Andiamo

IlMarchese

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Commenti

IlMarchese
Silver
25/09/2017 | 14:39

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@El_Jefecito
sai come si dice nell'isola di Siquijor?
"morto uno sciamano se ne fa un'altro"

IlMarchese
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24/09/2017 | 16:45

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@toni.t
le scopate nei tuguri non hanno prezzo.

IlMarchese
Silver
23/09/2017 | 14:08

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@bagascia queste situazioni bordelrline capitano nella professione del puttaniere.
Mi sembra di averla pagato molto, tipo 1000 pesos. Però vuoi mettere l'ebrezza del rischio?

@Fagian si è vero. Racconto il vero come se fosse vero perchè a inventarmelo non ci riuscirei davvero.

IlMarchese
Silver
22/09/2017 | 15:04

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Lo so, lo so, che nel titolo c’è un imperdonabile errore di grammatica inglese. La toponomastica corretta è Alona beach, non bitch. Ma secondo voi stiamo a parlare di tope o toponomastiche?
Dopo il formicaio di Cebu finalmente voglio godermi un po’ di relax al mare. Faccio tappa ad Alona Beach, per godermi la sua spiaggia tropicale da cartolina: sabbia come gesso, stellone giallo fisso, cielo azzurro, palme verdi, acqua turchina, culi abbrustoliti, baretti con musica raggae che sembra di stare in Giamaica.
Arrivo io, e piove tutto il giorno.
Tra una scrosciata d’acqua e l’altra esco dal rifugio sotto i palmizi stretto tra venditori di cocco, turisti depressi e cani randagi. Me ne esco furtivamente nei 15-20 minuti di sole tra una pisciata dal cielo e l’altra. Ormai inzuppato e impanato di sabbia come una frittura di paranza, ritorno al Il mio bungalow, perché ne ho già le palle piene di Alona beach. Palle che almeno spero di vuotare in serata. La mia capanna di bambù è confortevole, c’è tutto quello che si può desiderare da una capanna di bambù, scarafaggi e zanzare e topi e un fottuto gallo che canta ogni ora del giorno e della notte, che nelle Filippine sarà una costante come l’adobo, il riso in bianco e despacito. Mi faccio dare un strappo in motorbike da un ragazzetto di 20 kg che sfreccia per quei cazzo di viottoli di campagna come se scappasse da una rapina finita male. Il mio bungalow si trova a Danao Beach 15 chilometri da Alona Beach. La serata ad Alona inizia male, nella strada che scende alla spiaggia ci sono un paio di bar con suine butta dentro, una discoteca scalcagnata con più Ladyboy che mattonelle. Quando ci passo davanti mi fischiano, ridono, si danno spallate e fanno commenti sul mio culo che mi sento una figa che attraversa in bichini un cantiere edile di muratori rumeni in permesso premio dell’ergastolo. Sculetto anche un po’ e i fischi aumentano, sarà che sto diventando culo.
Comunque, mi dirigo verso i locali sulla spiaggia carico come uno Zeppelin non d’aria, ma di sborra. Faccio due, tre, quattro non ricordo quante vasche dall’inizio alla fine del lungomare. Come sirene confuse dalle maree ci sono un paio di troiacce arenate sulla bagnasciuga, fumano canne e bevono e magari fanno a gara di chi emette le scorreggie più puzzolenti. Cercano di abbindolarmi coi loro richiami, come se fossi un novello Ulisse, ma col cazzo che ci casco. Ho i crampi del maratoneta. Mi devo reidratare. Sosta bevuta in un bar dove c’è un buon numero di persone. E ,non sto parlando di cinquanta, cento, mille, ma una quindicina. Molti turisti in coppia, gruppi di bimbi minchia australiani, froci a rimorchio. Apparentemente l’unico guerriero puttaniere crociato sono io, almeno che qualche ninjia delle gnocca non stia nascosto tra le ombre, in attesa di sferrare l’assalto. Ordino una San Miguel che ormai è il mio viatico. Scruto i volti avvinazzati: qualche figa indigena ma tutte accoppiate a bitorzoluti turisti australiani. Sto pensando di tornare alla capanna dello zio cane, e magari m’inculo il gallo. Ma il mio motto è sempre stato: se in un posto ci sono le troie, non sei te a trovare loro, saranno loro a trovare te. Strizzo gli occhi, stringo i pugni: Lo ripeto come un mantra per autoconvincermi a non mollare.
“se in un posto ci sono le tro…”
Una tipa mi sfiora tipo refolo fighesco: venti anni per gamba, pelle ambrata, capelli a coda di cavallo. È diretta al cesso, ci scambiamo un’occhiata. Giro intorno al cesso come una mosca tze tze. Ne esce dopo un dieci minuti dopo. Deduco che deve aver fatto quella grossa. Mi rilancia uno sguardo che rimpallo e poi la vedo sedersi a due tipi di mezza età inguardabili se non con delle lenti speciali. L’unica femmina trombabile, esclusi i catamarani sulla spiaggia, parla con ‘ste putrelle e però quando sorseggia la bevuta, attraverso il fondo del bicchiere guarda se sono a ancora a tiro. Capisce che i due merluzzi non abboccano, forse se lo buttano nel culo vicendevolmente. Molla gli ormeggi e naviga verso porti sicuri.
E non poteva trovare porto più sicuro di me.
Mi allontano un po’ dal locale, vorrei evitare la batraconiomachia tra squali e merluzzi e trote. La troietta ambrata è sveglia, mi segue. Ci guardiamo e sorridiamo imbarazzati per quello che mi sembra mezz’ora come ebeti quindicenni che si sono sparati mdma. Prima che mi venga una paresi alla mascella, tiro fuori la chiave d’apertura che nessuno ha mai usato al mondo:
“Ciao, come ti chiami? “ Si chiama Maya.
