Andiamo

Beyazid_II

Lavieenrose_M1Maisonclose_M1divina_M1
ArcatonBlumedico

Commenti

Beyazid_II
Newbie
07/03/2018 | 18:49

  • Like
    0

@Canserbero said:
Dalle mie parti si dice avere il buon tempo

Dai, oggi ho dovuto andare dal dentista in mattinata e non sono poi passato in ufficio. Domani prometto di tornare a lavorare...

Nel mio genere di lavoro, poter far funzionare la mente con serenità (perchè ci si è preventivamente sfogati su quello che la disturbava, anzi la opprimeva) ha molta più rilevanza della mera quantità di tempo che si dedica al lavoro stesso.

In altri termini: la quantità e la qualità del lavoro non è proporzionale al tempo.

Puoi anche non crederci, tanto ho anche il privilegio di non dovermi neppure inventare scuse.

Grazie a tutti per aver sopportato i miei sfoghi. Mi siete stati molto più utili di uno psicanalista freudiano nella narrazione di Woody Allen.

Beyazid_II
Newbie
07/03/2018 | 18:45

  • Like
    0

@bobreport said:
@Beyazid_II da quanto ho letto sei un professore universitario, i miei complimenti.

A me i giovani attuali sembrano molto più rincoglioniti dei loro coetanei di 20 anni fa, confermi?

Magari! Forse non lo diventerò mai, con le attuali regole ANVUR. Pensa che vale ora anche in ambito scientifico ciò di cui tutti si lamentano per il rimorchio su facebook: non conta più il valore reale di una cosa, ma il numero di "like" che riceve. Il nostro ministero valuta le performance scientifiche sulla base non della validità intrinseca delle pubblicazioni, ma sul numero di volte in cui vengono citate. Del genere, se la mia cazzata viene ripetuta 1000 volte è scienza, se non viene ripresa da nessuno è falsa. Questi sistema non solo penalizza chi lavora con serietà e con pochi fidati collaboratori (se hai tanti amici e puoi "coautorare" con n persone che sì e no conosci e contribuendo ad 1/n ogni volta, ottieni n volte di più di chi vuole fare le cose personalmente, studiandole con la necessaria cautela e perdendo il necessario tempo), ma nega per principio che esista una "verità scientifica" (cioè qualcosa che è vero perchè viene dimostrato tale nel lavoro pubblicato, a prescindere dalle citazioni, e dalle opinioni e dalle mode, per non dire dalle tresche personali, da cui le citazioni vengono favorite). Non c'è da lamentarsi se, come dice la Lorenzin "la gente inizia a diffidare della scienza". La gente fa bene a diffidare! La scienza ha, almeno nella sua veste ufficiale, perso il proprio rigore e ceduto alle lusinghe della vanità come le chiacchiere femminee. Più donne e più chiacchiere è l'universal motto della scienza di oggi!

Ci vogliono "multitasking", ma i bravi scienziati sono stati sempre e solo quelli, come Guglielmo Marconi, che hanno lasciato perdere tutto il resto per seguire l'obiettivo principale che intuivano possibile quando per gli altri non era neanche immaginabile! Con i criteri attuali Einstein verrebbe licenziato perchè la sua teoria troppo nuova non sarebbe stata ancora abbastanza citata e perchè non avrebbe perso tempo ad imparare lingue straniere o ad escogitare trucchi mediatici per essere più pubblicizzato.
Non certo che io mi paragoni a questi due esempi, ma vorrei almeno giocarmi la partita della vita con dei criteri seri. Troppe donne al ministero (ed ora pure, per legge, nelle facoltà) hanno forse prodotto questo?

Scusa lo sfogo, ma ne ho davvero le palle piene della propaganda femminista che penetra anche in quella che un tempo era una facoltà seria e rigorosa (quando sembrava un convento di frati).
Come avrai capito, lavoro sì in ambito accademico, ma non umanistico. Purtroppo la filosofia è rimasta hobby (d'altronde pensare di laurearmi sotto professori progressisti come quelli del liceo, come quelli che vedo in TV, mi avrebbe fatto inorridire) ed il lavoro scientifico inizia ad essere molto disturbato da concetti e valutazioni extrascientifici.....

Quanto alla tua domanda, avendo purtroppo poco contatto umano con gli studenti, non posso rispondere con certezza. Dico poco contatto umano perchè, essendo obbligato a far lezione in Inglese pure agli Italiani (perchè fa figo, perchè così si favoriscono gli studenti stranieri, perchè così si può chiedere il triplo per l'iscrizione alla laurea internazionale....ecco la scienza piegata a 90 al dio denaro) non riesco ad avere con loro quel contatto che i miei insegnati avevano con me. Mi ricordo di Lezioni di Fisica II e Analisi III in cui i docenti, scienziati e sapienti a tutto tondo, terminavano la dimostrazione con una citazione da Dante ("non fa scienza sanza lo rittener aver inteso"), o spiegavano un fenomeno fisico raccontando pure la storia personale di Fresnel agli arresti domiciliari perchè antinapoleonico (e da ignorante francese non conosceva Huygens, per cui partì daccapo per i fatti suoi ed ora ci ritroviamo con il dualismo della luce onda/corpuscolo). A me questo è precluso perchè l'internazionalizzazione mi fa mancare in substrato culturale comune presupposto per questo genere più profondo di insegnamento. Figurati che devo pure semplificare il programma perchè ai tanto decantati "studenti internazionali" manca la solida preparazione di base fisico-matematica che la scuola dell'ingegneria italiana aveva sempre mantenuto (chiedi al collega Flauto Magico, che ha qualche anno in più...magari lui ha fatto pure Scienza delle Costruzioni - io non più - sicuramente ha fatto Meccanica Razionale, oggi sparita, ma che ha sempre aiutato ad imparare a pensare con rigore).
Standardizzare e semplificare.....ecco l'università di oggi. Ecco l'università brutta copia del liceo. Ecco l'università della pappardella a memoria. Ecco l'università del "Più inglese per tutti". Ecco l'università delle "ragazze sono più brave" (insomma, un misto deleterio fra berlusconismo e femminismo sinistronzo).

Avendolo saputo, avrei sicuramente preso un'altra strada.

Quello che ti posso dire è che, su forum come questo (escort e gnocca), gli utenti non si sono rincoglioniti, ma svegliati. Mi ricordo benissimo come 10-15 anni fa, si leggessero le solite menate sulla "donna discriminata", sulla "protezione del sesso debole" provenienti da professorini progressisti o cavavalieri pseudo-maschilisti (a volte pure pseudo-fascisti). E come tutti i puttanieri facessero a gara per apparire politicamente corretti e benvoluti dal genere femminile. Oggi vedo invece qui molta più "consapevolezza di genere" dei maschi attuali. Questo fa ben sperare per la nascita di un movimento di opinione che contrasti il femminismo mainstream. Ormai lamentarsi delle leggi femministe, dei privilegi naturali femminili, della falsa parità che aggrava la nostra condizione di costretti-al-corteggiamento non è più nè eccezione nè tabù. I topic chilometrici sulle melanzane poi, una volta sarebbero parsi "estremismi", mentre ora, almeno fra noi, sono "sentire comune". Questo mi fa pensare che, almeno la generazione che allora (parlo del 2004-2007) era ventenne, si è svegliata. Sui ventenni di adesso ho una visione molto parziale. L'ingegnere medio non è certo un tipo che brilli per "figaggine" e "spigliatezza" (non ora, non ai miei tempi). Con quelli che vedo io, parlare di melanzane si può. Qualcuno racconta di trombarsi gratis delle modelle, altri si contentano di ciozze inguardabili. A livello di consapevolezza sulle menzogne del femminismo, li vedo forse anche più svegli di noi (forse perchè sanno di non aver nulla da perdere: io una volta ammetto di aver pure finto di essere politically correct, quando credevo che il mondo avesse molto da offrirmi in cambio della mia recita). Nihil novi.

Beyazid_II
Newbie
07/03/2018 | 18:05

  • Like
    0

@ir_pelato said:
@itaconeti voler ottenere il max del rendimento col minimo della flessibilta direi che ho ragione io bisogna fare i puttanieri inclliti,poi radicalismo islamico per il ritorno al patriarcato,non succedera perche fra molto tempo gli islamici saranno come noi occidentali(potere del dio denaro e dei mezzi di comunicazione e cioè internet)

Ne sei sicuro?

Considera che:

  1. fra molto tempo (se non cambia decisamente l'andazzo, come farebbero sperare alcuni segnali elettorali da ambo le sponde dell'Atlantico, ma una rondine non fa primavera) anche la prostituzione ci verrà vietata in Occidente. E sull'indipay metteranno tanti di quelle trappole (accuse, denunce, stigma sociale ecc.) che sarà sconveniente.
  2. Fra MOLTO TEMPO gli islamici saranno FORSE come noi, ma NEL FRATTEMPO potrebbero conquistarci senza ancora essere cambiati radicalmente. E allora sarà il corso della storia a mutare. Avendo come moneta un "califfo d'oro" piuttosto che le cartolarizzazioni di Wall Street, molte cose potrebbero mutare rispetto alle previsioni filo-occidentali dei "Progressisti" di tutto il mondo.
  3. Che qualunque popolo, dopo un sufficiente intervallo di tempo e sottoposto ad adeguate pressioni mediatiche, rinneghi se stesso e il proprio mondo spirituale per seguire gli "ideali" di facebook e delle "famiglie arcobaleno" è quello su cui stanno scommettendo coloro che, dai centri di potere d'oltreatlantico, stanno fomentando "rivolizioni", immigrazione e femminismo incontrollati. I loro calcoli potrebbero però rivelarsi errati. Hanno commesso l'errore di fondo di basare la propria strategia sul nocciolo stesso della propria propaganda: l'uguaglianza di tutti gli esseri umani e la credulità incondizionata degli uomini. Credere alla propria stessa propaganda è l'errore che fece perdere persino i Tedeschi nella guerra contro i Sovietici ("sono untermenschen, quindi li sconfiggeremo", si ripetevano i crucchi, e finì con quel "andiamo a Berlino, Beppe", detto dal Maresciallo Timoshenko a Stalin nella primavera del 1945, molto prima di Caressa....). Immagina per un attimo che NON TUTTI I POPOLI siano uguali e che chi è vissuto per 1500 anni in un dato modo non sia affatto portato per vivere il resto dell'eternità in un modo inventato dai suoi nemici. Immagina anche solo che, se anche dovessero davvero dimostrarsi "uguali" a noi, vedendo con i propri occhi la situazione in cui la demagogia femminista ha ridotto l'uomo occidentale, decidano di non ripetere i suoi stessi errori e di inasprire, anzichè ammorbidire, il loro rigore verso il sesso femminile! Basta una normale intelligenza (d'altronde, orsù, ci siamo ormai arrivati persino noi!) per comprendere difatti come dietro il velo della pseudo-uguaglianza si celi l'intenzione non di porre uomini e donne sullo stesso piano (trappola in cui cascarono i nostri padri e i nostri nonni i quali, evidentemente, non avevano ben letto Schopenhauer e neppure Catone), ma di sfruttare senza limiti, remore nè regole i privilegi naturali femminili nelle sfere dei bisogni e dei desideri sessuali (che non sono pari ma dispari), dell'autostima (che la donna ha già per quello che è, senza bisogno di "fare"), dell'influenza sociale (che ella ha già nei ruoli di madre, amica, amante, sposa ecc. incancellabili anche dal più misogino dei governi), del potere contrattuale (in quanto davvero conta per la felicità individuale e la discendenza), non più compensabili socialmente dal sesso maschile, per
    rendere l'uomo negletto dall'altro sesso e trasparente per la società peggio di un fuco, e ridurre la sua vita o (o, almeno, quella di chi non si inchina in tutto e per tutto al sesso sedicente "gentile" ed "oppresso") ad un susseguirsi di inganni, irrisioni, offese nell'intimo, riduzioni al nulla esistenziale e frustrazione sempiterne d'ogni disio.
    Pensare che non dicano "questo a noi non lo faranno" è un insulto alla loro intelligenza. Quasi razzismo!

D'accordissimo con l'essere un puttaniere incallito. Lo sono da quando ho diciottanni e debuttai al Le Baron di Parigi (in gita scolastica di 5a liceo!) con una modella strafiga russa alta il doppio di me e che avrebbe fatto sembrare "banale" Valeria Mazza. Sono pure di stretta osservanza, in quanto non ho mai voluto aver rapporti "free" (potrei convertirmi all'indipay, ma i senatori devono darmi delle istruzioni...).
Non posso però chiudere gli occhi sui rischi attuali del nostro Culto (per via di governi femministi come quello Francese). Nè posso rinunciare a pensare ad un interesse collettivo da perseguire (altrimenti ciascuno di noi sarà in pericolo prima o poi).

