo di mascarpone mi fa capire che il tizio di prima non ha seguito le istruzioni. Lei mi guarda con quello sguardo tra l’estasi e il delirio e il “mi stai facendo solo il solletico”. Aggiungo un altro dito, poi un altro ancora, ci potrei infilare anche la mano ma non mi sembra educato. Per tutto il tempo un tipo alto due metri, capelli lunghi, mutande di pelle, pettorina di catene e uno sguardo da Hannibal Lecter, fissa la scena e semplicemente si sega, ansioso di entrare in azione. In vena di vandalismo sessuale mi preparo a dare qualche martellata al gruppo scultoreo. Sono lì per dare il primo colpo, e… lei si alza e se ne va via insieme al tizio che le sussurrava alle orecchie. Entrano nella zona tendine. Io rimango lì, il preservativo tristemente afflosciato sul cazzo, gli altri due tizi che mi guardano. Hannibal Lecter si è incattivito ancora di più.
Ritorno nella sala da ballo al primo piano. A parte la solita musica del cazzo anche qui la situazione sta diventando bollente. Passo davanti a una coppia, lui appoggiato al muro, lei in ginocchio a succhiare come un pipistrello vampiro. Mi siedo su in divanetto, mi bevo un drink, osservo lo zoo umano. Quelli seduti a fianco, prima occupati a parlare del meteo e della congiuntura economica mondiale, cominciano a slinguare. Lei si mette in piedi, si solleva la gonna, monta alla cavallina in sella al pisello di lui che sbuca dalla patta. Partono al galoppo. Non fanno caso a me che sto bevendo il mio drink a dieci centimetri. I ghiaccioli nella mia vodka Lemon tintinnano come se ci fosse un terremoto. La cavallerizza va in deliquio. Sta per essere disarcionata, si aggrappa con una mano al mio braccio. Poteva anche essere un tronco d’albero, tanto continuano a non cagarmi. Quella troia mi rovescia il drink e vaffanculo.

Verso l’una di notte alcol e droghe cominciano a fare il loro effetto afrodisiaco. Torno di sotto. Ora è il Dungeon è follato e frenetico come un carcere filippino. Scosto le tendine dell’alcova e ritrovo la coppia della ninfomane che sono ancora a scopare, praticamente scopano da due ore. Nell’alcova accanto Hannibal Lecter appecorinato in attesa che qualcuno se lo inculi. Dopo dieci minuti, lo ritrovo stravaccato su un’altalena sessuale, lo sguardo cattivo. Le palle strizzate da un cinturino, sempre in attesa che qualcuno se lo inculi, ma nessuno che vorrebbe farsi mangiare il fegato con contorno occhi, se lo incula.

