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L’approccio giusto cambiando meta di vacanza

Mi è capitato di percepire non così infrequentemente da chi passa per la prima volta dal trascorrere vacanze nel mondo latino al mondo thai o viceversa, una certa perlomeno parziale delusione avuta dal nuovo ambiente.

Non ho né l’ ambizione né la presunzione di possedere così prestigiosi titoli per poter dispensare suggerimenti su come approcciare al meglio la prima vacanza in una località arrivando con lo spirito di chi conosce e ha frequentato più o meno a lungo altri luoghi magari molto diversi. In aggiunta, non escludo possano essere pensieri elaborati chissà quante volte fin dalla notte dei tempi. Pur tuttavia, cercherò di procedere ugualmente con qualche semplice riflessione dato che ho un po’ di conoscenza a riguardo sia del centro e sud America che della thai, rimettendomi alla community per più profonde e autorevoli considerazioni.

In generale, personalmente quando esploro un posto nuovo, indipendentemente se visitato allo scopo di soddisfare debitamente il mio augello con la fauna locale e divertirmi in generale o invece di placare il mio spirito da sempre amante della natura selvaggia ed estrema, cerco di pulirmi l’ anima da possibili paragoni e sensazioni già vissute e di utilizzare solo l’ esperienza accumulata nelle passate esperienze. Cerco quindi sempre di viaggiare con mente libera in modo da poter vivere le diverse e nuove situazioni lasciando spazi a nuovi entusiasmi.

Visitando una località sconosciuta, una possibile insoddisfazione percepita al ritorno può essere senz’ altro dovuta ad una questione di gusti, che come noto “non sunt disputandum”. Tuttavia ritengo anche che le ragioni possano risiedere, oltre naturalmente ad aver magari toppato i luoghi migliori da visitare e bazzicare e/o incontrato le persone sbagliate, anche ad una questione di approccio legato alle abitudini prese nei luoghi precedentemente frequentati e al grado di conoscenza di questi già acquisita, alle aspettative e alle motivazioni del nuovo viaggio.

Prendiamo ad esempio Pattaya come nuova meta arrivando da esperienze fatte in America latina.

Se si decide di andarci per la comprensibile curiosità di vedere un cerchio dell’ inferno in terra arrivandoci dopo aver frequentato magari per anni il mondo latino e senza aver raggiunto saturazione o inizio di marcata delusione della propria località di sollazzo prediletta, si rischia di pucciare il biscotto magari tantissimo, ma non di divertirsi veramente (che sono valutazioni per me diverse). I ritmi infernali dei gironi Pattayani possono entusiasmare ma anche saturare abbastanza in fretta. A questo punto, nonostante la moltitudine infinita di posti dove andare nella città, può anche subentrare l’ assuefazione da routine soprattutto se per una ragione o per un’ altra si è abituati alle trasferte solitarie, ma con la consapevolezza che nel luogo si è di casa e si trova sempre, volendo, oltre a tutto il resto, tanta gente che già si conosce, siano questi conoscenti o amici locali e non, eventuali trombamiche più o meno free, mignotte ancora da trombare, mignotte conosciute e non ancora trombate e quanto altro. E ci si può anche iniziare a chiedere quanto ancora si reggerà la giostra.

Trovo che per i suddetti motivi, per passare dalla propria località prediletta del centro o sud America, dove magari si sa già come muoversi molto bene, a Pattaya e ritornare a casa pienamente soddisfatti, perlomeno la prima volta si possono spendere tranquillamente gli stessi soldi che ad esempio in Brasile se non di più (viaggio a parte). Ma non basta. Ci si dovrà inoltre scordare dei ritmi latini che magari si amano molto, del mare e spiagge più o meno belle, della familiarità con certi posti dove entri e puoi, volendo, passare le ore a salutare e fare due chiacchiere con la tanta gente che già si conosce, dell’ affinità della lingua, della cultura e del calore e simpatia delle indigene latine in ogni luogo, quale più quale meno. Così anche la prima volta a Pattaya non sarà una delusione, anche perché, tralasciando i dettagli su questioni di razza, culi, poppe, garrese e quanto altro c’ è gnocca di pregio anche lì. E sono passere mediamente più docili, mansuete e servizievoli delle latine, anche se non altrettanto calde nel profondo della loro anima. Dovute eccezioni permettendo, con le thai invece del gatto a nove code si può usare un frustino da dressage, il che non è poco, si corre un rischio di pacchi molto basso e ci si possono fare comunque sgroppate memorabili tanto quanto in America latina.

