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asceta_pentito
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22/05/2018 | 13:59

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asceta_pentito
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28/04/2018 | 14:45

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asceta_pentito
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26/04/2018 | 21:23

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un documentario francese:

asceta_pentito
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20/03/2018 | 13:38

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asceta_pentito
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18/03/2018 | 12:43

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il fascino discreto del gambia:

asceta_pentito
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03/08/2017 | 20:58

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@Marth said:
Un amico dice sempre che da giovane non era affatto male...

studentessa a ginevra:
b.jpg

ma poi....
a.jpg

(amo l'UK ma le britanniche rispetto alle omologhe nordeuropee purtroppo...)

asceta_pentito
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01/08/2017 | 21:05

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asceta_pentito
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16/06/2017 | 15:54

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il segmento della trasmissione La gabbia di la7 in cui si parla di pornografia (e la vecchia susanna messaggio dice un po' di cose brutte a malena) da 2'16'33":

asceta_pentito
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25/03/2017 | 20:54

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selenia orzella (e non è una giornalista):
https://www.facebook.com/seleniaOrzella/

asceta_pentito
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25/03/2017 | 14:04

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sempre la stessa "giornalista" romana di nemo sui weekend dei single (solo per chi ha lo stomaco forte):
http://www.raiplay.it/video/2017/03/Un-weekend-per-soli-single-5eb3a9ae-9924-4a82-b6ba-1333d51e3e21.html

asceta_pentito
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03/03/2017 | 13:40

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per chi ama l'accento siculo:

asceta_pentito
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08/02/2017 | 21:15

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asceta_pentito
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07/12/2016 | 08:31

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floris mai pago della gnocca, ma ha riciclato qualche pezzo di servizi precendenti compreso il nostro Maury (che ormai potrebbe chiedere i diritti siae):
http://www.la7.it/dimartedi/video/il-sesso-che-si-pu%C3%B2-pagare-06-12-2016-199870

asceta_pentito
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02/12/2016 | 21:01

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faccio anch'io i compliementi al caro maury ma il servizio era ancora peggio di quello delle iene: mettere insieme gli immigrati, i contact bar e la festa dei ricconi a zurigo è una cosa troppo sconclusionata, lucci probabilmente non guidato non è più brillante e pungente come a mediaset

asceta_pentito
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24/10/2016 | 23:04

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@aiman non chiamiamolo neanche "problema" è una situazione psicologica del momento che porta a non eiaculare e che, secondo me, va accettata senza patologizzarla (a maggior ragione con le pay a cui non frega nulla)

se poi uno vuol leggersi la riduzione della sessualità (con tutta la sua complessità psichica) a meccanismo idraulico per esempio la sessuologa svizzera del Caffè della domenica:

La domanda

Ho attualmente una relazione con un sessantenne, divorziato da dieci anni. Durante questo periodo non ha avuto nessuna donna, si masturbava allegramente. Con lui sto bene, emozionalmente e sessualmente. Lui però non riesce ad arrivare all’orgasmo malgrado una bella erezione di lunga durata. Nel periodo dopo il divorzio doveva masturbarsi sempre più energicamente per arrivare all’apice. Non guardava film porno. Questa difficoltà lo preoccupa e vorrebbe capirne il motivo.

La risposta

Il suo amico soffre di "eiaculazione impossibile" nella relazione, visto che da solo riesce a farlo. Durante gli anni trascorsi senza avere relazioni sessuali, si è arrangiato da solo ricorrendo però a una modalità meccanica, intensa nella rapidità della stimolazione manuale ma suppongo anche nella pressione esercitata. Dieci anni sono lunghi, le abitudini si istallano e anche il corpo si abitua a funzionare in un certo modo. Il fatto è che il corpo della donna non potrà mai provocargli simili sensazioni che gli permettono di far aumentare il livello di eccitazione fino a raggiungere il fatidico punto del non ritorno.

