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ShineLefavre
Newbie
23/04/2019 | 19:02

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@cane.randagio io suggerirei per i racconti futuri, visto le numerose e doverose interruzioni, di allietare i lettori durante la pausa con una musichetta ad hoc , giusto per tenerli "in caldo" in attesa della ripresa
avrei il gingle adatto 😅

vuoi mettere l'effetto realistico come valore aggiunto...non so se ci capiamo 😂

Viaggiatore858
Silver
23/04/2019 | 18:14

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Ormai è da qualche tempo che sto sperimentando a tutto campo le mie capacità di chiaroveggenza.

Parlo di alcune percezioni extrasensoriali nelle quali riesco a collegare, tra loro, sogni premonitori e banali episodi del vissuto quotidiano. Per l’appunto, creando improbabili associazioni mentali, sono in grado di deformare a mio piacimento la realtà, e dare riscontro concreto al mio futuro. Non vi starete mica già cacando sotto a sentire questi discorsi, vero? Aspettate almeno che vi racconti tutta la storia.

L’ultimo, piccolo, insignificante, evento soprannaturale è incominciato proprio venerdì sera, tornando a casa da lavoro.
Nel parcheggiare la mia auto, sceso dal veicolo, non ho potuto fare a meno di notare il modello di macchina posteggiata di fronte alla mia. La scritta nello stemma cromato era come se mi stesse chiamando, voleva attenzione, e recitava il nome Fabia.

Quel nominativo a me rivanga vecchie reminiscenze e, rimbambito per un secondo da rapidi flashback che si susseguivano nella mia testa, mi strappano un mezzo sorriso. Fin qui tutto normale. Dopotutto stiamo parlando di una semplice Skoda. Nulla di particolare, nulla che lasci presagire a chissà quali grandi misteri.
Da quel momento però l’associazione è stata fatta, il messaggio subliminale mi è arrivato dritto nell’inconscio, e la mente ha iniziato ad elaborare i primi tortuosi pensieri nella sera.

Cosicché l’indomani mattina, dopo una lunga sequela di sogni notturni culminati in veri e propri deliri erotici, proprio con la donna che portava quel nome, scendo di buona lena da casa e, guidato da una forza oscura, non posso che riprendere possesso della mia auto.
Al parcheggio delle macchine, la scena è rimasta lì ancora immutata ma, messo in moto il motore, parto senza titubanze verso Arnoldstein. Due ore di viaggio mi separano dalla verità, e l’intento è quello di verificare la bontà di questa mia sciocca premonizione, per vedere se sto delirando definitivamente o se sono davvero dotato di poteri paranormali.

Qualcuno forse penserà che sono un abile affabulatore, e che sto romanzando di proposito il racconto. Ma non c’è nessuna invenzione o forzatura.
Se scrutata con attenzione, a volte la realtà può spalancare porte verso mondi irrazionali e sconfinati, quanto quelli del piano onirico.
Ed io, in questo momento, in una tiepida e frizzante mattinata di primavera, non mi limito a spingere una porta qualsiasi, ma quella pesante vetrata con la lettera W stampata sopra, attraverso la quale il mondo di certo non gira normalmente, ma sottosopra.

Si entra.
L’accappatoio servitomi è davvero stretto oggi, quasi una minigonna. Stringo forte la cintura alla vita e mi avvio consapevole verso il peccato.
L’orario di apertura è iniziato solo da pochi minuti, e le presenze femminili sono ancora ridotte. Ma, manco il tempo di mettere piede in sala, sulla soglia del disimpegno, in zona cassettine, sento già un urlo di sguaiata gioia arrivare da lontano. “Mi’ amooorr!!” si sente echeggiare in lontananza. Oh, cazzo. Ci siamo…
In tutta onesta, diciamo che in testa la scena me l’ero immaginata un pochettino più romantica, ma la suggestione da sensitivo, quella avuta il giorno prima, si è palesata oggi con una puntualità disarmante: roba da far affiorare la pelle d’oca anche ai più navigati medium.
Infatti la premonizione si è avverata. E forse sarebbe anche il caso per me che la smettessi di giocare con le forze dell’occulto.

