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Siamo andati a puttane in Svizzera

Eccovi il link!

http://www.vice.com/it/read/bordello-svizzera

Sappiamo tutti come funziona la prostituzione in Italia: strada, macchina, ragazze con o senza pene e magnaccia più o meno incazzosi che fanno del mestiere una cosa illegale—vendersi non costituisce reato, ma lo è lo sfruttamento o favoreggiamento o induzione al farlo. Poiché è impossibile sapere quando qualcuno batte di sua spontanea volontà o costretto, la scappatoia per l'italiano che non vuole storie è dietro l'angolo, è di colore verde e ci producono il formaggio.

La Svizzera, assieme a Olanda, Germania e pochi altri, è uno dei Paesi europei in cui la prostituzione è legale: dalle città ai villaggi dimenticati, la patria dei banchieri offre tutto ciò che il maschio medio può desiderare. Tuttavia le autorità hanno recentemente dato un giro di vite, e durante gli ultimi mesi sono state espulse moltissime delle ragazze sudamericane, e in generale le extracomunitarie, che facevano la fortuna dei locali. Molte case di piacere, inoltre, in seguito alle indagini della polizia cantonale ticinese, sono state chiuse, lasciando a piedi lavoratrici e clienti. Anche il Bar Oceano, storico bordello di Lugano, è stato teatro di accertamenti, ma tempo un giorno è tornato al tran tran quotidiano.

Per sapere cosa stia succedendo e scoprire di più sulla prostituzione elvetica abbiamo contattato Ulisse, 60 anni, proprietario e fondatore dell’Oceano, club che manda avanti con l’intera famiglia e l’insostituibile tuttofare Nicola, amico, gestore occasionale, custode di notte e problem-solver della famiglia e delle ragazze, che poi di famiglia sono anche loro.

Una volta arrivati, un buttafuori extra-large ci accompagna sull’altro lato dell’edificio, alla reception dell’albergo Oceano—club, affittacamere e bolo sotterraneo di istinti primordiali. Dietro al bancone ci sono schermi, telefoni e tastiere, e poi c’è Diandra, 19 anni, mamma di una bambina di tre, nipote di Ulisse, responsabile delle camere in orario di asilo, e per noi portavoce di famiglia, perché Ulisse, ci confessa, “alle 4 di pomeriggio è già a casa in pigiama.”

Diandra ci parla un po’ dell’Oceano: i clienti entrano nel ‘privè’ pagando l’ingresso, consumazione inclusa e ragazze schierate, “mai scegliere la prima, le prime sono le più disperate.” Individuata la ragazza ci si mette d’accordo e ci si separa per incontrarsi di nuovo alla reception, primo piano, da dove si accede alle camere. Ovunque ci sono security e telecamere, tutto pagato e pulito a partire da 80 euro lenzuola incluse, sborsano le ragazze rifacendosi sulle parcelle—ovviamente, in qualche modo il cliente paga tutto.

Per prostituirsi professionalmente in Svizzera c'è un albo a cui per legge potrebbero registrarsi solo le ragazze comunitarie, come in Italia ci si iscrive per guardare nella bocca della gente o aprire i testamenti. Fino all'anno scorso il Governo chiudeva un occhio, e nei verdi confini entravano un po' tutte, sudamericane, esteuropeee e quant’altro. Oggi non è più così, e all'Oceano, come al Corona e tutti gli altri bordelli, restano solo mucchi di rumene. Prendono dai 100 ai 150 euro alcune anche 200. Nonostante sia tutto in regola rimangono i problemi con la polizia: “le nostre ragazze hanno tutte il permesso, ma ogni volta la polizia trova qualcosa che non va. Prima le stanze troppo alte, poi ci hanno detto che le ragazze non potevano andare dai clienti—quello è adescamento, e non si può, dovrebbe essere il contrario. Che poi è un bordello, è ovvio che si vada dal cliente, ma per la legge in un bar l’adescamento non si può fare, e allora siamo diventati un club, dove l’adescamento è concesso.”