D’altro lato, lei dice che lui non ha mai fatto ricorso a stimoli visivi efficaci, quali possono essere i film porno, per suscitare, mantenere e far crescere l’eccitazione. Magari gli bastano le sue fantasie erotiche, ma forse deve cercarne di più forti, di più osé insomma. Tornando alla modalità eccitatoria, quello che il suo attuale compagno fa è di contare solo sull’aspetto sensoriale dimenticandosi che, nella fase ascendente della tensione sessuale, un grande ruolo viene giocato dalle tensioni muscolari. Mi spiego: piuttosto che rilassarsi, il suo amico dovrebbe giocare con alcuni muscoli situati nella zona del bacino (addominali, glutei e perineo). Con "giocare" intendo l’attivazione della muscolatura grazie al basculamento del bacino, inizialmente ricorrendo ai soli addominali e in seguito, quando desidera raggiungere l’apice, aggiungendo la tensione dei glutei. Anche il ritmo del movimento gioca un ruolo poiché più il movimento è veloce e più aumenta il livello dell’eccitazione. Senza dimenticare il ruolo della respirazione, addominale s’intende, che va abbinata correttamente al movimento del bacino. Ovviamente queste abilità vanno automatizzate così da lasciare la mente libera di ricorrere all’immaginario erotico e al gioco complice con la propria partner.

Linda Rossi

asceta_pentito
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05/10/2016 | 22:48

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per chi legge il francese in pratica dopo 6 mesi la legge ha avuto più un impatto simbolico che effettivo (solo 250 clienti "verbalizzati"):

http://www.lemonde.fr/societe/article/2016/10/04/en-six-mois-250-clients-de-prostituees-verbalises-sur-le-territoire_5008000_3224.html

asceta_pentito
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03/10/2016 | 15:57

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anche su repubblica:

http://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/si-chiudono-patte-canton-ticino-crisi-spegne-anche-luci-133094.htm

Franco Zantonelli per “la Repubblica”

In Svizzera il super franco, oltre a creare difficoltà all' industria di esportazione, in particolare a quella orologiera, sta contribuendo a mandare a picco un altro mercato un tempo fiorente, quello della prostituzione.

Il fenomeno é avvertito, in particolare, nel Canton Ticino, che fino a qualche anno fa era una sorta di grande bazar del sesso, per i clienti italian. Gli affari hanno iniziato a calare, per i tenutari dei bordelli, in seguito alla crisi finanziaria del 2008. Quando cioè l' euro, arrivato a quotare una volta e mezzo la moneta elvetica, ha cominciato a deprezzarsi.

Oggi che oscilla poco sotto il franco e 10 centesimi, anche il turismo sessuale ne risente in modo pesante. Così i 1.828 locali a luci rosse, recensiti 8 anni fa, nell' intera Confederazione, dall' università di Ginevra, sono scesi a 902, stando a una ricerca del criminologo di Zurigo, Martin Kilias.

Nonostante il dimezzamento delle case d' appuntamenti la loro cifra d' affari rimane, comunque rispettabile. «Nel 2014 - scrive in un' inchiesta pubblicata ieri il settimanale ticinese il Caffè - fatturavano 4 miliardi di franchi, con un totale di 125 mila clienti».

Stiamo parlando, in euro, di 3,6 miliardi, ovvero circa lo 0,7% del Pil elvetico. La crisi, tuttavia, c' è e picchia duro, a sentire Ulisse Albertalli, pioniere dei bordelli ticinesi, titolare dell' Oceano di Lugano: «Oggi vivacchiamo, perché mancano i clienti italiani». Basta contare le auto con targhe della penisola posteggiate, nelle sere del fine settimana, davanti al suo locale.

Rispetto agli anni precedenti il 2008 sono più che dimezzate. «Quando l' euro valeva molto una prostituta incassava 150 franchi per prestazione, che sono scesi a 100 con la svalutazione della moneta europea», spiega a Repubblica il criminologo Michel Venturelli, autore di diversi studi sulla prostituzione e titolare dell' agenzia investiva IRX di Bellinzona.

«Fatto sta che, attualmente - dice ancora l' esperto - ci sono nel Ticino 7 locali legali e almeno 3 illegali, mentre un tempo se ne contavano 30. Intendiamoci di quei 30 solo l' Oceano di Lugano era in regola con la legge ».

Sì perché, oltre al cambio sfavorevole, un altro motivo di crisi è stata l' operazione "Domino", condotta dalla magistratura ticinese, a partire dal 2012, per fare ordine nel mondo della prostituzione. Con il risultato che molte ragazze sono andate all' estero, mentre altre sono finite sui marciapiedi di Zurigo e di altre città della Svizzera tedesca.

