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FKK WELLCUM – FINE GIUGNO 2021 – RECENSIONE DI TITANO

Preludio

  • Maestro, domani riesco a salire qualche ora. Nel caso ce la facessi…magari con una piccola deviazione di 500 km
  • Se riesco salgo il xxxxx con M. e N. e gli altri, da qui al weekend faccio un ripasso con Gina [allegata foto], è venuta apposta…mi supplica ed io ho il cuore tenero…”
  • Si, mi hanno detto, ma non credo di farcela. Sii cavaliere…salutami Gina…a proposito, dipingi capolavori lì sotto?
  • E’ lei che li dipinge…ha un repertorio completissimo, ed è proprio come piace a me, “Lukashenko style”, ma il suo forte sono i pompini con l’ingoio…”
  • Bei momenti. Vedo dalla foto che ha già la treccia pronta, anche se siete in giro, la piccola Lukashenka…riscuoterà successo per le vie di xxxxx con quel vestitino. Ci aggiorniamo al rientro, per strada
  • Chiamami pure quando vuoi

Rubiamo qualche ora al sonno, per questo contributo

FKK WELLCUM – FINE GIUGNO 2021 – RECENSIONE DI TITANO

Via del Campo, c'è una graziosa
Gli occhi grandi color di foglia
Tutta notte sta sulla soglia
Vende a tutti la stessa rosa

Sono passati oltre 10 mesi da quel giorno fatto di momenti, senza mai ore, o minuti o secondi. Solo momenti. Ieri mi è sembrato un lunghissimo indistinto momento seguito dopo quell’allora.

Sotto il sole cocente, in un eterno viaggio d’andata, tra camion, code in più punti e cambi di corsia nel tratto finale, giungiamo alla soglia del locale quasi un’ora dopo il tempo stimato di arrivo di questa improvvisata evasione.
Nessun gazebo all’esterno, levato qualche giorno fa.
Ora i test rapidi si fanno all’interno.
L’app IO mi ha automaticamente generato la certificazione verde EU Covid-19, QR code incluso, la sera prima all’esito del tampone, che ho comunque con me.
Nessun controllo al confine, né all’andata né al rientro.
Qualche persona in attesa di registrazione e del proprio turno per entrare.
Mentre compiliamo su un banchetto – con sopra i test rapidi – il foglio con i dati personali, ci si fa incontro il Direttore.

E’ doveroso spendere qualche parola per ringraziarlo. Non solo ha espletato personalmente le operazioni di registrazione, risparmiandoci la coda, ma nel corso della movimentata giornata troverà sempre il tempo per scambi di osservazioni e richieste di feeback su ogni aspetto del locale.
Encomiabile la sua abnegazione.
Giusto il tempo di incrociare il nuovo arrivo Dea con orso al guinzaglio, una rapida preparazione e si entra in arena.
Avevo fame ed ero in debito di un feedback del ristorante, così ci sono entrato subito, anche se in genere preferisco salire prima di consumare. Bene il pollo e le verdure gligliate, bene gli affettati. Mi è stato riferito che anche la pasta era buona, e il polpo con le patate. C’erano dei krapfen di bell’aspetto che non ho provato.

Esterno giorno. Sotto la vampa di calore, lievi brezze raggiungevano i corpi accarezzati dai raggi del sole. Il giorno prima c’erano state una tromba d’aria ed una grandinata, mi hanno detto, ma non ne intravedevo traccia.
All’aperto sotto gli ombrelloni si stava molto bene e balzava subito all’occhio che l’interno appariva sguarnito perché tutti erano fuori.
Ragazze a caccia o sedute sui divanetti a bordo vasca o nel grande gazebo con la scritta “Wellcum Garden”, e orsi in ordine sparso.
L’atmosfera era tranquilla, ma si percepiva che qualcosa covava sotto la cenere.
Si respirava una bella aria frizzante che evolverà nel corso del pomeriggio.
Rientriamo per vedere come andava dentro e farci un caffè, ed il primo approccio è di Catalina, bella moretta che indossava solo un top nero - che poi cambierà - con lunghi fili argentati (best mise award, premio in condivisione con Lexy), e che poi irretirà il mio compagno nel corso della giornata.

