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Agli uomini DENIM ("che non devono chiedere mai", "che non temono la competizione", ecc.)

Caro autore del post (https://www.gnoccatravels.com/viaggiodellagnocca/149730/donne-che-sognano-il-cazzo/),
cari lettori “Denim” (“quelli che non devono chiedere mai”, direbbe la mia vecchia amica Chiara di Notte, quelli che hanno scritto i primi due commenti nel post linkato, ad esempio), così pronti a prenderlo di mira con l’accusa di “perdere autostima” e “de-virilizzarsi” solo per aver essersi semplicemente sfogato circa “l’insostenibile leggerezza dell’essere in competizione”, chi vi replica ora è uno di quelli che, a suo tempo(diciamo per i primi cinque lustri di vita), è “cascato a due piedi” nell’inganno di quanto viene oggi in occidente impropriamente chiamato “competizione” (con le donne, con gli altri, col mondo).

Personalmente, un po’ per la passione innata per le competizioni automobilistiche (sono pur quel fanciullo nato con qualche giorno di anticipo sulle previsioni per non perdermi il duello “Arnoux-Villeneuve” a Digione nel giorno della prima vittoria di un Turbo in F1), un po’ per amore filosofico per la guerra in senso Eracliteo (“Polemos padre di tutte le cose”), mi sono sempre sentito nato per competere. Anzi, prima dei 25 anni non ho mai saputo concepire altro senso del vivere che quello della “gara”.

Mi sono sentito in gara per quasi vent’anni ininterrottamente, dal primo giorno di scuola, nel quale volli battere tutti alla domanda “fino a quanto sai contare” rispondendo “all’infinito” (avevo difatti già autonomamente sviluppato, ovviamente in modo inconsapevole, i concetti di induzione e di infinito numerabile, senza che nessuno me li spiegasse e quindi a scorno di chi sostiene le idee matematiche non essere innate e non ammettere predisposizioni naturali), all’ultimo anno di ingegneria (quando, nient’affatto contento di sapere che anche chi aveva una media sensibilmente inferiore alla mia avrebbe potuto, con il “bonus” della tesi, ottenere il massimo dei voti e la lode, scelsi una tesi di maggiore impegno all’estero, anche se non mi sarebbe servito neanche un punto, pagando così, in tempo, impegno e denaro, sei mesi all’Università della California solo e soltanto per poter dire: “ma io in più di voi ho la tesi all’estero”).

Non ho mai disdegnato nemmeno di competere contro “le femmine”: dagli anni precedenti la prima comunione, quando (all’epoca ero ancora cristiano) alla domenica il prete interrogava noi bambini durante e l’omelia ed io cercavo a tutti i costi di mantenere il “punteggio” (ovvero il numero di risposte esatte) dei maschi sopra quello delle femmine, fino a quelli dell’università, quando la mia più seria preoccupazione era quella di non permettere alla mia media esami di finire anche solo di uno “zero virgola” al di sotto di quella di una delle ragazze iscritte (all’epoca pochissime, ma, proprio per questo, anche molto selezionate e quindi brave). Il periodo più divertente (e ricco di allori) fu quello del liceo, dove la “guerra” era totale (poiché la si viveva 6 giorni su 7 per mezza giornata a scuola e per l’altra mezza a casa o in biblioteca, direttamente o indirettamente) e su più fronti, non solo quello delle materie scientifiche (dove, proprio perché “i cervelli sono diversi”, alcuni di noi potevano contare su quella predisposizione a “lavorare con le cose” che ci rende più immediate, facili e interessanti, ad esempio, la matematica e la fisica e che è null’altro se non il corrispettivo dell’opposta-complementare predisposizione femminile a “lavorare con le persone”, che rende invece le donne parimenti più favorite, ad esempio, nell’apprendimento delle lingue, nell’espressività della scrittura, nella lettura dell’emotività propria e altrui, nella razionalizzazione dell’emotività grazie a cui spesso non solo scrivono temi migliori ma sanno anche trarre maggior profitto concreto dalle relazioni), ma anche quello delle discipline umanistiche (ricordo distintamente come, quando riuscii a “batterle” finalmente anche lì, mi sentissi felice almeno quanto Vettel dopo aver vinto il GP di Silverstone gridando nella radio “a casa loro, ragazzi!”).