Quindi dico che:

Riguardo al punto 1), dobbiamo puntare all'implosione dell'Europa, la quale con una risoluzione del 2014 ha invitato tutti governi a rendere reato l'acquisto di prestazioni sessuali (non la vendita, come punire il tossocodipendente ma non lo spacciatore, con la scusa che quest'ultimo "lo fa per fame/ignoranza). Lo ha fatto il parlamento europeo dopo aver votato (senza uno straccio di discussione pubblica!) il testo prodotto da una commissione guidata da una femminista inglese (che bello che con la Brexit non ci sia più!) redatto sulla base pseudoscientifica di dati interpretati da persone ideologicamente orientate (gli scienziati e le scienziate indipendenti ed in disaccordo, come la pur lesbica e femminista Danna vennero a suo tempo estromess). Quindi altro che "rovesciare il tavolo" in Europa: dovremmo dare alle fiamme quel finto parlamento, almeno simbolicamente!

Riguardo al punto 2), dobbiamo dissociarci dalla retorica anti-immigrazionista e "cavalcare la tigre" dell'immigrazione islamica: quando saranno 1/3 della popolazione toglieranno (se necessario con la forza) tutte le leggi anche solo vagamente femministe dai tempi non solo della Repubblica, ma pure dello Statuto Albertino. Lasciamo pure che la Boldrini resti convinta che le sue "risorse" siano disposte a riconoscere il "diritto a vestirci come ci pare" e pure a "stronzeggiare" (nella definizione che ho nei post precedenti presentato). Padri pakistani e fidanzati arabi provvederanno a smentirla. Le "tensioni sociali" nei paesi a forte tassi di immigrazione sono benedette sotto questo punto di vista.

Riguardo al punto 3), dobbiamo parteggiare apertamente per i governi che mostrano di voler resistere a tutti i costi alle infiltrazioni del femminismo. Non mi riferisco certo a governi fantoccio degli usa come quello Saudita (il cui ultimo sovrano ha concesso la patente alla donne ma ha pura assunto otto nuovi boia per rimettersi in pari con gli "arretrati"), ma a stati veri (e per questo definiti "pericolosi" dalla propaganda in mano alle reti di Murdoch e agli altri media allienati) come l'Iran. Sia detto di passaggio, l'Iran, che non è un paese arabo, bensì indoeuropeo (significa addirittura "terra degli ariani") è il governo che meno di tutti gli altri contemporanei è lontano dalla ideale Repubblica di Platone. In esso infatti la plebe (sempre influenzabile dalla demagogia e per questo target prediletto dei mezzi di informazione occidentali) conta solo per metà nelle elezioni delle cariche pubbliche. Una metà del potere resta sempre nelle mani dei "Guardiani della Rivoluzione" i quali, a similitudine della "casta dei guardiani" di platonica memoria, sono una minoranza attiva educata proprio per difendere il superiore interesse dello stato dal vizio e dalla corruzione introdotta da elementi esterni. Solo la credulità demo-liberale può credere che il potere del popolo sia un bene. Gia nell'antica Grecia avevano capito come l'interesse pubblico debba essere tutelato dai "sapienti" (per non cadere preda dei demagoghi). Certo, anche fra Ayatollah serpeggeranno corruzione e vizio, come fra tutti gli esseri umani, ma almeno là vi è solo la componente "naturale" nell'uomo, mentre qua,fra i nostri politici e i nostri intellettuali, vi è anche la componente indotta dai finanziamenti e dagli orientamente culturali della "Open Society", dei vari gruppi bancari usurocrati, delle lobbies dell'informazione con formazione e sede non certo europei. Là un guardiano corrotto ha solo le proprie di fisime, qua chi dovrebbe vigilare si porta dietro le fisime popperiane di uno speculatore di professione come Soros.
L'Iran non è un paese medievale. E' un paese giovane con un tasso di istruzione (anche femminile) pari ad un qualsiasi paese europeo. E molte studentesse iraniane non sono affatto conformate al femminismo occidentale: si possono trovare fra loro opinioni conformi a quanto ci diciamo qua, ovvero alla consapevolezza che deve essere lasciata all'uomo la possibilità di bilanciare, con lo studio, il lavoro, la ricchezza, il prestigio e quant'altro consegua da fatiche meriti e fortune individuali quanto, in desiderabilità e potere, è dato alle donne per natura. Non tutte vogliono per marito/compagno uno zerbino femminista o comunque un oppresso/frustrato dal sistema. Qualcuna dice pure che (laddove vi è già una prevalenza femminile) bisogna, per il bene della società (esse hanno in testa un matrimonio che funzioni, non un divorzio-rapina femminista), lasciare una quota di lavoro e studio agli uomini! Prima che anche quelle studentesse siano corrotte dal genere di femminismo che abbiamo qui in occidente, bisogna fermare la campagna anti-iraniana sostenuta dall'America e da Isreale. Iniziamo riepiendo di sonore pernacchie le farneticazioni di una Fiamma Nirenstein che per radio viene definita "inviata del Giornale" anzichè "Propagandista israeliana".

Beyazid_II
Newbie
07/03/2018 | 16:56

  • Like
    0

@Itaconeti said:
@ir_pelato

per me il max rendimento con il max della flessibilità è una strategia trasversale a pay e indipay e free e a pro e occasionali e nopro che dipendono dalle preferenze e dai buget individuali

si può essere flessibili da puttanieri incalliti di professioniste

ma anche da cacciatori di occasionali della marchetta

ma anche con relazioni temporanee con sugar baby e indipay in generale

ma anche con relazioni aperte free

ma anche andando alla ricerca del colpo e via free

ecc. ecc.

A proposito, scusate la parentesi nel tema "alto", ma quando aprite una sezione di indipay dedicata ai neofiti dell'argomento? Prima di convertirmi all'islam, vorrei fare una prova...

Beyazid_II
Newbie
07/03/2018 | 16:36

  • Like
    0

@Itaconeti said:
@Beyazid_II

certo per 'cavalcare la tigre' nella sessualità il denaro non basta ed è solo uno strumento

per aggirare le trappole che hai citato serve anche una strategia improntata alla flessibilità nei rapporti e alla globalizzazione della ricerca della gnocca

insomma comportarsi nella competizione sessuale in corso come il capitale postmoderno che va alla ricerca del massimo rendimento mantenendo il massimo della flessibilità

Magari ammantarsi di un'immagine pubblica liberal-progressista, fingere di essere un sostenitore del "girl-power", arrivare a finanziare le campagne elettorali di canditati (e candidate) più in sintonia col demo-femminismo, e poi usare il denaro creato con gli estremismo "cul-turali" dello show-business tanto per crearsi un impero personale di potere e prestigio quanto per trombarsi ogni aspirante attrice-modella?

Ma questo è un tentativo già fallito, in senso letterale:

http://www.ansa.it/sito/notizie/cultura/cinema/2018/02/26/societa-weinstein-verso-la-bancarotta_a2a4d7eb-cc62-4929-bfe8-bad791f2920e.html

Il povero Weistein pareva aver "cavalcato la tigre" (e non solo...) proprio nel senso indicate da te, eppure i suoi miliardi, i suoi agganci in politica, il suo incontrastato potere sui media cinematografici non sono serviti a non farsi disarcionare da quattro sciacquette (altro che tigri!) pentitesi ex-post di aver ottenuto corsie preferenziali nello spettacolo in cambio di favori particolari a letto.
Se uno come lui non ha potuto difendersi da donne che. in un mondo normale, dovrebbero avere meno credito di quello concesso a Clodia (la "Lesbia" di Catullo) nel processo contro Roscio difeso da Cicerone, come pensi potrebbe difendersi uno qualunque di noi, senza un millesimo di quel denaro, di quel potere, di quella fama?

Bada che non c'è una sola "prova oggettiva" contro questo presunto "mostro", c'è solo la parola invidiosa e rancorosa (Nietzsche direbbe: il Ressentiment) di ex-fanciulle con la bellezza da rose appassite e il carattere protervo da gramigne. E l'accusa principale (altrimenti sarebbe già in galera) non è tanto l'aver "avuto sesso senza consenso" (accusa da cui, pur fra mille difficoltà, ci si potrebbe comunque, almeno in via teorica discolpare), quanto (e qui dobbiamo stare attenti) l'aver l’aver usato fama, cultura e potere per ottenere una probabilità non nulla che un’attrice in cerca di fama, denaro e successo si disponesse (di buon grado) a concedergli i più intimi favori (in un do ut des).

In altre parole, è dipinto come "brutto costume da cancellare" proprio l'unico costume possibile per l'uomo, stando le cose quale esse sono nella biologia, posto che non si voglia vivere perennemente infelici ed inappagati (nonché potenzialmente tiranneggiabili, come tutti i bisognosi) nella sfera sessuale e da lì, tramite i ben noti meccanismo della psicanalisi, in tutto.

Se vuole sperare di avere un rapporto non dico certo di dominio (sia detto di passaggio: sono le donne ad usare il sesso per ottenere potere mentre noi, semmai, usiamo il potere per ottenere sesso, a dimostrazione di come le accuse femministe siano una chiara applicazione di quanto certi psicanalisti chiamano "teoria dello specchio"), ma di parità effettuale, l'uomo, di fronte alla bella donna, deve essere sempre nella posizione di offrire qualcosa (sia esso l’accesso, tramite unione/fidanzamento/matrimonio, ad uno stile di vita superiore, la promessa, tramite una posizione di prestigio/potere nella società, di una facile carriera in un mondo all’apparenza dorato, o, tramite il “sacro antichissimo culto di Venere prostituta”, soldi immediati e facili) verso cui ella sia mossa da bisogno e brama di intensità ed ineluttabilità pari a quanto da lui provato verso le di lei grazie, altrimenti resterà sempre e solo un "uomo episodico", uno specchio su cui provare l'avvenenza o un pezzo di legno innanzi a cui permettersi di tutto (qualsiasi provocazione sessuale o meno, qualsiasi tensione emotiva, qualsiasi irrisione al disio, qualsiasi umiliazione pubblica e privata, qualsiasi ferimento intimo, qualsiasi riduzione al nulla, qualsiasi inflizione di sofferenza del corpo o della psiche, di inappagamento fisico e mentale degenerante in ossessione, di disagio da sessuale ad esistenziale), un attore costretto a compiacere con recite da dongiovanni la vanagloria femminile o un giullare cui irridere nel disio, uno fra i tanti pronti a dare tutto in pensieri, parole e opere (per non dire dignità, recite, offerte materiali e morali e sopportazioni di patimenti e inappagamenti) in cambio della sola speranza, un cavalier servente pronto a tutto per un sorriso, un orante che miri dal basso verso l'alto chi in maniera imperscrutabile può decidere del suo paradiso e del suo inferno, un mendicante alla corte dei miracoli che attende di ricevere ciò di cui sente bisogno, un punching-ball sessuale, insomma, per gli allenamenti delle stronze.

E questo, si badi bene, non perchè le donne siano particolarmente "cattive" (ovvero più cattive di qualunque essere umano si trovi realmente nella condizione di poter infierire sull'altro o comunque di esercitare una forza contrattuale infinitamente superiore a quella subita), ma semplicemente perchè godono del privilegio di natura di ricoprire il privilegiato e "comodo" ruolo di selezione della vita (simboleggiato, come mi disse una mia cara amica biologa, dall’ovulo che se ne può stare fermo e comodo ad attendere, o, con altra metafora, dall’ape regina, che attrae e si fa seguire per poi “scegliere”) mentre possono ben lasciare a noi quello ingrato e "faticoso" di propagazione della stessa (ben raffigurato dai “numerosi e sacrificabili” spermatozoi che corrono e competono fra sciagure, affanni e rischi, come dai cervi costretti a scontrarsi ed incornarsi per emergere socialmente ed avere quindi accesso alle femmine ed alla perpetuazione di sé nella prole).

Non sono tanto le accuse e le minacce di Asia Argento (più brutta del padre: se mi si infilasse di notte nel letto non chiamerei i carabinieri per denunciarla per molestie, chiamerei direttamente l'acchiappafantasmi) e compagnia che ci devono spavantare, ma il credito che la loro visione del mondo rischia sempre di più di avere su ragazze che altrimenti non sarebbero affatto così arpie e, soprattutto, su chi determina leggi e costumi.