Ora che sappiamo come funziona, le chiediamo di parlare con le ragazze e lei ci conduce nel privé, dove facciamo anche noi la nostra scelta. Luci blu, clienti, musica, divieto di foto ma fidatevi, è come vi immaginate un bordello, un formicaio di plateau trasparenti e lycra. La prima che accetta di parlare con noi è Paola, 27 anni, un metro e 66 per 54 chili. Paola è rumena, ha lavorato anche in Spagna ma da due anni vive in Svizzera. Del suo lavoro non si lamenta, perché il lavoro è lavoro e “lo faccio per soldi.” Nella sua stanza molto rosa, molto IKEA e molto profumata, Paola fa di tutto, “tutto tutto”: piscia sulla gente, lecca piedi, sodomizza maschi e indossa costumi, anche da cane. Molti dei suoi clienti sono sposati e italiani, ma lei in Italia non ci metterebbe piede perché le puttane di strada sono “spazzatura, senza bagno, in macchina e sudate.”

Di nuovo nel privé incontriamo Sofia, 26 anni, rumena numero due. Facciamo dietro front e saliamo con lei al secondo piano. Tempo un minuto ci raggiunge Rossana, 31 anni, rumena numero tre. Sofia vive in Svizzera da cinque anni e non ha mai cambiato locale, “Oceano is the best”—e dato che ha girato i cazzi di Francia, Irlanda, Spagna e Germania, le crediamo. Sofia parla sette lingue e ci racconta che prima di imparare il mestiere si è laureata in economia e ha fatto la cameriera, poi ha capito che servire ai tavoli non faceva per lei.

L'inizio è stato difficile, "quando cominci non sei abituata a fare certe cose con gente che nemmeno conosci. Il primo cliente me lo ricordo ancora, non sapevo niente, siamo saliti in camera, non sapevo fare un pompino, l’ho morso e gli ho fatto male. Mi sembrava immenso, grandissimo. Dopo tre anni ci siamo rincontrati, e quella volta ne è uscito soddisfatto e mi ha fatto i complimenti. Ero contenta, sono qui per fare un lavoro fatto bene." Perché la soddisfazione per le ragazze non viene dal rapporto, ma da un miscuglio di ‘Cortesie per gli ospiti’ e fidelizzazione del cliente.

Rossana ha 31 anni, ma è in Svizzera solo da cinque mesi. È la campionessa dei clienti fissi, soprattutto di quelli che vogliono affetto, coccole e massaggi. Le piacerebbe avere un bimbo, e aprire una “peluquería”, ma in Romania, a casa. Secondo lei lavorare in Italia non è sicuro, "c'è sempre qualcuno dietro, i soldi la ragazza non li vede, è quello che dico sempre ai clienti, venite qui, non andate in strada." Sul lavoro le sono capitati momenti difficili, “ma non qua, non in Svizzera.” È un lavoro difficile, stressante, “fisicamente e psicologicamente,” bisogna saper star calme, bisogna sorridere, “siamo attrici.” Il lavoro con la crisi è calato molto, ma “non ci lamentiamo.”

Mentre parliamo con le ragazze, Diandra è al telefono con le maestre dell’asilo, è in ritardo e la sua bambina chiama. Alla fine il lavoro di madre si fa improrogabile e ci lascia con Nicola, la faccia notturna dell’Oceano, che ci affronta di petto (ma non come Paola). Il lavoro lo assorbe al 200 percento, “ricevo 30-40 telefonate al giorno, sono il commercialista, lo psicologo, il parroco e il tecnico, traduco anche dal rumeno, e io il rumeno non lo so.”

Nicola ha 38 anni e festeggia quest’anno il ventennale del suo ingresso nella scena a luci rosse. “Una volta era più divertente. C'erano tante brasiliane e con loro ci si divertiva di più. Io ne ho sposate due.” La sua seconda e attuale moglie è passata dalla casa chiusa all’essere “chiusa in casa.” Nicola ha iniziato il lavoro come tutti, entrando dalla porta principale, da cliente, poi “sai come va”, è entrato nel giro e ha imparato a scegliere le ragazze più belle, le brasiliane. “La brasiliana nasce 'vagabunda' e vive per il sesso. Le brasiliane si alzano e pensano a scopare, vanno a dormire e pensano a scopare. Il passaggio tra il darla via gratis e il darla a pagamento è breve. La rumena non nasce così, lo diventa, e non sempre; inizia la professione controvoglia, molte volte tratta male i clienti e va istruita, anche solo per fare un sorriso.”