Giro quindi lo sguardo verso la punta del bancone del bar e, nell’abbaglio della sala illuminata a giorno, scorgo proprio i tratti inconfondibili di FABIA: corpicino minuto, e lunghi capelli castani che le scendono a boccoli lungo la schiena. Il suo splendore mi scatena l’ormone ogni volta che la vedo, sia solo in sogno che in carne ed ossa.
Dopo aver emesso quel suo grido di gioia in preda all’entusiasmo della mia apparizione, mi saluta e mi chiede, lì per lì, di avvicinarmi immediatamente a lei. Spalanca quindi i suoi arti inferiori e mi sta ad aspettare a gambe aperte in aria, seduta precariamente sullo sgabello. U’perbacco.
Perplesso, ma decisamente persuaso dalla gentile ospitalità offerta, mi avvicino cautamente verso la femmina. Richiuderà le gambe non appena il mio corpo sarà catturato nella sua morsa. Son ragazze dal carattere socievole ed estroverso, che vuoi.

Mi accosto quindi a lei, quasi guancia a guancia. La tensione è già alta ancor prima di abbozzare un qualsivoglia discorso.
Da parte mia, dapprima le porgo un bouquet di parole impacciate. Lei invece, diretta, attacca con una semplice melodia “allora, vuoi che io sia tua oggi?”. Non perde certo tempo la FABIA.
Ancora chiuso a tenaglia fra le sue cosce, imbarazzato le faccio notare che sono io ad essere già suo. A dirla tutta, già dalla sera prima, ma questo non gliel’ho rivelo.

E poi, cavoli, il maledetto sesto senso che mi ha guidato nel riprendere la strada per la terra austriaca è stato proprio scaturito da quel lasso di tempo passato assieme a lei, giusto qualche mese fa, pertanto, bando alle ciance, le rispondo assolutamente in maniera affermativa.
Preferisci salire subito ora o vuoi che aspettiamo stasera?” le faccio. “Saliamo adesso!!” mi fa lei. Domande stupide meritano risposte scontate.
Le dico perciò di aspettarmi un attimo, tempo di una rapida sciacquata, e quindi poi siamo pronti a salire insieme al primo piano, mano nella mano, per l’iniziazione.

La profezia si avvera e, sotto il sole di un mezzogiorno infuocato, si consuma un feroce accoppiamento.
Si denuda rapidamente dinnanzi a me da un coprispalla frou frou color carne.
La visione della ragazza distesa a gattoni, intenta ad aspettarmi sul materasso, nonché quel grazioso fondoschiena scodinzolante, provocano un embolo fulminante, e con gran foga mi getto a facciata contro le sue grandi labbra. Quelle inferiori per la precisione. Quelle proprio sotto sotto, per chi è duro di comprendonio.

Affamato ed insaziabile, esordisco mangiando tutto ciò che mi capiti a tiro di bocca, anche nel momento in cui lei prende possesso del mio membro. I preliminari sono lunghi ed elaborati. FABIA riesce costantemente a stuzzicare quel tanto che basta a portare l’uomo ad una sana pazzia.
Si avvicina per infilarmi la lingua in bocca, e poi invece prende la via dei miei canali uditivi, all’interno dell’orecchio.
Ed il rimbombo sul mio timpano, devastato dall’imperversare delle sue mucose linguali, mi fanno perdere momentaneamente lucidità, tanto che lo spazio-tempo in quel momento risulta distorto e deformato, ed a tratti perdo persino contatto con la realtà. Roba da viaggio astrale.

Con fatica ed impegno, faccio ritornare l’anima dentro il mio corpo, abbandonando quello stato d’alterazione della percezione. Quindi, a stento, finalmente torno a ricordare dove sono, che anno è, e come mi chiamo.
Al contrario, quando penso che lei si stia dirigendo verso le orecchie, me la ritrovo inaspettatamente con la sua lingua nella mia gola. E poi torna di nuovo giù sull’obelisco, in un andirivieni senza sosta.

La parte dell’ingravidamento poi è stata un’emozione indimenticabile. Lo straziante reverse cowgirl le riesce benissimo, ed è stato fantastico, tant’è che gliel’ho dovuto confidare sul momento. Ma lei, guardandomi attraverso il riflesso dello specchio, tiene a precisare che “No! Sono io ad essere fantastica!”. Lo è.

Da dietro il suo dorso, io mi innalzo col busto di quel po’ affinché possa aggrapparmi saldamente alle sue poppette, per esplorare al massimo le potenzialità di quel suo twerking della madonna.
Quando è sopraggiunta l’ora della fecondazione, non resisto alla brama di possederla e controllarla, ed approfitto per terminare in missionario. Corporalmente svuoterò tutto, ma perlomeno colmeremo le anime. Camera superlativa per una mezzora di fuoco.

