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drcatenaccio
Silver
Bassifondi della città dei sogni
07/03/2017 | 07:29

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@Il_Gran_Visir_della_Figa
si si abbiamo interiorizzati le abitudini di re, principi e conti.... ma stiamo scherzando?

drcatenaccio
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Bassifondi della città dei sogni
06/03/2017 | 22:50

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@apricots
Grazie mille per le informazioni.

P.S.
Un paio di volte sono andato nel vostro club vicino al Camp Nou e mi sono trovato benissimo con una bellissima ungherese la prima volta e poi una dominicana quando ritornai un paio di mesi dopo.

drcatenaccio
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Bassifondi della città dei sogni
06/03/2017 | 22:42

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@spermaflex
no, lo ius sanguinis, la successione dinastica e gli aristocratici non c'entrano nulla.
Il legame amoroso nasce dalla nevessità di creare una coppia che cresca un "cucciolo" di essere umano che nei primi anni è molto debole e dipendente per ogni cosa.
Questo legame emotivo, che ricordo dura solo un certo periodo di tempo, non tollera interferenze e naturalmente l'uomo vuole essere poi sicuro di crescere un figlio proprio.

drcatenaccio
Silver
Bassifondi della città dei sogni
01/03/2017 | 18:44

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@FlautoMagico said:
Non fatevi infinocchiare, bertrand russel era un puttaniere di prima categoria…

Bene, la sua condotta era coerente con le sue idee.

drcatenaccio
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Bassifondi della città dei sogni
01/03/2017 | 18:42

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@cavalinho said:
D'accordo che l'amore non è eterno. Ma penso che il matrimonio, o comunque un unione ufficiale e soprattutto la monogamia siano stati fatti proprio perchè ognuno avesse diritto a una donna.... Altrimenti ci sarebbe chi scopa a dx e sinistra e chi non scoperebbe mai....
Per quanto riguarda la fedeltà. gia oggi l infedeltà non è una colpa in caso di divorzio e separazione

Che vuol dire che ognuno ha diritto a una donna? Non capisco.

drcatenaccio
Silver
Bassifondi della città dei sogni
27/02/2017 | 18:43

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Mi ricordo che da giovanissimo fui molto colpito da alcuni scritti del filosofo inglese Bertrand Russel nei quali si prevedeva una società futuro dove un essere umano più evoluto avrebbe abolito l'obbligo della fedeltà coniugale.

Rimasi molto perplesso ponendomi tre quesiti fondamentali:
1) sono solo fantasie di un filosofo?
2) la fedeltà è una costruzione sociale oppure un intimo riflesso dei nostri istinti?
3) in una ipotetca società senza obblighi di fedeltà si scoperebbe di più?

Inizio a porre le mie modeste risposte.
L'amore eterosessuale tra esseri umani dura tre massimo 4 o 5 anni e cioè il tempo di rendere il cuccio umano un po' pi autonomo nei processi basilari. Periodo nel quale serve la coppia. In questo periodo c'è un legame istintuale di rciproca fedeltà che poi svanirà con l'affievolirsi dell'amore vero e proprio.
in una società senza vincoli di fedeltà si scoperebbe certamente di più. Ma la pratica sarebbe ancora di più riservata dagli elementi più desiderabili che andrebbero a pescare partner a 360 gradi.

drcatenaccio
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Bassifondi della città dei sogni
25/02/2017 | 23:51

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@JoseLuis grazie!

Spero che hai capito - credo di si - che la mia era una domanda e non un'affermazione. Un quarantacinquenne ben portati sta male al Luz de Gas?

drcatenaccio
Silver
Bassifondi della città dei sogni
25/02/2017 | 09:23

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Post molto interessante per noi quarantenni

@JoseLuis ciao
volevo domandarti se in locali tipo Luz de Gas si può felicemente trascorrere una serata andando da soli, nel senso se si può trovare un ambiente sociale aperto fermo restando che si deve avere un comportamento distinto, essere ben vestiti ecc. Non c'è il classico ambiente con gruppi chiusi assurdi privè ecc. ecc. tipici dell'Italia

drcatenaccio
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Bassifondi della città dei sogni
25/02/2017 | 00:47

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"Ecc" è solo un residuo di scrittura che è rimasto in cance al testo che ora non posso più eliminare in quanto è scaduto il tempo limite per le correzioni.

drcatenaccio
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Bassifondi della città dei sogni
24/02/2017 | 17:44

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Volevo porre alla vostra attenzione questo articolo che mi ha fatto molto riflettere sui canoni di bellezza femminile.

http://www.linkiesta.it/it/article/2017/02/23/sorpresa-emily-ratajkowski-e-una-falsa-bella/33350/

Ecco i tratti salienti dell'artico.

*Emily Ratajkowski non è poi così bella
....
La fotomodella americana è bella, certo. Ha dei tratti graziosi, si muove con eleganza, assume pose provocanti e sa fare bei sorrisi che sembrano sinceri. È amabile, amabilissima. Ma non è esagerata, non è divina, non è stupenda.