Quelle rimaste, a quanto pare, oltre ad abbassare le tariffe, hanno chiesto ai proprietari dei locali uno sconto sull'affitto delle stanze, che all'epoca in cui gli affari prosperavano, erano di circa 100 euro al giorno. Nel frattempo, ulteriore segnale di crisi, molte prostitute sono finite nel mirino dell' ufficiale giudiziario, per non aver pagato i circa 450 euro di imposte dovute, mensilmente, al fisco svizzero. Almeno 44, soprattutto provenienti da paesi dell' Europa dell' Est, risultano destinatarie di precetti esecutivi, emessi dall'Ufficio esecuzioni e fallimenti di Lugano.

Quanto ai clienti sono spariti anche a seguito dell' operazione della magistratura che aveva imposto loro di esibire dei documenti di identità.

Insomma, con le tasche vuote e, in più, privati della garanzia dell' anonimato, molti italiani hanno preferito desistere, abbandonando i "paradisi ticinesi" della prostituzione.

asceta_pentito
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02/10/2016 | 14:06

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sulla prima pagina de Il caffé di oggi:

http://www.caffe.ch/stories/inchieste/55683_le_luci_rosse_diventano_sempre_pi_soffuse/

Le luci rosse diventano sempre più soffuse

MAURO SPIGNESI

Ore 21. Davanti a due noti night di Pazzallo ci saranno una ventina di auto, non di più. In questi posteggi, sino a tre anni fa, a quest’ora se ne contavano non meno di cinquanta. Nei fine settimana anche settanta, cento. "Ma quei tempi non ci sono più, bisogna prenderne atto. Il crollo c’è stato eccome. I clienti italiani sono sempre meno. Proprio l’altra sera mi ha chiamato il gestore di un locale per chiedermi se conoscevo qualche ragazza da mandargli. Aveva le stanze praticamente vuote", racconta Ulisse Albertalli, il pioniere del mondo a luci rosse in Ticino. E il calo è testimoniato dai numeri: nel 2014 erano 464 le ragazze che si erano registrate, tra hotel e appartamenti, per poter lavorare nel campo della prostituzione. L’anno scorso sono scese a 343. Cioè il 26 per cento in meno.

Sono davvero lontani i tempi, come ricorda Albertalli, in cui il Ticino era un mercato a luci rosse diffuso su tutto il territorio. Come negli anni duemila, quando si contavano 950 prostitute. O prima dell’inchiesta Domino, che ha chiuso tutti i locali dove la prostituzione era irregolare, quando c’erano 37 night, 44 tra bar e hotel e 220 case e saloni di massaggio. Oggi, secondo i dati diffusi dalla Teseu, la sezione investigativa della Polizia cantonale contro la tratta degli esseri umani, gli appartamenti sono passati dai 130 del 2014 ai 95 dell’anno scorso, mentre nel 2016 già una decina hanno chiuso. I locali sono invece 14. "Vivacchiano - spiega Albertalli - messi alle strette dal fisco, dai controlli continui, dall’incertezza di una legge sulla prostituzione che ancora non trova una maggioranza in parlamento. Questa situazione tiene lontane le ragazze, che arrivano qui grazie al passaparola. Oggi hanno paura, sono sempre sotto pressione e allora vanno in Austria, dove con l’equivalente di 50 franchi hanno i documenti e una posizione del tutto regolare".

Meno ragazze, dunque. Ma anche meno clienti. Soprattutto quelli italiani che hanno cominciato a non arrivare più regolarmente una volta alla settimana, scoraggiati dal cambio tra franco ed euro e dalla paura delle multe. Anche se, a sentire i titolari dei locali, molte ragazze hanno abbassato i prezzi e chiesto contemporaneamente anche ai gerenti dei night uno sconto sulla stanza, che in media costa 140-150 franchi al giorno. Ma non tutte riescono a far quadrare i conti. E allora a volte scappano via, lasciandosi dietro dei debiti. Nel novembre scorso, sul Foglio ufficiale erano comparsi i nomi di 44 ragazze, soprattutto dell’Est, destinatarie di 67 precetti esecutivi dell’Ufficio esecuzioni e fallimenti di Lugano.