Congedata Catalina incrocio lo sguardo di Anka, in intimo rosso bordeaux e Adela, intimo nero. Punto la prima (della seconda parlerò dopo), fisicamente non toccata dallo stop prolungato, e scambiamo quattro chiacchere, mentre penso che sono mesi che non saliamo.
Per nulla lusingata dalla mia strafottenza e dalla naturalezza con la quale mi prendevo gioco di lei, e lei di me, rimedio e apro la mia prima stanza della giornata con questa consumata partner.
Intensa e ottima compagna, come sempre, mentre il mio pollice e medio riescono agevolmente a cingerne l’intera conferenza del braccio, per tenerla a bada.
Mi è tornata fame e faccio altro giretto al ristorante, e anche questo giro - con piatti freddi e le crocchette di patate schiacciate - è ampiamente soddisfacente.


Via del Campo, c'è una bambina
Con le labbra color rugiada
Gli occhi grigi come la strada
Nascon fiori dove cammina

In arena nel frattempo la situazione si sta animando. Il mio amico, che reincrocio dopo un po’, era salito insieme a Julia e Miriam e sceso provato e soddisfatto.

Al bancone del bar, vicino al ristorante, mi colpiscono in controluce le forme di una bella valchiria biondo cenere. E’ la prima volta che la vedo. Indossa con classe un fluttuante abito lungo nero con uno spacco all’altezza di entrambe gli inguini, e la parte superiore lascia intuire un bel seno naturale, e un grande neo sul fianco sinistro dai lacci incrociati. Ci troviamo a metà strada, e la sua falcata me la porto a casa tra i bei momenti di questa giornata. Rebeca, alta rumena ex-Globe con sorriso rivedibile e classe da vendere, è arrivata da una settimana e parla inglese. Purtroppo per me le volte che l’ho incrociata ero sempre scarico, ma le vibrazioni erano positive, anche nello scambio di battute a cena mentre sedeva nel tavolo a fianco il nostro. Vedremo in futuro.

Mi siedo in zona fumatori a bordo vasca, a vedere la varia umanità ruotarmi attorno. Corpi di ragazze appesi alle GPS, tesi e rilassati allo stesso momento, avanzano maliziosamente imperscrutabili tra sorrisi falsi e voci artificiosamente allegre. Ma nessuna tradisce nervosismo, neppure nel passo. Anzi, tutto il rituale si svolge con molta tranquillità.

Saluto Polina - storica bulgara vista proprio bene e già recensita da me più volte - seduta con un orso e altre tre amiche, tutte noleggiate per la giornata da un tizio per bere nel corso del pomeriggio, come apprenderò quando ci incroceremo al bar, durante il suo turno di portare fuori le bevande. Un giorno, qualcuno più intelligente mi chiarirà la cosa, perché in tanti anni ancora non l’ho capita, ma contento lui…

Gli alcolici scorrevano a fiumi ed il bar avrà fatto faville, anche grazie ad un gruppo di coraggiosi ragazzi campani che hanno tracannato senza sosta durante tutto l’arco della giornata, contenti loro…

Mi si siede a fianco uno scricciolo dai capelli castani, che riconosco subito.
E’ Kelly, uno dei giovanissimi arrivi, assieme a Dea (che invece poco dopo l’ingresso, ho appreso che aveva chiesto di fermarsi per quella giornata, evidentemente esausta per il lavoro dei giorni precedenti, e infatti quel giorno non l’ho più incrociata). Ha un meraviglioso seno naturale ed un perizoma color lavanda che fa capolino dall’asciugamani legato ai fianchi. Nonostante da sotto il trucco del viso, alla luce naturale, emerga qualche imperfezione, emana la “voluttà giovanissima” di cui parlava Tomasi di Lampedusa.
E’ molto bella.
E veramente molto stanca, a vederla fumare e poi a tentarmi in un approccio con una faccia buffa.
Queste due sirene dovrebbero proteggere la propria carne con squame più spesse.
Non sarà lei la mia Lighea, per oggi.
Ci sono solo lavori bui, quando sei bella” (cit.)