Per concludere il discorso, posso solo confermare che con FABIA ho trovato per la seconda volta una notevole complicità in letto.
Lancia continui sguardi maliziosi, con occhi vivi e vispi, ed il suo atteggiamento è estremamente coinvolgente e passionale.
Personalmente a me piace un sacco sia come tipo di ragazza, sia caratterialmente. Ci sa fare davvero, mi fa impazzire, ed amo il suo modo sbarazzino di porsi e di scherzare.

E sessualmente parlando, devo ammettere che è la fanciulla con cui mi son trovato meglio in assoluto qui dentro. Ogni gesto generato nell’alcova nasce spontaneo e naturale, senza fronzoli o ricorso ad alcuna fretta. Insomma, per me lei ha tutto ciò che una donna dovrebbe essere: diavolo ed angelo, bilanciati a regola d’arte.

Ritornando invece al discorso iniziale, la chiaroveggenza, io vi ho raccontato quello che voi pensate sia realtà, mentre io ho esplorato l’illusione di tutto ciò che la mia curiosità chiedeva necessario. Non voglio dissertare troppo. Oltre ci sarebbe l’esoterismo, e certe cose, gioco forza, devono rimanere riservate.

[ Fine prima parte. Si invitano i gentili lettori ad approfittate di questo intervallo, nel caso a qualcuno scappasse l’esigenza di andare al cesso. Sono particolarmente logorroico ed il racconto è ancora lungo ]

[ Inizio seconda parte ]

Lo stretching è indispensabile dopo tanto sforzo muscolare, e dopo essermi sgranchito per bene le ossa, si va a pranzare in ristorante.
Prendo posto in uno dei tavolini del giardino, sotto il sole ancora alto, e forchetta alla mano, mi infilo in tutta tranquillità degli spicchi di patate speziate in bocca.

Mi guardo attorno. L’ozio pervade quasi la totalità dei pochi orsi presenti, ancora intorpiditi dal lungo letargo invernale, tanto che a stento essi ricominciano a muovere i primi passi in una primavera che accenna il tanto agognato tepore stagionale.
C’è chi dormicchia sui dondoli. Alcuni prendono beatamente il sole distesi a terra.

Con mio stupore, addirittura scopro che esiste persino un campo di bocce a ridosso della staccionata di legno. Stentavo a credere ai miei occhi. Più tardi una combriccola di pensionati ci darà dentro sfidandosi con il gioco di palle.
Altri buontemponi invece si divertono a pascolare sull’erba a piedi nudi, rovistando di tanto in tanto a terra, raspando con fare frenetico, forse nella vana speranza di trovar funghi di stagione. Boh.

Nel mentre, lo sguardo sconfortato delle ragazze che assistono alla scena dalle vetrate, dentro un locale ancora semideserto, è tutto un programma.
Una di loro prende coraggio, esce fuori all’esterno con una mannaia, e lancia serie minacce ai fungaioli: se non tornano subito dentro a farle lavorare, taglia gli uccelli a tutti quanti, e se li porta via al primo piano per mangiarseli.
Siccome il suo atteggiamento non è dei più rassicuranti, per non rischiare l’evirazione, do credito alle sue parole, finisco il mio piatto, ed in velocità ritorno dentro.

Tuttavia i miei appetiti sono già stati opportunamente placati e soddisfatti dal recente pranzo, nonché dalla precedente camera. Vado perciò ad adagiarmi su un lettino nella sala relax, e vago per un po’ con la fantasia.
Oggi la portafinestra della saletta è spalancata e lascia circolare all’interno una fresca brezza rigenerante.
La musica di sottofondo finalmente è molto bassa e concilia il riposo. Chiudo gli occhi, e capita ciò che ancora non mi era ancora mai capitato qui dentro: mi metto a dormire.
Lo so, lo so, non ci sono più i punter di una volta. Lo scrissi già tempo fa.
Chiedo venia a tutti i consumati puttanieri che provengono dalla strada. E’ che io vengo da casa...

[ Fine seconda parte. Si invita nuovamente il lettore ad approfittate di questo intervallo per andare a cagare qualora non fatto in precedenza. ]

[ Inizio terza parte ]

Lo spasmo di un intenso ed improvviso mioclono mi fa destare dalla beata serenità del mio sonno.
Le batterie, ad ogni modo, si sono ricaricate in abbondanza, perciò reinfilo le ciabatte ai piedi, mi ricompongo, e ritorno a scorrazzare in sala.
In breve tempo subisco le prime molestie sessuali dalle stalker presenti.