La scenografia sembra la copertina di un romanzo Harmony: Luna a tre quarti che muove le sue dita argentee su un mare color nero daytona exterior, profondo, quieto come se si fosse preso trenta gocce di Xanax. Le palme solleticate dalla brezza risuonano il loro pigro lamento alla notte, offro da bere quello che rimane della mia San Miguel. Maya ha nelle vene più doppio malto che emoglobine. Mi si aggancia come una sanguisuga porcaccione alla coscia, inizia ad ancheggiare, balliamo un po’ sulla spiaggia, un raggeton che echeggia dal locale, forse era despacito. Bel paio di seni succhioni e duri premuti contro di me. Accenno un bacio, ci abbracciamo. Slinguiamo. L’alito di Maya è un misto di catrame, fondi di caffè e mosto che si trova nei barilotti di birra nei peggiori pub inglesi. Maya ha su un top, è sudata come un impacco. Sono quegli attimi che vorresti non finissero mai, se non con un pel pugno in faccia. Ma il tempo dell’accoppiamento è arrivato, le mie palle suonano come campane a festa. Maya abita a metà strada tra Alona e il mio io bungalow.
Perché perdere tempo? mi fa. Perché vorrei evitare che mi dai una coltellata e mi rubi pure la dignità, vorrei rispondere.
Insisto per la mia capanna. Poi mi sono rotto i coglioni di discutere, anche perché non voglio un long time. E dico ok, al tuo appartamento. Prendiamo un tuk tuk che ci lascia sulla strada principale, alla fine per fare 500 metri mi si inculano più soldi che se fossimo andati da me, ritorno, da me, ritorno. Maya mi fa strada verso un vicolo puzzolente come un buco di culo di un barbone. Rivoli d’acqua pisciosa e scarichi di cucine esotiche scorrono tra una baracca e l’altra.
Mi vede perplesso, coraggio, mi dice, come se dovessi cavarmi un dente.
Sono quelle situazioni che potremmo classificare sotto la voce ‘roulette russa’. Maya apre una porta sberciata e tutto il suo appartamento è una stanza 3x2 con un materasso da una parte, pile di scatole con dentro tutta la sua vita, un televisore scassato che trasmette il riflesso di no due e un ventilatore da tetano spray. Mi scappa una pisciata biblica e chiedo dov’è il bagno, lei mi dice fuori. Esco e penso che ci sia un bagno esterno, una cazzo di buca, una latrina. Maya sulla soglia mi fa cenno di girare l’angolo e capisco che il bagno e il muro nel retro. Con il pisello in mano, nel buio più buio più buio, capisco che potrebbe essere arrivata la mia ora. Aspetto solo che il sipario scenda con una mazzata in testa. Certo meritavo una morte eroica: magari un colpo apoplettico durante una rissa sessuale con un branco selvatico di ninfomani randagie. O quelle morti avvolte nel mistero alla David Carradine o come il cantante degli Inx, impiccato, l’uccello bruciacchiato, magari del trucco sbavato in un albergo sperduto che tutti si chiedono per anni se è un suicidio o un gioco erotico finito male o tutti e due le cose. Finisco la pisciata e mi stupisco di essere ancora in scena. Rientro, mi sdraio sul materasso e mi sento affondare come se mi fossi tuffato in un materasso ad acqua senza materasso. Maya fa partire quel cazzo di ventilatore che gorgheggia come un treno fin de siècle con uno sferragliare sinistro, ma almeno così abbiamo un po’ di tregua dal calore infernale. Con l’arietta che mi accarezza il pisello la sensazione è piacevole. Poi lo sento come immerso in un bagno maria. I suoi capelli neri e pesanti volano e mi solleticano la faccia, mentre Maya alza e abbassa la testa lavorandomi l’uccello. Resto lì completamente fuso, rilassato, sditalino pigramente la fregna che inizia a colare cose dense come un barattolo di marmellata rovesciato. Una vocina mi sussurra: no a questo giro non gliela leccherei se non vuoi che ti caschino i denti. Le tette sono sode, il culo un po’ meno. Questa MayaAlona cavalca il drago voltandomi la schiena. Le tengo al trotta un po’, ma inizio a perdere la sensibilità all’uccello e la ribalto come una frittella di castagna per cuocerla pure davanti. Meno colpi di reni delicati come farebbe un fabbro chiavatore. La rivolto ancora sta frittella di troia ‘che sono stufo di vederla in faccia e finalmente poi mi faccio una bella pecorina, la prima in terra Filippina dopo la disfatta di Cebu. Il secondo titolo di questa rece potrebbe essere “Finalmente a pecorina in terra Filippina”. Così a pecora la mia pancia e il suo culo applaudono. Meno Maya sulle chiappe perché… perché mi va di menarla, ecco. Sfilo il pisello appena in tempo per farle una bella spruzzata di bollente sborra sulla schiena. Spalmo col cazzo sborra come crema sulla frittella di castagne del culo di Maya. Ci fumiamo una cicca. Tra una tirata di fumo e l’altra Maya mi racconta del fidanzato Italiano. Dopo due anni che stavano insieme, lui ha è sparito e sono finiti pure i soldi. Lei è andata da una sciamano sull’isola di Siquijor, ha chiesto una macumba mortale per il suo ex. Dice che dopo un paio di mesi ha saputo su facebook che il tizio è morto d’infarto. Alla fine si è sentita incolpa, dice fissando mio cazzo barzotto e gocciolante appoggiato alla sua coscia. Mostrandomi sul telefono una foto che sembra tipo quelle prese da una patente degli anni 70, dice Maya “ e comunque non era proprio il ritratto della salute.”
Giocherellando col mio pisello Maya mi fa, “gli è andata bene che non gli ho tagliato il cazzo, anche quello non è che funzionasse bene. Non come il tuo,” poi fa: “Sei fidanzato?” Mi rivesto in un secondo, esco dalla capanna con Maya che mi guarda perplessa. Domani altro traghetto per Dumaguete. Contento di lasciarmi Maya, Alona alle spalle. Perché ad Alona la figa non perdona.

IlMarchese
Silver
22/09/2017 | 15:01

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@toni.t Grazie. Sono d'accordo.
Il problema è quando se lo infilano a tradimento dentro senza gomma.
Racconterò nelle mie rece a breve.

IlMarchese
Silver
20/09/2017 | 08:38

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@bagascia
seguimi e non te ne pentirai

IlMarchese
Silver
19/09/2017 | 15:18

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@bagascia so tre mesi che giro per mignotte in Germania e le cose vanno a peggiorare.
Alcune nemmeno a offrire di più ti succhiano il pisello a nudo, perchè hanno paura che i gestori dei locali le scoprano.
Altre fanno le furbe, quelle più sgamate e ti chiedono extra, e altre se ne fottono delle leggi e succhiano ogni cosa.