Non manca davvero molto ad una deriva sociale per cui anche i saggi, illuminanti, divertenti ma razionalmente equilibratissimi consigli di un maestro assoluto quale Flauto Magico su come cercare, seguire ed ottenere la bellezza femminile (sia detto fra parentesi, la sua eccellenza nella moderna Ars Amandi rifulge dai suoi racconti più dell'originale in versi di Ovidio. ma l'intelligenza che traspare dai suoi post è affilata come una corda tesa su un abisso: chiunque dovesse cercare di imitarlo, senza la sua finezza intellettuale ed il suo equilibrio emotivo, rischierebbe di cadere, da una parte o dall'altra, nella rinuncia o nella denuncia) saranno considerati "politicamente scorretti" o addirittura "incitamento alla discriminazione/molestia".

Si dice che il mondo sia in mano al denaro ed alla finanza (lo dico anch'io). Eppure uno Strauss-Kahn (altra vittima del femminismo cui va la mia piena solidarietà di uomo, al di là delle divergenze politico-ideologiche), capo del Fondo Monetario Internazionale (non di una qualsiasi "Banca Etruria"!) è passato dalla possibile Presidenza della Francia (!) al carcere (anche se assolto in penale, ha ora la vita azzerata per più di un motivo socio-economico) per un'accusa basata sul nulla formulata da chi (cameriera mussulmana) aveva mille motivi per mentire (non ultimo, l'antisemitismo silenzioso ma fattuale che - nessuno me lo toglierà dalla testa dato che pare il comun denominatore di tutte le accuse nazifemminste a uomini "eccellenti" di quell'ambiente: Weistein, Strauss-Kahn, Polanski, Allen etc. - cova - forse come reazione irrazionale più che come retaggio culturale - sotto le ceneri del più fiammeggiante e politicamente corretto "antirazzismo"). Poteva egli muovere le leve finanziarie del mondo intero e decidere della sorte di interi stati. Ebbene, l'occidente femminista ha deciso la sua sorte con una cameriera che, nelle "normali" gerarchie sociali del turbocapitalismo, se non fosse nata per caso femmina, sarebbe un piccolo ingranaggio del sistema senza rilevanza nè tantomeno potere ricattatorio.
Devo fare altri esempi?

Per capire che, dietro il "velo di Maya" della democrazia liberale, viviamo in un regime totalitario femminil-femminista, ci sono tutti gli estremi: possibilità di essere arrestati a caso come nella Polonia occupata dai Nazisti, sub-cultura della "colpa collettiva" inconciliabile con i principi dello stato liberale di diritto e degna delle persecuzioni ideologiche da Robespierre a Hitler, impossibilità di una adeguata difesa in tribunale da un'accusa ritenuta "provata" dal solo fatto di essere stata ben formulata - una via giudiziaria a metà fra il processo per stregoneria nel quale la negazione dell'accusa era un'ulteriore prova di colpa, una "ennesima offesa a Dio" e quello sommario del terrore giacobino in cui era l'imputato a dover dimostrare di non essere "nemico del popolo" - probabilità di essere destituiti dai propri incarichi più o meno pubblici - vedi l'ingegnere di Google l'anno scorso o il rettore di Harvard qualche annetto fa - per opinioni (o semplici spiegazioni) non conformi all'ideologia dominante,

Di cosa abbiamo ancora bisogno per, se non combattere, almeno scappare via? Che ci ritirino il passaporto perchè colpevoli di "cercare sesso a pagamento" (e in Norvegia questo è già previsto da dieci anni!)?
Senza offesa, ma il "cavalcare la tigre" a questo modo, in questo mondo, con queste evidenze, mi sembra sinistramente simile al tentativo del padre del protagonista dei "Giardino dei Finzi-Contini" di convincere il figlio che "le leggi razziali sono sì gravi ma tutto sommato sopportabili" ed "è ancora possibile, con le giuste furbizie, i giusti agganci e le giuste ricchezze, vivere felicemente". Per fortuna che il figlio è scappato e che qualcuno ha provveduto a distruggere con la guerra l'ideologia persecutoria.

@Itaconeti said:
@Beyazid_II

puntare sul radicalismo islamico sperando di provocare una reazione occidentale verso il ritorno del patriarcato mi sembra il contrario di cavalcare la tigre

ma anzi un tentativo di affrontarla destinato alla sconfitta nel kali-yuga attuale dal punto di vista tantrico che condivido

Si vede che sono negato per l'insegnamento. Non mi sono fatto capire neanche da voi. Una reazione occidentale verso il ritorno ad una forma vagamente riconducibile al "patriarcato" (del genere di quello neanche tanto velatamente voluto da una anarchica come Oriana Fallaci o da una antropologa come Ida Magli, non a caso donne innamorate del padre) sarebbe il contrario di cavalcare la tigre e non solo fallirebbe, ma non sarebbe neppure possibile nel contesto attuale (ma neppure auspicabile, dato che del mondo dei nostri veri Padri sarebbe solo la caricatura farsesca e retorico-fascista).
Il mio "cavalcare le tigre" si riferiva, invece, proprio alla azione dei popoli islamici contro l'occidente demo-femminista. Per questo dicevo che servono immaginazione e coraggio difficilmente reperibili fra noi "ultimi uomini" amanti della conservazione delle idee e della vita. Dovremmo accettare la distruzione (forse anche fisica oltre che ideologica, se pensiamo a quello che l'ISIS ha fatto a Palmira) di quello che resta dell'eredità classica, delle nostre statue, dei nostri palazzi, delle nostre ville, delle nostre città, delle nostre lingue, dell'intero Rinascimento, dello stato di diritto (se ne rimane ancora qualcosa con quanto ho detto sopra), dello stesso benessere materiale (se non arriva prima a togliercelo la globalizzazione). Dovremmo, insomma, accettare che l'Europa non sia più la figlia (per quanto illegittima) della Grecia e di Roma. Serve, in altre parole, il coraggio di negare il nostro "io" (la prova suprema, vero?).
Serve, inoltre, l'immaginazione. Dobbiamo riuscire a vedere che oltre la distruzione completa di quanto restava del nostro mondo ci sarà (per quanto lontana, lunga, difficile e faticosa) la ricostruzione di un mondo nuovamente vivibile per l'uomo. L'occidente è troppo invaso oggi dal cancro femminista perchè possa essere salvato. Perchè noi possiamo anche solo voler salvarlo. Sacrificare noi perchè una "oltre-umanità" (che probabilmente non saranno i nostri nipoti, sicuramente non dal punto di vista biologico) possa vivere. Non è forse il primo significato dell'eroismo che un lettore della "Nascita della Tragedia" dovrebbe aver colto?

Sembra una allucinazione e non lo è.
Allucinazione è pensare di poter ancora convivere con l'iniquità rosa. Allucinazione è considerare di poter ristrutturare l'edificio dell'attuale occidente secondo una forma vivibile per noi. La demolizione è l'unica via praticabile.

Remore a distruggere la nostra stessa casa come in una versione in grande di "Fight-Club"? Non dovremmo averne. Il destino della nostra casa è stato segnato duemila anni fa, quando è partita la sovversione dei valori denunciata dal Nietzsche dell'Anticristiano.

Certo, non tutto in seguito è stato da buttare, il Cattolicesimo Romano qualcosa ha generato di ascendente (l'Umanesimo-Rinascimento in primis), ma solo nella misura in cui era ancora un patto fra sovversione cristiana originaria e spiritualità indoeuropea tradizionale in cui la prima contava solo in ambito morale-religioso (e spesso in maniera soltanto strumentale), mentre la seconda parte aveva una preminenza nelle decisioni della filosofia e della politica (altrimenti non sarebbero esistite le aristocrazie guerriere del medioevo). Con la Rivoluzione Francese questo patto si è rotto (la sovversione si è fatta politica) e, paradossalmente, proprio quando il mondo ha creduto di "uccidere il vecchio di biblico", i principi egalitari di questo si sono impadroniti delle nostre vite, dei nostri pensieri, dei nostri valori-guida. Possiamo dire che l'Europa è diventata veramente "cristiana" proprio quando i giacobini hanno iniziato a bruciare chiese e a perseguitare preti. Ora siamo noi a dover vivere nelle catacombe, ma con noi non intendo solo "noi ultimi epigoni del mondo della tradizione evoliano o della vita ascendente nietzscheana", intendo TUTTI noi "maschi, bianchi etero". Non è questo "ghetto virtuale" in cui stiamo ragionando di filosofia già di per sé stesso una "catacomba" rispetto ai luoghi dove si "fa cultura" ufficialmente?

Guardavo l'agghiacciante serie televisiva "here and now" dove ben si evidenzia come l'indottrinamento subito dalle nuove generazioni Yankee fin dalle scuole: non più alunni seduti ai banchi di fronte ad un'insegnante che spiega basandosi su testi scientifici di studiosi, ma tutti in cerchio, seduti sopra i banchi a discutere con l'insegnante basandosi sulle vaghe idee di "antirazzismo", "antifascismo" e "anti-discriminazione" imparate dai media, da Hollywood e dai cortei post-sessantottini.

Un ingenuo ragazzo (bianco, biondo, etero, con probabilmente quella che è la sua ragazza non femminista, a fianco), dopo aver tentato di ribattere timidamente ma razionalmente alle solite accuse colpevolistico-anacroniste dell'arpia femminista ("C'è qualcosa di cui non vi dovremmo incolpare?". "voi maschi", "voi maschi bianchi", "voi maschi bianchi etero", precisava continuamente il coro delle compagne), finisce per essere costretto ad iniziare un discorso con "io sento personalmente di dover chiedere scusa per la storia" (non so cos'abbia detto dopo perchè a quel punto ho fatto partire la trasmissione sullo skybox di "Guerra e Pace", tanto per spostarmi in Russia).

Ora, se è questionabile che ognuno di noi possa sentirsi in diritto di "vantarsi" per quanto non lui personalmente ma i propri avi (o quanti si suppongono essere tali) hanno compiuto nei secoli della civiltà europea (come vorrebbe un vetusto principio presunto-aristocratico che nei fatti ha portato alla decadenza una nobiltà adagiata sugli allori), è del tutto fuori discussione che il MERITO di aver fatto passare l'umanità dalla preistoria alla storia (con la "Rivoluzione Neolitica", che avevo sommariamente descritto nei miei precedenti interventi nel punto in cui Flauto Magico ha smesso di leggere, e che non sarebbe stata concepibile senza il superamento del principio "mesolitico" dell'uguaglianza matriarcale nella specie, senza una "vis-roboris" in grado di trasformare il tutto-indifferenziato del "marmo umano" primordiale in una statua dotata di bellezza, significato e senso a immagine e somiglianza dell'artefice col martello che decide cosa debba appartenervi e cosa debba essere ridotto in polvere, senza un nuovo principio "divino" che contempli la possibilità di differenziare - loro direbbero "discriminare" - cui la differenziazione dei ruoli e dei lavori è solo il riflesso materiale), dall'essere determinati dalla natura al poter determinare la propria stessa natura (l'uomo è l'unico animale che può scegliere, Lorenzo Valla docet, se "degenerare fino al verme o salire fino all'angelo" o, con altra metafora, può prendere le armi e le sembianze di qualunque altro animale a scelta, dalla Golpe al Lione, per citare anche il Machiavelli), dall'umanità puramente "naturale" (unica, pre-determinata nei modi di vita e di pensiero, ben rappresentata religiosamente dai dieci comandamenti dettati da un dio fuori dal mondo che non vuole l'uomo agisca liberamente sul mondo creato dal nulla) a quella propriamente "storica" (la cui ricchezza risiede proprio nell'aver differenziato il mondo umano in miriadi di popoli diversi per sentimento del mondo e volontà di destino, prima ancora per diversi colori di pelle, ognuno dei quali ha uno specifico ed irripetibile concetto di "umanità", il quale non può essere ricondotto, senza sostanziale "perdita di informazione" - perdonatemi la deformazione professionale - ad una "unica famiglia" come vorrebbero cristianesimo, mondialismo e dottrina dei diritti umani), diventi addirittura una COLPA.