Una tipa con lo shatush color rosso, che a me ricorda vagamente Megan Fox, cerca ripetutamente di sollevarmi la corta sottana che indosso, tant’è che dovrò stringermi saldamente i lembi di stoffa fra le cosce ogni volta che passerò nella sua zona di adescamento.

Un’altra ancora mi si avvicina con fare ammaliante e mi sussurra, ad un paio di centimetri dal mio naso, maliziose parole d’amore.
L’aglio è molto buono, ne vado ghiotto anche io, ma preferirei mangiarlo da me, piuttosto che aspirarlo via etere dalla sua bocca.
Nauseato, taglio corto con il suo discorso pestilenziale.

Poco dopo mi si siede accanto AYSHA.
Vestita con un aderentissimo top da fitness nero, abbinato ad un perizoma dello stesso colore, è senza dubbio una figa stratosferica.
Accavalla le gambe, si accende una cicca, e se ne resta sola, immobile, e muta per una buona mezzora.
Dio solo sa il perché lei sia talmente bona, quanto fastidiosa ed acida non appena si cerchi di attaccare bottone. Quanta bellezza sprecata.
Cancello subito la mezza idea che mi ero preimmaginato in mente, e mi allontano.

Vado a far quattro passi fuori. Sorseggio qualcosa sul bordo piscina, prima dell’imbrunire della sera, per rientrare poco dopo in sala dalla porta attigua al ristorante.
Nel rientrare, ecco che finalmente vedo un barlume di sincerità in mezzo ad un mare di ipocrisia: il mio sguardo incrocia per un attimo gli occhi azzurri e limpidi di COLEI CHE NON DEVE ESSERE NOMINATA INVANO.
In quel momento, ahimè, è affaccendata ad intrattenere un cliente. Nonostante ciò, di propria iniziativa, trova un secondo di tempo per salutarmi con alcune parole di benvenuto.
Mi riempe il cuore all’istante. Troppa bontà, troppo animo da questa ragazza proveniente da Marte. Un altro pianeta. Le altre si vendono, Lei regala. Fuori categoria come persona.
Potrei persino ricamare chilometri di poesie sul modo in cui si è agghindata con quei laccetti neri borchiati, stretti a dovere su quel fruscello di corpo che si ritrova.
Ma faccio un favore a tutti quanti, e non mi dilungo oltre. Altrimenti va a finire che ogni santa volta vi parlo sempre di Lei.
Ad ogni modo, COLEI CHE NON DEVE ESSERE NOMINATA INVANO è Arte. Su questo non si discute.

[ Fine terza parte. Ormai sapete cosa potete fare. Fatelo! ]

[ Inizio quarta ed ultima parte ]

Non tutti i cani vanno a finire in paradiso.
Per non parlare poi della sorte dei cani randagi, che è quasi sempre la stessa per tutti quanti.
Arriva quel fottuto momento di distrazione, in cui vengono a catturarti le prime accalappiacani arrivate in città e, da un momento all’altro, ci si vede sbattuti in un’angusta cella del canile comunale. E la libertà è per sempre smarrita.

Difatti, col passare delle ore, ormai mi stavo sempre più convincendo di ritornare nella mia cuccia a casa. Dopotutto il bocconcino che cercavo, FABIA, l’avevo già addentato.
Disgrazia vuole, che zampettando incautamente in un quartiere da me raramente battuto, ossia la stretta via adiacente i divanetti a sinistra dell’entrata, succede il fattaccio: da lì qualcuna mi lancia un cappio al collo. E’ la fine.

Non serve a nulla dimenarsi, il nodo alla gola stringe sempre di più.
La ragazza, NOSA, mi afferra, tira il guinzaglio come una dannata, e non mi darà alcuna tregua. Mi sbatte persino a schienata sul divanetto, a mezzo metro da quella che dice fosse la sua sorella piccolina: completamente disteso sul dormeuse, ruoto in orizzontale il capo per fare conoscenza di questa sorellina, anch’essa sdraiata longitudinalmente accanto a me.
In quel momento intravedo, capovolti, due occhietti malandrini, di un color nocciola intenso, fissare dritti quelli miei.