Rientro, giusto il tempo di declinare l’approccio poco convinto di Talia in bel completino nero da lapperina, di incrociare lo sguardo ammiccante di Gloria, in body nero e capello rosso (ovviamente noleggiata) e di vedere camminare Adelina e Evelyn – in infruttuosa caccia – mano nella mano come mamma le ha fatte (che è sempre un altro bel momento, da portare a casa), che arriva Vicky e si siede accanto ad Anka, che mi cede subito il posto.
Mi appoggia la testa sulla spalla, in un silenzio toccante.
Vicky, e non è l’unica, indossa un orribile “bikini alla brasiliana pieghettato Calzedonia” (cit.) nero che apprendo suscitare un estremo interesse tra le ragazze. Sarà, ma a me – e glielo dico – ricorda il mawashi, e svalorizza anche chi ha un gran fisico come lei. Mi auguro queste parole stronchino – o contribuiscano a farlo – tale immondo fenomeno. Interessandomi più il contenuto, e avendo comunque stima della professionista, una stretta di occhi reciproca e la porto al primo piano per levarle quel deturpante orpello.
La camera è l’ennesima, e vira persino verso la soglia della commozione, per intensità, animosità corporea e calore.
La mia anima ha trovato un suo pari, per oggi.
Scendiamo che il ristorante non è ancora chiuso, e quindi riesco a riforcillarmi un po’.


Via del Campo, c'è una puttana
Gli occhi grandi color di foglia
Se di amarla ti vien la voglia
Basta prenderla per la mano

Il sole è alto, e mi accomodo nell’ampio gazebo esterno. Un paio di avventori che parlano in inglese si siedono vicino. Purtroppo gli amici di Genny sono nel divanetto a fianco, e chiamano e congedano dopo palpeggiamenti le varie ragazze di passaggio, tra un gin tonic e l’altro.

Una di queste è Lilly, con una gonnellina a rete e la folta chioma liscia, che fa specie rivedere nella mischia. L’altra è Beatrice, con toppino viola, e la cui trasformazione in Denise Richards è oramai prossima al completamento. Quest’ultima in particolare mi sembra di vederla leggermente inquartata, impressione che riporto – certo che le sarebbe stato riferito, tanto per animare ulteriormente la situazione – ad una amica comune che sedeva a fumare con me, attribuendolo all’eccesso di pufarine durante il lockdown.

[Per la cronaca, ho trovato un line up molto buono, e salvo una mezza dozzina, forse decina, di ragazze su cui si potrebbe soprassedere, ce n’è di ogni, per qualsiasi palato. E solo approcci educati e rilassati]

Ad uno dei tavolini vicino all’uscita del ristorante riconosco Sonja/Rachel, sebbene il taglio non sia pù vistosamente asimmetrico come le ultime volte. Pure lei noleggiata da un robusto orso, almeno finché me ne sono andato.

Interno giorno. Rientro, avanzando chino e cerco di nuotare illeso. Se non sapessi della pandemia da qualche segnale come l’assenza di sgabelli attorno al bar, un paio di cartelli sul bancone su mascherine e distanziamento, e poco altro direi che è un giorno comune come ce ne sono stati tanti in questi lustri.
Molto bello il piano rialzato con i divanetti adiacente la sala massaggio, e bellissima la zona relax con gli ampi e nuovi divani (più lunghi e larghi dei precenti, fatti su misura, mi dicono) vicina all’area wellness.
Due ragazze in carne ed ossa si massaggiano al cinema, tra i cuscini rossi, mentre dallo schermo un’alunna in ginocchio prega un professore di venirle in faccia.
Pulizia impeccabile, in ogni area, dalle camere, ai bagni, alle saune. Ho sempre visto del personale indaffarato, molto spesso per porre rimedio alla maleducazione.
Anche al ristorante c’era chi si preoccupava di controllare il numero degli avventori e sparecchiare il tavolo dei (mi auguro) nuovi clienti che non vi provvedevano da soli, o di ricordare che vi si accede con l’accappatoio.

C’è un bel movimento anche per la scalinata. Un soffuso ribollimento unito a un disperato bisogno di normalità.

Lorena ha dei begli occhialini tondi di ottone dorato e perizomino bianco, e sorride sui divanetti adiacenti la parete del ristorante e anche Denise è abbastanza in forma.
Pure Dana, arrivata nel tardo pomeriggio, la vedo bene. Ci pungiamo con gli occhi e scambiamo qualche impressione sul locale e su questi mesi di stop forzato.
La congedo per lasciarla lavorare e mi punta con gli occhiali – e con i seni tipo Venusia – Adela, sola, che non vedevo da molto, non correndo con lei buon sangue da un po’, per motivi che neppure ricordiamo.
Rinuncio alla mia lunga latitanza per auto-estradarmi nel suo territorio e mi avvicino.
Come la trovo la combinazione tra le sue parole e le mie?
In fondo a tutto, dove il mare diventa cielo” (cit.). Ci diciamo quello che c’era da dire e suggelliamo una ritrovata armonia con una camera selvaggia.
Spogliata e disarmata, almeno per mezz’ora non sarà toccata dagli occhi degli avventori del locale, e dopo la calamità naturale del giorno prima, ne sarebbe arrivata un’altra, ma all’interno di una camera.
Ha il seno ingrandito di fresco, ma a differenza di altre nella stessa situazione, nulla la frena. Per un attimo sono a Villach, oltre 11 anni fa quando la conobbi, o sul terrazzo al CP, in un memorabile agosto stellato di 9 anni fa o in giro per altre belle avventure.
Mentre da sopra cerca incastri tra le nostre mani e blocca i suoi piedi sotto le mie ginocchia per fare leva, ciuffi cadono pesanti, dato che due elastici non bastano a trattenerne la massa di capelli.
E anche perché non voleva darmela vinta, almeno nella carne.