Fino a qualche anno fa, invece, la legge sull’immigrazione era molto più facile da aggirare, e Nicola varcava il confine almeno una volta a settimana per andare a Malpensa ad accogliere le nuove leve—alla dogana lo fermavano chiedendogli se cambiasse fidanzata ogni settimana. Ma quanti soldi fanno? “Non lo so, prendiamo l’affitto della stanza e basta, le percentuali non ci interessano. Però le brasiliane facevano questa cosa, tutti i lunedì andavano a fare shopping con l’incasso del week end, e vinceva chi spendeva di più.” Gli anni d’oro del grande Real.

A Nicola, che non pecca certo di umiltà, piace raccontare aneddoti coloriti che, se non fossimo in un bordello nella periferia industriale di Lugano, ci verrebbe da chiamare pacchiani o volgari. Per lui sono la normalità, come è la normalità avere a che fare con ragazze in perizoma (“tanto dopo un po’ non ti tira più”), imbuti anali (‘voleva scoprire quanta acqua potesse contenere’) e giocatori del Milan, (“quando li vedevano le ragazze non capivano più niente”). Gli chiediamo se giri droga—nella nostra ingenua visione è quasi scontato, come è altrettanto scontato che lui lo neghi. “Se troviamo una ragazza con della droga la buttiamo giù dalla finestra, ma i clienti non è che possiamo perquisirli fin nelle taschine dei jeans.” L’Oceano d'altronde ha a che fare col sesso, sì, ma anche con le alte sfere tutte mentali, “il 90 percento del rapporto è psicologico, e infatti la prima cosa che devono fare le ragazze è mettere il cliente a suo agio.”

Alla fine arriva il momento della sua personale testa di serie, l’unica sudamericana del locale, una ragazza che Nicola è andato a recuperare per noi dal basso come un collezionista di francobolli orgoglioso di mostrare il suo pezzo unico: Emily, dominicana naturalizzata italiana, bellissima. Per descriverla basta Nicola, “io la chiamo bionda perché è una nera con i lineamenti molto fini.” Ve lo diciamo così perché come tutte le cose belle, e promiscue, non vuole farsi fotografare.

Emily non vive in Svizzera, fa avanti e indietro da Roma, dove vive con la mamma e la figlia, e dove studiava economia, come Sofia. Le piacerebbe fare la commercialista, ma il lavoro è una scelta sua, per mettere da parte un po’ di soldi. All’inizio è stato difficile, “ho pianto, non mi piaceva, mi sentivo sporca, poi mi sono fatta coraggio.” Mentre siamo lì squilla il telefono, lei risponde, è un cliente, quindi ci ringrazia, noi la ringraziamo e in un surreale contesto di cordialità a corte ci salutiamo. Stessa cosa con Nicola, inizia il turno, è ora di lavorare per davvero, primo impegno una pandemia di congiuntivite, “si ammala una si ammalano tutte.” Grazie, Nicola.

Alle otto prendiamo la via del ritorno, e chiacchierando in macchina ci rendiamo conto che dell’Oceano e delle sue ragazze non ce ne fotte un cazzo. Non è che

prima ci facessimo illusioni sul fatto che al di là della dogana vendere il proprio corpo a dei maschi più o meno sudati o più o meno danarosi fosse una gran figata. Però dobbiamo ammettere che ci aspettavamo che un lavoro regolamentato, a parole e a fatti non diverso da qualsiasi altro impiego, avesse perlomeno un’aura di naturalezza. E invece no, in Svizzera si va a puttane esattamente come ci si va in Italia, cioè con lo stesso senso di fare qualcosa di losco che la società condanna da noi come nel resto del mondo.