In media una prostituta paga circa 500 franchi al mese di imposte. "Ma non sempre lo fa, e allora bisogna trovare dei correttivi", spiega Giorgio Galusero, deputato plrt e coordinatore della speciale sottocommissione parlamentare che sta esaminando la nuova legge sulla prostituzione. "Certo - aggiunge Galusero - anche io ho sentito e letto nei rapporti di polizia del calo dell’attività, penso che tutto ciò sia dovuto ad un insieme di fattori che si sono intrecciati fra loro". Tra questi i fattori Galusero indica la crisi in Italia, ma pure i maggiori controlli, con la notifica obbligatoria entrata in vigore due anni fa.

La tendenza al ribasso nel mondo della prostituzione è avvertita in Tutta la Svizzera. Nel 2008, secondo uno studio dell’Università di Ginevra, c’erano 1828 locali a luci rosse. Nel 2014, stando ad un’indagine del criminologo Martin Killias, night e bar erano scesi a 902, ma fatturavano comunque circa 4 miliardi all’anno. Con un totale di 125mila "clienti abituali".

asceta_pentito
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21/09/2016 | 15:20

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recalcati su Don G. :

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2016/09/18/le-tante-facce-di-don-giovanni-prima-dellinferno52.html?ref=search

Le tante facce di Don Giovanni prima dell'inferno

Quale tabù vorrebbe sfatare il mito moderno, ma imperituro, del Don Giovanni? Il conformismo borghese della fedeltà? La rappresentazione fobico-moralistica della sessualità? L'istituto etico inviolabile del matrimonio? Gli stereotipi della convivenza civile tra uomini e donne?

La storia complessa di questo personaggio che trova in Mozart la sua massima celebrazione, ma che è stato ripreso da autori diversi come Molière, Goldoni, Kierkegaard, Tolstoj e molti altri, non deve farci perdere di vista l'essenziale che la sua leggenda porta con sè. A prima vista il desiderio del Don Giovanni riflette il fantasma inconscio (o conscio) del desiderio maschile: godere del proprio fascino irresistibile, trasformare la donna in conquista, allungare infinitamente la lista delle proprie imprese seduttive, "farsele tutte". La sua più immediata realtà è quella della spinta irresistibile a conquistare e a possedere le sue prede. Ma il primo ostacolo che questa spinta è destinata a incontrare è quello che in nessuna delle donne sedotte, per quanto esse siano un numero spropositato, potrà mai trovare la donna che ricerca perché, come ha insegnato Lacan, La Donna non esiste. Il potere sensuale del Don Giovanni è certamente, come egli ha fatto notare nel Seminario XX, quello di riuscire a fare sentire ogni sua preda unica nella sua particolarità — il Don Giovanni ama una per una le sue prescelte -, ma è altrettanto vero che nessuna di esse è mai davvero l'unica. La conquista della donna non è animata dall'amore ma dalla contabilità: ogni donna allunga orizzontalmente la lista delle sue imprese ma non è La Donna. In questo movimento perpetuo da una donna all'altra il desiderio del Don Giovanni resta pertanto l'espressione di una coscienza infelice: sull'amata cade l'ombra di chi ancora non possiede, dell'Altra donna, perché amarne davvero una sola sarebbe come tradirle tutte.

Il Don Giovanni non si interessa della mancanza da cui scaturisce l'amore. Anzi, Lacan nel Seminario X fa notare come esso sia un fantasma femminile: avere finalmente un uomo che non si interessa del loro amore e della loro mancanza, ma solo del loro godimento e del loro corpo sessuale; farsi possedere da uno straniero come pura incarnazione della pulsione e non del desiderio. Il Don Giovanni sarebbe cioè l'emblema di un uomo a cui non manca niente, un puro strumento di cui godere che non conosce né detumescenza, né castrazione. Esso realizza l'"auspicio" femminile che ce ne sia almeno uno che "ce l'abbia" davvero, sempre, che non possa mai perderlo...

