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♂ L’AVARUS DI BERLINO E IL CORNUTO MAGREBINO ♀

Berlino. Serata Gang Bang all’Avarus swinger club. Io nella camera di motel. Mi sto facendo la ceretta ai coglioni. Bussano alla porta. Penso sia quello della reception che deve farmi ancora il check in. Quando sono arrivato in questo quartiere ben frequentato dai turchi e magrebini, che vi consiglio se amate le emozioni forti, ho trovato solo neve, ghiaccio, bar kebab e un cancello chiuso. Ho dovuto chiamare il numero di telefono del motel per poi ritirare le chiavi da una cassetta. Insomma, apro uno spiraglio della porta perché sono ancora con le palle all’aria. Chiunque sia dall’altra parte, non vuole farmi il check-in. Sento spingere la porta. La camera dà su un cortile. Fuori è più buio del mio buco del culo, nevica, entrano spiragli di freddo. Vedo solo un’ombra, compare una faccia barbuta, incappucciata di pelo, e anche se siamo in stagione non penso sia Babbo Natale. Mi guarda con occhi strabici da idiota, con quella faccia maomettana. L’abominevole beduino delle nevi. Non parla, nessun suono, spinge solo. Faccio una fatica della madonna per non farlo entrare. Per fortuna tre anni fa ho fatto un mese di palestra e resisto alla forza bruta beduina. Sono in mutande, i piedi nudi bagnati. Scivolo sul pavimento come un pattinatore sul ghiaccio. Bestemmiando tutte le divinità monoteiste, ma soprattutto una in particolare, riesco a chiudere la porta. Il fatto che abbia pure scorreggiato per lo sforzo, potrebbe essere stato un notevole deterrente. Chiamo il coglione della reception. “Dove cazzo sei? vieni subito qui “ dico “c’è lo yeti alla porta che vuole entrarmi in camera”.
Sono inchiodato in questo buco, sto perdendo tempo, tra poco gang bangheranno. Sento passi fuori dalla porta. Ribussa. Non ho la più pallida idea di che cosa cazzo voglia. Alla fine dopo mezz’ora con tutta calma arriva il tizio della reception accompagnato dagli sbirri. Del beduino non c’è traccia. Racconto tutta la storia, quasi mi portano me in centrale. Mi chiedono se ho fatto incazzare qualcuno a Berlino. Ancora no, faccio io, sono appena arrivato. Da appassionato del Tenente Colombo, suggerisco l’idea geniale di controllare le telecamere. Ci mettiamo a vedere il video nella stanzetta della reception. Nel video che riprende il cancello dell’ingresso, si sente prima un grido di donna, e poi un cazzone di 2 metri che forza il cancello, il resto so già come va a finire. Chiedono, gli sbirri, se voglio andare in caserma fare denuncia. Caserma una sega, l'unica cosa che voglio è levarmi dai coglioni. Mi tocca cambiare albergo, non vorrei ritrovarmi lo Yeti ancora alla porta. Il mistero dell’abominevole beduino delle nevi viene svelato il giorno dopo dal tipo del motel che mi chiama al telefono. La storia è quella di un magrebino o un turco, ma magrebino mi veniva meglio la rima con Berlino, dicevo questo cornuto che stava seguendo la moglie. L’aveva vista uscire da una stanza. Prima la mena o le taglia la gola, non ci è dato di saperlo e questo è il grido che abbiamo sentito. Poi il beduino vuole complimentarsi con chi se l’è chiavata. Il problema è che la suina non era uscita dalla mia stanza, ma da quella accanto. Visto che culturalmente questi tipi sono di larghe vedute con le proprie donne che scopano in giro, poteva succedere che Berlino diventasse la meta finale della mia vita errabonda. Trovo un altro albergo al volo. Salto dalla Berlino kebabbara alla Berlino pompinara. Persino il nero alla reception del nuovo hotel quando mi consegna le chiavi mi fa intendere che vorrebbe chiavarmi come un chiavistello. Esco per mangiare un boccone. Lungo la strada è pieno di bar con insegne al neon di uomini abbracciati ad altri uomini lampeggianti. La specialità in zona sono i würstel tra fettine di culo sbrodolati di maionese. Dietro i vetri dei locali, tizi in cannottiere, pelle e baffi che ti fanno ciao ciao, come Heidi con le pecorelle.