Questa sovversione per me supera anche la lucida follia predittiva di Nietzsche. Qui stanno pretendendo come "diritto" qualcosa che in qualunque banalissimo club sarebbe, nel migliore, dei casi una "cafonata"! E' chi ha fondato ad avere il diritto a stabilire chi può iscriversi. Sono i fondatori ad avere il diritto a stabilire leggi e valori, non gli ultimi arrivati. Anzichè ringraziarci per poter vivere nel mondo che noi, uomini europei, abbiamo costruito CON LA STORIA (e quindi "di là dal bene e dal male"), donne di tutte le stirpi, fiancheggiate da extra-europei ammansiti ed addestrati da femminismo mainstream (che insegna il vittimismo come arma di ricatto), ci rimproverano il fatto stesso di aver generato (come pareva giustamente a noi) questo mondo in cui vivino nell'agio? Ma se fosse per loro vivremmo ancora nella foresta, o al massimo in quei villaggi matriarcali il cui unico lascito sono le tettone di terracotta venerate dalle archeologhe femministe! Si dovrebbero sognare anche gli acquedotti (proprietà etrusco-romana), per non dire dei pc e dei televisori d cui sparano stronzate. So che dire questo è ormai proibito, ma sapete tutti che lo è proprio nella misura in cui è vero. E le idee moderne (vale a dire le idee false) non tollerano le verità che possono essere non semplicemente dimostrate, ma proprio vissute quotidianamente. E' come la menata sulla "sottorappresentazione" delle donne nelle facoltà scientifiche (mi è arrivata la seconda mail ufficiale in pochi giorni oggi sull'ennesima conferenza filo-femminista sull'argomento: giuro che se, domani arriva la terza, mando altrettanto ufficialmente a fanculo il direttore dell'istituto che la organizza, oppure gli scrivo come la penso, che forse è peggio, chissà se mi licenzierebbero). Ma se noi, per emanciparci dalla natura e dalle sue infelicità (di cui quelle date dalle donne sono una parte non irrilevante) abbiamo creato la scienza, la matematica, e da adolescenti, ci siamo immersi in esse (nel mio caso, proprio per non avere a che fare con quelle che capivo diventare sempre più stronzette, un po' come arruolarsi nella Legione Straniera per delusione amorosa), perchè dovremmo ora voler essere circondati proprio da quello da cui siamo fuggiti? Sono loro a doversi adeguare alle nostre regole, non viceversa, cavolo. Poi tanto si sa che, partendo dal presupposto sbagliato dell'uguaglianza, arriveranno sempre alla conclusione che "ci sono discriminazioni culturali" per giustificare l'introduzione delle "discriminazioni positive" (ma lo sapete che quella capra della ministra uscente ha firmato un decreto per dare un rimborso del 20 percento superiore nel caso dell'iscrizione di studentesse?)
Non riusciranno mai ad ammettere che, forse, molte donne hanno doti naturali diverse (del resto, quando si dimostrano "migliori" in ambito umanistico-letterario, laddove peraltro è difficile dimostrare cosa sia meglio, tutti le applaudono e nessuno grida alle discriminazioni culturali antimaschili) o semplicemente non sono obbligate come noi a scegliere la facoltà di studio per cercare tassativamente un lavoro che renda tot euro e dia tot livello sociale pena essere socialmente negletti e sessualmente trasparenti (perchè comunque hanno ciò di cui Rousseau ed io abbiamo parlato sopra)?
Piuttosto che immaginare figli e nipoti (che per ora non penso di avere) costretti a seguire una scuola come quella di "Here and Now" ed un'università come quella che sta diventando la mia, preferisco immaginarmeli ad una "Scuola Coranica".

Perchè? Perchè, come ci ricorda Nietzsche stesso, al contrario del cristianesimo basato sulle donne e sui preti (negazione di ogni valore virile e guerrieri, di ogni sì alla vita, al piacere, alla lotta, campioni della rinuncia, nemici di ogni spinta all'accrescimento, alla conquista, alla grandezza), "l'Islam ha dei maschi, per presupposto".

Non è solo questione di poter vivere da poligami secondo la nostra natura piuttosto che essere forzati alla monogamia femminista (quella tradizionale pensata per l'educazione dei figli non aveva impatto sulla vita sessuale reale dei mariti, e spesso, nelle classi sociali più elevate, neanche delle mogli), ma di poter vivere tout-court, senza essere oppressi da sensi di colpa (come vorrebbero le leggi e i costumi per i quali anche uno sguardo è molestia ed anche la presenza delle grid girls sulla griglia di partenza è una offesa alla donna).

Lasciando anche perdere il basso ventre e tornando ad un punto di vista superiore, sui legami possibili fra il mondo Tradizionale europeo e la versione più "elevata" dell'Islam (penso al sufismo) hanno parlato con le loro azioni e le loro scelte Renè Guenon e Valentine de Saint Point (autrice del Manifesto della Donna Futurista, in pratica l'unica donna che avrei potuto amare anche intellettualmente). Anche dotti contemporanei che non si possono citare qui perchè altrimenti chiuderebbero questo forum, o almeno il mio account, hanno compreso come l'Islam sia oramai l'unico baluardo di un mondo non totalmente fondato su valori mercantili.

Sì, certo, molti qui preferirebbero la Russia di Putin, magari illusi dal fatto che un Alexander Dugin stia cercando di riattualizzare Evola e di vedere Mosca come la "Terza Roma", ma, al di là della politica contingente di contrasto all'imperialismo sorosiano che fomenta rivoluzioni in medio oriente ed in Ucraina, non possiamo affidare il nostro destino ad un paese comunque già troppo "civilizzato" per poterci fornire quei "barbari" necessari alla distruzione-per-la-ricostruzione che ancora poteva auspicare Niezsche a fine Ottocente. Sulla superiore bellezza delle donne russe non si discute, così come pure sul più consapevole grado di civiltà di una nazione che ha anche "La giornata dell'uomo" (cioè quella di chi ha portato le armi per difendere la Patria). Se già leggendo le vostre analisi sulle ragazze russe qualche dubbio trapelava sul fatto che ormai, pur non raggiungendo gli infimi livelli delle melanzane, non siano proprio quel prototipo di sincerità e di virtù immaginato da chi vorrebbe fare del sesso un'espressione del tantrismo, le parole di costei tolgono ogni dubbio, Guardatevi il video

Se da un lato fa piacere veder riconoscere e apprezzare qualità di cui le nostre connazionali manco si accorgono, dall'altro non si può far finta di non sentire che "dietro l'apparenza, comandiamo noi donne anche in Russia" (se nemmeno Stalin è riuscito a rettificare certi aspetti della donna....). E' vero che almeno lì sono ancora a disposizione dell'uomo strumenti sociali di compensazione/freno a tale naturale preminenza nella sfera erotico-sentimentale, e che le donne dentro e fuori casa lavora come e più delle femministe nostrane senza lamentarsi degli uomini, ma è anche vero che sfuggire al dovere della conquista qui per averlo là non è una soluzione definitiva (ma voi dareste la vostra mastercard alla tipa?). E poi: quanto resisterà la Russia prima di occidentalizzarsi? Anzi, non si è forse già occidentalizzata (come pare da molte considerazioni di colleghi esperti del luogo e dei social)? Se anche politicamente dovesse resistere come contraltare all'America, la sua struttura sociale, culturale, psichica e "di genere" sarà tutta da verificare sul lungo periodo. Quanto conterà davvero l'operato "metapolitico" di Dugin (ammesso non sia solo propaganda) in questo pro-gettarsi nella storia?
Se anche dovessi riuscirci l'alleanza con la Russia in sostituzione del patto atlantico (cosa che per altro io spererei di vedere), chi ci dice che, a livello sessuologico, questo avvicinamento si traduca in una "russificazione" delle melanzane piuttosto che in una "melanzanizzazione" delle russe? I primi dati sperimentali rilevati sul nostro territorio sono purtroppo a favore della seconda terribile ipotesi. Se dobbiamo scommettere sui cambiamenti progressivi, allora tanto vale sperare che Trump (il quale, essendo riuscito, contro ogni "infallibile" pronostico, ad onta di una propaganda unilateralmente ed universalmente avversa mai vista, a far gemere di disperazione milioni di femministe in tutto l'occidente, mi ha regalato, quella notte, un orgasmo multiplo di cui non potrò sperimentale l'uguale nemmeno conoscendo gli harem della Sublime Porta) rivolti gli States (basterebbe anche solo tagliare i fondi agli "studi di genere" e far fallire Hollywood, non chiedo di più: la gente, forse anche più stanca di noi del femminismo e dei suoi inganni, come del resto di tutte le altre menzogne progressiste, inizierebbe spontaneamente a rimettere in riga studenti e insegnanti di quelle scuole da "open-society" di cui parlavo sopra).

No, ragazzi, la soluzione deve essere veramente più radicale (non è proprio un caso se ho usato il termine "radicalismo"). Prendiamo i barbari là dove essi sono ancora tali. E, soprattutto, non aspettiamo che si "civilizzino" (altrimenti ha ragione "ir pelato" a cui risponderò a parte).

Qualcuno piangerà per la fine, ad opera dei discendenti del Profeta, di quello che fu il "Sacro Romano Impero", ma io lo potrò confortare ricordandogli che se Roma è riuscita, almeno in parte, a sopravvivere al cristianesimo, sopravvivrà (e probabilmente meglio) anche all'islamizzazione, la quale, come ho cercato di esporre e come meglio di mè ha mostrato il professore di Basilea, è molto meno in contrasto con la nostra tradizione (e soprattutto con la nostra natura virile) di quanto non lo fosse il sedicente "vangelo" (ecco forse, perchè agli occhi dell'occidente femmineo-democratico che "condanna la violenza" proprio perchè non vuole cambiare lo status quo, proprio perchè vuole permettere a chi è debole di tiranneggiare chi è forte con sensi di colpa, a chi è falso di falsificare i veritieri con armi psicosessuali, a chi è sterile nello spirito di castrare nel corpo e nella psiche i più fecondi poeti e guerrieri, appare "così terribile", "così nemico dell'umanità"......).

Beyazid_II
Newbie
05/03/2018 | 19:52

  • Like
    0

@Itaconeti said:
@Beyazid_II

complimenti per le solide letture su cui si basano le tue riflessioni

sui contenuti - che condivido solo in parte - ci sarebbe molto da discutere ma questa non è la sede adatta

dico solo che nei contenuti ci vedo molto del pensiero di evola sulla sessualità

Ed io che credevo di essere rimasto fedele alla "Terra" ed a Nietzsche....
Ho "dovuto" leggere Evola nel fondo del periodo peggiore di crisi esistenziale nel quale la martellante campagna mediatica filofemminista, da un lato, e la scoperta di come il cancro antimaschile si annidasse anche in quella che, almeno virtualmente, pareva una "principessa", dall'altro, mi avevano precipitato.
Mi serviva un mito solido da contrapporre a quello matriarcale.
Quando la controparte muove ogni suo discorso di fondo da assunti indimostrabili, difatti, la dialettica puramente razionale risulta inservibile. Serve un discorso mitopoietico che "falsifichi" a nostro vantaggio quello che la controparte ha falsificato per i propri opposti scopi.

Passata l'infatuazione delle letture, sono tornato a concepire il mito (anche la Tradizione raccontata da Evola è "mito" in questo senso) per quello che è: propaganda di guerra (una guerra che, fra l'altro, non sono stato io a dichiarare, ma il Femminismo).

Già questo uso strumentale del mito (oltre, probabilmente, a farmi dare del "nichilista") mi pone molto più vicino all'autore della "Genealogia della Morale" che a quello di "Gli uomini e le rovine".
Io non credo che possa esistere davvero una verità senza l'io irripetibile che la vive: credo solo che, almeno per me, le verità "patrilineari" siano più "vivibili" di quelle "matrilineari" (basti pensare a quanto sia invivibile in natura l'esistenza dei maschi di società matriarcali come quella degli elefanti e a quanto sia stata ben vivibile, invece, per le "dame" una società tacciata di "patriarcato" come quella dell'Ottocento dei Romanzi).
Io non credo davvero che esista un albero con le radici nel cielo: sono semplicemente convinto che tale visione del mondo produca (e la storia dal Neolitico mi è testimone) risultati migliori rispetto a quelli apportati dall'opposta concezione della "matrice cosmica" da cui ogni individuo dirama e a cui ogni individuo ritorna dopo un'esistenza effimera.

Rimprovero ad Evola di andare troppo indietro nel ricercare il "Principio", quando a noi Latini basterebbe riferirci all'epoca storica della Roma Repubblicana per avere un riferimento (senza bisogno di richiamare una presunta "Tradizione Unica", addirittura precedente al Matriarcato, che si rifà al pensiero di Guenon e che rischia, a mio avviso, di fare un polpettone fra visioni del mondo inconciliabili). Non esiste oppositore che possa sostenere la nostra stirpe aver avuto una classe dirigente migliore di quella dei tempi dei Fabi (tanto è vero che le fondamenta di quello Stato Romano sopravvissero alla stessa costituzione repubblicana e ai disastri dei vari imperatori). Che bisogno c'è di tirare in balo Arjuna o un presunto "tipo nordico" originario con discorsi che, ad occhi profani, peraltro, ci fanno sembrare una versione europea del Ku-Klux-Klan?

Non seguo più Evola da quando ho avuto a che fare con studenti indiani (se i migliori "prodotti" della società divisa in caste sono quelli che mi ritrovo agli esami, evviva la mescolanza!). D'altronde, non credo che il Barone sarebbe molto contento di essere citato in questo contesto.
Lo zio Friedrich, invece, sarebbe magari entusiasta di questo modo di concepire una "Gaia Scienza"...