In Kierkegaard Don Giovanni è invece il paradigma della vita estetica, di una vita che non sa essere seria, che odia la ripetizione, che non sa esporsi al bivio tragico della scelta. Il seduttore consuma la sua vita inseguendo la volatilità aleatoria di incontri che non lasciano alcuna traccia. Egli ama la vita nella sua differenza molteplice ma in realtà non riesce ad accedervi veramente. In questo la sua vita ricorda quella temeraria di Ulisse che non rinuncia mai a seguire la spinta della propria curiosità senza però trovare mai la sua soddisfazione. Per questa ragione Kierkegaard assimila lo spirito di Don Giovanni a quello della musica e della sua estasi sensibile: egli insegue costantemente l'attimo senza riuscire a dare consistenza e continuità alla sua esperienza. Il Don Giovanni declina in questo modo una versione solo estetizzante del desiderio: il suo perpetuo rilancio coincide con la sua perpetua insoddisfazione. L'arte del seduttore non è, come il Don Giovanni libertino crede, una manifestazione della sua libertà, ma la manifestazione della sua schiavitù: il godimento assume il carattere di un imperativo che prescinde da ogni contenuto. Molto pertinentemente la diagnosi formulata da Kierkegaard è quella di "isterismo dello spirito". Nel linguaggio di Lacan il desiderio isterico è, infatti, il desiderio che ricerca attivamente la propria insoddisfazione, è un desiderio che non conosce la possibilità della sua realizzazione, ma differisce questa possibilità in un altrove impossibile da raggiungere. Il gioco del Don Giovanni rivendica, dunque, solo apparentemente l'entusiasmo nei confronti della vita sensibile perché finisce per uniformare la varietà del mondo allo specchio della propria volontà narcisistica.

È il caso di Nerone — descritto da Kierkegaard — il cui sguardo melanconico osserva le fiamme del proprio crimine che avrebbero invece dovuto sancire il suo successo eterno. Come Nerone, anche Don Giovanni non conosce senso di colpa. Egli decide con fierezza di essere un impenitente, di giocare con la verità; ama la maschera, il trucco, l'artificio. La sola Legge che conosce è quella del proprio godimento temerario. Per questo ai suoi occhi la Legge del Padre non può essere che una Legge inumana e severa, non può che assumere la forma patibolare della sentenza. Ma la libertà che vuole rigettare la Legge del Padre, senza coglierne, in realtà, la funzione autenticamente liberatrice, non può che trascinare Don Giovanni verso la distruzione di sé. Il rifiuto ostinato della Legge, o, meglio, il suo più totale fraintendimento (la Legge per il libertino è solo repressivamente e perversamente contrapposta al desiderio), comporta, almeno nella versione di Mozart, il suo ritorno trasfigurato nella figura altrettanto inquietante del Convitato di pietra che getta l'impenitente Don Giovanni tra le fiamme dell'inferno.

asceta_pentito
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21/09/2016 | 13:11

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asceta_pentito
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18/09/2016 | 22:48

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ma lucci passa da una parte all'altra e poi fa gli stessi servizi?

:-))

asceta_pentito
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17/09/2016 | 22:45

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tra l'altro povero mughini:

http://www.ok-salute.it/benessere/mughini-senza-prostata-non-sono-piu-un-uomo/

«I valori dei marker tumorali erano saliti, troppo», racconta Giampiero Mughini. Bisogna operare alla prostata, fu la sentenza del medico». «Le tecniche moderne permettono di salvaguardare i nervi che consentono l’erezione. Ma non sempre va tutto liscio. A me non è andato tutto liscio».

«Fa parte del gioco. Del gioco della vita. Continuavo a ripetermi questa frase, nel letto d’ospedale, fra i miei libri, il block notes, gli appunti sparsi sulle lenzuola. Mi avevano appena operato alla prostata e io sapevo che le cose, i rapporti con la mia compagna, sarebbero stati diversi. Ma sapevo anche che il destino va preso per quello che è: ogni giorno è un’opportunità, un regalo che qualcuno ci ha fatto. Io almeno la vedo così.