Quando, alla fine di 5 anni di “guerra liceale”, la maturità vide ben 6 60/60 nella classe, tutti maschi (con la prima femmina a 58), guidati da me, cui venne concesso (da una commissione tutta al femminile: o fui davvero molto bravo, oppure, penso adesso, molto affascinante) addirittura un pubblico “encomio ufficiale” per “l’eccellenza dei risultati conseguiti in tutte le discipline ed in sede di esame”, potei gonfiarmi il petto enunciando “ho vinto terza la guerra mondiale dei sessi!”

Ho vinto, e allora? Cosa ho vinto? Non soldi (paga molto di più, per le femmine, essere una “fashion blogger”, anche se capace solo, agli inizi, di scrivere post con la “k” al posto del “ch” e, per, appunto, “i maski”, prendere a calci un pallone, anche se solo a livello di serie B o C1, che non, per entrambi essere diventati con lo studio bravi ingegneri), non gnocca (perché le disparità di numeri e desideri nell’amore sessuale volute dalla natura per i propri fini riguardanti propagazione e selezione della vita, e favorevoli grandemente alle donne, nonché da queste sfruttate senza limiti remore né regole, non si lasciano certo compensare da qualche buon giudizio scolastico o da qualche buona citazione; inoltre danno oggi molta più visibilità le sparate rapper di cantanti ignoranti – come quella con cui i “comunisti col rolex” rimarcano, senza vergogna alcuna, come laureati ricchi di meriti accademici e culturali ma poveri economicamente e in cerca disperata di lavoro, possano prendere solo due di picche dalle belle ragazze, le quali invece offrono sorrisi e oltre a chi ha il solo merito di “essere famoso” e “avere tanti amici”), non carriera (perché anche in termini di ottenimento di progressioni lavorative paga molto di più darla via all’uomo giusto al posto giusto che non “dimostrare eccellenza” in senso accademico).

Mi si obietterà: lo studio non conta. E allora che dovrebbe contare? Il caso, il culo? O la faccia da culo? Contano soprattutto “altre qualità”? Perché mai, allora, tutte queste qualità umane che i detrattori dell’importanza dello studio raccontano di possedere (per giustificare la loro preminenza sociale rispetto a chi ha mostrato in esso più eccellenza di loro) non avrebbero dovuto emergere quando vi era, per tutti, la possibilità di dedicare gran parte del proprio tempo al dovere (corrispettivo del diritto di studiare), quando si era impegnati tutti a fare più o meno gli stessi “compiti in classe” (in senso lato: si era tutti in qualche modo “confrontabili”), quando le valutazioni erano (più o meno) oggettive (nelle materie scientifiche quasi sempre, in quelle umanistiche almeno “mediamente”: su tanti esami le arbitrarietà si bilanciavano)? Perché dovrebbero emergere solo “dopo la laurea”, proprio quando si inizia ciascuno ad avere un compito diverso (e quindi confrontare la bravura dell’uno con quella dell’altro diventa come chiedersi se sia più bravo Marques a guidare la moto o Hamilton a guidare la macchina, se sia più giallo il giallo o più azzurro l’azzurro), quando non vi sono più valutazioni oggettive (difficile in molti lavori capire quale sia davvero il contributo del singolo al risultato finale, e spesso anche capire quale davvero debba essere il criterio di valutazione), quando le assunzioni dipendono non da esami rigorosi e oggettivi, ma da “casi di studio” da psicologi?