P.S.
I miei riferimenti sulla sessualità si rifanno alla "Metafisica dell'Amore sessuale" di Schopenhauer piuttosto che alla "Metafisica del Sesso" di Evola. Per quanto riguarda invece la mia opinione sul tempo storico, nasce dalla lettura (fortuita, non posso spiegare di più) di un autore semi-sconosciuto come Giorgio Locchi. La migliore citazione evoliana che ricordi è quella che accosta il corteggiamento alla "prostituzione psichica". E' diventata il mio mantra.

@Itaconeti said:

evolianamente parlando mi pare che ti poni nella posizione esistenziale di 'in piedi tra le rovine' opponendoti alla decadenza moderna del maschio

Semplicemente, mi pongo nella posizione di Schopenhauer nell'arte di essere felici: vita serena ed autarchica. Certo che se la mia serenità viene quotidianamente molestata da proclami del genere "le donne sono superiori" o "dobbiamo venerare il matriarcato", so bene come rispondere.

@Itaconeti said:

ma evola offre anche l'alternativa esistenziale di 'cavalcare la tigre' ovvero di usare questa decadenza ai propri scopi

usare il denaro - il dio più alto del nostro tempo - per riacquisire posizione dominante nei confronti della donna

non parlo delle professioniste del sesso - sempre esistite - ma delle donne in generale

perchè il dio del femminismo è un dio minore che si frantuma in mille pezzi di fronte al dio del denaro

'cavalcare la tigre' non credendo nel dio del denaro ma usandolo a proprio vantaggio in un mondo in cui i vecchi dei sono morti o si sono ritirati

Questo è il piano che avevo venti anni fa. Purtroppo, non essendo divenuto né ricco né famoso, nè tantomeno potente, non mi è possibile cavalcare alcunché.

P.S.
Anche rivolgersi alle professioniste, per via tanto delle leggi femministe dilaganti in Europa, quanto della crisi economica (acutissima qui in Italia) diviene sempre più difficile.
Più in generale, non basta più avere denaro (nemmeno tanto denaro), nel momento in cui la società occidentale rende questo non più un'arma nelle nostre mani per bilanciare quella della bellezza, ma un bottino che la bella donna può rubarci tramite le solite leggi a senso unico (vedi la deriva sulle molestie, i risarcimenti, i mantenimenti, il divorzio, ecc.).
Arrivati a questo punto, la tigre da cavalcare per un uomo occidentale potrebbe essere soltanto (ma temo che pochi lo capiscano e ancor meno avrebbero il coraggio di cavalcarla) il radicalismo islamico. Carta rischiosa, certo, ma non vedo altri "barbari" per "dare una spinta" all'occidente decaduto ed effemminato.

Nel frattempo, conviene continuare a dormire sonni da fanciullo.

Perfetto, ma per fare così occorre preservare il proprio denaro

Beyazid_II
Newbie
05/03/2018 | 18:28

  • Like
    1

@loveplay said:
La donna giapponese come dedizione al marito è il massimo che possa esistere eventualmente si può ripiegare sulla donna moldava.

Anche con voi non ci capiamo. Io non rimpiango una "devozione" da stereotipo di donna sottomessa ottocentesca (e lasciamo stare quanto tale immagine sia stata falsificata dal femminismo). Mi accontenterei di quel rapporto veramente paritario che, almeno per gioco, avevo da bambino con le bambine e, almeno qui da noi, svanisce non appena le femminucce capiscono di .... essere tali.

Beyazid_II
Newbie
05/03/2018 | 18:23

  • Like
    0

@bobreport said:
@Beyazid_II perché non ti metti con una bella asiatica se non sopporti le occidentali (e qui condivido la tua posizione)?

Non hai capito: non sopporto il femminismo imperante in occidente, non le donne occidentali in quanto tali. Il mio sogno estetico si è comunque formato in Europa: pur apprezzando molti aspetti dell'Oriente, non sono amorosamente attratto dalle sue donne.

E poi non voglio darla vinta alle femministe che vorrebbero rendermi inaccessibili, in occidente, le fanciulle di bellezza tanto "alta e nova" da essere soltanto sognate di notte guardando alla luna o di giorno ad occhi aperti mentre passan per via (raro) o sfilano in televisione.

Ma qua, più che dei miei gusti personali, non si dovrebbe discutere se sia meglio raggiungere tali fanciulle con il pay o con il free (o, meglio, l'indipay)?

Beyazid_II
Newbie
05/03/2018 | 18:16

  • Like
    0

@emii said:
@Beyazid_II ho letto le tue riflessioni, dimostrano una cultura molto superiore alla media, alcuni passaggi mi hanno fatto rifletter profondamente.
Purtroppo questo non è il tipo di forum ed il tipo di utenza con cui potrai intavolare una discussione a questo livello. Anche se quello che hai scritto è tutto giusto e perfetto.
Un abbraccio anzi tre

Grazie, ma mi stai rispondendo con le stesse argomentazioni che mi venivano rivolte quando, più di dieci anni fa, postavo (con questo nick, e, prima ancora, col nick del coevo Papa Borgia) sul forum concorrente.

Ed io rispondo ora come allora: rispetto ai luoghi della cultura ufficiale, il bordello virtuale ha il vantaggio della disposizione d'animo alla sincerità. Parlare di filosofia in un forum di filosofi, oltre che banale, rischia di diventare intollerabile per il livello di politicamente corretto raggiunto oggi.

P.S.
Non è mia intenzione intavolare discussioni filosofiche su questo forum. Siamo in un luogo dato al divertimento. Quando però sento donne che criticano il nostro divertimento con argomentazione che pretenderebbero di essere "educative", faccio fatica a trattenermi dal dimostrare che né io né gli altri colleghi qui hanno necessariamente qualcosa da imparare dalle "maestrine".

Beyazid_II
Newbie
05/03/2018 | 18:06

  • Like
    0

@bobreport said:
@Beyazid_II secondo me se dedicassi tutto questo tempo che impieghi a scrivere quei messaggi verso una donna (di qualsiasi nazionalità), ora saresti felicemente sposato.
Forse prendi troppo seriamente alcuni interventi ironici di molti utenti.
Niente di personale.

Credi tu che non l'abbia fatto, in gioventù?

Purtroppo il motto "carmina non dant panem" si completa oggi con "neque ficas".

D'altronde, anche il Leopardi venne trattato con sufficienza dalle melanzane dell'epoca, tanto da finire per rivolgere "quei messaggi" alle vaghe stelle dell'Orsa. Dire la verità e amare le donne sono cose evidentemente inconciliabili. Il controesempio letterario dannunziano vale solo perchè il Vate rappresentava l'accesso allo "star system" dell'epoca, non perchè le sue amanti potessero davvero essere attratte dai suoi paradisiaci poemi.

Vent'anni fa ne soffrivo, oggi me ne rallegro. Se fossi sposato, in questo occidente, penserei subito al suicidio (o alla fuga ad oriente).

Beyazid_II
Newbie
05/03/2018 | 17:45

  • Like
    0

@FlautoMagico
Se sei arrivato fino a lì sei stato molto bravo e pertinace come lettore. In altri forum mi leggevano solo le prime due righe o mi rispondevano aprioristicamente.

Beyazid_II
Newbie
05/03/2018 | 17:32

  • Like
    0

@FlautoMagico said:
È un discorso pericoloso, ci sarà sempre l'ultimo della scala sociale che viene osteggiato perché portatore di sventura, dagli untori agli ebrei ai neri. Finisce sempre male.

Va a finir male perché colpire un capro espiatorio impedisce di raggiungere i veri responsabili.
Finché ci saranno dei Traini che sparano a caso su dei poveri immigrati, finché ci sarà una massa di “arrabbiati” impotenti (in senso politico, intendo) che pensa “va male perché ci sono gli immigrati”, non ci sarà un popolo in grado di rivolgere gli ordini costituiti, attualmente al servizio della finanza senza patria (ma spesso con sede in USA), la stessa che da un lato specula al ribasso su nazioni come Italia e Grecia mandandole prossime al fallimento (o costringendole alla “curatela fallimentare”) e dall’altro “esporta la democrazia” o “colora” l’Africa di rivoluzioni, da cui i poveri africani devono poi scappare.
Insomma, non va male “perché ci sono gli immigrati”. Semmai “ci sono i migranti” proprio perché va male (perché, fuor di metafora, l’usurocrazia bancaria che si cela dietro il sedicente “mondo libero” a guida atlantica fa vivere male sia gli Europei sia gli Africani). La risposta semplicistica del “chiudiamo le porte” non è una soluzione semplicemente perché agisce solo sugli effetti. Per agire sulle cause, però, bisogna prima liberarsi dall’indimostrabile assunto vagamente hegeliano per cui “non si può cambiare la direzione della storia”. E dire invece: “la storia è storia proprio perché, a differenza della teleologia, non è pre-determinata” e “la direzione dipende dalla risultante degli scontri fra diverse volontà di destino e, non ultimo, dal caso (per fortuna, altrimenti sarebbe noioso)”.
Rifiutare lo schema del capro espiatorio non significa affatto accettare il dogma multietnico.

P.S.
Se non te ne sei accorto, è proprio il mondo "socialdemocratico" che sta sempre più usando lo schema del capro espiatorio per osteggiare non solo gli untori, non solo gli ebrei, non solo i neri, ma addirittura tutti gli uomini in generale in quanto "maschi". Non si spiegano altrimenti leggi come quelle di cui parlavo in altro topic, per le quali uno sguardo diventa "molestia", un complimento (figlio della medesima pretesa femminile di essere sempre le corteggiate) o una proposta (a cui si può dire di no) "abusi sul lavoro", un corteggiamento "stalking" eccetera eccetera. Per non dire del "modello svedese" sulla prostituzione.
Insomma, all'ultimo gradino della scala sociale rischia di finire proprio il genere che viene tacciato di "opprimere" (basta vedere i padri separati, i giovani senza lavoro che restano pure senza gnocca - e senza ruolo sociale - proprio perchè non hanno i privilegi naturali delle donne, i carcerati senza prove certe, o anche solo gli accusati innocenti di qualunque reato contro il sesso sedicente gentile). Tanto è vero che il termine "sfigato" è socialmente rivolto contro di noi, quasi mai contro le donne le quali sono "socialmente ricercate" anche quando tutt'altro che "fighe".
Rifiutiamo pure lo schema, ma se proprio la politica non può farne a meno (perché pare che dare la colpa a qualcuno di qualcosa sia il solo modo per creare consenso), meglio colpisca sottoinsiemi determinati di aspiranti alla cittadinanza piuttosto che, indistintamente (come sta già facendo), tutti i cittadini maschi. Mal comune non è mezzo gaudio.
Per la serie: fra due mali non scelgo il minore, ma quello che mi colpisce più di striscio (nessuno mi ha mai trovato argomenti validi contro l'egoismo)! In attesa che la politica diventi ragionevole e finisca di "colpirne uno per educarne cento".

@FlautoMagico said:
Negli states poi ci sono molte coppie interracial con lui cristone d'ebano e lei minuta. Rassegnatevi!

L’esempio che fai dimostra solo la bontà di quelle leggi di attrazione anticipate dalla “Metafisica dell’Amore sessuale”, non certo quella del mondialismo. Se un uomo altissimo figlia con una donna molto bassa, la discendenza avrà una statura media: tipico meccanismo di auto-equilibrio della specie.

