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I contratti tra cliente e prostituta vanno rispettati

Ponendo fine a una lunga diatriba, la corte federale ha sentenziato che i contratti tra un cliente e una prostituta vanno rispettati, in quanto non sono immorali e dunque vanno protetti dalla legge. La sentenza è stata emessa nell'ambito di un processo penale, ma avrà ricadute anche sul piano civile.

La sentenza (versione in tedesco), pubblicata il 4 febbraio di quest'anno la trovate qui:

https://www.bger.ch/ext/eurospider/live/fr/php/aza/http/index.php?highlight_docid=aza%3A%2F%2Faza://08-01-2021-6B_572-2020&lang=de&zoom=&type=show_document

e qui il comunicato stampa del tribunale (in italiano):

https://www.bger.ch/files/live/sites/bger/files/pdf/it/6b_0572_2020_2021_02_04_T_i_11_10_49.pdf

Ma raccontiamo dall'inizio come si è arrivati alla sentenza. Tutto comincia nel 2020, quando uno studente pubblica una inserzione in cui cerca una donna che vuole guadagnare 2000 franchi. Alla ragazza che risponde, l'inserzionista spiega che per avere i soldi avrebbe dovuto passare la notte con lui. La ragazza accetta e non pretende il pagamento anticipato, insieme si recano in un hotel, dove hanno diversi rapporti sessuali. Quando verso le due del mattino la ragazza si sveglia, si accorge che il cliente se l'è svignata, e per di più ha cancellato dal suo cellulare i dati utili per rintracciarlo. La ragazza chiama la polizia e racconta la storia. I poliziotti dicono di non poter fare nulla, perchè secondo loro lo studente non ha fatto nulla di criminale, e si limitano a darle un passaggio fino alla stazione. Qui la ragazza si accorge che il cliente le ha anche svuotato il portamonete, che conteneva 40 franchi. Richiama la polizia, che risponde che adesso ci sono gli estremi per una denuncia penale. Detto e fatto, la polizia identifica facilmente lo studente. Il pubblico ministero accusa l'imputato di frode, corruzione di dati, furto di lieve entità. Il tribunale distrettuale di San Gallo riconosce che l'imputato ha ingannato la ragazza, lo condanna ad una pena tramutata in multa condizionale, e lo obbliga a versare alla parte civile un risarcimento di 2040 franchi.
Lo studente non accetta la sentenza e ricorre in appello. All'udienza nega le accuse e racconta la sua versione: la ragazza è stata pagata in anticipo coi 2000 franchi, hanno fatto sesso, poi si sono addormentati. Quando si è svegliato e ha chiesto di farlo di nuovo, la ragazza si è rifiutata, gli ha mostrato delle foto scattate di nascosto minacciandolo di divulgarle, e se ne è andata. Al giudice che gli chiede come faceva uno studente senza redditi ad avere 2000 franchi, risponde che da anni risparmiava per festeggiare la conclusione degli studi con una botta di vita. Peccato che i giudici scoprono presto che non aveva neppure iniziato gli esami. Ma tanto è maldestro l'imputato, tanto è navigato il suo avvocato. Argomenta che il pagamento di una prestazione sessuale è da considersi immorale, e dunque è nullo il relativo contratto. Se dunque la ragazza non può intentare una azione di risarcimento, come fa una corte penale a invocare la frode in un affare illegale? Si richiama ad una sentenza del 2011 della corte federale che sanciva l'obbligo per un tribunale, in quanto custode della moralità prevalente, di affermare la immoralità di un contratto finalizzato ai rapporti sessuali retribuiti. Come un killer su commissione non può essere dichiarato vittima di frode quando non riceve il compenso per avere portato a termine il proprio lavoro, allo stesso modo la prostituta non può accusare di frode il cliente che non la paga. Il giudice non si lascia incantare, e decide che la prostituzione praticata dagli adulti in modo autodeterminato non è abbastanza immorale, e pertanto va tutelata. Al diavolo la morale prevalente, il turbamento della sensibilità dei benpensanti, il comune senso del pudore. Lo stato non può da una parte fare pagare le tasse alle prostitute, accettando il fatto che dalla propria professione guadagnino, ma rifiutarsi poi di difenderle quando vengono truffate sul lavoro. Il tribunale di San Gallo respinge l'appello.
Lo studente non si da per vinto, si appella alla corte suprema federale. Gioca a suo favore che l'alta corte si è sempre pronunciata a favore della nullità degli accordi immorali. Confessa il furto dal portafogli, ma si rifiuta di pagare la prestazione sessuale. Ma la corte federale questa volta ribalta la sentenza che nel 2011 aveva fatto scuola. Sentenzia che il contratto tra una prostituta e un cliente non può essere considerato immorale. Anche questo appello dello studente è stato respinto. La sentenza riguarda un processo penale per truffa, ma la corte puntualizza che la sua decisione va applicata anche nel diritto civile. E' la fine di un'epoca, la sentenza che le prostitute aspettavano da decenni. Non è stato necessario cambiare la legge, è stato sufficiente reinterpretarla in chiave moderna.

Qui un paio di articoli di stampa, rispettivamente sugli antefatti e sulla sentenza federale (google translate):

https://translate.google.com/translate?sl=auto&tl=IT&u=https://www.republik.ch/2020/07/08/die-narrenfreiheit-der-freier

https://translate.google.com/translate?sl=auto&tl=IT&u=https://www.republik.ch/2021/02/04/auch-vertraege-mit-prostituierten-gelten

Ricordatevi che siccome il contratto è valido, la legge svizzera protegge tanto il cliente quanto la prostituta. Pertanto accordi chiari e fermezza nel farli rispettare

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