L'unico sbocchinamento 'nature' garantito è nelle Gang Bang, annzi c'avevo il preservativo perché pronto a ficcare appena si liberava un buco, e per tenermi occupato l'ho piazzato in bocca alla suina che me l'ha tolto.
Quindi...
A presto recensione

IlMarchese
Silver
19/09/2017 | 15:11

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Io consiglio l'uso del preservativo alle fighe che vogliono senza ma per preservare loro.

IlMarchese
Silver
18/09/2017 | 15:12

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Se continuano a infilarsi cazzi dentro senza preservativo, ci credo.
Poi vi racconto...

IlMarchese
Silver
18/09/2017 | 15:04

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Un altro modo per inculare il cliente. Ora se vuoi fartelo succhiare senza preserva ti chiedono 50 in più

IlMarchese
Silver
13/09/2017 | 14:49

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Ci sono delle esperte leccatrici di culo.

IlMarchese
Silver
12/09/2017 | 12:18

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@FlautoMagico
mi hai fatto ricordare che devo ancora scrivere una rece su Rio.

IlMarchese
Silver
11/09/2017 | 15:08

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@Brahman

vai tranquillo prima di montarle mi hanno detto che erano single.

IlMarchese
Silver
10/09/2017 | 09:05

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@Brahman
per Angeles pubblicherò una recensione a parte perchè ho raggiunto picchi di inaudita maialità.
@tenaka18 le Filippine le odori e le adori

IlMarchese
Silver
02/09/2017 | 10:52

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Non vedere il lato tragico fa come dice @FlautoMagico

IlMarchese
Silver
31/08/2017 | 13:23

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@FlautoMagico per Riga e omegna è facile. Ce ne ho una su Tallin che tengo nel cassetto da tempo perché non ho trovato la rima giusta.

IlMarchese
Silver
31/08/2017 | 12:18

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IlMarchese
Silver
24/08/2017 | 16:06

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Grazie 1000, contento vi sia piaciuta

@bagascia figa e prosa, posa e figa!

@dominicandream

@El_Jefecito MARCHESOWSKI! ahahaha

@Maipiumonscio

@proof nelle Filippine trovi sempre posizioni aperte per "missionario"

@flick.genziana Il tempo a Cebu è stato tiranno, ma poi sai quante chiavate mi aspettano da lì fino ad arrivare sù ad Angeles City?
Rimanete sintonizzati e lo scoprirete anche voi.

IlMarchese
Silver
22/08/2017 | 12:51

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Cebu, la prima tappa della campagna Filippina. Ho un giorno e una notte a disposizione. Due ore di taxi per fare 15 chilometri dall’aeroporto al centro.
Dopo il Check-in all’albergo parto subito per un giro turistico a visitare la città vecchia. Attraverso il formicaio di Cebu, arrivo alla Basilica del Santo Niño, giusto in tempo per la grande messa all’aperto del venerdì. Un numero esagerato di gnocche a cui gliela avrei messa volentieri. Ci sono riti religiosi interesanti da osservare.
Tipo: all’interno dell’antica Basilica i devoti ti fanno tutta la strada dall’ingresso fino all’altare, camminando ginocchioni sul pavimento lastricato di pietra, pregando. Una volta arrivati, non è che si alzano e festa finita, no, si rifanno tutta la strada a ritroso. La maggioranza dei peni-tenti sono donne. A forza di farsi perdonare i peccati da Gesù c’hanno calli grossi così alle ginocchia. Gli uomini generalmente fanno penitenza nelle navate laterali, contemplando il culo di quelle che sembrano tante papere in preghiera.
Altro rito interessante, si fa per dire, è quello dell’accensione delle candele.
No, non siamo in qualche cazzo di parrocchia paesana, dove ci vanno solo le vostre nonne ottantenni ad accendere ceri e spompinare preti e sacrestani. Nella Basilica del Santo Niño a Cebu, trovate tutto un assurdo range anagrafico di gnocche: nonne, madri, figlie, zie, nipoti e pronipoti. Tutte a pregare, tutte a fare penitenza, tutte che stravedono per Gesù.
Fuori della basilica, vicino al piazzale, c’è una zona dove i fedeli si raccolgono in preghiera e accendono candele a Santo Niño che poi è il bambin Gesù, alla Madonna. Centinaia di candele rosse come tante cappelle infiammate. Una tipa che accende una candela, mi lancia un’occhiata. Capelli neri fino al culo. Occhioni lunghi, grandi. Un bel culetto a quanto mi pare di vedere, d’altezza mi arriva alla cintola. Mi s’accende una candela tra le gambe. Ricambio lo sguardo, mi avvicino, le chiedo qualche cazzata storico barra religiosa per attaccare bottone. Non voglio passare subito da arrapato e le faccio altre due o tre domande colte, sulla croce di Magellano che praticamente sta lì a cento metri, su Lapu Lapu che è l’eroe nazionale famoso per aver fatto il culo al conquistatore Magellano e altre minchiate. Domande troppo colte, lei non ha la più pallida idea di cosa stia parlando.
Mi guarda come un deficiente.
A questa capra allora chiedo il numero di telefono. Non ho mai rimorchiato in chiesa. Quando digita con quelle manine devote il suo numero di cellulare sull’app notes dello smartphone, rimpiango di non aver dato retta a mia madre, di non aver frequentato più gli ambienti religiosi dalla cresima la quale tra l’altro non ho ricevuto. Rileggendo le note dello smartphone, a fianco al numero di telefono c’ha scritto il suo nome, Leizel. Lascio Leizel lì a fissare quella cazzo di candela rossa, rimuginando chissà quale preghiera, a pensare che il giorno dopo che me la sarò chiavata si romperà il menisco a forza di camminare sulle ginocchia per fare penitenza.
Fotografo santi e madonne e qualche bel culo, e poi incrocio un’altra figa. Se maneggia il cazzo come quella candela siamo a cavallo. Oddio, osservandola bene essere a cavallo con lei non è consigliabile.
È un Ladyboy. Un ladyboy della Madonna.
Morale della favola: evitate di cercare la trombata facile nei Mall, nei bar, o su pinaylove.com.
A Cebu pregare is the new chiavare.