Emily è bassa, molto bassa. Si potrebbe dire minuta,..... Lo hanno osservato tutti: i fotografi, i giornalisti in sala, anche i bodyguard (“Io mi aspettavo una roba”, “Invece non è poi così...f”).
......
A ben pensarci, se non fosse per i vestiti firmati, il codazzo e le guardie del corpo, potrebbe persino passare inosservata. Potrebbe essere la ragazza di cui ci si accorge dopo qualche minuto, nella stanza. Una bellezza raggiungibile, semplice, comune. A portata di mano. Niente di straordinario. Nulla di che. Banalotta.
.*.... Fine

*Ecco diciamo la verità, tante top model e donne dello spettacolo considerate grandi icone di bellezza in realtà posseggono una bellezza banale. In qualunque università e luogo dove di possono incontrare giovani donne si ritrovano bellezze nen più degne di nota.

Spesso la bellezza fa parte di un personaggio costruita dall'indistria dello spettacolo e della moda. E' pazzesco come il martellamento mediatico riesca a manipolare anche criteri estetici.
Ecc

drcatenaccio
Silver
Bassifondi della città dei sogni
24/01/2017 | 23:51

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@MiquelJames said:
Ciao amico. Hai ragione, a Barcellona ci sono troppe ragazze disposti a tutto e applicazioni mobili sono molti. Sono stato molto sorpreso dopo aver cercato anche in Italia. Quanto sono belli i ragazze spagnole!

Ciao, mi dai ragione ma stai scrivendo il contrario di quanto da me affermato. Non capisco. Non pretendo che devi essere d'accordo con me, ma cerchiamo di inserire un po' di logica.

drcatenaccio
Silver
Bassifondi della città dei sogni
31/12/2016 | 17:47

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@ltaconeti
non è affatto come affermi tu.
L'autrice ha fornito degli spunti utili sul carattere dei cubani e l'elemento politico passa in secondo ordine, fa da sfondo.

drcatenaccio
Silver
Bassifondi della città dei sogni
31/12/2016 | 09:48

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@Tequilo22

Hai sollavato una sensazione reale che provo anche io.
In Thailandia mi viene un calo della libido. Non so perché
Forse perchè tutto troppo scontato e il fatto che le thai orientali sembrano un po' alla fine "insapori". Alla fine ci attizza più la nostra vicina di casa che però non ce la dà.

Detto questo, in Thailandia tornerei altre 100 volte.

drcatenaccio
Silver
Bassifondi della città dei sogni
30/12/2016 | 11:39

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Ecco una chiara riflessione sul popolo cubano fatta da chi ci ha studiato per tre anni. Non c'è un discorso politico ma culturale e antropologico.

http://www.ilcircolo.net/lia/2016/11/26/omaggio-a-fidel/

Omaggio a Fidel

Io non ho amato Cuba, nei tre anni trascorsi a studiare lì. Tanto è vero che mi spostavo in Messico ogni volta che potevo, e alla fine a Cuba ci avrò trascorso un anno e mezzo in totale. Non l’ho amata perché amo poco le isole, in generale, e perché i cubani mi davano sui nervi, parecchio. E la pativo: l’embargo è uno stillicidio di cose che non funzionano, che non si trovano, che sono difficilissime da fare. L’embargo crea paesi logoranti dove la sopravvivenza è legata all’organizzazione che ti dai, e dove tu, straniero, sei sempre in torto: perché hai più soldi – credono loro – e vieni dalla parte di mondo che la vorrebbe vedere cadere, Cuba, e l’isola risponde togliendoti ogni tratto umano e trasformandoti in un portafogli che cammina, caricaturizzandoti nel cliché dello straniero a Cuba che, nove volte su dieci, non è una bella persona. Io, quindi, ogni volta che potevo prendevo il mio Cubana de Aviación e in 50 minuti ero in Messico, dove la gente era normale e non si aspettava di essere pagata anche solo per rispondere a un “buongiorno”. E dove, perdonatemi, mangiavo: un’insalata che non fosse di cavolo, una minestra che non fosse sempre e solo di riso con fagioli, un frutto che non fosse l’unico che si trova a Cuba di trimestre in trimestre. Un’introvabile patata. Un gelato che non fosse stato scongelato e ricongelato quaranta volte. A Cuba, a meno che tu non voglia spendere molti soldi – e anche lì, uhm – apprendi cos’è la deprivazione sensoriale, dopo mesi passati a provare un sapore solo. Io a Cuba una volta sono quasi svenuta in un supermercato, dopo due giorni trascorsi all’infruttuosa ricerca di un pomodoro. Il corpo ti chiede certe vitamine, certi sali minerali, e tu non riesci a darglieli. Atterravo in Messico e, i primi due giorni, mi strafogavo.