Prendo un taxi. Finalmente arrivo a questo cazzo di Avarus. Tra il viaggio per arrivare a Berlino, il tentativo di irruzione in camera, il cambio d’albergo, il nero frocio, l’hamburger con la cipolla caramellata che mi è rimasto sullo stomaco, non è serata. L’ Avarus si trova all’ultimo piano di un edificio tutto uffici e palestre in una zona abbastanza isolata, per cui la notte è deserto e possono organizzare orgioni e tenere la musica a palla e nessuno chiama la polizia. Salgo con l’ascensore. Arrivo a una porta tutta nera. La porta si apre all’improvviso. Esce una tipa scarruffata e sconvolta che sembra appena fuggita da una gang bang, di certo non era a fare Yoga. Richiude la porta dietro di sé, la stronza, senza farmi entrare. Inizio a suonare il campanello, nessuno risponde. Risuono. Risate, musica, tintinnni di bicchieri come se fosse capodanno. Mi attacco al campanello. Alla fine quando sto per andarmene, si spalancano le porte del paradiso, diciamo così. Invece di San Pietro, c’è un cento chili di tremula carne sudata, umidiccia. Compare questa grassa e baffuta tricheca teutonica. Ma una tricheca zozza che sembra pure lei appena uscita da un tortino di cazzi. Partiamo subito con un Kazziatone di benvenuto, con quel tono minaccioso che solo i crucchi hanno anche a cose normali, figuriamoci quando sono incazzati.
“Nein suonare campanello DIECI folte, Neeiiin! Basta UNA suonare, UNA, suonare, folta! “
Mi sento uno scolaretto che è sgridato dalla maestra. Non vorrei finire già nella lista nera ancora prima di entrare. Chiedo perdono, sto per inginocchiarmi e accettare qualsiasi punizione corporale voglia infliggermi.
Vengo perdonato, “per questa folta”.
La tricheca si asciuga il sudore dalla fronte, fa un respiro, conta fino a dieci per riprendersi Eins Zwei Drei Vier….
“Come tu, essere registvrato?”
Ha in mano un tre pagine con la lista di nomi. L’Avarus list. Li scorre con quel dito tozzo da mammifero antartico.
“Anofagabondo, Ladysquirting, fragolino, Gesù69, “
“Come detto ti chiamare?”
provo a sbirciare la lista, allungo un dito e lei mi dà un buffetto sulla mano.
il commendatore, il conte, il duca ecco … ilMarchese. “Tu essere ilMarcese, Ja?”
Sì, ma solo per gli amici.
Mi squadra dai piedi alla testa da dietro il bancone, chissà cosa cazzo le passa in quella testona tricheca.
Perchè oltretutto se non sei vestito come vogliono loro, Raus e torni a casa. Pago Cento gettoni dell’ingresso. La stronza si calma e diventa quasi gentile, quasi. Mi fa da Cicerona in giro per il locale. Lo chiamiamo locale ma è più un appartamento. La zona bar, un salotto, le docce, la sala buffet, il cesso.
“Qvesta è stanZa giochi” mi fa.
è uno stanzone arredata con tutto il necessario: la sedia ginecologica, l’altalena sessuale, un materasso da sei piazze per le ammucchiate di paese, le varie alcove per chi vuole un po' di privacy. Per adesso è vuota, nessuno gioca. Nel locale sono tutti in modalità social. Sembra di stare in un party casalingo. A casa di qualcuno che per amici ha la bella gente che va in giro vestita in latex, nuda sotto ma con la maglietta, in mutande ma nuda sopra, o vestito da rappresentante dell’enciclopedia treccani, o da troia da tangenziale.
Poi c’è lei.
Cappottone nero stile terzo reich. Capello con rasatura laterale, cresta azzurroviolacea: marziale ma sbarazzina al tempo stesso. Stivali mezzo coscia che se ci infili una donna normale le vedresti spuntare il naso fuori. Calze con autoreggenti, che non sono autoreggenti ma fionde dell’amore. 185 cm di pura vacca chianina tedesca. Una Fräulein puttanone come tutti immaginiamo dovrebbe essere una Fräulein puttanone.
Si chiama sicuramente Grünilde, o Brünilde, o Hildegarda o Sigrún. Le chiedo come si chiama:
“Camilla” mi fa.
La chiamerò comunque Helgaründa, che è un nome assolutamente inventato, ma tutte le crucche che scopo le chiamo così, una cosa che mi porto dall’infanzia. A parte il fatto di dirmi un nome che non volevo sentire non spiccica parola. è accompagnata da un barilotto tutto vestito di nero. Forse il marito. Ha una faccia conosciuta. Vado a prendere un drink, sto per tornare nella stanza giochi quando sento abbaiare:
“Nein drink in stanza giochi, neiiinnn, raauuusss!“
Di nuovo. Secondo Kazziatone della serata. Mi giro e vedo la tricheca da dietro il bar che mi punta il dito contro. Cristo, ci manca l’allarme antiaereo. Torno indietro, lascio in bicchiere sul bancone, con un movimento della testa lei approva.
“Brafo, Ja! Marcese”
Di fronte al bar ci sono un paio di coppie di pensionati che stanno socializzando. I mariti stanno discutendo sui problemi alla prostata, l’artrite, la cataratta, quale cantiere hanno visto oggi e altre amenità tenendo la mano sul culo della moglie dell’altro. Qualche lupo della steppa vaga solitario, si avvicina a una preda, annusa e dopo un vaffanculo se ne va. Incrocio un tipo, sembra un testimone di Geova, gli manca solo la bibbia in mano e che mi chieda se sento la voce di Dio.