Nella sala della gogna spunta un culo e stivali neri a mezzo coscia. Piegata a 90, testa e braccia bloccate. Chiunque sia è in balia di un tipo con la frusta, ma la usa senza convinzione. Chiedo al tipo, posso? Il tipo fa la cazzata di passarmi il frustino da equitazione, mi dice sì ma vacci piano. Tutti sanno che quando mi trovo una frusta in mano, non conosco mezzi termini. ‘sto culo si becca una scudisciata che le rimane come un morso sulla chiappa. Il culo appartiene a una ragazza che solleva la testa, a sopra la spalla vede me con lo scudiscio in mano e un ghigno stronzo in faccia. Non è tanto contenta. Neppure il suo uomo è tanto contento. Per evitare di finire sulla pubblica gogna al posto suo, mi confondo tra il flusso di allupati che vaga tra i corridoi.
Sulla sedia bondage è accomodata una suora. Tonaca, velo, croce, insomma tutto l’armamentario monacale, solo che è in latex bianco e rosso. Non avrà più di 25 anni. Un’altra consorella vestita come lei mi dà le spalle le sta rimestando la figa. La cosa strana della consorella è che c’ha la barba, e mentre la lavora di dita, si sega. Intorno a queste orsoline, un gruppo di fedeli si smanetta senza posa. Sembra una specie di rito mariano-segaiolo. Prendo la suora per il mento. No, non quella con la barba, l’altra. La giro verso di me. Le lecco la faccia. Infilo la comunione in quello bocca monacale da troia. Le rimesto la lingua consapevole che quella bocca deve aver preso più schizzi di un’acquasantiera. Suor maiala mi mette la mano sul cazzo, me lo tira fuori. Prendo posizione al posto della sorella barbuta. La inchiodo come un cristo a quel fottuto trespolo bdsm. Suor maiala è in estasi mistica, non apre mai gli occhi. L’altra suora, che non ho capito se è il ragazzo o un membro della stessa confraternita, le dà la santa comunione. Le fa inalare una fialetta di popper. A quel punto la sua fica si contrare. Il suo utero c’è come una mano che mi strizza il cazzo. Se lo tirassi fuori, a parte lasciarci dentro mezzo cazzo, si sentirebbe un “flop” come se stappassi una bottiglia di chardonnay. È in preda a una specie di crisi epilettica, trema, si irrigidisce. Spero che non mi muoia o almeno che lo faccia dopo che ho sborrato. Tira la testa all’indietro in un’estasi mistica, sembra santa Maria Teresa D’Avila, manca solo l’aureola di luce e l’angelo a completare il quadro.
Suor maiala Santa subito!
Poi finalmente apre gli occhi, poi li richiude. Evidentemente s’aspettava di trovarsi davanti Gesù redentore o padre pio o l’angelo avvolto di luce, ma invece è un porco sudato vestito il latex nero con la maschera nera cattiva che le ha battezzato l’utero.
In un’altra stanza si stantuffa di mano una donna con la stessa delicatezza di quando sturi lo scarico di un lavandino otturato. Fa pure le pernacchie. Il tubo si stura. Schizzi su l’idraulico e tutti quelli che lo stanno assistendo. La fogna squirta e lo sprizzo mi raggiunge anche se faccio un salto all’indietro. Sulla maglia in latex mi cola questa bava lucida di piscio, brodo ficale e chissà cos’altro della donnatubo stasata.
In mezzo al corridoio, un ingorgo causa lavori in corso. Una squadra di operai africani e una cicciona bionda hanno allestito un cantiere. Lei carponi, con le mani lavora due cazzuole, con la bocca un trapano. Poi c’è il capocantiere, che se la incula. Resto lì ad osservare come farebbe un vecchio un cantiere edile. La squadra di operai africani è la più richiesta nel dungeon, sono gran lavoratori.
Una vecchia penzola da un’altalena come un fico secco da un albero. Tra le gambe ha un ragazzo che potrebbe essere il nipote. Il marito, un simpatico vecchietto, guarda questo estraneo che si fotte la moglie che nella vita ha accumulato più cazzi che rughe, ed è felice. Almeno per una volta salta il turno, non è non è costretto a ficcarlo in quel buco stantio, lo fa qualcun altro. Anche lei è felice. Il nipotino tira fuori il pisello e le irrora la faccia di sborra. La vecchia si alza a fatica, si rimette le mutande, prende a braccetto il marito. Un filamento biancastro le cola dal mento, lo raccoglie. Fanno ciao ciao a tutti e se ne vanno.
Ora, la domenica, quando siete a tavola con i vostri nonni a mangiare la pasta al ragù, li vedete provati e chiedete cosa hanno fatto la sera prima, e loro rispondono eravamo a un torneo di burraco, o, a ballare il liscio alla balera, e poi vostra nonna, quella delle torte della nonna alla crema, si passa la mano sulla faccia e sorride al quel pacioccone di vostro nonno, ripensate a questa storia.