Eppure, Cuba funzionava. A modo suo. Davanti a ogni facoltà, all’università, c’era una targa che ringraziava la tale Comunità Autonoma spagnola che aveva finanziato il sistema elettrico. All’interno della facoltà sembrava di essere negli anni 50 dopo un bombardamento: banchi, cattedre, lavagne, tavoli sbilenchi, lampadine a intermittenza, computer e telefoni arcaici, sedie metalliche incongruenti, tutto in rovina, tutto cadente, e in mezzo a tutto questo professori trasandati, sciupati, malvestiti, che però ti facevano lezioni durante cui il tempo volava, che sapevano quello che facevano, che erano bravi. A volte proprio bravi. L’assoluta incongruenza tra lo squallore del luogo e la qualità delle parole. E la serietà, la severità, l’inflessibilità dietro la trasandatezza. La gente che ho visto bocciare all’esame di dottorato. L’incongruenza che tu, straniera, avvertivi tra come si presentava il tutto e la loro altissima considerazione di sé. Perché i cubani hanno un’immensa stima di sé. I cubani si sentono speciali, bravissimi, una specie di razza eletta. E questo non te lo aspetti, da un paese che cade a pezzi. E siccome te la fanno pesare, la loro presunzione, la loro certezza di essere degli immensi fighi, un po’ li strozzeresti e un po’ ti ritrovi ad ammettere che tutti i torti non ce li hanno. Li strozzeresti per i modi, ma poi devi ammettere che la loro forza è tutta lì. Nel sentirsi i migliori di tutti e quelli che non hanno paura di nessuno.

E’ difficile, per una come me, arrivere all’aeroporto praticamente in fuga, pregustando il mondo normale che riabbraccerai entro un’ora, sopportare con odio le ultime angherie cubane prima di entrare nell’aereo (un assorbente dieci dollari di cui otto te li metti in tasca tu, negoziante cubana che abusa del mio stato di straniera in difficoltà?) e poi, nel momento esatto in cui l’odio ti trabocca da dentro, vedere gli sportelloni di un aereo angolano che si aprono e i passeggeri che cominciano a scendere: in sedia a rotelle, in barella, uno più sciancato dell’altro. Africani che vanno a curarsi a Cuba. Gente che noi, in Europa, lasciamo morire con indifferenza se non soddisfazione, e che la poverissima Cuba invece accoglie e cura. E tu che fai? Guardi, ti rendi conto, e che te ne fai più del tuo odio? Ti accorgi che sei una straniera viziata o, peggio, che non sei proprio nessuno. Che la Storia, da quelle parti, non sei tu, non passa per l’Europa. Tu sei lo spettatore pagante, se ti va bene, oppure aria, vattene. Cuba mette a fuoco altro da te.

L’Europa, in effetti, è lontanissima. Ed è straniante sentire gli europei che parlano di Cuba e dicono sempre, puntualmente, tutto il contrario di quello che vedi tu. Dai massimi sistemi a quelli minimi. Cominciamo dai primi: “E’ una dittatura, la gente vuole fuggire, gli omosessuali perseguitati, i dissidenti“. In realtà, l’immagine di dittatura cubana che si ha all’estero è quella dei primi anni 70, del cosiddetto “quinquenio gris” che la stessa ortodossia politica della Cuba di oggi definisce come “intento de implantar como doctrina oficial el Realismo socialista en su versión más hostil.” La definizione è di EcuRed (la Wikipedia cubana, per intenderci) ma io stessa ho sentito criticare, addirittura ridicolizzare quell’epoca nelle aule universitarie dell’Università dell’Avana. Sono passati 35 anni da allora, gente. Cuba non è quella cosa lì. I cubani fanno il diavolo che gli pare. E pure gli stranieri.

Diceva la mia padrona di casa: “Tre cose non si possona fare, a Cuba: le droghe, lo sfruttamento dei bambini e, se sei straniero, una smaccata propaganda antistatale. Per il resto, se vuoi camminare per strada nudo e a testa in giù nessuno ti dice niente.” I dissidenti? Avranno una dignità quelli legati alla Chiesa, suppongo, ma credo che tutti sappiano che le varie Damas en Blanco, per non parlare poi della Sanchez, prendono soldi per ogni manifestazione che fanno (famoso un loro sciopero perché non erano pagate abbastanza). Io non ho conosciuto nessuno, letteralmente nessuno, che ne parlasse con un minimo di rispetto. E’ gente pagata, punto, chiusa la questione. Poi, certo, la gente parla di poltica, immagina il futuro, esprime idee. C’è chi ama (amava, gessù…) Fidel e chi lo detesta/detestava. E chi, la maggior parte, ha sentimenti ambigui, tra l’ammirazione e il rancore. Chi cambia idea ogni secondo. Perché, di fondo, i cubani sono orgogliosi delle loro conquiste. Sono orgogliosi di quello che hanno combinato. E fanno catenaccio, sono uniti, sono isolani. Ecco, sono isolani. Non capisci Cuba se non ti metti in testa questo: che sono isolani, e per loro il mondo è Cuba e tutto il resto c’è se serve, sennò può pure affondare. Vogliono scappare? In realtà vogliono viaggiare. Perché sono isolani, appunto. C’è tanto mondo che non hanno mai visto. E poi, certo, vogliono soldi. Vogliono comprare cose. Vogliono guadagnare, come è umano che sia. Ma poi vogliono tornare. I cubani muoiono di nostalgia, lontano da casa, dalla famiglia, dalla loro gente, dal loro riso e fagioli. Sono uniti da fare schifo, i cubani. E se si sentono minacciati, di più. Ne sanno qualcosa gli USA, che inasprirono l’embargo nel momento esatto in cui cessarono gli aiuti dall’URSS e a Cuba fecero, letteralmente, la fame. Speravano in una rivolta, gli USA. Si ritrovarono con un popolo che si rimboccò le maniche per l’ennesima volta e ne uscì in piedi, come sempre. Inventandosi cose come il pastrocchio di soia, ripugnante intruglio distribuito alla popolazione come “proteinas para el pueblo“. Perché poi sono pratici: il corpo ha bisogno di proteine, vitamine, carboidrati? In qualche modo li ingurgitavano. E nei parchi ci sono gli attrezzi per fare ginnastica, tipo palestra. E se non ci sono medicine, ricorrono alle piante, alla medicina naturale. Ne escono sempre. E si concedono pure il lusso di esportare i loro medici in Venezuela, come altri esporterebbero, chessò, rame, in cambio di petrolio venezuelano. Questo, hanno fatto i cubani: hanno esportato medici in cambio di petrolio. Perché questo è quello che hanno: la loro formidabile, benché odiosissima, gente. Suona retorico, lo so. Odio scriverlo, odio dirlo. Però è vero. Incredibilmente, è vero. Come, poi, questi medici, questi professionisti cubani riescano ad essere bravi nonostante ristrettezze di ogni genere (falla tu, ricerca, in un paese con internet a pedali) io non lo so e non l’ho capito. Ma ce la fanno.