No. Non la sento la voce di Dio. Solo grugniti che provengono dalla sala giochi.
Come se suonasse la campanella della ricreazione, tutti si precipitano lì dentro. Evviva!
Sulla sedia ginecologica è in corso una visita specialistica. Un troione sta con le gambe spraccate sui reggigambe, un tizio ginocchioni che le ravana la passera. Intorno tutti studenti di ginecologia che prendono appunti col il pisello in mano.
Addocchio Fräulein Helgaründa. Lei e marito si mettono comodi in un’alcova, in fondo alla sala. Faccio ciao al marito, un cenno se posso avvicinarmi. Lui è sdraiato su un fianco. Fa sì con quella testona sbiancata. Helgaründa è sdraiata, guarda il marito, mi dà le spalle, o meglio, il culo. Sdraiati uno di fronte all’altro come se fossero a godersi un pic nic sull’erba del parco di Tempelhof, a ingozzarsi di Pretzel, birra e cetrioli, invece sono stravaccati su un materasso sbrodolato in latex, che avrà preso più schizzi del Titanic, in un club per scambisti, minacciati da decine di cazzi imbizzarriti. Helgaründa si gira, mi squadra, fa una smorfia che non so se è tipo “è questo che passa il convento” o “Guarda che maschione portento" non mi scaccia come se fossi un moscone su uno stronzo, è un passo avanti. Gattono sul lettone. Helgaründa è tutta coperta dal pellone nero che sembra un Goebbels trangender. Sollevo un lembo di cappotto. Quello che trovo è un grosso culo nordico. Lei immobile, estraniata, fredda, potrebbe tranquillamente leggere Goethe mentre le si esamina il deretano. Sollevo una fetta di Schnitzel di chiappa, spunta un ciuffo di insalata di patata anni 70, inizi anni 80. Annuso, l’annata è quella, un moscato con un bouquet di sentori di frutta secca, fiori appassiti, coriandolo, piscio e sborra e anche pò di tappo.
Guardo il marito, il solito gesto con la mano, vai vai fai pure… Ja!
Rovisto nella Kartoffelsalat di Helgaründa con un dito, poi due dita, poi tre, infilarci una mano sarebbe poco bon ton. Quindi per stimolarla accelero il ritmo, cambio mano, mi sembra di fare un purè. Finalmente Helgaründa inizia a dare segni di vita, ansima move la testa, fa pure muuuuuuu…
Guardo il marito che guarda la moglie, che guarda il mio cazzo. Helgaründa ha voglia di würstel, mi agguanta la patta. Le presento l’amico fritz, che nemmeno mi da il tempo di incappucciare che se lo è già messo in bocca, quindi mi trovo la testa di Helgaründa tra le gambe. Il marito ci guarda. Ora che siamo faccia a faccia, c’ho un flash: è l’ispettore Derrick senza trench, con la t-shirt nera, la faccia crucca è quella. Stasera è la serata dei cornuti, dopo controllo se per caso è San Giuseppe. Due ore fa un marito che s’incazza perché pensa che mi sono chiavato la moglie, e ora sono qui a chiavarmi la moglie davanti al marito, che sembra si tolga un peso, finalmente qualcuno che se la scopa al posto suo. Queste strane coincidenze cosmiche da allineamento astrale di buchi neri. L’ispettore Derrick però non resta proprio indifferente, si smandruca il pacco, non so se ad ispirarlo sono io o lei. Lo tengo d’occhio perché non vorrei quattro Derrick al culo. Con Helgaründa appesa al cazzo, mi tolgo la camicia perché si cuoce. Intorno a noi inizia l’assembramento degli smanettoni. Helgaründa scaccia tutti come se fossero tafani sul culo. Si mette sdraiata, vuole che le lecchi quell’insalata Brandemburghese, ma i krauti mi fanno venire l’aria alla pancia. Allora parto subito a montarla. Le faccio una spaccata con due Schnitzel, rischiando la lussazione. C’infilo in mezzo il mio Panzerfaust. Spero non stringa con le zampe, che finisco spremuto come un tubetto di concentrato di sborra. Intanto Helgaründa urla come un'ossessa, la sbattacchio senza pietà alcuna. La passera di Helgaründa è un Autobahn a quattro corsie. Ci potrei infilare il mio cazzo, più fare un cazzo littorio con una manciata di tutti i quattro o cinque segaioli che ci circondano, a lei non basterebbero.
Poi non c’è niente di meglio per farmelo ammosciare che il Tricheco di prima che viene a Kazziarmi di nuovo. No, questa volta Kazzia Helgaründa perché con i tacchi di quegli stivaloni da walkiria puttana sta facendo diventare il materasso un groviera, che già profuma anche di groviera. Oltretutto se mi parte una stivalata in faccia mi fa un buco di culo in fronte. Le due iniziano a ringhiarsi in faccia come Rottweiler in calore. Faccio finta di sborrare, “Aaaah… Jaaa, ooooohhhh, mein Gott" poliglotto in germanico per farmi capire meglio, non se ne accorge nessuno, giusto per cortesia. Sfrutto la cagnara per defilarmi. Raccatto pantaloni e camicia. Nudo beco con la preserva afflosciata che sembra averci il berretto di uno gnomo tra le palle, mica un cazzo.