Quanto al resto, non mi rassegno no, caro Yankee. Sono passati tre lustri da quando (illuso laureando che ero) visitai gli States, credendo di “trovarvi l’America” e comprendendo invece quanto fossi stato fortunato a nascere in Europa (il valore di certi legami sociali e culturali che qui diamo per scontati si comprende solo stando a contatto con un mondo in cui non esiste alcun valore intersoggettivo altro dal denaro). Tutto quanto da allora avete cercato di imporci (dalla deriva femminista di leggi e costumi alla distruzione della formazione universitaria tramite “3+2” e “internazionalizzazione”, dalla tirannide del politicamente corretto a quella della finanza) non ha fatto altro che rafforzare la mia convinzione: passerete sul mio cadavere prima che accetti di trasformare la mia Italia in una “little Italy”.
Non vi basta la vastità delle terre che avete strappato ai nativi americani? Volete fare anche del vecchio continente una brutta copia di casa vostra?
Siete degli incorreggibili accrescitori di Entropia! Se da voi il crogiuolo di genti appariva l’unica soluzione per riempire uno spazio vuoto e creare una nazione dal nulla, da noi la situazione è evidentemente diversa.
L’Europa è tale (nel bene come nel male, s’intende) perché è un insieme ordinato di popoli diversi, con diverse lingue, diversi stili di vita, diverse visioni del mondo o anche solo diverse sfumature di esse, formatisi in secoli di scontri e incontri, di innovazioni e di sedimentazioni culturali. Ridurla ad un “mercato unico” anche in senso culturale, linguistico ed etnico equivale ad un aumento irreversibile di entropia, ad un azzeramento di significati. La lingua non è solo uno strumento neutro di comunicazione: è un modo specifico di pensare, di interpretare la realtà, di richiamare idee, storie e sentimenti con le parole.
Trasformare la famiglia europea in un “unicum” parlante Inglese nelle occasioni ufficiali e dialetti arabi o africani nella quotidianità delle strade è l’equivalente di una distruzione di cui nessun disastro storico ha l’uguale.
Una città bombardata si può ricostruire, una ignoranza generalizzata si può combattere con l’istruzione, ma, una volta disciolti nel caos gli specifici “substrati umani” da cui sorgono le specifiche culture, dell’Italiano, del Francese, del Tedesco, dello Spagnolo eccetera non resterebbero nemmeno lettori in grado di capire pienamente quanto prodotto nei secoli di civiltà.
Se il popolo che, pur fra tutti i suoi innominabili vizi, ha fatto uscire il mondo dal medioevo, ha saputo concepire il Rinascimento, ed è riuscito, già nella lingua, ad unire la bellezza e la musicalità del Greco con il periodare ampio ed armonioso dell’Eloquio Latino (sto parlando di noi Italiani, di ciò di cui dovremmo essere storicamente e culturalmente fieri ad onta dell’autodenigrazione oggi di moda) dovesse un giorno ridursi ad una folkloristica minoranza famosa, in un mondo globalizzato, solo per “pizza”, “spaghetti” e “mandolino” , senza più un’identità di lingua, di stile, di ricordi, anche solo per parlare di sé, allora i “progressisti” saranno stati più nocivi di Attila. Volete davvero che la nostra nazione si riduca ad una “Little Italy” in un Bronx mondiale?

Va bene che le melanzane non si meritano sonetti. Non per questo la lingua poetica di Petrarca, con il suo andamento bimembre e la sua metrica perfetta, deve disperdersi in un disordine di rumori da trivio.
Va bene che il politicamente corretto non permette più di raccontare storie piccanti. Non per questo la prosa ampia ed armoniosa del Boccaccio deve essere abbandonata per un asettico inglese (il cui odierno uso stereotipato, per inciso, avrebbe fatto inorridire poeti come John Keats e prosatori geniali come Oscar Wilde).

Beyazid_II
Newbie
05/03/2018 | 15:35

  • Like
    0

@bobreport said:

@FlautoMagico said:
"Cari uomini italiani, siete tutti teste di minchia, bambini sia a 10 anni che a 40!" (messaggio da un'amica...)

Purtroppo è più vero di quanto si possa pensare...

Certo, vero al di là di quanto si può pubblicamente ammettere, esattamente come tutto quanto Zarathustra disse “Delle donnicciole vecchie e di quelle giovani”

“Tutto nella donna è un mistero e tutto nella donna ha una soluzione: essa si chiama gravidanza. L’uomo è per la donna un mezzo: lo scopo è sempre il bambino. Ma che cos’è la donna per l’uomo? L’uomo vuole due cose: gioco e pericolo. Perciò vuole la donna, come il giocattolo piú pericoloso. L’uomo deve essere educato per la guerra, e la donna per svago del guerriero: tutto il resto è follia. Frutti troppo dolci, questi il guerriero non li vuole. Perciò vuole la donna: perché amara è anche la donna piú dolce. La donna capisce i fanciulli meglio dell’uomo, ma l’uomo è piú infantile della donna. Nel vero uomo, è nascosto un fanciullo: il quale vuole giocare. Su, donne, scopritemi dunque il fanciullo nell’uomo!”

Nietzsche impazzì perché diventare folli era il modo migliore per restare sani in un mondo che aveva ormai sovvertito ogni valore. Io ri-divento fanciullo perché restare immaturi è l'unico modo per maturare in un mondo che ha ucciso ogni senso anagogico dell'essere uomini.
Un mondo quale quello moderno, totalmente effeminato nei valori, materialisticamente egalitario, individualisticamente eudemonico, volto all'utile e al tempo, incapace di definire altro che crimine o follia ogni tentativo di ordinare l'umano secondo i criteri del sacro e dell'eterno, abituato a chiamare favola ogni slancio (fuori dall'io) al nobile, al bello, al grande e all'eroico (quali pure sono eternamente mostrati dall'Eneide, dall'Iliade, dalla Baghavad Gita, dai Poemi Persiani) e pazzia ogni rifiuto dell'illusoria felicità individuale e della patetica fuga dal dolore, inetto a concepire diversamente da una mostruosità un ordinamento sociale volto non ad interessi materiali (ridotti al rango di mezzi) ma al superamento dell'umano (secondo le vie di azione e non azione) e a porre in alto il tipo umano più eccellente in tale superamento (guerrieri e sapienti), disabituato a concepire come vera vita quella spirituale ed ascendente data dal padre (contro quella corporale e conservativa semplicemente materna) non merita uomini.
Se rimango fanciullo rimango, in ogni senso, intoccabile da parte del mondo moderno. Il mio rifiuto a "maturare" è la testimonianza della fedeltà al mondo della tradizione contrapposto a quello moderno.
Si pretende che io mi sforzi di “diventare uomo” sacrificando persino la mia felicità e i miei interessi (i quali consisterebbero nel restare da solo o coi genitori, e nel giocare con la serietà del fanciullo ai giochi che più mi appagano e nel rimanere libero per ogni divertimento ed ogni godimento poligamo della bellezza), per conformarmi a quanto voluto dalle donne moderne e dalla società di oggi. Ma non si può pretendere che io mi sacrifichi per qualcosa in cui non credo, in cui non posso identificarmi e in cui vedo la negazione della mia natura, come una società appiattita sui valori femmineo-pacifistici dell'egalitarismo introdotto nella morale dal cristianesimo e poi fattosi storia con le varie rivoluzioni giacobine, socialiste e femministe. Per me tutto questo è segno di decadenza, come mi mostra la storia.
Questo moderno esaltare la pace e le donne è tipico di chi sa concepire il vivere solo come mera conservazione senza altro scopo da quel pacifico e tranquillo benessere materiale e morale da bestiame bovino voluto in ogni tempo dalla plebe, dalle femmine e dalle vacche. Se fossimo rimasti a questa visione femmineo-pacifistica saremmo rimasti fuori dalla storia, prigionieri della specie, o comunque appiattiti al tutto indifferenziato delle società matriarcali senza classi (incapaci di ordinare il chaos in kosmos, di conoscere valori, bellezze e significati superiori all'illusoria felicità individuale ed alla patetica fuga dal dolore e quindi di fare degli strumenti della tecnica strumenti per un nuovo paradigma).
Se invece siamo passati dalla preistoria alla storia, se in essa abbiamo conosciuto il nobile, il bello, il grande e l'eroico, quali ce li mostrano l'Iliade, l'Eneide, i poemi persiani o la Baghavad Gita, se siamo passati dalle caverne ai palazzi risorgimentali, dalle pitture rupestri al cenacolo, dai suoni gutturali alle liriche immortali, dagli oggetti di pietra alle meraviglie tecnologiche, dal dover cercare cibo e riparo a poter produrre abbondanza e sicurezza, dall'essere determinati e dominati dall'ambiente al poter decidere di esso, di sé, della propria stessa natura e del proprio destino, è stato grazie a quei popoli indoeuropei fondatori di città e civiltà e ai loro valori virili e aristocratici, comportanti la concezione della vita non quale conservazione di sé e ripetizione di forme di vita sempre uguali, bensì quale continuo superamento con il conseguente ordinamento gerarchico in grado di porre in alto il tipo umano in ciò più eccellente (guerrieri e sapienti).
Ora, dopo il compimento di quasi duemila anni di sovversione egalitaria, siamo a un bivio: da una parte, l'ultimo uomo che ha inventato la felicità, l'uguaglianza, i diritti umani, e (conforme alla credenza sulla natura lineare del tempo consustanziale al giudeocristianesimo e sulla hegeliana "necessità storica") sogna di far terminare la storia in un verde pascolo in cui tutti sono felici (e uguali) poiché non succede più nulla, dall'altra parte il superuomo che vuole provocare una frattura nel tempo della storia e rigenerare quest'ultima, conformemente ad una visione sferica del tempo (in cui il più antico mito è meta e modello per il futuro).
Superfluo rimarcare come nel primo caso l'umanità ricadrebbe prigioniera della specie, ovvero di una vita quale mera ripetizione di forme sempre uguali (in particolare forme eudemoniche e demoliberali), perdendo la qualità peculiare (che l'ha contraddistinta nei tempi storici))di poter continuamente modificare la propria stessa natura, non cristallizzandone una ma riprendendo di volta in volta dagli altri animali l'uno o l'altro aspetto secondo la propria volontà e le proprie necessità, mentre nel secondo compirebbe un salto di livello qualitativo paragonabile a quello fra uomo naturale e uomo storico (ecco il terzo uomo).
In tale caso non possono non essere meta e modello per il futuro i valori fondamentali (etico-spirituali) della Grecia omerica, di Roma, della Persia iranica, dell'India dei veda, della Germania sacra e imperiale e di tutte quelle "genti eroiche" capaci di compiere imprese esprimenti forza, coraggio e splendore più che umani e tali da fondare città e civiltà, di generare opere di grandezza, potenza e durata degne degli dei e tali da costituire il mito fondativo di intere epoche, di concepire nell'arte come nella religione, nella politica come nella storia, nel pensiero come nella società, strutture mirabili nate per misurare i millenni e non essere raggiunte dai contemporanei né superate dai posteri.
Perchè dovrei arrendermi nella sfera etico-spirituale?
Perchè dovrei accettare come fonte del valore e come definizione di bene quanto proposto da chi, per odio e invidia verso ciò che era in alto e tendeva verso l'alto (come dimostrano le fasi ascendenti della storia e della civiltà segnate dal principio solare e apollineo della Grecia, di Roma, dell'India dei Veda, della Persia degli Arii), ha distrutto ciò in cui avrei potuto identificarmi? Perché dovrei accettare la resta totale alla sovversione?
Come nei riguardi della sovversione cristiana dei valori Nietzsche continua a rivendicare come bene quanto è sinonimo di forza, guerra, rischio, coraggio, aristocrazia, selezione, vita ascendente, disinteresse per l'eudemonia e malora per i malriusciti, contro ogni spirito dei tempi, così anche rispetto a questa sovversione femminea (che del cristianesimo e dell'egalitarismo è proseguimento) io continuo ad affermare come bene e come fonte di valore e diritto quanto è virile e aristocratico in senso eminente, contro ogni tendenza egalitaria di ieri e di oggi (certo che il domani apparterrà a noi anti-moderni e anti-umanisti, costi quello che costi in termini di "felicità individuale" e "dolore umano").
Per me la fonte del valore rimane spirituale e ascendente come nel mondo virile e aristocratico dei grandi popoli indoeuropei fondatori di città e civiltà, rispetto a cui femminismo e giudeo-cristianesimo sono chiari elementi di decadenza storica, estetica, morale e psicologica.
Rifiutandomi di divenire "uomo" come lo pretenderebbe il mondo moderno, mantengo del fanciullo la (per i contemporanei, pericolosa) furia dionisiaca capace di creare e distruggere mondi, ovvero quanto servirà, una volta distrutto il mondo attuale, per generarne uno nuovo.

Beyazid_II
Newbie
05/03/2018 | 15:32

  • Like
    0

@FlautoMagico said:
"Cari uomini italiani, siete tutti teste di minchia, bambini sia a 10 anni che a 40!" (messaggio da un'amica...)

PUNTO PRIMO: E tu le hai spiegato che è solo uno degli effetti dell’aver lasciato l’educazione alle donne?