Gli omosessuali, poi: a Cuba si celebra il Pride, per dire. Sono finiti gli anni 70, “Fresa y chocolate” fu girato con sovvenzioni statali, non scherziamo. Ma, soprattutto, ricordo una pubblicità progresso dello Stato, dei cartelloni esposti nelle farmacie che mi colpirono molto. Era una cosa sulla prevenzione dell’AIDS e c’era la foto di due gay che si baciavano. Ma a differenza dell’Europa, dove i due gay sarebbero stati giovani e bellissimi, nella foto cubana c’erano due signori di mezz’età, bruttini, normali. Due comuni cittadini, come li avresti potuti incontrare sul pianerottolo. Né giovani, né belli, né magri, niente. Due signori che si baciavano e un pacato invito all’amore che non escludeva la prevenzione. Sobrio. Rispettoso. Bello. Mi sembrò un esempio da seguire. Del resto, Cuba è molto poco patinata. Non ha neanche la pubblicità, se è per questo. Solo pubblicità progresso e grosse scritte motivazionali un po’ ovunque. E’ il buono dell’avere molto poco da comprare, nessuno cerca di convincerti a farlo.

Altrettanto stranianti mi paiono poi i discorsi degli stranieri che celebrano i cubani come un popolo di felici danzerini sempre di buon umore e simpatici, uh, che simpatici. Di buon umore? Io, gente stronza come all’Avana ne ho vista poca, in vita mia. Quando diventa chiaro che non li vuoi scopare, che non gli vuoi offrire da bere, che non ti caveranno una lira, tu diventi trasparente ma attorno a te si dispiega la realtà: gente affaticata, incazzosissima, arrogante o, semplicemente, con i cazzi suoi a cui pensare, come è giusto e normale che sia. No, non sono ciarlieri: puoi farti un’ora su un taxi collettivo strapieno senza che nessuno parli con nessuno. Puoi andare mille volte allo stesso bar senza scambiare una parola col barista. Ricevere una gentilezza gratis è rarissimo, ricevere un sorriso non interessato di più. Se sei in difficoltà attiri gli squali. E più è giovane, la gente, e più è stronza. Ecco, questa è una cosa importante: il divario tra i vecchi e i giovani, a Cuba. Con la crisi degli anni Novanta, il sistema scolastico cubano si ritrovò a piedi, come molte altre cose. Con il grosso dei maestri esportati in giro, ci si ritrovò con i ragazzi più grandi a fare lezione ai più piccoli, per dire, e a un generale decadimento dell’istituzione. Per questo e altri motivi, si percepisce uno stacco culturale importante tra i cubani da una certa generazione in giù. I giovani non valgono quanto i loro padri. E questo sarà un problema, in prospettiva. Poi, è vero, la gente fuori dall’Avana (o da Varadero, gessù) è meglio. Molto meglio. Ma i cubani sono, dicevo, isolani. Cocciuti, orgogliosi, quello che vuoi tu, ma non amichevoli. Ma manco per il cazzo, proprio. Se sono amichevoli, anzi, è meglio che ti preoccupi. Avranno i loro motivi, e sono motivi che non ti convengono. Esagero? Sì, un po’. Sintetizzare crea stereotipi, è ovvio. Però, ecco, stereotipo per stereotipo, quello dello stronzo mi pare più azzeccato di quello del felice danzerino. Fermo restando che ballano benissimo, è ovvio.