In tutto questo caos (cui da giovani devono sottostare ambo i sessi), le femmine hanno almeno due certezze: 1) la desiderabilità amorosa e l’influenza sociale garantite dai loro ruoli naturali (di sorgente di desiderio in primis, ma anche di madre e confidente di “teneri sensi” in secundis, tramite i quali l’influsso esercitato sulle cose e sugli uomini tramite quanti in essi vi è di più profondo e irrazionale non è eludibile da alcun tipo di organizzazione sociale per quanto “maschilista”); 2) la possibilità di cercare (se lo si ritiene opportuno) “scorciatoie” (tipo “darla via”) per la carriera (sconosciute invece in genere agli uomini anche se volessero).

Eppure esse negano entrambe le verità, inventando la “teoria gender” per fingere non esista il loro primo privilegio ed il vittimismo del “me too” per negare l’esistenza della seconda possibilità (fatta passare addirittura per soprusi subiti!)

Quando ho visto tutto questo, ho capito finalmente che la competizione è “truccata” (e di “trucco” ne hanno di più le femmine, in tutti i sensi).
Anzi, è pure iniqua. Doppiamente iniqua.

In primis, è iniqua nel merito, perché alla resa dei conti paga di più, per una di loro, essere nella prima metà del genere femminile per estetica e intelligenza (per le disparità di desideri naturali di cui si discorreva prima, esse sono già per questo viste e sentite come “gnocche”) che non, per uno di noi, essere (come io, ad esempio – mi duole scrivermelo da solo, ma mi ci avete tirato per i capelli con questa provocazione sulla “paura della competizione” – lo sono stato quando, ad esempio, mi sono piazzato nella top 10 su migliaia di neoiscritti a ingegneria ai test di ammissione) addirittura nel “top 1 percento” del genere maschile per meriti intellettivi (sull’estetica tralascio perché, anche se non mi sento un cesso, poco esse la prendono in considerazione: altrimenti i gigolò potrebbero essere numerosi e ricchi come le escort).

In secundis, è iniqua nel fine, poiché per noi competere (e quindi raggiungere una certa posizione sociale, mostrare determinate doti conferenti primato o prestigio, guadagnare necessariamente tot euro) è un obbligo (altrimenti restiamo amorosamente negletti come elefanti maschi scacciati dalla matriarca e socialmente trasparenti come fuchi fra le api), mentre per loro è una scelta (perché riceverebbero comunque il sorrisi dei presenti, il desiderio degli astanti, il sospiro degli assenti, l’apprezzamento sociale, insomma, già per quello che sono, per la grazia, la leggiadria, la bellezza – e quando questa dovesse mancare supplirebbe comunque l’illusione generata dal disio- senza bisogno del “fare” cui siamo invece condannati noi dalla notte dei tempi) e perché, in natura, la competizione non è “con loro”, ma “per loro”.
Ergo ne bis in idem: non possono essere al contempo meta e corridore o addirittura (cosa che giustamente ci manda in bestia a prescindere da nostre presunte “paure di perdere”) sfruttare l’attrazione propria della “meta” per vincere facile su gran parte dei “corridori” (vedi “darla via” o diventar famose grazie alle forme del loro culo e attribuire poi il merito alle qualità del loro cervello)

Ecco perché bisognerebbe tagliare le mani a chi scrive articoli o sentenze che sostengono le inaccettabili pretese e le mendaci interpretazioni femminili, e la lingua a chi difende le donne verbalmente (qui come altrove).