Diamine! Piacere di conoscerti ADELINA. E da dove cavolo è spuntata sta ragazzina? Come è possibile che non l’abbia mai adocchiata prima d’ora?
NOSA propone la mia partecipazione ad un rapporto incestuoso con la sorellina.
Come se già non fosse allettante l'idea di essere partecipe ad un rapporto tra consanguinee, esse inoltre mi assicurano che, se le avessi seguite, loro si sarebbero occupate di tutto.
Inoltre rilanciano pure con l’offerta, includendo la possibilità di poter anche continuare a sorseggiare il mio drink, bicchiere in mano, godendomi nel frattempo il loro spettacolo.
Insomma: il croccantino è servito, ed il cane addomesticato.
Beh, mi fido, e seguo le mie nuove padroncine sulle scale, oscillando agitatamente, e con gioia, la coda che mi trovo in mezzo alle zampe.

Osservarle intente a slacciarsi i reggimammelle in camera, e privarsi delle relative mutantine, liberano in me l'istinto animale, tanto da dovermi contenere nel lanciare un ululato al cielo.
Dunque, vado a rintanarmi sul materasso, appoggiato con la schiena sulla testata del letto. Mi porgono il bicchiere che mi hanno gentilmente portato su in stanza, e mi costringono a bere il cocktail dalla cannuccia. Cosa che peraltro, ad intermittenza, faranno in seguito anche loro.
Malattie veneree?? Previste tra cinque...quattro...tre...due...uno...

Incominciano quindi ad accaparrarsi l'unico osso duro in camera, cioè il mio che nascondevo con cura da occhi indiscreti e, bava alla bocca, incominciano a contenderselo e a divorarlo in preda ai morsi della fame.
Non so chi delle due, ADELINA o NOSA, cerca pure di scarnificare quanto possibile con i denti.
Le fermo un attimo e le redarguisco. Cazzo ridete?! E si riprende.

Successivamente mi mettono la museruola di gomma trasparente al ciccino, e a quattro zampe, da dietro, mi accoppio con la quadrupede NOSA.
Di certo ADELINA non se ne sta con le mani in mano, ed è evidente che, nonostante la sua giovane età, anche lei deve aver raggiunto il tipico periodo di calore delle femmine.
Difatti non dovete farvi tradire dal suo aspetto di innocente dolcezza: no, no, questa è un’altra fuori con la testa.
Morsica, e senza motivo allarga ripetutamente le vostre natiche per curiosare, e fiutarvici addirittura dentro col suo muso, giusto per vedere cosa avete lì in mezzo.
Per la seconda volta la ammonisco: stai alla larga dal mio ano! Almeno là, vorrei rimanere vergine per sempre, porco cane!

Si da quindi il cambio con NOSA, ma non appena ADELINA cambia museruola, ed io adocchio quella gomma color rosso che tirano fuori, mi si gela per un attimo il sangue, e sbarro gli occhi alle ragazze.
Pochi istanti dopo capiscono che forse è il caso di togliermi di dosso quella museruola dalla cromia orribile, e la srotolano via lanciandola fuori dal letto.

Prendo ADELINA, e mi schiaffo in faccia le sue parti intime, e con forza mi addentro testa e lingua nel suo buco nero.
E NOSA? NOSA non lo so…NOSA nel frattempo fa qualcosa sotto che non riesco nemmeno a vedere in quel momento.

Ad essere sinceri, alla fine non so nemmeno come ho terminato. Giuro.
Ricordo solo che, dopo la lunga gestazione, vedevo ancora tutto nero, ed ad un certo punto, finite le contrazioni, la mia testa è stata partorita, spinta fuori dal canale uterino di ADELINA.

Per la seconda volta nella mia vita mi son visto mettere alla luce.
E devo ammettere, con tutta onestà, che assistere ad un parto in prima persona è davvero un’esperienza emozionante ed indimenticabile, come difatti riferiscono in molti.
Questa seconda volta però io non mi sono messo né a piangere né a strillare. Mi sono limitato a riprendere fiato. Divento presto un ometto.

E niente, che altro devo dire? Ormai è sera tardi, quasi notte.
Scendiamo giù, saluto mamma ADELINA e zia NOSA, mi rivesto, e corro in centro verso gli uffici municipali di Arnoldstein.
Se arrivo in tempo, prima dell’orario di chiusura, possono registrarmi all’anagrafe.

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