Ma siamo sempre lì: se da una parte io li detestavo – a un certo punto li detestavo proprio tutti, senza eccezioni – dall’altra, poi, mi accorsi in fretta che, nel resto dell’America Latina, potevo usare il mio status di residente a Cuba come un’onoreficenza, una cosa che mi distingueva in positivo dalla massa europea. Soprattutto in Nicaragua. In Nicaragua, quando la gente scopre che vivi a Cuba si emoziona. Manca solo che ti abbracci. Perché, in un modo o nell’altro, tutti debbono qualcosa ai cubani. “Io mi sono laureato a Cuba, gratis!” “Mio padre è stato salvato da un medico cubano!” Una folla. Il Nicaragua trabocca di gente che in gioventù è stata presa e spesata da Cuba per studiare, che ha avuto vitto e alloggio gratis per anni, che ha con l’isola un debito a vita. E se tu vivi a Cuba, pare che ce l’abbiano anche con te, il debito. Ti trattano bene. Ti rispettano. I cubani sono rispettati, in America Latina. Se lo sono guadagnato. E alla fine, è questo: li rispetti. Io li rispetto. Non li amo, ma li rispetto. E quando hai girato per tutto il Centro America, e non ne puoi più di vedere bambini coperti di stracci, bambini che in Chiapas vanno a lavorare trascinandosi zappe più grandi di loro, bambini che circondano il Ticabus a ogni sosta della Panamericana armati di stracci e si mettono a lavarlo in cambio di un’elemosina, finisce che non vedi l’ora di tornarci, a Cuba, e di vedere finalmente bambini normali (la normalità è un concetto molto mobile), con l’uniforme lavata e stirata, belli pettinati con la riga a lato o le treccine e che vanno, tutti, A SCUOLA. Oppure a giocare. E che non lavorano. Mai. Riatterri a Cuba che trabocchi di rispetto. Lo dici al taxista che ti riporta all’Avana e lui è contento, rincara la dose: “E’ vero, noi ci lamentiamo e ci dimentichiamo del buono, ma è proprio vero. Anche i nostri portatori di handicap, non c’è confronto. E che dire della delinquenza, del narcotraffico? Siamo fortunati, noi.” Sì, sono fortunati, loro. Perché è una questione di prospettiva: se nasci povero, malato, sfortunato, è meglio se nasci a Cuba. Molto meglio, proprio. Fuori da lì, muori e muori male. Un povero non vuole essere guatemalteco, haitiano, dominicano. Vuole essere cubano, credimi.

Cosa si può dire di Fidel nel giorno della sua morte? Questo, probabilmente: che ha dato un senso allo sfuggente concetto di “cubanità”. Concetto che i cubani inseguivano da un secolo, prima che arrivasse lui. Che ha preso un popolo che lottava per la sua indipendenza da cent’anni – prima contro gli spagnoli e subito dopo, come una grottesca beffa, contro gli USA che ne presero il posto – e lo ha reso, per la prima volta nella sua storia, indipendente. Parliamo un po’ di questo, di cosa è la “cubanità”. I cubani sono figli di due popoli entrambi sradicati, spagnoli e africani, piombati su un’isola dove gli indigeni erano scomparsi praticamente subito e senza quasi lasciare traccia. Sono il risultato dell’incontro/scontro e poi mescolanza di europei venuti a fare soldi e di africani trascinati come schiavi. Sarebbero un’accozzaglia di storie e culture diverse, di radici sradicate, di bianchi e neri, schiavisti e schiavi, violentatori e violentati, se tutte queste storie e queste culture non si fossero mischiate, se tutti non fossero andati a letto con tutti, se l’immenso meticciato che ne è derivato non si fosse unito, a un certo punto, nel nome della lotta per l’indipendenza. Cuba è giovane. Diceva uno dei suoi grandi intellettuali, Fernando Ortiz: “Tutto quello che in Europa è successo nell’arco di millenni, a Cuba è successo in soli quattro secoli“. Cuba non ha storia che non sia di appena ieri, non ha spiritualità come la intendono i popoli antichi, non ha religione che non sia un minestrone di riti mischiati, non ha un colore, una faccia, un’identità che non sia quella dell’essere cubani, appunto. Qualsiasi cosa ciò voglia dire. E diceva sempre Ortiz: “La cubanità non la dà la nascita, in un paese come il nostro, né la residenza, il colore, non te la dà nessun dato oggettivo. La cubanità te la dà la volontà di essere cubano“. E’ cubano chi ha voluto costruire Cuba. E Cuba, quindi, ha cominciato a nascere nel 1868, quando bianchi e neri insieme hanno cominciato a lottare contro la Spagna. Insieme, questo è importante. Lì è stato lo spartiacque. E l’hanno combattuta per 30 anni, fino al 1898. Quando sono arrivati gli USA, che fino ad allora se ne erano rimasti a guardare tifando per lo più Spagna, e hanno sfilato la vittoria ai cubani. Hanno dichiarato guerra a una Spagna ormai sfiancata, l’hanno sconfitta e si sono presi Cuba. I cubani, quindi, invece di una vittoria si sono trovati davanti a un passaggio di consegne. Invece della loro costituzione si sono ritrovati l’Enmienda Platt, e un padrone nuovo a cui obbedire.