Ma chi sono, visti più da vicino, questi “uomini denim” che difendono le donne perché “non hanno paura di loro”, “non hanno paura di perdere”, anzi “sono dei vincenti”?
Ve ne sono di vecchi e di giovani. I giovani sono principalmente degli ingenui (come Arietback, che non riesco a criticare fino in fondo perché mi fa tanta tenerezza e mi ricorda me stesso alla sua età) i quali sperano di ottenere grandi premi dalla società e dalle donne per le loro qualità (che magari ci sono, ma che, come spiegato, non saranno ahimè premiate). I vecchi, invece possono essere sia ingenui (perché magari credono davvero che i soldi accumulati come “self-made men” siano dovuti alle loro particolari doti personali anziché alla particolare condizione storico-economica del dopoguerra la quale ha permesso anche a ragionieri poco più che fantozziani di aprire fabbriche ed avviare attività lucrose) sia farabutti (come certi baroni universitari o certi intellettuali mainstream, i quali dovrebbero benissimo sapere come la loro superiore posizione rispetto ai “giovani che non sanno corteggiare/che hanno paura delle donne /che odiano le donne” dipende solo e soltanto dal loro essere entrati “prima” nel “sistema”, quando questo, essendo figlio del ’68, non faceva praticamente selezione, dal loro essersi arroccati a discapito dei più giovani e dei più meritevoli e a prescindere da ogni dialettica aperta e da ogni indagine nel merito, e dal loro uso settario, monopolistico, autoreferenziale, “esoterico” – quando non apertamente mafioso – di termini come “cultura” e, mi vergogno quasi a dirlo facendone parte, “scienza”).

Potrebbero, queste facce toste professorali e intellettuali, limitarsi a godersi i propri privilegi e le proprie prebende. Invece no, vengono pure qui a dire che il sistema è giusto e che chi si lamenta lo fa perché è “impreparato“ o perché “ha paura della competizione”!
Provocano e poi si lamentano che chi è “chiamato fuori” (questo è il significato del termine latino pro-vocare) “esprima odio”. Essi chiamano “odio”, per inciso, ogni forma di dissenso e di critica verso il sistema che li privilegia e per difendere il quale non hanno sufficienti argomenti dialettici, razionali (e neppure sentimentali) per accettare un confronto senza squalifiche morali aprioristiche.

Poi si lamentano, come quel giovane scrittore progressista, che ha scritto “il censimento dei radical chic”. Se continueranno di questo passo, con questo tipo di “argomenti” e questo genere di “provocazioni”, si troveranno a dover fronteggiare dei processi sommari e delle fucilazioni di massa di tipo messicano, altroché!

Il mio (ma dovrei dire il nostro, ché solo non sono) non è rancore, bensì eroico furore in senso “bruniano”. “Eroico” da “Eros”, come appunto voleva Giordano Bruno.
Avete voluto introdurre anche il tema “gnocca” (e quindi, per noi, il tema erotico per eccellenza) nel calderone della polemica socio-politica? Otterrete come risultato la rottura, oltre che delle scatole dei forumisti qui dentro e degli italiani là fuori, del patto sociale scellerato che lega progressismo, femminismo, turbofinanza all’oppressione dell’elemento nazional-popolare, alla pseudo-meritocrazia (che giustifica il sopruso lavorativo) e alla repressione del comune desiderio di gnocca.
Se cercavate un modo per accelerare il redde rationem fra quel ciarpame umano intellettualizzato autoproclamatosi “elite” (che, sprovvisto com’è di ogni buon gusto, di ogni buon senso e di ogni retto istinto, in ogni epoca nietzscheanamente “in salute” o evolianamente “in ordine”, avrebbe al massimo zappato la terra o servito i tavoli) e il resto della “plebe” (non vedo “aristoi” a tutt’oggi) lo avete trovato. Continuate pure a provocare anche sulla gnocca. Verrà un momento in cui né la polizia postale né quella sulle strade, né eventuali scorte potranno fermare la “rivolta contro il mondo moderno” (ovvero, seguendo l’insegnamento nietzscheano, il mondo falso, di cui certe provocazioni su noi antifemministi che avremmo “paura di perdere”, quando in realtà abbiamo già di mostrato di aver vinto in un gioco fair, sono prova evidente). Non abbiamo paura né della competizione, né delle donne, né di chi le difende quando sono indifendibili. Non abbiamo paura di voi e delle vostre polizie. Ci avete già rubato tutto quanto ci interessava della vita (gnocca, soldi, posizione, prestigio). Non abbiamo più nulla da perdere, mentre ci resta “il mondo da guadagnare” (su cui finisco pure per concordare con i miei ex-nemici marxisti).