Vago nudo con il fagotto dei miei vestiti e vengo travolto da un nugolo di arrapati, che ronza intorno a una ninfomane trascinata sopra il materassone da battaglia al centro dell’arena scopereccia.
Wunderbar
Lei sdraiata con lo sguardo tramortito. Salgo sul materasso che sarà alto un metro e un cazzo, tra la foga del chi prima arriva prima scopa, il materasso che è unto e unto e scivoloso come un dildo usato e se ci sali sopra affondi. Salgo con un piede, perdo l'equilibrio, rimango a mezz’aria con l’altro piede. A quel punto ho due opzioni: pestare la faccia della la suina o cadere dal materasso rischiando il crociato. Vada per la faccia della suina. Il dio delle suine la salva, perché atterro con il calcagno a un centimetro dal suo zigomo, salvandole la metà della faccia sinistra. Lei inconsapevole della tragedia sfiorata, è lì che smanetta, succhia e sbrodola. Vuoi per la tensione del momento, vuoi perché alla fine è l’unico posto libero, mi siedo sulla sua faccia. Come di riflesso prende a leccarmi le palle. Lente e gustose lappate sui coglioni e buco di culo, che un labrador non saprebbe fare di meglio, fidatevi. è come quando ti fai il bidet e senti quel tepore che ti risale fino all’intestino, che quasi ti vien voglia di cagare. Sono lì appollaiato sulla suo muso, mi godo questo nirvana pompinaro che viene deturpato dalla faccia selvaggia di uno dei due vecchi del bar, che fa i peggio grugniti da cinghiale della foresta nera. Ci troviamo faccia a faccia ognuno ai due lati dell'arcobaleno. Il vecchio è tutto avvampato, ha le vene della fronte che scoppiano, deve avere in corpo più viagra dello stabilimento Pfeizer.
Alla fine la ninfosuina chiede time out, tutti si allontanano, lei si mette seduta, fa un paio di lunghi respiri come per prepararsi all’immersione. O, come se si fosse risvegliata da un coma. Si risdraia. Riparte il carnevale. C’è un rapido cambio di posizioni. Tutti si muovono frenetici intorno a lei come se fossero tecnici al Pit Stop della formula 1. Io passo dalla bocca alla fica, spingo via il vecchio che sembra una Tartaruga caretta arrazzata. Lui ritorna a fottere una tipa che è sdraiata accanto, le mancano le mani incrociate sul petto per ricordare Nefertiti morta 3000 anni fa ma ancora giovanile, forse la moglie. Forse, un fantasma di una troia deceduta per asfissia da troppi cazzi che infesta l’Avarus da decenni. Prendo in mano il birillo, non il suo, il mio. Batacchio un paio di colpi su quella passera sudata e arrossata che sembra un ecce homo, ce lo infilo dentro che mi sembra di scopara un barattolo di danone lasciato al sole di agosto.
Mi passa accanto la tricheca nazista, mentre sono lì che sculetto e fa:
“Tutto pene?”
“Tutto pene, danke!" e riprendo a pigiare.
Un paio di mandate e rivolto la ninfosuina a pecora, che non ne posso più di vedere quella ghigno da drogata di cazzi. Osservo la scena come se fossi in un sogno astrale. Faccio lo screenshot di questo attimo e lo salvo nel cloud dell’eternità. Siamo tutti intorno a lei come se la sua passera fosse il centro di un cosmo sporcaccione, nudi, chi con il birillo stretto in mano, chi infilato in un buco qualsiasi. Alcuni sguardi ansiosi di rubarti il posto nella sua fica. Un momento di condivisione universale. Sarebbe bello tenerci per mano, fare Giro, giro girotondo, casca il mondo, casca la terra, tutti giù per… oddio sborro!!!
Questa volta schizzo davvero. Saluto e ringrazio tutti.
One love, one heart.
Raccatto i miei stracci. Quando sto per levarmi dai coglioni passo accanto a una coppia che sarà da un’ora impegnata in una specie di rapporto tantrico inculatorio. Lei appecorinata alla ringhiera di un piccolo soppalco che dà sulla sala trombiera. Lui dietro che la tromba rilassato e spirituale come il Dalai Lama, le saranno venute le piaghe da decubito al cazzo. Il locale si sta svuotando insieme ai coglioni di tutti quanti. Ormai il piatto forte di maiale ha preso quella cariolata di cazzi che le tiene calme una settimana, in attesa della prossima ingroppata di gruppo. Esco.
Sono in attesa dell’Uber, mi passano accanto Helgaründa e il marito. Loro si guardano intorno, anonimi, come se fossero usciti dal cinema a vedere la carica dei 101, invece erano a vedere la caricano in 101. Salgono sulla loro mini cooper nera targata HH AK 5672 parcheggiata di fronte all’ingresso, cercando di non farsi notare. Faccio ciao, ciao. Nemmeno mi cagano.
Sono lì da solo aspettando questo uber del cazzo che non arriva mai. Arriva la ninfosuina. Faccio ciao ciao. Mi squadra come se il bagno maria ai coglioni di prima non lo avesse fatto a me. Nemmeno lei mi caga. Arriva l’uber non il mio, il suo. Io resto lì al bordo della strada, passa un’ora. Nemmeno un certo Mustapha Mohammed Ahmed qualcosa che mi compare sull’app uber mi sta cagando. Spero che sia quel cornuto che ha la moglie che si fa sfondare nei motel.