Sceso c’è la coda per la cena. Ritrovo il mio compagno di viaggio, che mi racconta contento di Ivi, e decidiamo di fare un giro in area relax – quasi deserta – in attesa si smaltisca un pò l’afflusso al ristorante.
Evito l’idro e mi dirigo in sauna, interna ed esterna inclusa, mentre il mio amico prova anche lui le nuove diaboliche poltrone chaise longue dell’area relax, da cui si intravede un capannello di ragazze alla frescura della penombra. La sensazione pungente di essere intorpiditi dall’acqua fredda dopo una sauna ha un non so chè … Terminato il giro si rientra.


E ti sembra di andar lontano
Lei ti guarda con un sorriso
Non credevi che il paradiso
Fosse solo lì al primo piano

(Fabrizio De Andrè – 1967)

Anche sulla cena non ho particolari appunti. Ottimo a mio avviso il riso venere con verdure e gamberi, che provo più volte. E solita sicurezza il tiramisù (“Questo lo prendo per me…”, dico al mio amico) e dell’ottima frutta tagliata, optando per l’ananas (“…e questo per la prossima ragazza”, continuo).
Anche chi ha mangiato con noi le altre pietanze non ha avuto nulla da ridire.
Caffè e siamo già all’imbrunire, ma c’è tempo per un’ultima camera.

Il solito canovaccio di ragazze e orsi, entrambi numerosi in sala, in cui mi aggiro pirandellianamente come personaggio in cerca d’autore.

Menzione per Lexy, caschetto nero, ed il suo gonnellino rosso fuoco; parlo con un'altra piccola ragazza bruna che si professa ex-Globe, arrivata da poco, ma mi sfugge il nome appuntato, finchè una voce con nota grave mi sussurra da dietro “E così sarei ingrassataaaa?”. Beatrice/Denise Richards, con sottigliezza diabolica. “Nu gogoașă, nu este adevarattttt”. “Mi hanno detto che mi vedi più grassa, non è veroooo!”. “Sono le malelingueeee”.
Si allunga vicino a me, e nel serrarmi le labbra, ho come la percezione nucleare di un mutamento inarrestabile in corso.
Non sarebbe mica male se si sistemasse con le mani sotto l’accappatoio, penso, mentre mi si smuove una certa ferocia.
Detto fatto.
Come tante altre volte, serve una in grado di tirare fuori le – chiamiamole – “energie residue”. E lei lo è.
Il tragitto verso la camera è un suo simpatico stralunato monologo sulle caratteristiche del suo uomo ideale e i suoi doveri verso la donna, che in parte mi perdo per seguire l’ondeggiamento del culo, standomi lei davanti.
Ma posso con sufficiente certezza dire che non rientro nella lista.
Scampato pericolo, dunque, almeno per questa vita fallata.

Non ci sono stanze libere, e aspettiamo qualche minuto che esca una coppia.
Rapido pit-stop con il solerte personale di pulizia ed entriamo.
Lei si dimostra il solito bell’unguento per le mie stanche ossa, e una professionista corretta e simpatica, che conosco dai tempi dell’Andiamo - e del primo calendario, in cui era in idromassaggio con un’altra ragazza, che sento ancora oggi.
Recupero l’amico, non particolarmente entusiasta della performance di Catalina, e per noi è tempo di andare.