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@Beyazid_II

Innanzitutto grazie per la citazione e per gli spunti al thread https://www.gnoccatravels.com/viaggiodellagnocca/149730/donne-che-sognano-il-cazzo/
di cui io stesso sono l'autore, collega filosofo.

Permettimi di provare a riassumere in un paio di righe il tuo pensiero in quanto, seppur certo del conseguimento dei titoli di studi a pieni voti, secondo me qualche lezione di sintesi ahime' l'hai saltata (ci sono aneddotti e spunti interessanti ma che rendono lo scritto quasi indigesto all'utente medio del sito). Non me ne volere. 😉

Tu dici: " prima dei 25 anni non ho mai saputo concepire altro senso del vivere che quello della “gara” ". E poi, arrivando al nocciolo del discorso, scrivi: "Non ho mai disdegnato nemmeno di competere contro “le femmine” ". Detta in soldoni sei caduto come tanti nella TRAPPOLA DELLA COMPETIZIONE TRA I SESSI, concetto centrale del mio thread. Poi tutto ad un tratto ti sei accorto che quella con le donne e' una competizione truccata. "Anzi, è pure iniqua. Doppiamente iniqua". In primis iniqua nel merito e in secundis e' iniqua nel fine "poiché per noi competere mentre per loro è una scelta (perché riceverebbero comunque il sorrisi dei presenti, il desiderio degli astanti, il sospiro degli assenti, l’apprezzamento sociale, insomma, già per quello che sono, per la grazia, la leggiadria, la bellezza – e quando questa dovesse mancare supplirebbe comunque l’illusione generata dal disio- senza bisogno del “fare” cui siamo invece condannati noi dalla notte dei tempi) e perché, in natura, la competizione non è “con loro”, ma “per loro. Ergo ne bis in idem: non possono essere al contempo meta e corridore o addirittura (cosa che giustamente ci manda in bestia a prescindere da nostre presunte “paure di perdere”) sfruttare l’attrazione propria della “meta” per vincere facile su gran parte dei “corridori” (vedi “darla via” o diventar famose grazie alle forme del loro culo e attribuire poi il merito alle qualità del loro cervello)

Di qui l'attacco ai due primi utenti DENIM che, commentando il mio thread, secondo te mi hanno preso di mira. Secondo me invece molto piu' semplicemnte non c'avevano capito tanto del mio scritto, tant'e' che il collega femminista @marko_kraljevic aveva scritto "Dico che questa competizione hai paura di perderla". quando invece il pensiero del mio thread voleva essere: Donna non ti mettere in competizione con me, io sono Uomo, siamo complementari ma restiamo due mondi distanti e diversi. Se lo fai (se vuoi a tutti i costi metterti in competizione con me) ai miei occhi appari solo ridicola!. A me sinceramente di competere con le donne non me ne frega un cazzo.

Detto cio'... Concordo totalmente con te: la competizione tra uomo e donna (per chi ci casca) e' una gara truccata e iniqua. Io di certo non ci casco. Io sono l'uomo e che se ne facciano una ragione, lesbiche represse. Ma soprattutto io la reputo una cosa innaturale. Ossia CONTRO NATURA. E questo e' secondo me il piu' grave errore possibile e immaginabile.