Le mille opportunità di sollazzo di ogni genere e divertimento di Pattaya in ambiente a bassa criminalità possono quindi diventare sufficienti a sopportare le spiagge e il mare di infima qualità, la mancanza di esterni piacevoli e con un certo gusto e decoro, come un bel lungomare ad esempio, l’ altissimo livello di smog da gas di scarico che nei week-end è quasi da svenire e che non è possibile evitare andando in giro, le terribili zaffate di fritto che ti prendi camminando per la strada nelle zone più battute alle quali non mi abituerò mai pur essendo stato tante volte in Oriente thai e non thai, i continui slalom o rifiuti anche duri da dare quando incontri chi si offre a te ma fa parte di una categoria di persone che non possono interessarti a priori, una parte non trascurabile della gente che vedi in giro che fa sembrare a volte Pattaya come una grande calamita per tutti i balordi del pianeta, il volume assordante della musica di certe disco che tra l’ altro rende difficile comunicare con le thai che hanno già di per se un inglese mediamente alquanto stentato, una baraonda generale a volte eccessiva per i miei gusti anche in bassa stagione, e via andare.

Ma la bad side di Pattaya può avere un dazio caro da pagare ed è per questo che forse per me, pur essendoci altre attività di mio interesse da praticare oltre al continuo sollazzo, è difficile pensare di trascorrervi periodi più lunghi di una quindicina di giorni o giù di lì senza iniziare a sentire assuefazione a tutta la giostra e desiderio di cambiare aria, anche se probabilmente trovando altri equilibri potrei riuscirci (ancora). In America latina invece ho passato anche un mese e passa di fila e, avendo potuto, avrei fatto e farei permanenze anche decisamente più lunghe. Per me Pattaya, è adesso un luogo dove recarmi se possibile per una settimana approfittando di una trasferta in Oriente per altri motivi non volendo fare la classica sosta di un week-end lungo a Bangkok, vivere il paese dei balocchi come sotto sbornia continua e poi via. A queste salutari parentesi non vorrei affatto dover mai rinunciare in futuro, ma di farne la mia meta prediletta probabilmente forse non sarà mai il caso mio.

WaveRider

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io a pattaya ci starei tranquillamente 3 mesi ho il sospetto di essere un vero sex addict :-? :-? :-? cmq confrontandola con l unico paese latino americano che ho visto cioè cuba il fascino della thai sta anche nel fatto di non avere niente a che fare con la cultura o il modo di fare di un paese latino es mi affascina che guidino a sx o il profumo del fritto dei carrettini a me non da noia anzi etc e secondo me proprio chi preferisce un paese latino è anche perchè si sente di piu a casa mentre ènormale che non si trovi a suo agio in un paese dell estremo oriente

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l'argomento e' interessante, questa guerra tra guelfi e ghibellini esiste ed esistera' sempre, chi e' affascinato dal mondo latino chi dal mandoralato con annesso il suo corollario, io scelgo quest'ultimo per i millemila motivi che ho gia' spiegato piu' volte, altri invece schiferanno l'oriente e le sue donne per scegliere caribe e sudamerica, i gusti sono personali, soggettivi, ognuno va dove si trova meglio ;-)

cit "Non mi posso permettere il lusso di NON pagare una donna"

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Pattaya è semplicemente er mejo.... non annoia mai, anzi... É proprio forse l'unico posto dove posso dire di essermi divertito allo stesso modo di quanto ho trombato....geniale!!! tra 2 mesi e mezzo finalmente ci ritorno...

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