Ma come insegna ogni religione: pregare bene e razzolare male e quindi un salto al Mall ce lo faccio lo stesso. E se non fossi mai andato al Mall in Mango square non avrei mai incontrato George. Chi è George? George è o forse era, un vecchio puttaniere, partito dal Minnesota in cerca di fortuna quasi all’epoca di Magellano e rimasto incagliato nelle secche di Cebu. George la prende lunga iniziando a raccontarmi della sua infanzia felice da campagnolo del Minnesota.
Dal Minnesota alle mignotte il passo è stato breve.
Poi mi chiede 5 dollari per comprarsi delle scarpe nuove. Solleva un piede, mi fa vedere che sotto la suola ha buco grosso come un doblone. Per guadagnarsi quei 5 dollari però George si sente in dovere di darmi qualche dritta.
Mi spiega un po’ il movimento di suine nella zona, rimanendo in argomento mi parla di quella stronza della moglie pinay che l’ha rovinato.
Alla fine George mi fa simpatia, siamo tutti un po’ George.
“George,” dico, “Intanto fumati questa,” e gli offro una cicca” dico “ vado a cambiare i soldi nel Mall, prima che l’hai finita sono di ritorno!”.
Mi confondo tra la folla del Mall come una scorreggia in una tempesta tropicale.
Mango square è l’ombelico, o se preferite il bucio di culo di Cebu, figa parlando. Però ho bisogno di farmi almeno un’ora di sonno prima di iniziare il lavoro serio. La sveglia suona all’ora delle streghe. Salto come un grillo dal letto.
Il Jet leg si fa sentire, mi do paio un di schiaffi, doccia fredda, qualche mossa di Kung Fu davanti allo specchio e via. Ah, dimenticavo la cosa fondamentale: prendo una paccata di soldi.
Ho un momento di esitazione prima di uscire.
Potrei anche starmene in hotel, chiamare Leizel, ficcarle un rosario su per il culo, sgranarlo con lei recitando avemmaria e padrenostri. Leizel, oltre alle chiappe, mi avrebbe aperto le porte della fede. Potrei, ma devo assolutamente visitare qualche club di Cebu.
Ma avessi avuto un giorno in più, grazie al bambin Gesù a Cebu avrei chiavato di più.
Vicino a Mango square ci sono 2 club rinomati per la caccia alle montone. Uno è l’Ultra, che è ultra triste. L’altro è il J Ave, che si sta riempiendo, ma è ancora presto.
Il Sinigang di Maiale, cipolle, zenzero, tamarindo e peperoni della cena, sembra lo Xenomorfo del film Alien che mi sta per esplodere dalla pancia. Mi faccio una passeggiata tra i bar nella zona di Mango Square per digerire lo Xenomorfo.
All’improvviso due ninfotroiette mi si materializzano davanti come uscite da un troiesco stargate ultradimensionale. Mi sbarrano la strada. Invece di tirare fuori coltelli a serramanico, tirano fuori le tette. Lavorano sempre in coppia. Promettono, detta loro, il più bel doppio pompino della mia vita. Considerando tutti i doppi pompini della mia vita dico a Starsky & Hutch della pompa che con me dovrebbero darsi un bel po’ da fare per scalare la classifica. Il servizio compreso l’ingoio è 1000 php. Per scoparle in tandem altri 1000 php, ma anche a 500 php non si tirano indietro. Turisti dallo sguardo sdegnato ci passano accanto.
Se la scena fosse un dipinto barocco s’intitolerebbe “il vecchio porco e le ragazzine”. Mi spiegano nel dettaglio le loro abilità, mi abbracciano, mi accarezzano, mi sbuffettano la patta, mi fanno il ditino alla mano.
Sono sempre stato più bravo a chiavare che a contare, ma dopo un rapido conteggio delle mani, i conti non tornano. Il risultato di due ninfotroiette con 2 mani ciascuna dovrebbe fare quattro, invece ci sono quattro mani libere che fanno seghe all’aria e un’altra mano che mi fa ditino da dieci minuti.
Mi guardo la mano.
Ci trovo attaccato una manina che è attaccata a un bambino nudo e sudicio che sembra un lombrico col pisellino.
Ritiro la mano nemmeno l’avessi appoggiata sul ferro da stiro acceso.
Parte un porcoddìo che cancella in un secondo tutta l’atmosfera religiosa e santa acquisita per transustanziazione da Laizel e dal Ladyboy nella basilica del Santo Niño.