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Eccellente, marchese, davvero eccellente. Mi viene imperativamente in mente Bukowski, ma anche Miller, Celine e Huellebeq. Davvero un capolavoro naturalistico, orgiastico e scellerato.Sullo sfondo scene apocalittiche del degrado della natura umana, decadenza, la civilizzazione (germanica) sull'orlo del collasso travolta dai barbari. Poi alla fine questi crucchi sono veramente indestruttibili. Esatto come relata Celine, hanno sopravvissuto a una guerra disastrosa e una coscienza macchiata da crimini orrendi. Alla fine si ricompongono e continuano come niente fosse. La colpa e'tua che sei stato coautore e testimone dei loro scempi.
Interessante anche la crudezza delle scene, comparabili a Salo' o i 120 giorni di Sodoma, solo che li' regna uno spirito estetico, totalmente assente nel relato del marchese. Un'assenza totale di sentimenti nobili e un'apoteosi di pulsazioni carnali lussuriose.
Il nome del locale, Avarus, e' indicativo: significa avaro come lo conosciamo noi, ma anche insaziabile. Quindi voglia insaziabile. Mi domando cosa ne direbbe Baudelaire nel suo spleen di volupte', luxe et oisivete'. Very hard, indeed, very hard.

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Post scriptum
Ovviamente il marchese avra'semplicemente recensito la sua storia sotto forma di una parodia goliardica, quindi le mie deduzioni sono puramente speculative, evidentemente legate alle similitudini con testi e contenuti degli autori da me menzionati. Io ho fornito possibilili supposizioni sui temi sesso, Germania, decadenza, civilizzazione/societa' trattate da questi autori.