Però i cubani sono cocciuti, come dicevo. Per i cinquanta anni successivi si sono rotti la testa studiando, protestando, guerreggiando – la rivoluzione fallita del ’30 – e ancora e ancora, tra due dittature e mille governi-fantoccio, mentre la loro economia dipendeva dagli USA, mentre persino il razzismo si accodava a quello degli USA impiantando l’apartheid che gli spagnoli mai avevano conosciuto, mentre sull’isola dilagavano il gangsterismo e la corruzione e le carceri erano piene – allora, mica oggi! – di oppositori politici. E poi è arrivato Fidel, la cui storia è talmente folle che sembrerebbe finta, se non fosse invece reale e documentabile. Si cita spesso “La Storia mi assolverà”, credo il più delle volte senza averlo letto. E’ l’autoarringa con cui lui, ben prima della Rivoluzione, spiegò ai giudici che lo avrebbero condannato il perché dell’assalto alla caserma Moncada, fatto da lui, il fratello piccolo Raul e un manipolo di studenti, studentesse, ragazzi vari, e finito malissimo. E’ la fotografia della Cuba sotto Batista e gli USA. E’ una dichiarazione di intenti – o, all’epoca, di sogni – ed è, soprattutto, l’autoritratto di un gigante. E’ molto difficile leggerlo, sapere che quell’uomo stava entrando in carcere e non sentire un rispetto immenso. Poi vennero l’uscita dal carcere, l’esilio in Messico, l’acquisto di una barchetta (il Granma) con cui partire, stipandola all’inverosimile, all’assalto di Cuba, lo sbarco (su cui il Che disse: “Fu più che altro un naufragio”), la polizia di Batista che stermina i naufraghi, Fidel che alla fine si ritrova con – boh, vado a memoria – meno di venti superstiti e dice: “Ce l’abbiamo fatta, vinciamo sicuro.” E vince. Sul serio. E, per la prima volta nella sua storia, Cuba diventa uno Stato sovrano. Questo, è stato il punto.

E poi vince ancora, e ancora, e ancora. Contro gli USA. Prendendoli sempre, incessantemente, per il culo. Gli USA proiettano propaganda anticastrista sul loro palazzone all’Avana? Castro fa circondare il palazzone da bandiere più alte, una per ogni stato che all’ONU si è dichiarato contrario all’embargo, e così lo impacchetta rendendolo praticamente invisibile. Gli USA mandano navi al largo di Mariel per prendere dissidenti in fuga e mostrarli al mondo? Fidel fa svuotare tutte le carceri e i manicomi di Cuba e ne spedisce gli ospiti tutti da loro, riempiendo gli USA di matti e delinquenti comuni cubani. La lista è infinita, la vicenda umana di Fidel anche. Il rapporto tra USA e Cuba, alla fine, è strano. Ma strano forte.

Gli USA e Cuba si amano e si odiano, sembrano parenti in lite. I primi hanno sempre voluto mettere le mani sui secondi, prima cercando di comprare Cuba alla Spagna, poi prendendosela con le cattive. I secondi hanno sempre sofferto l’ingombrante ombra e le mire squalesche dei vicini, e hanno fatto tutto quello che un popolo può umanamente fare per farsi trattare alla pari. Cuba non ha voluta fare la fine di Puerto Rico, tutto qui. Non ha voluto essere una colonia. Ma, alla fine, la sua storia recente è stata comunque pesantemente condizionata dagli USA. Avrebbero chiesto aiuto all’URSS, virando fortemente sulle posizioni sovietiche, se non avessero dovuto difendersi dagli USA? Avrebbero avuto bisogno di un partito unico per 50 anni se non avessero avuto bisogno di essere tanto compatti dinanzi a un nemico tanto potente? E come sarebbe, oggi, Cuba, se non uscisse da 60 anni di embargo? Se è riuscita a dare cibo, salute e istruzione a tutti i suoi cittadini NONOSTANTE l’embargo, cosa avrebbe fatto senza il limite, l’impoverimento a cui è stata condannata? Voi lo sapete? Io no, francamente. Quello che so, è che l’embargo li ha compattati ancora di più. E, conoscendoli, non era difficile da capire.

Però ho visto un sacco di cittadini USA, a Cuba, e ben prima che Obama aprisse il paese. Col cappello in mano e colmi di ammirazione, li ho visti. Che arrivano per dei corsi di studio all’università, o da soli, passando per il Messico per non farsi scoprire dalle proprie autorità. Perché gli statunitensi non potevano andare a Cuba per ordine degli USA stessi, ma lo Stato cubano li ha sempre fatti entrare, facendo col visto lo stesso giochino che Israele fa con chi non vuole il timbro d’entrata sul passaporto: te lo dà su un pezzo di carta. E ho visto un sacco di cubani che desideravano andarci, negli USA, e fare soldi, vedere l’abbondanza, visitare i parenti. Sono talmente vicini, in linea d’aria, che sembra incredibile.

Io, alla fine – e concludo questa lunga riflessione che oggi mi era proprio necessaria – di Cuba ho capito questo: che la devi rispettare, sennò prendi calci in culo. Tiri fuori il peggio dai cubani, se li prendi contropelo. E che questo orgoglio infinito, cocciuto, cazzuto, fa parte del sentire dell’isola ma Fidel lo ha saputo compattare, dargli sfogo e direzione. Lui ha preso un popolo costretto a passare da una bandiera all’altra e ne ha fatto una cosa diversa: il popolo che ha vinto, quello che si è guadagnato l’indipendenza e l’ha difesa, quello che ha ottenuto le uniche, grandi conquiste sociali dell’America Latina, quello che più si è schierato contro il razzismo, quello che ha fatto sognare mezzo pianeta, quello che non si capisce come abbia fatto ma, in qualche modo, ce l’ha fatta. Ha preso una colonia e ne ha fatto uno Stato. Molto, molto orgoglioso di sé. Ha commesso errori? Certo. Avrebbe potuto fare di meglio? Sì. I cubani hanno sofferto? Sì, ma l’alternativa era essere Puerto Rico o peggio. E avevano combattuto troppo, e troppo a lungo, per potere accettare di essere Puerto Rico. So’ gente orgogliosa, che gli vuoi dire.