Mi fiondo dentro il J Ave.
Nel J Ave la clientela è così composta: una vagonata di coreani seduti ai tavoli, una carro bestiame di suine filippine ai tavoli dei coreani, una panda di occidentali che vagano con la bottiglia di San Miguel calda come piscio, e cercano di raccogliere avanzi che cadono dai tavoli dei coreani. Elargisco sorrisi, brindisi, strizzate d’occhio a tutte gnocche che mi passano a tiro. Pure qualche Coreano che si trova nella traiettoria mi risponde per cortesia e fa l’inchino.
Nella penombra, appartata, noto una gnocca insieme alla ormai immancabile amica/cugina cassonetto dei rifiuti. Io e il cassonetto ci scambiamo sguardi d’intesa. L’intesa è che mi voglio chiavare l’amica.
Dopo un paio di pezzi dance gnam gnam style il mio cazzo puntella la gnocca. Il cassonetto sparisce in non so quale zona smaltimento rifiuti. Io e la gnocca balliamo, me la lavoro di lingua già lì nel locale. Lei è il classico frappè filippino + occidentale + un numero imprecisato di razze che hanno chiavato tra di loro nelle generazioni passate e il risultato me lo trovo davanti. Pelle gialla tipo insufficienza epatica al terzo stadio, capelli lisci o ricci stirati o che cazzo ne so, occhi smandorlati, nel senso a non mandorla ma nemmeno tondi.
Porto la smandorlata in hotel senza perdere ulteriore tempo. Doccia, e iniziamo a darci da fare.
Il pelo pubico è corto e ispido come un prato alpestre in estate dopo un incendio. L’età anagrafica di una 25enne ma la sorchettina di una di 8 anni.
Cioè, non che mi sia mai scopato una di otto anni, ma avete capito. L’indice a fatica m’entra dentro, sditalinare col mignolo, non se ne parla, provate è scomodissimo.
Inoltre non ho gel, solo saliva. Mi succhio le dita, le inzuppo in figa. Poi la lecco alla paranoia, figa e culo. Ci facciamo un 69 e poi ho cazzo e palle talmente bavosi che per infilarmi il preservativo lo devo asciugare col lenzuolo. Non siamo umani, siamo due lumache che scopano. Poi la sua fica comincia a lacrimare abbondantemente che rimango sbalordit, in estasi mistica come se fossi il papa che vede la madonna di Fatima piangere, ma non dagli occhi.
Ficcare il mio cazzone in quella ferita ci vuole proprio un miracolo. L’avessi saputo c’accendevo un cero a San Niño. Poi ovviamente prendo la decisione peggiore: parto a chiavarla di pecora. Una mandata e lei si ritira come se le avessi acceso un mortaretto cinese di capodanno cinese in culo. Si volta, apre le gambe a spaccata, sulla passerina del colore di una vongola al vapore ci appoggio la cappella che è tipo un grosso Chupa Chups gommoso color amarena al sapore di cazzo. La figa striminzita mi risucchia la cappella caramella. Poi sparisce tutto l’asta del cazzo. Come se quando succhi un lecca lecca poi t’ ingoi anche il manico, perché sei un fottuto ingordo. I seni della smandorlata sono adolescenziali, regolari, capezzoluti.
Mordicchio tutta la ciccia da mordere, lavoriamo di lingua come cuccioli incarogniti. Mentre affondo il cazzo le prendo i piedi, le succhio gli alluci, le lecco la pianta dei piedi ruvida, che, avete mai leccato una parete intonacata? ecco. Ci penso dopo che magari potrebbero puzzarle i piedi, ma non è così. Non le puzza nulla. Non ha odore, almeno non da viva.
La strada della sua fica da mulattiera di montagna è diventata l’Autosole a 4 corsie.
Ripropongo la pecorina. Ma niente. Il trauma è stato troppo forte. Per colpa mia le uniche pecorine della sua vita saranno quelle che conterà prima di dormire. L’aggiungerò alla lista delle colpe per cui mi si apriranno i cancelli dell’inferno. Mi ribalto tenendole ancora il cazzo arpionato nell’utero. Così a smorza non posso che pensare a Ladyboy che segava la candela delle preghiere. Smandorlata muove il culo come un’ossessa. Non ne vuole sapere di sfoderarsi l’uccello da se. L’aggiusto nella posizione del loto. Così si da una calmata. Se non sapete qual è la posizione del loto, googolatela. Tento di far fare amicizia tra il suo buchetto del culo e il mio indice. Mi scaccia il dito come se fosse una mosca birichina venuta a posarsi proprio lì. Lo stesso dito glielo ficco in un orecchio, inclina la testa e ride. Potremmo continuare a chiavare finche uno dei due non muore d’inedia. Poi la vedo che orgasma, o almeno finge bene. Vorrei sborrare, dormire, e nulla più. È come se la mia sburra si fosse cagliata. Finisce che sborro ricotta..
La sborra a forza di scuotere il cazzo da solida diventa liquida, come nel miracolo di San Gennaro. Parte un getto nella figa che se non c’avessi il cappuccio alla smandorlata le gocciolerebbe il palato.
La smandorlata mi chiede se mi dispiace se non rimane a dormire come da accordi precedenti.
Mi dispiace no, rispondo ma con la faccia dispiaciuta.
Il mattino dopo ho il traghetto per Bohl e che cazzo devo dormire almeno altre due ore. Ci scambiamo i numeri di telefono, dispiaciuti. Le do 1500 php, e lei è dispiaciuta perché ne voleva almeno il doppio.
Quando la porta si chiude dietro di lei sono dispiaciuto.
Accanto al numero, nell’app notes dello smartphone c’ho scritto smandorlata, per cui sono dispiaciuto ma non saprei dirvi il suo nome.

IlMarchese
Silver
10/08/2017 | 14:03

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Nha Trang - Vietnam tra Gnocca, Bum Bum e Gnam Gnam

IlMarchese
Silver
26/04/2017 | 09:31

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@Feriesologt

sono contento che ti siano piaciute le mie recensioni.

Ricorcordo che all'Apocalypse ci andai di sabato e domenica sera per pasqua. In quei posti della pasqua se ne fottono, il locale era pieno credo che come in tutta la galassia nei giorni infrasettimanali trovi meno persone e meno troie.

Tinder e Badoo vanno bene se ci lavori qualche settimana prima o stai sul posto un po' di tempo. Io sono più per lavorare sul campo.

Sono appena tornato dalle Philippine quindi resta sintonizzato che ne leggerai delle belle.

IlMarchese
Silver
17/04/2017 | 15:19

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Il mio successo con le fighe asiatiche è che assomiglio a un Cinese ma col cazzo di un Ghanese

IlMarchese
Silver
17/04/2017 | 03:10

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@tomas è per evitare questo che vanno consultati i professionisti del settore prima della partenza

IlMarchese
Silver
15/04/2017 | 14:31

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Vai alla messa all'aperto alla cattedrale. c'è più figa lì il veberdì e mercoledì che nei locali.

IlMarchese
Silver
04/04/2017 | 12:53

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@EvvivaLaPassera

Ahaha dirmi a me, sul forum di gnoccatravel che hai paura che io ragioni con l'uccello è una delle cose più simpatiche mai lette. Comunque sì io ragiono col cazzo, le donne pay che incontro, mi ci fidanzo giusto per il tempo contrattato, le scopo al meglio e loro apprezzano, le tratto nel modo più affettuoso che posso, se loro ricambiano. Mai maltrattato una troia a meno che fosse lei a volerlo. Poi il fidanzamento si rompe dopo una mezzora, un paio di ore o una notte. Anche quelle con cui sono rimasto in contatto, quelle trombate gratis durante i viaggi, quelle pagate sono rimaste relazioni di sesso ma questa volta senza tirare fuori un centesimo. Non cerco fidanzate, io sono un cacciatorpediniere della fica. Non sono una loveboat. Qualcun altro sul forum può aiutarti perchè cerca la stessa cosa. Cmq se vuoi una mia opinione più a pelle che a palle credo che con le filippine sia più semplice. A proposito ora devo preparami per la serata che ho da montare filippine

IlMarchese
Silver
04/04/2017 | 12:23

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@Alex_Bull
I killing fields li ho visti. A dire il vero devo rinrtaziare il fatto che mi hanno rifiutato l'ingresso al palazzo reale la prima volta perchè indossavo shorts. Grazie a questo, cazzeggiando in giro ho rimediato massaggio e chiavata gratis come raccontato. La seconda volta insieme a questa ragazza, siamo ritornati all'ingresso e preso il secondo rimbalzo perchè le visite chiudevano alle 12. Per la pausa pranzo reale...Quindi in nome della cultura avrei dovuto farmi una chiavata di 30 minuti invece di una di 1.30 e non me ne do pace. Nemmeno lei che ha avuto 2 orgasmi se ne è data pace. Qundi meno chiavete e più cultura!