Sarebbe un vero miracolo della natura se dei maschi, nati in un'epoca di decadenza, educati a scuola pressoché esclusivamente da donne e secondo valori femminili, con un più o meno velato disprezzo per quelli maschili (presentati come "primitivi", "violenti", "oppressivi", "incivili", nonostante il nobile esempio dei fondatori delle civiltà indoeuropee), e bombardati a casa (nel periodi più delicato per la loro psiche, la loro autostima, la loro stessa identità) da una "moda" cinematografica, adolescenziale e culturale femminile avente come costume raffigurare "divertente" la violenza fisica e psicologica sugli uomini e doverosa la loro umiliazione nel profondo ed irrisione nel disio (dopo aver mostrato ogni figura maschile o come bruto e violento da punire in ogni modo o come un freddo specchio su cui provare l'avvenenza, un pezzo di legno innanzi a cui permettersi di tutto (qualsiasi provocazione più o meno sessuata, qualsiasi inflizione di tensione emotiva, irrisione al disio, umiliazione sessuale, riduzione al nulla davanti a sé o agli altri, dolore nel corpo e nella psiche, inappagamento fisico e mentale se reiterato fino all'ossessione e all'impossibilità di sorridere alla vita e al sesso, disagio da sessuale ad esistenziale con conseguenze variabili dall'anoressia sessuale al suicidio), un vuoto pupazzo da sollevare nell'illusione solo per farlo cadere nella delusione con il massimo possibile di sofferenza fisica e mentale e di umiliazione pubblica e privata!) crescessero sicuri di sé, diligenti, studiosi e vincenti.
E' un miracolo della volontà, dell'eccellenza e del merito individuale di alcuni che nonostante tutto ciò, la capacità di concepire, sviluppare e rendere belle, utili e funzionanti le mirabilie della tecnologia, è a pressoché esclusivo appannaggio degli uomini (o di donne capaci, come Minerva, di pensare e sentire con rigore e chiarezza apollinei e virili, il che, per il nostro discorso, è lo stesso), e là dove si producono strumenti della tecnica e non chiacchiere della politica o della pseudocultura o del marketing vi sono ancora gli uomini a costituire l'ossatura portante, nonostante tutta la demagogia femminista inculcata fin dalla scuola (in mano alle donne quasi totalmente), nonostante tutta la propaganda antimaschile della pubblicità femminilmente orientata e della cultura ufficiale femminista, nonostante le quote rosa volute per le donne all'università e in azienda sotto varie forme (da condizioni di favore nelle iscrizioni e nei testi d'ingresso a vere e proprie regole esplicite nelle assunzioni e nei concorsi, per non dire dei mille dissimulati ma non inoffensivi privilegi galanti o femministi loro concessi da docenti uomini e da docenti donne) e nonostante la circolazione di idee sulla presunta inutilità degli uomini in un mondo tecnologico propugnata da donne sedicenti evolute le quali, magari inebriate dalle interfacce web (scritte da uomini o comunque rese possibili per la scienza informatica ideata e portata avanti da uomini) a prova di utonta (anzi, di “ustronza”) blaterano di tecnologia pur non sapendo nemmeno assemblare un pc o risolvere un'equazione differenziale (come potrebbero sopravvivere senza uomini in un mondo tecnologico è un interessante mistero). Si può anche ridere di queste contraddittorie menzogne, ma, specie se ripetute in tenera età ad individui particolarmente sensibili o comunque ancora privi (per l'età o le vicende alterne della vita) della possibilità di sentirsi valutati dal mondo, possono portare a danni psicologici di non lieve entità (ed io, se permettete, ne so qualcosa).

PUNTO SECONDO: E tu le hai chiesto quali sono i validi motivi offertici dalle donne italiane per “crescere”?

Sparite, con gran gioia degli egalitari e delle femministe, le idealità per cui gli uomini della tradizione sacrificavano loro stessi (prima ancora della "libertà" dei figli e delle donne che il femminismo vanta di aver reinventato), l'uomo moderno può benissimo decidere di vivere finalmente la vita per se stesso, non più per dio, par la patria e per la famiglia e nemmeno per compiacere la donna, i capitalisti o i politici. Ovvero può decidere di spassarsela infischiandosene di tutto e di tutti (del resto, cosa hanno fatto le femministe pretendendo il diritto all'aborto, se non reclamare il diritto a spassarsela senza preoccuparsi delle conseguenze per nascituri e società?). E spassarsela può significare fare l'ultras se si è appassionati di calcio, continuare a vivere in famiglia se lo si trova vantaggioso, non ammazzarsi di lavoro e responsabilità se si vede che comunque la condizione sociale non cambierebbe granché, andare a puttane e non pensare al matrimonio o ai figli se si ama vivere secondo la propria natura poligama.
Posso capire la critica a quei comportamenti lesivi dell'ordine pubblico e della sicurezza urbana, ma finché un cittadino non danneggia oggettivamente il prossimo, perché deve essere sottoposto a critica morale o a lavaggio del cervello psicologico solo perché vuole tutelare la propria libertà (fisica e sessuale), la propria tranquillità (materiale e sentimentale) e i propri averi non sposandosi, risparmiando sulla casa restando in famiglia, facendosi accudire dalla madre (unica donna la cui fedeltà e la cui sincerità sono garantite dalla Onnipossente Natura), appagando il proprio bisogno sentimentale non fidanzandosi con donne reali ma abbracciando le superne creazioni della musica e della poesia (le quali, essendo partorite dai più delicati fra gli uomini, sanno donare sfumature di sentimento e vette di nobiltà d'animo sconosciute alle donne reali, così bassamente "pragmatiche" dietro le loro parvenze "sentimentali"), restando libero di divertirsi a piacimento in tutto e per tutto e appagando di quando in quando il proprio bisogno di godere la bellezza nella varietà multiforme delle creature femminine grazie delle sacerdotesse di Venere?
Perché, se tale felicità e serenità di vita è possibile, da non sposati, anche senza dannarsi nella ricerca di un lavoro impegnativo e strapagato, si dovrebbe sacrificare tutto di sé per far carriera, per sposarsi o per inserirsi nella società nel modo voluto da quest psicologh da strapazzo che ci tacciano di “infantilismo”? Perché la scelta di godersi la vita finché la situazione familiare lo permette sarebbe senza futuro? E quale sarebbe questo futuro? Sposarsi? Avere dei figli?
Ma questo, con le leggi a senso unico a “tutala della donna” in occidente, sarebbe un suicidio esistenziale (prima ancora che, nei casi più tragici, effettivo). Sono le donne a chiedere il divorzio? Certo, perché divorziare è reso vantaggioso dalla legge e permette impunemente di infierire a piacimento contro i beni, gli affetti e (con le mille possibili accuse false o indimostrabili rese sempre più possibili da leggi come lo stalking) la libertà di un uomo. Sono le donne a conciliare meglio la carriera con il ruolo di genitrici? E' difficile che l'uomo possa avere un ruolo come genitore laddove i figli da lui concepiti assieme ad una donna possono essere da questa "annullati" anche senza il suo consenso e quelli già nati gli possono essere portati via con pretesti (come denunce false o gonfiate di stalking o violenze) o con procedure sistematicamente a senso unico nell'affidamento.
Stanti così le cose, dovrebbe un uomo compiere scelte diverse da quelle che gli garantiscono più vantaggi e sicurezze? il suo futuro sarebbe sottoporsi agli arbitri che l'interpretazione a senso unico delle leggi su aborto, divorzio e violenza sessuale permetterebbe alle donne una volta instaurata una relazione? Instaurare una relazione affettiva con chi si arroga il diritto a decidere della vita e della morte dei figli concepiti insieme? Sposarsi con chi per un qualsiasi capriccio potrebbe chiedere il divorzio portandosi via casa, famiglia, roba e riducendo la vita dell'ex marito a quella dell'esule ottocentesco? Gettarsi fra le braccia di chi senza prove e sulla sola parola potrebbe far finire in galera il compagno o l'amante occasionale dicendo di essersi concessa ma di aver detto no dentro di sè o di essere stata vittima di un corteggiamento troppo convincente o di richieste troppo assidue? Se il futuro è questo, mi tengo caro il presente.

PUNTO TERZO: E le hai fatto capire che a loro per prime conviene così?

Se diventassimo uomini, dovremmo, come prima cosa, muovere guerra a loro e all'intero occidente femminista, sia per motivi anagogici, sia per motivi eudemonici.

a) da un punto di vista comunitario-anagogico, la concezione virile permette di porre la fonte di ogni valore (e quindi di ogni diritto) non in quanto accumuna gli uomini nel bassamente umano dell'esser nati da una madre, del contentarsi di piacere e innocenza, del ricercare un tranquillo e pacifico benessere materiale e morale da bestiame bovino, ma in ciò che li distingue fra loro e li eleva al più che umano del considerare come vera vita quella nascente dalla formazione virile alla lotta, alla vittoria, al compimento di imprese di coraggio e splendore più che umani e tali da fondare città e civiltà, del volere ad ogni costo il nobile, il bello, il grande, l'eroico (nel senso che possiamo ancora oggi comprendere leggendo l'Iliade, l'Eneide, la Baghavad Gita, l'Edda, il Beowulf), del ricercare quanto proprio per l'essere più difficile, duro, periglioso, selettivo, mortale, necessitante di abnegazione, doti, impegno, freddezza, abilità e coraggio, ha più valore, e quindi è il principale modo culturale per "orientare verso l'alto" una civiltà;

b) da un punto di vista individuale-eudemonico, le mirabili strutture dell'arte come della religione, della politica come della storia, del pensiero come nella società, ingiustamente chiamate "oppressione" dalla propaganda femminista, erano volte invece non già ad opprimere la donna (ché non può essere l'obiettivo dei savi), ma a impedire di essere eventualmente troppo da lei oppressi (tramite lo sfruttamento, senza limiti remore né regole, delle disparità naturali nell'amore sessuale e di quelle psicologiche correlate alla predisposizione all'esser madri - e ben spiegate da Rousseau, verso cui il mondo moderno, con il suo falso e iniquo concetto di uguaglianza, non permette all'uomo di costruire ed opporre più alcuna compensazione o freno) e a dare anche all'uomo le stesse possibilità di scelta e la stessa forza contrattuale in quanto davvero rilevante innanzi alla natura, alla discendenza ed alla felicità individuale.

Parlando terra-terra, le donne (di ogni epoca) devono smettere di pretendere di mantenere, a fianco dei moderni diritti, gli antichi privilegi, primi fra tutti quelli legati al (da loro) decantato "gioco della seduzione" costituente la sublimazione di ogni tirannica vanità e di ogni vanagloriosa prepotenza della donna tramite il desio dei sensi (la quale, in esso, nega apertamente l'uomo possa porsi su un piano di parità chiedendo un corrispondente per quanto agito o subito in prospettiva del proprio bisogno ben noto alla donna, ed afferma chiaramente il di lui ruolo essere quello di un freddo specchio su cui provare l'avvenenza, di un pezzo di legno innanzi a cui permettersi di tutto - qualsiasi provocazione più o meno sessuata, qualsiasi tensione psicologica indotta, qualsiasi irrisione al disio, qualsiasi umiliazione pubblica e privata, qualsiasi inflizione di senso di nullità davanti alla bellezza, inappagamento fisico e mentale fino all'ossessione, disagio da sessuale ad esistenziale - o comunque di un attore costretto a recitare da seduttore per compiacerne la vanagloria o da giullare per farla divertire magari lasciandosi irridere al disio, e in ogni caso non andare mai più in là rispetto all'amico-ammiratore disposto a dare tutto in pensieri, parole ed opere per la sola speranza, al cavalier servente pronto a tutto per un sorriso, al mendicante alla corte dei miracoli d'amore costretto nell'attesa trepidante della sportula a guardare dal basso verso l'alto colei dal cui solo gesto dipendono il paradiso e l'inferno) perché è evidente come la galanteria altro non sia che una maschera di servitù imposta a tutti gli uomini verso tutte le donne di cui tutto l'oriente ride come ne avrebbero riso i Greci e come il corteggiamento costituisca un residuo di corvée medievale (in cui la parte umile deve offrire e soffrire di tutto per presentare il meglio di sé senza secondi fini, ma nella contentezza di sacrificarsi per un dovere divino, mentre la controparte signorile, dopo aver graziosamente accettato, può a capriccio concedere tutto il bene o tutto il male) indegno di un uomo libero.
Decidano una buona volta se vogliono vivere nel medioevo delle dame, delle giostre e dei tornei ad esse dedicati o nella contemporaneità dei diritti e dei doveri.