Per quanto possa sembrare paradossale, io non pensavo che Fidel potesse morire. Pensavo che avrebbe seppellito pure me. Mi fa proprio uno strano effetto, questa morte, ed essendo io una donna del Novecento penso che, stavolta, di giganti non ne rimane proprio nessuno. Ora: i cubani di oggi, i giovani cubani di oggi, saranno all’altezza della storia incredibile che gli lascia Fidel? Io credo che lui abbia cercato anche, riuscendoci spesso, di tirare fuori il meglio dal proprio popolo. Di dargli disciplina, serietà, educazione, cultura. Di fare di un popolo caraibico il popolo serio per eccellenza di tutta l’area. Operazione non facilissima, va detto.

Lascia un popolo povero ma viziato, nonostante la cura da cavallo degli anni Novanta. Che non paga bollette, che ha la sopravvivenza assicurata, che si crede ‘sto cazzo. E che è umanamente e culturalmente in declino da un po’. Dove le differenze razziali, dagli anni novanta in poi, si sono accentuate. Da quando le rimesse dall’estero sono diventate vitali, e si dà il caso che il grosso dei cubani emigrati fosse bianco e abbia, quindi, mandato denaro alle famiglie bianche, mettendo loro e solo loro in condizione di partire con la piccola impresa. Un popolo che ha più aspettative che voglia di lavorare, e a cui il turismo – soprattutto quello italiano, e va detto a nostro disonore – ha fatto un gran male.

Non so cosa ne sarà di Cuba, se i suoi “difetti” la aiuteranno anche stavolta o se, senza il carisma del suo Padre della Patria, diventerà il paesello qualsiasi che tanti sperano che diventi. Temo la generazione cresciuta negli anni Novanta. Se Cuba va al macero, sarà per loro. Ma se questo dovesse accadere, sarebbe una gran perdita per il mondo intero. Sono degli stronzi, pensano solo agli affari loro, ti venderebbero al macello se solo potessero – e lo fanno appena possono – e tuttavia, pur di essere fighi, hanno dato tanto. Per un’italiana che non li regge ci sono cento cittadini del Terzo Mondo che devono loro qualcosa. Da sessanta anni, rendono il pianeta più vario e più vero.

Io credo che si sentano abbastanza male, oggi, i cubani. E che ne abbiano tutti i motivi.

Tocca invece invidiare un po’ il Padreterno, se c’è, ché finalmente se lo vede là, ‘sto famoso Fidel, e finalmente può farci due chiacchiere. Non ha aspettato poco, decisamente. E mi piace immaginare che, tra i due, il più curioso sia il Padreterno.

drcatenaccio
Silver
Bassifondi della città dei sogni
30/12/2016 | 10:23

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Si concordo una sovraesposizione di porno fa diminuire la libido. Sprattutto quando si raggiunge una certa età, è meglio conservarsela per la gnocca reale in carne e ossa.

drcatenaccio
Silver
Bassifondi della città dei sogni
29/12/2016 | 10:16

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Volevo scrivere solo una nota di colore sul parco gnocca free barvellonese.

Ho impostato il mio tinder a Bercellona con età dai 30 in avanti e mai nella mia esperienza tinderiana mi sono apparsi così tanti cessi inguardabili. E' stato impressionante.

drcatenaccio
Silver
Bassifondi della città dei sogni
29/12/2016 | 09:58

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Ciao,
è un qualcosa che è avvenuta a ciel sereno o già c'erano alcune incomprensioni o notavi quelche cambiamento nel suo comportamento?

drcatenaccio
Silver
Bassifondi della città dei sogni
24/10/2016 | 01:44

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Sto usando Tinder da un mesetto e vi dico la mia esperienza.

La quasi totalità delle donne in Italia non si iscrive per incontrare uomini ma solo per vedere quanti like ricevono. Una volta che constatano di aver ricevuto un like, prima ancora di iniziare la conversazione, ti eliminano.

Desolante

drcatenaccio
Silver
Bassifondi della città dei sogni
30/09/2016 | 19:28

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Spero che non andrà perso tutto il pregresso stratificato nel corso degli anni, la vera ricchezza di Gnoccatravel.

drcatenaccio
Silver
Bassifondi della città dei sogni
25/09/2016 | 11:16

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Tutta una serie di banalità e pettegolezzi.

Già l'inizio non mi piace. Perché partire sul sicuro indicando che è "la scoperta dell'acqua calda"? Qualcuno di voi conosce la situazione di Calais? Qualcuno è stato a Calais tra migranti e volontari?