IlMarchese
Silver
04/04/2017 | 12:00

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@EvvivaLaPassera
grazie per il commento

guarda ora sono nelle Filippine. Quindi a caldo sopratutto con l'uccelo caldo posso fare il confronto: le viet a letto sono passionai allo stesso modo delle filippine sopratutto quando vedono che apri il portafoglio. però rispetto alle zoccole di altri paesi non asiatici hanno quel qualcosa in più.... certo che puoi avere una relazione girlfriend. dipende da quando è friend il tuo portafogli. quanto costa non te lo so dire perchè non faccio il magnaccio e perchè io già al secondo giro con una figa mi annoio. Se hai letto la mia rece sopratutto nei posti come Hue e Hoi Han ti lavori le girls dei massages e costa meno che a Saigon..

IlMarchese
Silver
04/04/2017 | 12:00

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@EvvivaLaPassera
grazie per il commento

guarda ora sono nelle Filippine. Quindi a caldo sopratutto con l'uccelo caldo posso fare il confronto: le viet a letto sono passionai allo stesso modo delle filippine sopratutto quando vedono che apri il portafoglio. però rispetto alle zoccole di altri paesi non asiatici hanno quel qualcosa in più.... certo che puoi avere una relazione girlfriend. dipende da quando è friend il tuo portafogli. quanto costa non te lo so dire perchè non faccio il magnaccio e perchè io già al secondo giro con una figa mi annoio. Se hai letto la mia rece sopratutto nei posti come Hue e Hoi Han ti lavori le girls dei massages e costa meno che a Saigon..

IlMarchese
Silver
02/04/2017 | 13:57

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Grazie a tutti per i commenti. Sto viaggiando nelle Filippine. Nuove recensioni al mio rientro.