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Carissimi, ma vi rendete conto di quello che scrivete? Mi dispiace soltanto che in thread come questi non intervengano utenti autorevoli come @sexybangkok o @siamhousepattaya, i quali giustamente replicano, a chi si lamenta che "la Thailandia non è più quella di una volta", di portarsi più quattrini o di andare altrove. Sostituite "Pattaya" con "Occidente" e avrete l'unica risposta possibile alle vostre lagne. Questa parte del mondo, della quale peraltro condividete molti privilegi, non vi garba più? Andate altrove. Che la società attuale non sia più quella dei nostri padri o nonni è un dato di fatto, che ci piaccia o meno. Mi sembra comunque assai improbabile che vostro nonno seducesse "bellezze assolute" con lettere deliranti tra Ariosto e Cavalcanti. Avrà conosciuto vostra nonna all'uscita della Chiesa o alla sagra del paesello e verosimilmente si sarà tenuta quella tutta la vita. Ora - per finire -
vi svelo un segreto: questo è ancora possibile. In questa società degenerata dalla insana competizione, ecc. ecc., c'è chi si fidanza una, due, dieci volte e persino si sposa e - cosa inaudita! - tromba sempre quella o al massimo fa un giro al Wellcum ogni tanto.

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In estrema sintesi, il caro @Beyazid_II ha esattamente le stesse pretese del latin lover italiano a Pattaya e ottiene esattamente gli stessi risultati: una vacanza di merda che si trascina per una vita intera.

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@marko_kraljevic

Guarda il tuo grande limite e' che dai risposte a ´prescindere. A pescindere ... ALLA CAZZO DI CANE.

E spendili due minuti della tua vita a leggere (ascoltare) prima di scrivere (rispondere) a casaccio.

Che c'entrano la thailandia e gli utenti della sezione con quello che dice il collega filosofo?! Che c'entra questo plurale, ho detto le stesse cose dell'autore del presente thread?!

Non e' la prima volta che ti si dice che rispondi a casaccio... Riprenditi!

PS: Istruzioni per l'uso: passo1 leggere - passo2 commentare 😉 collega femminista a casaccio 🤣

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.@Beyazid_II

scrivi come se facessi parte del mondo ultracompetitivo di wall street o della silicon valley e ne subissi le conseguenze

ma nella realtà fai parte di un mondo ancora feudale - l'università italiana - in cui non solo non è ancora arrivata la competizione per merito ma neanche lo stato di diritto visti i concorsi quasi tutti pilotati

un mondo di scudieri valvassini valvassori e vassalli in cui si entra e si sale accettando di chinare la testa e di essere omertosi

in cui il vincitore predesignato è il portaborse di un barone - per il quale il finto 'concorso' è stato bandito - e non certo il più capace nella materia e quindi più utile all'università

poi certo per sbaglio salgono anche dei meritevoli ma non perchè meritevoli

è questo sistema universitario italiano - che resiste come enclave feudale dentro la società contemporanea - che ti ha tolto 'gnocca, soldi, posizione, prestigio'

ti ha tolto prestigio perchè l'università italiana che resiste nel restare feudale oggi è vista come una sorpassata anticaglia da negozio dell'usato

ti ha tolto posizione sociale perchè essere in questa università feudale italiana senza prestigio ha comportato un declassamento sociale

ti ha tolto soldi perchè - in presenza di risorse pubbliche scarse in un'economia stagnante come quella italiana - l'unico modo per salire di carriera è cambiare il sistema e prepensionare i vecchi ordinari che restano a cazzeggiare o a gestire potere fino a 70 anni

ma al contrario sembra che l'aspirazione di gran parte dei 'giovani' docenti sia di ereditare il vecchio sistema feudale contro cui non si vede un movimento significativo di lotta dei giovani docenti

di conseguenza il tuo mondo reale ti ha tolto gnocca per perdita di prestigio e posizione e soldi

dunque la tua crisi è conseguenza della decadenza del mondo reale di cui fai parte

ma come spiega nietzsche preferisci rielaborare la crisi nella modalità sacerdotale del risentimento - nel tuo caso contro il mercato la finanza e compagnia bella di idoli satanici

tutti fantasmi che al massimo vedi nei film mentre è l'anacronistico sistema baronale feudale italiano che hai intorno che ha messo in crisi il tuo ruolo sociale e la tua attrattività per le gnocche

fidelio

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@ElBorder81

Dalle tue risposte stizzite è evidente che ho toccato un nervo scoperto. Mi dispiace per te,.