Forse, ingenuamente, ci immaginavamo di entrare in un posto dove le ragazze—che da legittimo contratto fanno le prostitute—non dovessero per forza essere così evidentemente delle prostitute, ma più donne e meno puttane. E invece non è così nemmeno dove ti danno la pensione per farlo, e a livello umano, stare all’Oceano è stato tale quale stare sulle strade italiane, in mezzo a italiani che decidono di salire in macchina e lasciarsi alle spalle un'ottantina di chilometri per sfuggire alla minaccia di madri, mogli e stoviglie volanti. L'italiano valica il confine per questo, igiene, sicurezza e fuga, e alla fine è contento di averlo fatto, perché all'Oceano trova esattamente quello che ci si aspetta da un depliant sulle prostitute 'modello bagaglino tv italiana': tacchi, mini-top, maxi-bra e tutto il resto. L'idea fidelizza il cliente e chi sa fare affari lo sa. D’altra parte, siamo in Svizzera.

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a parole sono proprio delle professioniste ... poi la realtà è che non te lo fanno tirare più per davvero :) ...ocio ai missilazzi ...:) ...

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"Le piacerebbe fare la commercialista, ma il lavoro è una scelta sua, per mettere da parte un po’ di soldi. All’inizio è stato difficile, “ho pianto, non mi piaceva, mi sentivo sporca, poi mi sono fatta coraggio"
Se vuoi davvero fare la commercialista studia, fatti un culo quadrato come praticante, facendo fotocopie e calcoli in pdf per anni prendendendo solo il rimborso delle spese. Questo è quello che fa chi vuole davvero fare il commercialista!
Avete scelto di fare le puttane ok va bene: ma non sparate ste minchiate moraliste!!!

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la commercilaista :D ... col mononeurone :) ? ... magari è portata che ne sai :) ...

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Ragazzi aggiungo che questa Emily io l ho anche testata e mette una fretta pazzesca, quindi ve la sconsiglio...peccato perché per i miei gusti è proprio carina, ma non sa proprio lavorare...altro che la commercialista...ai lavori forzati la dovrebbero mandare!!

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All’inizio è stato difficile, “ho pianto, non mi piaceva, mi sentivo sporca, poi mi sono fatta coraggio"

Per asciugarsi le lagrime avrà usato due biglietti da 50€, frutto del sudore della sua figa.
Poi quando a fine settimana trovi in borsetta 2000 euro è più facile trovare il coraggio.

Fuck that shit, ma che cazzo di 3d è questo ? Ci manca solo la citazione a Don Oreste Benzi.

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Complimenti per la pubblicita' cos'e in grisi abbasso i missili....

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dopo la puntata alle iene...anke qui...cazzo ma al posto di spendere soldi per fare pubblicità perche non andate piu a favore del cliente abbassando i prezzi ed evitanto i famosi missili...poi ci pensiamo noi a farvi pubblicita!!!

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incredibile sto frikett_one iscritto oggi, unico suo commento, una cazzo di pubblicita' occulta , rob de matt [-X

cit "Non mi posso permettere il lusso di NON pagare una donna"

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Paola 27 anni rumena....un pacco allucinante...mi ha inculato 100 €...E-V-I-T-A-T-E-L-A

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Ma la zozza nella penultima foto si sta penetrando con un missilazzo???

Io sono l'Apocalisse.

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Bello,mi sono quasi commosso! Infatti tantissime ragazze con la chiusura di tanti locali hanno preso la palla al balzo cambiando vita,vanno in appartamento :-)! Che vadano a vagare tutti,ci sono ragazze che sole crescono 1 se non 2 figli guadagnando uno stipendio da fame e cercando un secondo lavoro magari come lavapiatti il fine settimana in un ristorante. Basta con queste cazzate,se lo fanno moltissime è perché lo vogliono fare,e una volta che il profumo dei soldi pervade i loro sensi non tornano indietro,o per lo meno capita una volta Su dieci. Scusate lo sfogo.

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@mosconi
parole sante mosconi! "IL PROFUMO DEI SOLDI PERVADE I LORO SENSI NON TORNANO INDIETRO"! Si abbituano alla bella vita e da li è dura tornare indietro.

cmq secondo me Paola non può avere 27 anni! :D

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