Incrocio una suina tenuta per mano da un mandingo in mutande che poi è il capocantiere di prima. Altri tre o quattro arrapati che li seguono. Mi accodo alla processione. Il nero le suggerisce che sull’altalena sessuale a pecorina è meglio che supina. Lei non vuole, si mandano affanculo. Ci sono delle gnocche che hanno il pallino delle gang bang, o, magari quando spengono le cinquanta candeline sulla torta di compleanno, esprimono un desiderio che non è il principe azzurro. Questa è una di quelle. Infila le zampe nelle imbracature dell’altalena, si posiziona a gambe larghe come se dovesse partorire. Con uno sguardo passa in rassegna tutti i cazzi che la puntano come un plotone d’esecuzione. Sotto a chi tocca. La suina inizia a ondeggiare sull’altalena. Sembra Heidi la ragazza delle Alpi, quella del cartone animato. Mancano solo le montagne innevate, i prati verdi e il vestitino da pastorella svizzera, ma il sorriso è quello. Heidi e i cazzi le fanno ciao. Stuzzico i capezzoli a questa vacca montanara. Dal momento che ha almeno la bocca libera le avvicino il pisello. Lei non ci pensa un minuto, lo afferra come un microfono e ci canta uno dei suoi jodel “Holalaaaiiidiii, Holalaaaiiidiii”. Accipicchia, Heidi qui c'è un mondo fantastico! Quando non è il pisello in quella bocca canterina ci piazzo un pollice che succhia e morde come una bimbetta. Intanto tra le sue cosce sono passati già due o tre caproni. Mentre la nutro a cazzi e pollici, una mora in maschera nera tutta ricamata tipo centrino, tette nude e capezzoli coperti da un cerotto, si avvicina curiosa come una vacca al pascolo. Poi si piega a baciare Heidi sulla bocca, le accarezza i seni. Faccio vedere a questa vacca mascherata che potrebbe anche succhiarmi il cazzo, cosa che non se lo fa dire due volte.S’inginocchia e me lo succhia. S rimette in piedi, e girandosi verso il suo ragazzo che era rimasto tutto il tempo muto a guardare, ride e fa “I’m a bitch”, tanto per ribadire.
Quest’aria da alpeggio di montagna mi dà la fregola. Mi metto in fila per il rancio o almeno per sgranocchiare l’osso. Spingo, sgomito e prepotentemente guadagno la pole position. Penso che Heidi sarà ormai sazia, non è così. Un paio di colpi di cappella sulla bocca di quella sorca spanata. Lei è tutta contenta a vedere il mio cazzone. Glielo ficco in quelle profondità abissali. Tenera piccola Heidi, con un bucio di culo così. Avete mai provato a chiavare qualcuno sdraiato su un’altalena sessuale? No?
Ok, Per evitare che oscilli come un campanaccio, devi tenere ferme le catene che la reggono al soffitto. Le tue gambe devono seguire il movimento ondulatorio, si alzano e si abbassano, si alzano e si abbassano. Aggiungi inoltre che devi cercare di centrarle la fica o perlomeno il buco del culo, mentre lei si dimena, si contorce e cerca di arraffare tutti i cazzi che le capitano a tiro. Più che una scopata è una gara di pentathlon. Heidi sull’altalena fa acrobazie incredibili. Inoltre, devi avere anche gli occhi dietro la testa. Non sai chi c’è dietro di te e soprattutto cosa stia facendo. A me, avere dietro qualcuno che aspetta in fila, che sia la fila alla cassa del supermercato, in fila in chiesa a prendere la comunione o in fila per scopare una ninfomane in una gang bang in un fetish party, mi genera ansia. Poi ci sono quelli che continuano a smanettarsi come automi. Con la scusa della ressa, te lo appoggiano. Avere quattro, otto, sedici palle al culo è un attimo. Dopo che Heidi si è presa tanti cazzi che messi in fila fanno l’altezza del Cermis, da un bacino in bocca a tutti e se ne va.
Dopo tre ore di chiavate e chilometri e chilometri percorsi come un’anima in pena nei meandri del Dungeon, la stanchezza si fa sentire. Le ginocchia sono budini, i piedi, carboni ardenti, il cazzo, un ecce homo. Gocce di sudore colano da sotto la maschera, la vista s’annebbia. Inciampo su una gamba qualcuno inginocchiato a spompinare qualcun altro. Ruzzolo come una palla di latex e caracollo dentro l’alcova sbagliata. Sono sdraiato a pochi centimetri da tre tipi incastrati e accartocciati uno con l’altro come un trenino gay deragliato. Per non finire anch’io coinvolto in questo incidente frocioferroviario mi rimetto in piedi, dico anche scusate per averli interrotti visto che si sono fermati e mi stanno fissando, e me ne vado.
Sono le quattro di mattina e a fine serata il Dungeon puzza come un preservativo usato.
L’ultima polaroid dall’inferno è un’apoteosi orgiastica. Un presepe fetish. I tre re magi sono un trans pelato dalle sopracciglia contornate da piercing e due grosse tette, che un tizio in tuta zentai nero lucida come se avesse fatto il bagno nella pece sta succhiando, mentre rovista nelle mutande del trans cercando inutilmente di farglielo rizzare. Questo a sua volta tiene per il guinzaglio un altro che se ne sta in ginocchio e lo spompina come se vivesse solo per quello.
Sborra, incesto e birra.
La capanna è la gabbia bdsm. Dentro c’è l’asinello che si fotte il bue che nel nostro caso è una vacca di due metri che grida come se fosse al macello. Si regge alle sbarre scuotendole e sferragliando come una gorilla in preda a un attacco di panico. Intorno tutti i pastori che ovviamente, si segano. Poi c’è il mio amico nano zombie che non può che interpretare Gesù bambino. In piedi sopra la spanking bench si sta fottendo Maria che intanto lo succhia a Giuseppe. E L’angelo? L’angelo è una bionda avvolta in una tutina a rete e sta minacciando tutti con un gatto a nove code.

pietroilgrande2
Newbie
25/10/2022 | 16:52

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@Itaconeti

https://www.indexmundi.com/g/g.aspx?c=rs&v=67&l=it

ecco....lo vedi da qui le cazzate che spari...
ma sei mai stato in Russia tu? a parte la foto di quella cicciona...ha una coscia che sembra Sebbino Nela...

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