IlMarchese
Silver
25/03/2017 | 19:58

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Su Phnom Penh non c’avrei scommesso nemmeno un pelo di cazzo, invece si rivela una delle mete più tromberecce di sempre. C’ho passato solo 2 notti e 3 giorni. Volevo fare il turista ma li ho impiegati per la maggior parte a chiavare. Di sicuro se siete a Phnom vale una visita il Pontoon, soprannominato anche Montoonn. Il Pontoon non è un club, è un deja-vu. Appena entrato mi sembra di averlo frequentato da sempre. Nei 200 mq del Pontoon, come in una norcineria di gran pregio sono concentrati i meglio pezzi di suina di tutta la Cambogia e zone limitrofe. Al Pontoon incontro la vera perla d’oriente. La vedo a parlare con altre ragazze. Indossa un top che le risalta i seni perfetti. Ombelico scoperto dove brilla un piercing di diamantino. Pantaloni bianchi aderenti. Una cascata nera di capelli che le arrivano al culo. Il viso sembra quello che vedresti in qualche dipinto giapponese di gheishe.
Si chiama Suon. Suon è una ninfetta. Iniziamo a ballare. Suon c’ha uno shaker al poso del culo. Lo scuote con un movimento che ho visto fare solo alla nere. Non vedo l’ora di infilarci la mia banana e farci un frullato vitaminico. Il mio cazzo ormai congestionato nelle mutande ha raggiunto il limite della sopportazione. Mi struscio contro di lei come un micio in calore. Poi Suon va al cesso, rimango solo in balia di queste ninfomani e divento io la puttana in quel locale. Vorrei avere il dono dell’ubiquità del cazzo. Non posso tradire la mia ninfo. Lei è un gradino sopra ogni gnocca che vedo in giro. Suon mi ritorna triste dal cesso. Mi chiedo che le passa in quella testolina vuota. Mi dice che ha incontrato un suo ex. Nel senso quello che se l’è scopata la sera prima e che lui vorrebbe andasse via con lui. Però le piaccio io, ma le piace anche lui. È indecisa. Mi guardo intorno e vedo un tipo che ci fissa e le sorride. Dico a Suon che l’asilo l’ho finito da un pezzo. Che se vuole mettere all’asta la figa vado a ripescare un’altra (troia) principessa in pista. Glielo dico mentre le appoggio contro il fianco il pitone arrotolato nelle mutande.
Portami via subito, fa Suon, prima che cambi idea.
Sì, però non abbiamo parlato di soldi.
Mi dice se per una notte vanno bene 50 dollari. E penso che porcaputtana le offro anche la colazione. Ovvero un paio di biscotti oreo e un cappuccino solubile comprato al 7Eleven. Però non riesco a perdere il gusto del baratto rilanco a 40 dollari. Se mi avesse chiesto un Long Time per 2 euro avrei ribattuto 50 centesimi. Il suo sguardo in automatico scivola sopra la mia spalla, al tipo che non la smette di fissarci da mezz’ora. Comunque ok 50 le dico. La prendo per mano e mentre usciamo, incrocio lo sguardo suino/felino di una gnocca seduta al bar. La fotografo mentalmente, la metto in agenda per il giorno dopo. Con quella frangetta, pelle ambrata, così maledettamente cambogiana.
Arriviamo nella mia guesthouse il tipo che dovrebbe fare la guardia alla reception è sdraiato su un materasso tra la porta e il bancone. Lo scavalchiamo e saliamo in camera. Spedisco Suon subito sotto la doccia. Mi rientra in camera avvolta dal solo asciugamano, si sdraia sul letto. Le tolgo l’asciugamano. Me la vedo lì in piedi, completamente nuda. La perfezione!
Ringraziando il signore per il pane che sto per ricevere l’unica parola che mi esce è un porcoddio!! Che comunque a suo modo è una preghiera di ringraziamento. Suon è da venerare come una dea. 21 anni, senza un filo di trucco, seni sodi, i capezzoli li dovrebbero vendere all’Ikea come appendi abiti, ovviamente da montare casa. Il culo sembra i culo di una brasiliana attaccato a un’asiatica. Non saprei da dove partire a leccarla. La pelle di Suon è color latte scremato. Origini mezze vietnamite, mezze cambogiane, mezze non so cosa. La mangio iniziando dal mezzo. Le succhio quel piercing sull’ombelico, le succhio la lingua, ma con la faccia affondata tra le sue cosce le succhio le labbra della fica. È proprio lì che vorrei morire. Le passo la lingua tra la passera e buchetto segreto. Ride, quando le fotticchio il buchetto del culo con la punta della lingua. La rivolto come una frittella. Mordicchio chiappe, cosce, caviglie. Le faccio anche un massaggio e le parcheggio l’uccello tra le cosce. Suon si rigira e me lo prende in bocca. Lecca in punta, e poi passa le labbra intorno alla cappella. Fa un pompino sbrodolone. Solleva le palle e cazzo e mi solletica sotto. Ci facciamo una bel 69 sdraiati di fianco, inghiotto il sugo della sua fica che sa di ricotta acida. Il tempo di mettere il cappotto al cazzo e Suon se lo prendo dentro fino a dove arriva. Cavalca, la fica è bagnata come uno straccio. Le infilo un indice in culo, poi visto che c’è spazio, ci accompagno anche il medio, poi il pollice, poi mi fermo qui mi ci stava anche l’anulare. Poi le faccio succhiare le dita che le avevo infilato nel culo, che poi succhio io. Le piace la cavallina, dice. La sento spingere sempre forte. Sfrega il clitoride contro di me, orgasma. Il tutto in religioso silenzio, si fa per dire. La rigiro tenendole il cazzo ancora arpionate dentro, le gambe spalancate come uno sbadiglio me le metto sopra le spalle. La sbatto a sfondarla, mentre slinguazzo e le succhio il collo, che il giorno dopo sembra c’ha il livor mortis. La notte è maledettamente breve per tutto quello che vorrei farci. Per esempio incularla, cosa che lei rifiuta, nonostante si sia presa 4 dita in culo. Il tempo di sfilare il preservativo, innaffiarla su pancia e seno con una bella sborrata di buonanotte. Prima di addormentarmi resto una mezz’ora a guardarla mentre dorme supina accanto a me. I seni che si sollevano al respiro, il viso candido. Per addormentarmi conto le dita che le avevo infilate in culo una, due , tre… bum! Al mattino restiamo a parlare un po’, facciamo colazione. Racconta Suon che ha lasciato da poco la scuola. Non le piaceva studiare. Adesso studia bum bum. Le dico se vuole farsi un ripasso di geometria. Dice che non le piace il Bum Bum al mattino. Rispondo, sì è vero, che c’è chi studia meglio la mattina e chi la sera.
La temperatura media di Phnom Penh in quei giorni è 40 gradi all’ombra. Il pomeriggio passeggio sul lungo fiume, sto per raggiungere il palazzo reale ma vedo questa ragazza seduta all’ombra. Indossa grandi occhiali da sole, formosa, asiatica. Mi siedo accanto a lei e attacco discorso. Iniziamo a parlare del palazzo reale di fronte, del caldo, del che cazzo ne so io. Anche lei in vacanza, con un’amica. È thailandese, lavora a Patong e non fa la cassiera in banca.
Poi ci troviamo a discutere di massaggi, visto che fa la massaggiatrice.
Non voglio trattarla da troia, almeno non subito. Facciamo amicizia, ci scambiamo i numeri di telefono. Ann si chiama. Le chiedo se ha impegni per la sera fortunatamente dice di sì, che festeggia il compleanno con una sua amica. Meglio, perché io c’ho il Pontoon che mi aspetta. Allora le dico che ci possiamo vedere a colazione il giorno dopo. Che festeggiamo insieme. Vediamo, mi dice. La butto sul ridere che sono curioso di provare un suo massaggio, sul ridere un cazzo. Ritornato alla guesthouse prima del riposo pre serata chattiamo e finisce che rimaniamo d’accordo per la mattina dopo. Vieni presto, scrivo su whatsapp, che poi ho il volo nel primo pomeriggio.