Ti auguro di tornare presto sereno e soprattutto di non preoccuparti troppo dell'egemonia femminile: all'ultimo consiglio di amministrazione al quale ho partecipato le donne erano una su sette, e lo stesso rapporto c'è in tutti i contesti lavorativi che contano qualcosa.

Quanto al mio presunto femminismo, ti prego di credere che deriva solo dal porsi di certi uomini - esattamente quei ridicoli soggetti "che non devono chiedere mai" - e che qualsiasi prospettiva di seduzione non può che nascere da una grande empatia (non zerbinismo) nei confronti del mondo femminile.

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@Beyazid_II

Jazz - Nina Simone “Ain’t got No, I got Life”

“Quale competizione? Non ho competizione, ho vita” ti avrebbe detto una Donna bruttina ma incantevole

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@marko_kraljevic said:
@ElBorder81

Dalle tue risposte stizzite è evidente che ho toccato un nervo scoperto. Mi dispiace per te,.

Le risposte sono stizzite per via del tuo metodo di commento a random, alla cazzo di cane, collega femminista.

E poi delle due l una: o sei uno stregone con poteri ultraterreni o sei uno psicanalista? Se vuoi convincermi della tua tesi meglio tu sia il secondo dei due 😂

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@Beyazid_II
e' da un po' di tempo che non 'passavo da queste parti' e constato che nell'insieme non ho perso molto. Probabilmente la sutuazione 'gnocca' e' in un periodo di stagnazione come l'economia occidentale.
Ma il tuo intervento autobiografico lascia spunti di riflessione e aprirebbe anche argomenti di discussione, se non ci trovassimo in un forum prevalentemente frequentato da persone con non particolari doti dialettiche.

Capisco la tua situazione e il tuo rammarico in quanto mi ci sono trovato anch'io: l'illusione che essere vincente sui banchi di scuola portasse a essere vincente anche nella vita. Purtroppo non e'cosi'. E ricordo il monito di uno zio ricchissimo e semianalfabeta (anche se scaltro e intelligente, a modo suo) xhe essendosi 'fatto tutto da solo' mi ricordava: impegnarsi a scuola porta via tempo prezioso che puo' essere impegnato a fare i soldi.

E lui con i suoi tanti soldi ha sempre avuto belle e giovani donne al suo fianco. Certo alla pari del suo livello culturale. Ma fighe lo erano senza dubbio.

Quindi dipende cosa si vuole dalla vita...

Io ho scelto strade diverse. Dico 'strade' e non 'strada' in quanto non sapendo mai se scegliere la cultura o i soldi o il successo ho sempre tenuto di fronte a me piu' mete. Che senza tanta convinzione seguivo di volta in volta, secondo il mio istinto o il mio piacere...

Si credo che il 'piacere' e il siddisfacimento personale immediato mi abbiano condotto di piu' che non la determinazione nel diventare questo o quello...
E' forse anche per questo che poi mi trovo ora ad essere un po tutto e un po niente ma a conti fatti con una vita siddisfacente...