Le ultime parole con il mio ospite sono – a parte qualche piccolo suggerimento che ometto qui – le impressioni positive che riporto sul locale e i servizi che offre, e quelle negative su certa clientela, che magari al ristorante dovrebbe indossare l’accappatoio senza che venisse fatto osservare, o non lasciare piatti sporchi sul tavolo per chi verrà dopo, non entrare in sauna con le ciabatte ed evitare di entrare in idro senza lavarsi prima, e farlo appena usciti dalla sauna. Tirare lo sciacquone e non usare il cellulare in bagno o in giro. E non staccare i beccucci dei dispenser delle bevande self service, rendendolo inutilizzabile. Basta poco, si chiama educazione.
E magari evitare di fottersi i cuscini viola sul divano all’ingresso o i bicchieri del bar, aiuterebbe.

Ora è prematuro, ma mi auguro ci sia un giro di vite con i soggetti autori in certi casi, sebbene dalla mole di avventori in giro con borsello/tracolle/marsupio e costumi credo sia difficile aspettarsi qualcosa in particolare, e il futuro mi appare nebuloso dunque. Incrociamo le dita.

Quanto a me, ho chiuso le palpebre per cerca di trattenere qualche ricordo: la radiosità di volti - e lo smarrimento nei corpi - che non vedevo da molto, l’immagine delle dita che gli affondavano dentro, le gocce di acqua e limone fresca - che mi porto in camera - a colare dalle bocche sui nostri piedi nudi appena terminata la stanza e il profumo dolciastro che non se ne vuole andare anche se ti lavi più volte, perché non è sulla pelle ma è penetrato con forza nel cervello.
Si, direi che, oltre quello che ho scritto, quello che mi è mancato di più durante questi mesi è l’odore: la fragranza ha un’anima, ed è una promessa per la volta a venire.
Data l'ora, il sentiero che conduceva verso la mia meta era oramai segnato, e così ci siamo addentrati nell’orizzonte indistinguibile, tra fredde e bianche stelle.

"Questa è la chiave direi: fissare, in una sorta di eternità, l’estasi"

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@Gnoccatravels

Grazie delle parole😉

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@dragonfly88

Ti ringrazio.

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@TITANO solita impeccabile rece! Grazie del contributo

Immenso Titano , è una recensione , è un racconto , è un inno alla nostra passione.
Vissuta nel modo giusto.
Hai tutta la mia stima
Thomas

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@Iustus

Grazie a te😉

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@TITANO

Grande recensione, letta in un fiato.
Complimenti per tanti dettagli che hai scritto - io me li ricorderei difficilmente in questa maniera.

Che giorno eri nel club ? Io ero venerdi 25 e sabato 26, e certi dettagli sulle ragazze ed i loro abbigliamenti sono rimasti direi gli stessi anche nella mia testa.
Lexy con il suo specifico gonnellino rosso e capelli in maniera dell’Estremo Oriente
Anka con il suo rosso-nero
Vicky mai vista prima cosi, se ricordo bene un colore nero e giallo
Ed alla fine Beatrice, una delle mie 2 preferite top del locale e che ho stanzato direi dieci volte fino ad ora…. Il suo viola, capelli piu nella sfera bionda ed il paio di chili che ha ricevuto In camera mi ha chiesto se mi apparisce ingrassata hehe
E la scena che hai descritto prima di entrare in camera, me la posso imaginare senza problemi con ogni dettaglio parla sempre tanto, tutta simpatica e socievole

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@Thomas791

Grazie del post.
L'idea è quella.

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@TITANO
Grandissima recensione….sei un poeta …..
Non ci siamo beccati per un pelo…..

Ciao

Nel dubbio.............accelera!

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@B91

I colori delle stoffe sono stati riportati.
Su Beatrice, poi, ho scritto fiumi d'inchiostro virtuale negli anni.
Grazie del post.

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Scusate l'off topic @B91 chiedo anche a te, come a tutti gli altri utenti, di recensire la tua esperienza al Wellcum.
Abbiamo bisogno che tutti voi condividiate le vostre esperienze sul forum
Ci conto

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@Makaos69

Ho i miei momenti.
Grazie del post.

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@lastchance

Grazie.

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Leggo solo ora questo radiante scritto e, seppur con ritardo, rimane per me dovere rendere omaggio ai Migliori.

Ennesimo capolavoro di un utente che si è sempre distinto nel raccontare meravigliosamente, e con genuina passione, le proprie avventure.

Mi accodo dunque alla sfilza di elogi soprastanti. Tutti meritatissimi.
Cari saluti al sommo Vate @TITANO

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@CANE.RESUSCITATO

Troppa grazia.
Ringrazio tutti per l'attenzione.

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