Confesso che per buona parte della mia vita non avevo nemmeno saputo che cosa fosse la prostata. Solo intorno ai 50 anni il mio medico mi aveva consigliato di misurare ogni 12 mesi il Psa, l’antigene prostatico specifico che può segnalare la presenza di un tumore. Fino al 2005, tutto nella norma, anche se i valori crescevano ogni anno e mi dicevo: “C’è qualcosa che non va, prima o poi…”. A gennaio del 2006 i risultati erano superiori al limite e dopo un mese ho ripetuto le analisi del sangue: il Psa era aumentato ancora. Ho eseguito un’ecografia. Non risultavano alterazioni, comunque l’urologo ha voluto vederci chiaro: “Facciamo una biopsia, un prelievo di tessuto”.

Menomazione reale e simbolica della virilità

Marzo 2006: quel giorno, quando ho alzato la cornetta del telefono, ho capito subito che aria tirava. La diagnosi era infausta: tumore allo stadio iniziale. L’unica soluzione, secondo il medico, era asportare la prostata. Non ho pensato di consultare un altro specialista, non mi sono scomposto: drammatizzi quando muore tuo padre, se l’amore della vita fugge con l’idraulico, se il tuo libro cui tieni tanto vende otto copie. Per il resto, non c’è da perdersi d’animo.

L’intervento è stato fissato per gli inizi di giugno al Gemelli di Roma. La sera prima del ricovero, per distrarmi, sono andato a vedere Volvér, il film di Almodóvar, ma avevo la testa altrove. Poi una cena a lume di candela con la mia compagna. Sono entrato in ospedale di lunedì, l’intervento dopo i controlli di rito. Avrei preferito essere sul lungomare con Kate Moss, invece mi aspettava il tavolo operatorio. Quattro ore dopo era tutto finito. L’operazione in sé è stata una passeggiata: ho cominciato subito a fare battute, mi sono ripreso in fretta. La domenica successiva sono stato dimesso e mi sono rituffato nelle mie giornate di sempre, ci tenevo a rimettermi in carreggiata. Ma, quando mi fermavo a riflettere, non potevo non pensare che, per certi versi, era cominciata la mia morte. L’aspetto più delicato di tutta la faccenda riguarda la menomazione reale e simbolica della virilità. Ironia della sorte, stavo scrivendo Sex revolution, un libro sulla rivoluzione sessuale, proprio nel corso di una vicenda in cui il sesso veniva compromesso. Le moderne tecniche chirurgiche permettono di risparmiare i nervi che consentono l’erezione e di mantenere la capacità sessuale, ma non è così semplice, non sempre va tutto liscio. A me non è andato tutto liscio.

Non appagarla: una sberla che non finisce mai

In Exit ghost, un romanzo di Philip Roth, il protagonista subisce un intervento alla prostata e, pur provando attrazione verso una donna, sa di non poterla appagare. So com’è: una sberla che non finisce mai.

La mia identità di uomo non è più la stessa, ma lo accetto. D’altronde, non sono più un ragazzino e non ho un corteo di spogliarelliste ventenni dietro la porta. Vale che sono vivo e che sto bene.

Certo, non ho la forza che avevo a 20 anni o a 40, non ho la memoria di un tempo, ogni sei mesi mi sottopongo ai controlli di routine. Fa parte del gioco, del gioco della vita di chi ha la mia età. L’età comporta aspetti negativi e positivi: oggi sono più saggio, il gusto si è affinato, so fare meglio il mio mestiere. Amo il lavoro e mi chiedo, a volte, quanti altri libri riuscirò a scrivere. Qualche anno fa mi ero posto il traguardo di 20. Ce l’ho fatta, sto già lavorando al ventesimo. Per eventuali altri spero mi vengano le idee e gli spunti.

Ai tempi dell’operazione, curavo Uffa, una rubrica quotidiana sul Foglio. Il giorno dopo l’asportazione della prostata ho scritto: la parola prevenzione è infinitamente migliore della parola rivoluzione. Non è difficile capire il perché: è in gioco la vita».

asceta_pentito
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16/09/2016 | 23:00

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la domanda iniziale era sull'innamoramento e sul provare emozioni e la risposta ovvia è SI, ma credo soprattutto per i novizi alla 157esima escort anche stupenda, gentile, umanissima,ecc bisognerebbe aver introiettato il carattere commerciale di questo tipo di rapporto (anche se il vecchio professore di de andrè... :-) )

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