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@mondokane

Grazie per gli accostamenti lettarari e per il commento che mi lusinga.
Berlino trasuda da sempre una decadenza da fine impero. Lussuriosa, gelida, grigia, mi ha sempre attratto e ripugnato come una vecchia baldracca da cabaret della repubblica di Weimar, con il trucco sfatto e le cosce umide.
Ti domandi cosa ne direbbe Baudelaire dell'Avarus? ci avrebbe seminato uno dei suoi semi per farlo germogliare in un fiore del male.

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bel racconto anche se troppo lungo,comunque se volete andare all avarus il party migliore si chiama pick the guys,lo fanno un venerdi al mese,e se vi registrate tramite joylcub pagate solo 80 euro ed e pieno di figa attiva ,si creano tante gang bang dalle 21 30 fino all una di notte circa senza sosta

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@santos1983
Grazie. Il racconto è lungo perchè è stata una lunga giornata e quello che scrivo è prima di tutto un diario per me. Confermo all'Avarus ogni sera c'è una tema diverso. C'è la setata orgia, gang bang quella della cioccolata che a me a sempre fatto venire in mente gente che si caga in faccia invece a quanto pare ci si versa cioccolata addosso, certo è da evitare se diabetici te @santos1983 ci sei stato? Poi quella del pick the guys è provare, si rischia che il guy si trasformi in gay, ma in fin dei conti tutto quello che succede all'Avarus rimane all'Avarus.

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si sono stato spesso all avarus,e il party migliore rimane il pick the guys,sia come prezzo che come party in quanto ci vanno solo coppie attive, e ci stanno sempre un 100 persone registrate,pero si va solo tramite joyclub

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@IlMarchese grazie ancora per non averci mai abbandonato....resti sempre una garanzia, un porto sicuro della risata e della simpatia. Uno stile di narrazione poetico-irriverente ineguagliabile, oltre ad essere un recensore eccezionale. Tanta stima a te....

Mai stato personalmente in un locale gang bang e francamente, dopo aver provato qualche locale scambista a Vicenza, non credo avrei mai lo stomaco di rivivere situazioni di così profonda promiscuità. Sono molto suscettibile verso il rischio di contatto con fluidi corporei che fiottano come schegge impazzite, ma anche e soprattutto tutti quei "munghi" tra i pugni che ti circondano in qualsiasi tipo di scenario ma non solo, soprattutto mi deprime l'idea di immergere le mani in quei budini sciolti al sole d'agosto.... 😁😂 decisamente no ma fa comunque piacere apprendere che qualcuno riesce a divertirsi

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@Trombeur
Grazie per la stima.

Comunque l'esperienza Gang Bang una volta va provata ci Vediamo

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@IlMarchese complimenti per la recensione. Ad ottobre sarò a Berlino per il Venus e molto probabilmente andro a provare l'Avarus. Una domanda come ha detto anche @santos1983 per iscriversi o prenotarsi per il locale deve essere fatto tramite Joy Club. Il profilo l'ho appena fatto ma volevo sapere se lo devo compilare nella sua interezza per accedere alla prenotazione o mi basta prenotare senza compilare in toto il profilo? Grazie mille in anticipo per qualsiasi risposta o delucidazione.

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@IlMarchese ho scoperto solo stasera questa tua formidabile recensione e l’ho letta e riletta tre volte 👏👏👏👏👏👏

PS spero proprio che nella vita tu faccia lo scrittore perché se così non fosse, hai sbagliato lavoro 😉

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poppen.de in germania per la figa free e pay uso questo sito funziona abbastanza ci sono anche coppie

L'importante è sborrare

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@CrimsonAI
Ti iscrivi agli eventi dell'Avarus con i dati richiesti obbligatori, scgli un nickname etc.. . Occhio al dresscode, che se anche poi si finisce nudi bruchi, almeno all'ingresso devi rispettarlo. Oppure vai diretamente nudo. grazie per i complimenti.

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io mi diverto in questi posti 120€ e scopi quanto vuoi e con chi vuoi anche 7 volte mangi e bevi tutto incluso

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@Imperatoredaustria

Grazie 1000!!! Continua a seguirmi.

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@IlMarchese che dresscode hai adottato tu? Completo o più casual?
@santos1983 invece per il pick the guys? Grazie a tutti e Marchese complimenti per la recensione, apprezzatissima!

"Sì, le ho amate tutte"

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