Mi prende in parola. Alle 9 ti aspetto sotto il tuo Hotel, risponde su whatsapp. Poi le scrivo: non è che mi chiedi i soldi? Risposta: non se volessi dei soldi te lo avrei già detto. Non che la cosa per me avrebbe fatto differenza, ma è bene mettere subito le cose in chiaro. Mi dico che se viene preso almeno avrò il tempo per fare qualche foto in giro, di visitare il palazzo reale, tanto per ricordarmi di essere stato a Phnom Phem. La sera di nuovo al Pontoon cerco disperatamente la gnocca che mi aveva fulminato con lo sguardo la sera prima. Niente. Ogni lasciata è persa diceva sempre mio nonno prima che li venisse l’Alzhaimer.
Saluto Suon e il suo gruppo di amiche. Poi Suon mi viene a parlare. Chiede se vogliamo passare la serata insieme. Le dico che no. Che poi rischio di innamorarmi. In genere funziona.
Sì hai ragione, anch’io, dice lei e se ne va. Ancheggiando con quel culo fenomenale. Però non mi scatta in modalità troia, almeno non subito. Tutta la sera rimane con le sue amiche. Baccaglio due/tre gnocche che poi mi sparano cifre assurde e le mando affanculo. L’ora è tarda e mi devo trovare la montata della sera. Che poi domani mi devo alzare presto per il massaggio. Pesco questa ragazza dall’occhio selvaggio, capelli tagliati corti. Nome d’arte Vichy. Vichy inizia a strusciarsi contro il pisello, passarsi la lingua sulle labbra e a guardarmi arrapata capisco che ho trovato la mia anima gemella. La porto via, incrocio Suon che fa finta di non vedermi. Il tipo che dorme all’ingresso della guesthouse questa volta è rotolato contro la porta, per entrare devo spingere il suo cadavere. Mentre li passiamo sopra borbotta qualcosa e poi si è volta dall’altra parte. Finora non ho capito se era messo lì a fare la guardia o era semplicemente un barbone che aveva trovato la porta aperta. Comunque arrivati in camera accendo la luce e mi accorgo che la fica che avevo sempre visto nella penombra e credevo avesse i capelli neri, invece li aveva blu elettrico. Rispengo la luce. Tiro direttamente fuori l’uccello, lei si inginocchia e comincia il suo lavoro di ricamo. Intanto la spoglio, indossa una salopette in jeans da operaia del sesso, sotto un body. Ha due grosse tette in cui, verso qualche litro di durex al guaranà e ci metto il cazzo in salamoia. Vichy al mio cazzo italiano alterna sega spagnola a pompino cambogiano, mi fa un massaggio prostatico cinese. Sembra di stare al consiglio di sicurezza dell’ONU. Le afferro una ciocca di quei cazzo di capelli cyberpunk e tirandole la testa indietro le do scudisciate di cazzo in faccia. A questo giro voglio dedicarmi quasi esclusivamente all’antica arte dell’anal. Le do un paio di mandate di riscaldamento in fica, mentre le condisco il culetto con gel e sputi. A sto giro non lo chiedo nemmeno. Una volta che le punto il bucio di culo Vichy non solo non dice no, ma mi aiuta a centrare meglio il bersaglio. Il culo sembra non voler cedere, poi con uno schiop! La cappella sparisce nelle profondità rettali. Il suo buco del culo è così profondo e caldo che potrebbe venirci fuori una canzone d’amore. La scopo in culo mettendoci tutta la lunghezza del mio cazzo, avanti e dietro, lentamente. Mentre le sono dentro l’intestino retto, Vichy m’agguanta i fianchi. M’ affonda le unghie nelle maniglie dell’amore, mi fa un male tale che le sto per dare una testata. Le masturbo la fica ormai in fiamme. Dopo averla inculata fino alla paranoia. Non voglio sborrarle nel culo, deve ingozzarla di sperma, ‘sta troia. Mi sfilo dal suo culo, il goldone le rimane infilato nell’ano, ce lo lascio. Probabile le sia rimasto penzoloni fino al mattino e magari è andata a casa così. Le giro la faccia e le faccio una schizzata mezza fuori dalla bocca, lei si raccoglie un po’ di sperma che sta colando dal mento, e poi si fa la scarpetta e prende tutto il resto in bocca. Al mattino mi sveglio con Vichy che mi fa le fusa. Le faccio fare una puppata di cazzo. Il tempo di infilarmi il preservativo, giusto per farle un favore, la giro e la pompo da dietro un po’ svogliato. Tra il caldo e che ho dormito una sega tutto quello che voglio è una doccia fredda. Mi suona la sveglia. Le 8.30 di mattina. Penso che tra mezz’ora mi arriva la thailanese. Salto dal letto con l’uccello imbizzarrito. Le vacanze dovrebbero servire a rilassarsi, sì. Mi invento la scusa che devo fare i bagagli e Vichy un po’ delusa mi saluta il cazzo ancora ritto con un bacino, poi mi da un bacino sulla guancia, come se fossimo persone separate.
Alle 9 puntuale come la morte Suon mi aspetta all’ingresso della guesthouse, la vado a prendere, lei un po’ timida mi saluta, il proprietario della reception che vede tutto sto movimento di fica mi guarda storto.
Arrivati in camera Ann è molto imbarazzata. Le offro un caffè, parliamo. Ci sciogliamo un po’, mi spoglio. Inizia con il suo massaggio. Mi snoda gli arti che sembro Big Jim col cazzo. Pressioni qui, colpetti là. Insomma un massaggio thai dalla testa ai piedi. Ogni volta che la guardo, lei ride e dice: chiudi gli occhi. Non vuole essere osservata, è timida. Sì un cazzo! Mi osserva il pacco nelle mutande, allarga gli occhi come se non si aspettasse una reazione del genere. Non hai ancora visto nulla tesoro, penso. Cerco di accarezzarle le cosce, mi respinge la mano. Insisto. Ann respinge ogni volta sempre meno convinta. Appena sono a tiro provo a baciarla. La camera che odora di fregna cambogiana, ci manda in fregola. Finito il massaggio, non restava altro che o scopare o che mi tirasse fuori qualche gioco di carte. Si vede che non le piacciono le carte. All’improvviso come per togliersi un pensiero m’infila una lingua lunga un chilometro fino in gola, quasi mi strozzo ‘che non me lo aspettavo. Penso: che cazzo, sto slinguando con un alieno. Io in mutande, lei ancora vestita. Le accarezzo la fica che sento bagnarsi sotto le mutandine. Tempo zero, tiro fuori il pisello. Ann l’agguanta e lo prende in bocca come se fosse una sistola per dissetarsi dopo un lungo cammino in montagna sotto il sole d’estate. La sditalino a due dita. La sua figa è una pozzanghera. Mi chiedo quant’è che questa non scopa. Io da un circa un’ora. C’ha un boschetto sul pube, scosto i peli e la lecco alternando dita e lingua. Ann e i suoi grossi seni con capezzoli larghi che mi ci attacco come un neonato. Mi prende il cazzo e se lo struscia sulla fica, prima che se lo ficchi dentro senza preserva, rovisto nel comodino accanto al letto. E prego iddio di trovarne uno non sborrato. Me lo calza lei. Mi sale sopra il cazzo. In quella guesthouse grande come una barattolo, diamo la sveglia a tutti. Y mi salta sul cazzo, il letto cigola che sembra la colona sonora di un horror. Ann geme, tipo dolore da peritonite acuta. Le metto mano sulla bocca. Non vorrei trovarmi il proprietario alla porta accompagnato dal qualche Pol Pot di turno. La rigiro a pecora. E non è che le cose migliorino, il letto a suon di sbalzi finisce a sbattere contro il muro. Se continuiamo così ci ritroviamo nella stanza accanto. Credevo di sbrigare la faccenda in un’ora, così da poter visitare al volo il palazzo reale. Invece sono già due ore tra massaggio e montata. Guardo l’orologio e devo assolutamente sborrare. Posso perdermi il palazzo reale ma non il volo per l’Italia. tra un’ora devo presentarmi al check in. Ma prima devo fare il check out dal culo di Ann. Sono sudato come un beduino, non riesco a venire. Accaldato, pompo come un pozzo petrolifero nel deserto. Poi finalmente sborro una spruzzata d’aria e sparo qualche spermatozoo sopravvissuto. Quel cazzo di palazzo reale, non sono proprio riuscito a vederlo.

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