Io diffido sempre a questi articolo con toni scandalistici in quanto spesso nascono dal malumore di un gruppo di persone che vuole farla pagare al gruppo oppure si passa a generalizzare alcuni episodi isolati come condotta dell'intero gruppo. In quest'ultimo caso poi quando gli episodi denunciati solleticano la fantasia delle persone, il gioco è fatto.

drcatenaccio
Silver
Bassifondi della città dei sogni
22/09/2016 | 17:54

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Il mondo del pay, che non disdegno... anzi,,, non genera in me alcuna fantasia in particolare.

Le fantasie che mi eccitano di più sono quelle di trombare con donne che conosco bene con le quali sarà purtroppo improbabile avere un approccio sessuale.

Quella tua collega figa più giovane o già super impegnata oppure quella fidanzata o moglie del tuo amico... sono queste le immagini che mi arrapano di più.

drcatenaccio
Silver
Bassifondi della città dei sogni
16/09/2016 | 20:55

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Nella mia piccola realtà di osservazione ho notato che le ragazze italiane che ho visto accoppiate con un nero (fidanzate o addirittura sposate) sono nella

biondine molto chiare, nella stragrande maggioranza dei casi.

Non voglio mettere al fuoco alcuna teoria bislacca. Volevo solo condividere questa osservazione e sapere se qualche altro utente aveva notato la stessa cosa o è solo una mia impressione.

drcatenaccio
Silver
Bassifondi della città dei sogni
05/09/2016 | 08:36

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La 14 (che per i miei gusti è superata dalla 18) non mi sembra che abbia tratti italiaci.

drcatenaccio
Silver
Bassifondi della città dei sogni
03/09/2016 | 22:27

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@Franc

gentilissimo.

A Barcellona, avendo 43 anni volevo un ambiente con più vicine slla mia età

e quindi pensavo di andare al Luz de Gas ol al Sutton che da informazioni internet tiene attuano una selezione all'entrata un po' stretta...

Ancora grazie

drcatenaccio
Silver
Bassifondi della città dei sogni
03/09/2016 | 21:01

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@Frank

grazie :-)

avrei intenzione di frequentare le buone discoteche spagnole, Barcellona in primis.

Confesso che con il mortorio italiano ho perso il giro di tutto.

Ho dei vesti di colore grigio molto scuro, con una camicia bianca non vanno bene. in disco non è bene mettersi così in scuro?

drcatenaccio
Silver
Bassifondi della città dei sogni
02/09/2016 | 19:08

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La mia prima domanda è la seguente.

In una discoteca o locale pubblico in genere con severo filtro all'ingresso che vestito scegliete?

Preferito un completo o uno spezzato? Che colori utilizzate e quali sono da evitare?

drcatenaccio
Silver
Bassifondi della città dei sogni
02/09/2016 | 19:06

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Vorrei iniziare una discussione sul look di un GT dove porre le nostre domante, consigli e suggerimenti.

drcatenaccio
Silver
Bassifondi della città dei sogni
30/08/2016 | 21:59

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MILF

Discussione molto interessante.

Io porrei un altro punto di vista, considerato che molti di noi hanno raggiunto gli "anta" di età.

Quali donne di questi gruppi mantiene il fascino in età avanzata.

Ho la sensazione che mantengono molto bene le spagnole, le italiane contemporanee, le francesi e le asiatiche gialle.

Ho limitate esperienze con le estiche. Sono limitato alla visione sicuramente fuorviante delle varie badanti. Ci sono estiche MILF?

drcatenaccio
Silver
Bassifondi della città dei sogni
30/08/2016 | 21:34

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E' un mio desiderio fin da ragazzo fare un bagno in mare senza costume. Forse quest'anno realizzerò questo desiderio in Spagna forse nella spiaggia di Marbella a Barcellona.

Mi domandavo se questa pratica estemporanea nudista poteva diventare un'esperienza erotica. Stare semplicemente nudi con altre donne nude, senza voyeurismi o esibizionismi, poteva di per sé far nascere qualcosa di erotico e sensuale.

drcatenaccio
Silver
Bassifondi della città dei sogni
29/08/2016 | 01:33

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A Barcellona c'è un club simile al Valeria Ferrer di Valencia dove ci sono spagnole (loro dicono studentesse)?

drcatenaccio
Silver
Bassifondi della città dei sogni
24/08/2016 | 01:49

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@Losco

Non sono d'accordo. In questo caso stiamo parlando di Sordi e non di un concetto generale e sarebbe interessante sapere se il personaggio seguiva il tutto con una effettiva pratica di vita.

drcatenaccio
Silver
Bassifondi della città dei sogni
23/08/2016 | 08:46

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Abbiamo già avuto un'occasione persa. La Lega (tengo a precisare che non appoggio tale partito) aveva istituito una raccolta firme per un referendum. Mi sembra che la raccolta sia naufragata...

drcatenaccio
Silver
Bassifondi della città dei sogni
23/08/2016 | 08:43

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Non so, sono perplesso. Era nota la condizione di Alberto Sordi ma è la prima volta che leggo che andava a PAGAMENTO con donne. E' sicuro che ha affermato questo pubblicamente? Strano! Ci sono fonti e riferimenti.

drcatenaccio
Silver
Bassifondi della città dei sogni
15/08/2016 | 20:59

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Certamente non è la più bella ma mi ha colpito questa spadaccina tunisina:

Ines Boubakri. La propongo per rappresentare un po' le gnocche d tutto il mondo.

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