Sono professore universitario ma non avendoci creduto piu' di tanto (e soprattutto non avendo speso il mio tempo prezionso a leccare i piedi ai potenti di turno) non ho e non mi interessa avere ruoli 'prestigiosi' all interno del mondo delle politiche-clientele universitarie. Ho coltivato la mia professione e/o arte per il piacere di esercitarla e non per affermarmi economicamente. Infatti non sono tra i top 100 europei ma mi chiamano lo stesso in giro per il mondo. Ho scritto libri sulla mia disciplina che non sono diventati bestseller ma mi aiutano a costruire la mia piccola notorieta'che mi consente di non sbattermi a cercare lavoro. Non mi sono mai dedicato in modo esplicito al fare soldi ma mi diverto a fare l'imprenditore in attivita che mi gratificano. Il tutto non mi ha permesso di diventare ricco, ma decisamente benestante, tanto da non invidiare alcuni amici diventati anche ricchi (per ricco intendo patrimoni da decine e decine e decine di milioni di euro) ma con una vita spesso buttata per accumulare questi euro..

Per quanto riguarda la gnocca ho avuto situazioni altalenanti. Certo che se non fossi malato di figa avrei avuto meno frustrazioni. Ma mi rendo anche conto che una persona normale non puo' pretendere di scopare decine di fighe all' anno, senza prendere questo come un 'lavoro' e poi sentirsi frustrato perche' non le si trova...
Ora sto da qualche mese con una giovane donna molto bella e amorevole che ha 35 anni meno di me. Sembra che anche lei sia innamorata di me. Ma di certo anche della vita agiate che le consento di fare. Ma a quasi 60 anni non si puo' pensare che una donna giovane e bella si innamori dell' uomo senza il contorno di uno status sociale ed economico...

La sintesi di quanto detto sopra e' forse molto banale, ma un po' come e' mediocre la mia vita, senza picchi in alto e senza picchi in basso: forse occorre cercare di sottrarsi ai meccanismi della competizione, del consumismo, dei rituali futili che la societa' si inventa per autolegittimarsi, che ci tengono ingabbiati come l'insetto di kafka. E cercare, per quanto possibile, di vivere seguendo, un po' animalescamente, i propri istinti e il soddisfacimento del proprio piacere. Che se e' anche un piacere intellettuale, e non solo fisico, e' anche meglio...

Capisco che si rischia di diventare antisociali, o giungere, come sta capitando a me ora, di ritenere insopportabile la maggioranza delle persone di questa societa' in decadenza, al punto di mischiarmi il meno possibile con essa.

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@kol said:
@Beyazid_II
e' da un po' di tempo che non 'passavo da queste parti' e constato che nell'insieme non ho perso molto. Probabilmente la sutuazione 'gnocca' e' in un periodo di stagnazione come l'economia occidentale.
Ma il tuo intervento autobiografico lascia spunti di riflessione e aprirebbe anche argomenti di discussione, se non ci trovassimo in un forum prevalentemente frequentato da persone con non particolari doti dialettiche.

Bentornato !!!!!!!!!!!!!!

😂😂😂

😐

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@kol
ottimo intervento.
Analizzare va bene. MA poi bisogna agire e capire cosa vogliamo.
Che non per tutti sono le stesse cose.
Non tutti vogliono una marea di soldi (alla quale devi dedicare tempo,anima e corpo), non tutti vogliono chiavare 3 tipe diverse al giorno ecc...
Anche perchè per ogni cosa c'è un prezzo da pagare (non per forza in soldi, anzi forse quello è il meno, visto che li puoi rifare),e bisogna vedere se ci conviene.
Attenzione non faccio un elogio alla povertà ,anzi .... ma realmente certa gente ricca sul serio,coi cazzi che ha in testa non li invidio, cosi come non invidio i compromessi che magari hanno dovuto accettare per arrivare....
E sarebbe anche ora di sfatare il mito soldi-donne.
Ovvio che i soldi aiutano (anche perchè spesso chi ha fatto i soldi ha anche altre qualità che possono attirare), ma non sono tutto....è un mix, i cui componenti hanno un importanza diversa a secondo con chi ci si interfaccia.
Sinceramente nel tread, all'inizio ,vedo tanto risentimento, amarezza, che capisco, ma che non servono a molto, se non per agire in qualche modo....
E qui penso c'entri molto la nostra società moderna....ma andrei fuori tema

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