E noi uomini moderni dobbiamo smetterla di fare il gioco di chi, prima, ci ha convinti, con favole egalitarie e distorsioni moralistiche e anacronistiche della storia (consistenti nel valutare con i parametri eudemonici e individualisti di oggi le ragioni del mondo anagogico e comunitario di ieri, nel quale gli uomini non avevano affatto la libertà di fare di tutto, ma il dovere di sacrificarsi nel proprio ruolo, esattamente come le donne), a smantellare tutte quelle mirabili strutture (dell'arte come della religione, della politica come della storia, del pensiero come della società), edificate nei millenni dai più forti, dai più saggi, dai più geniali e dai più coraggiosi epigoni maschili (dei grandi popoli indoeuropei fondatori di città e civiltà grazie ai loro valori virili e aristocratici) proprio al fine di permettere agli uomini di compensare tutto quanto in desiderabilità e potere è dato alle donne per natura (dalle disparità di desideri e da quelle psicologiche correlate alla predisposizione all'esser madre) e poi, senza più limiti né remore né regole, fa uso delle proprie armi naturali per raggiungere (sempre dietro il paravento della "parità" formale, anzi a volte pure aiutata da leggi applicate a senso unico contro ogni etica, ogni natura e ogni diritto, come nel caso di aborto, divorzio e violenza sessuale) un'incontrastata preminenza nel “Mondo come Volontà” dei più profondi bisogni esistenziali, sessuali e psichici, per i quali uomini e donne prendono le scelte nel “Mondo come Rappresentazione” del denaro, del lavoro, dei ruoli sociali (gli esseri viventi non sono spinti direttamente, come fa credere il “materialismo storico”, dalle regole e dalle apparenze razionali di soldi, lavoro, e potere, ma, semmai, scelgono di ricercare soldi, lavoro e potere come mezzi per raggiungere l'appagamento dei ben più intimi e atavici bisogni di sentirsi riconosciuti, apprezzati, desiderati, ammirati: chi, come la donna ha spesso già l'appagamento di questi senza passare per quelli, ha un privilegio, non uno svantaggio). Rileggersi Schopenhauer non guasta.

Beyazid_II
Newbie
28/02/2018 | 17:07

  • Like
    0

Due capitoli interi di libro sono necessari per esprimere il mio pensiero sue due trovate del governo Macron, servo non solo (come si sapeva) delle lobbies finanziarie senza patria, che negano gli interessi delle nazioni e dei loro cittadini (depredandoli, in nome di un mercato senza volto e di una umanità presunta universale, di ogni ricchezza e identità materiale e morale), ma pure (e lo dimostra con le sue leggi) del femminismo demagogico che nega a tutti gli uomini la possibilità di vivere liberi e felici nella sfera sessuale (e da lì in tutto).

CAPITOLO 1: Multe per chi "importuna" (ovvero abborda o tenta di corteggiare) le donne per strada

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/apprezzamenti-volgari-verso-donne-pubblico-multe-arrivo-1487753.html

Dovrebbero dare un bonus di 90 euro a tutti gli uomini, ormai costretti, a ricorrere ai servizi a pagamento delle sacerdotesse di Venere (che il precedente, criminoso e socialista, governo di Holland ha vietato) a causa non più soltanto della vanagloriosa prepotenza (sfogata senza limiti, remore né regole in tutte quelle occasioni nelle quali le disparità di numeri e desideri nell’amore sessuale volute dalla natura per i suoi scopi, totalmente avulsi da concetti di libertà, felicità individuali e pure di parità di genere, e riguardanti soltanto propagazione e selezione della vita, mettono proprio chi nella narrazione cristiano-femminista dovrebbe essere il “conquistatore” in una condizione di debolezza psichica e quindi sociale), della tirannica vanità (in ogni tentativo di approccio, fisico come intellettuale) e dell’infinito “tirarsela” (“intender no lo può chi non lo prova”) delle donne, che pretendono ancora il privilegio medievale del corteggiamento mentre esigono parità nei moderni “diritti”, ma pure dei rischi legati a leggi come queste.

Distingueranno pure fra corteggiamento e molestia, fra approccio e importuno, ma se il discernimento è lasciato al giudizio arbitrario ed ex-post della presunta vittima, nessun uomo ragionevole farà mai neppure un tentativo. Non si può sapere in anticipo se un complimento, un aforisma, un atteggiamento fisico o psicologico, un invito, un verso, oppure soltanto uno sguardo sarà gradito o meno, se e come verrà interpretato come lusinghevole forma di interesse oppure verrà deprecata come volgarità, insulto a sfondo sessuale, disturbo della propria quotidianità. Lo stesso comportamento, lo stesso irrompere nel cammino altrui può risultare piacevole digressione dalla noia quotidiana (a prescindere dal fatto di voler o meno proseguire il flirt) ovvero fastidiosa scocciatura, a seconda della persona che più o meno esplicitamente con esso si propone in senso erotico-sentimentale. E chi è costretto ancora da (questi sì) stereotipi di genere a farsi avanti per primo non può, ahilui, sapere a priori se possieda o meno quelle specifiche qualità d’aspetto, d’intelletto, di sentimento o di posizione sociale richieste dalla controparte per essere minimamente preso in considerazione come qualcuno diverso da “uno fra i tanti”, da un “banale scocciatore”.
E questo senza contare che, non esistendo altra “prova” dal soggettivo sentire riportato dalle parole della donna, anche chi non ha fatto o detto assolutamente nulla di “sessualmente” offensivo, o anche solo vagamente invitante ad un principio di seduzione, possa essere accusato e multato a capriccio.

Se la definizione del confine fra lecito e illecito è lasciata alla arbitraria interpretazione e alla irriproducibile (e spesso inconoscibile) sensibilità della presunta vittima, come sarà possibile anche per chi non ha fatto nulla di male dichiararsi innocente? Se una donna dichiarerà di essersi sentita molestata, come farà l'uomo accusato a sostenere il contrario, non essendo nelle sue facoltà entrare nella psiche della controparte e mostrare che non vi è stata sensazione di molestia? Che la donna menta o meno, l'uomo potrà soltanto dire di non aver avuto intenzione di molestare e di non aver compiuto nulla di oggettivamente molesto.Se però l'oggettività del diritto è sostituita dalla soggettività femminile la condanna risulterà sistematica (poiché il reato verrà definito a posteriori e a capriccio della presunta vittima).Bella prospettiva per uno stato di diritto.

Già che dobbiamo (nostro malgrado) sempre fare la prima mossa senza poter sapere a priori se il tentativo sarà gradito (e rischiando di essere trattati con malcelata sufficienza o addirittura con aperto disprezzo, quando non con una dose di violenza fisica e psicologica spettante piuttosto a veri e propri assalitori, se con immediatezza e sincerità, attraverso la parola, lo sguardo, il gesto, esprimiamo il disio spontaneo -o comunque l’apprezzamento subitaneo – per le lunghe chiome, il chiaro viso, la figura slanciata, le membra marmoree, la pelle liscia ed indorata come sabbia baciata dall’onda e dal sole, le braccia scolpite, le gambe lunghissime e modellate, le rotondità del petto, il ventre piatto e levigato e l’altre grazie che, come direbbe Dante, “è bello tacere”, o comunque di essere chiamati “molesti” se, dopo magari essere con fatica e buona volontà riusciti, nella speranza di compiacerle e di stabilire un contatto sia pur solo momentaneo ed emotivo con loro, già che dobbiamo farci avanti e continuare con complimenti formulati e inviti meditati, senza poterci arrendere ai primi dinieghi (pena l’eterno disprezzo delle donne per i “pavidi nel corteggiamento”), già che dobbiamo (per pretesa loro) insistere, resistere ai dinieghi (da esse una buona metà delle volte appositamente posti come prova, dal significato del tutto opposto ad un invito ad andarsene), inventare nuovi modi, nuove proposte, offrire e soffrire sempre di più (per permetter loro di verificare il nostro interesse, accrescere il nostro disio, valutare con calma l’eventuale presenza in noi delle doti da voi volute, pregustarle se presenti o irriderle se assenti, indugiare in tale condizione di preminenza psicosessuale), già che dobbiamo (per disparità naturali) sottostare alla condizione psicologicamente critica di chi è costretto a fare qualcosa (o comunque ad essere “sotto esame”) innanzi a chi invece è già mirata, disiate e accettata per quello che è (bella, quando non vi è la bellezza supplisce l’illusione del desio) e può già rilassarsi e scegliere se divertirsi con noi o su di noi, dando con ciò la possibilità alla dama di turno di usarci (per capriccio, moda, vanità, interesse economico-sentimentale, gratuito sfoggio di preminenza erotica, patologico bisogno di autostima o sadico diletto) come freddi specchi su cui testare l’avvenenza, pezzi di legno innanzi a cui permettersi di tutto, come giullari del cui disio irridere, come attori condannati alla parte dei dongiovanni per compiacere la vanagloria femminile, come cavalier serventi costretti a dare tutto in pensieri, parole ed opere per la sola speranza, come mendicanti d’amore alla corte dei miracoli indotti, nell’attesa della sportula a guardare e implorare dal basso verso l’alto colei dal cui gesto dipendono il paradiso e l’inferno, o addirittura come pupazzi da scegliere fra tanti, sollevare per gioco nell’illusione (fingendo apprezzamento) e gettare poi con il massimo del disprezzo, dell’umiliazione e del dolore, punching-ball insomma per gli allenamenti delle stronze, ci viene pure detto che se anche in buona fede sbagliamo l’approccio (o la non immediata interpretazione delle intenzioni femminee nel corteggiamento) dobbiamo essere multati o trattati da delinquenti?

Se proseguirà questa deriva (che la lobby della finanza senza patria di cui Macron è campione sta sospingendo da decenni ormai) di leggi e costumi circa la cosiddetta “molestia sessuale” nessun uomo dabbene mai più corteggerà. Come si fa infatti a sapere a priori se un complimento, un atto, uno sguardo sarà considerato molesto o meno? Nel dubbio un uomo savio non farà assolutamente nulla. Non ci si lamenti allora se gli uomini non vogliono più corteggiare: ora alla naturale timidezza, alla razionale considerazione di non convenienza (nel dare tutto in pensieri, parole e opere per ricevere come funzione di variabile aleatoria), all'emotiva ritrosia a doversi sentire "sotto esame", al rifiuto psicologico a trovarsi nella condizione del cavalier servente pronto a tutto per un sorriso e potenzialmente vittima d'ogni tirannia, umiliazione e inganno, si aggiunge pure il pericolo di essere multati e la consapevolezza di venire trattati (sia pure per ora solo amministrativamente) con la violenza psicologica e l'odio spettanti semmai a veri violentatori, o comunque di venire considerati "molesti" per il fatto stesso di aver espresso (senza alcuna intenzione violenta o molesta) il proprio disio di natura (e quindi di essere condannati o all'eterno disprezzo dall'altro sesso o ad un continuo nascondimento di sè), anche quando non si sono usate parole volgari o offensive (non lo sono né "dio ti benedica", né "come sei bella", utilizzate come esempio di “motivi per essere mitragliata da una giustiziera in gonnella” in un demagogico videogioco “antimolestie” di qualche anno fa). Magari certe multe (come certe smitragliate) resteranno pure virtuali, ma l'uccisione della spontaneità nei maschi è ormai reale.
Anche senza denunce reali e sventagliate di mitra virtuali, quanto ferisce profondamente e fa perdere per il futuro la capacità di sorridere alla vita e al sesso o comunque di esprimere con spontaneità la gioia del (principio di) disio amoroso e di approcciarsi alle ragazze senza vedervi sorgente di perfidia, inganno o tirannia è il fatto stesso di sentire contro di sé (proprio da parte di chi si sta immediatamente, irresistibilmente e profondamente apprezzando, ingenuamente e soavemente mirando, probabilmente amorosamente disiando), disprezzo, rabbia, addirittura odio proprio mentre si apprezza sinceramente (con la parola, lo sguardo, o il gesto), ci si abbandona ingenuamente al disio (senza alcuna intenzione ostile o violenta) e si è mossi almeno da un principio di attrazione amorosa (la quale, almeno per l'uomo, sorge sempre dalla vista, come direbbe Cavalcanti, il più nobile dei sensi: "chi è questa che vien c'ognom la mira, che fa tremar di chiaritate l'aure, e mena seco amor sì che parlare null'omo pote ma ciascun sospira"). E quel disprezzo, quella rabbia e quell'odio non son virtuali, sono il motore di queste leggi e del movimento “me too” che le ha ispirate”.
Come si può pretendere che un uomo addirittura corteggi, quando anche solo la prima naturale espressione (più o meno raffinata, più o meno poetica, più o meno esplicita a seconda delle inclinazioni, degli stili e delle conoscenze di ciascuno) del suo desiderio per le grazie femminili può essere ad esclusivo arbitrio della presunta vittima reputata un’infrazione alla legge?
Questo porterà ad una uccisione sul nascere della spontaneità di ogni uomo (soprattutto se giovane) in ogni rapporto con le donne e un conseguente progressivo allontanamento di ogni uomo dotato d'intelletto dal genere femminile.
Sarà anche vero che la maggioranza delle donne non denuncerà un ammiratore per un complimento osè, e si limiterà a segnalare i casi davvero molesti, ma se si supponessero tutte le persone buone e giuste non servirebbe neppure la legge.
Quanto rende questa legge abominevole è il fatto di permettere a quel sottoinsieme di donne false e perfide di denunciare chicchessia per capriccio, vendetta arbitraria, ricatto, interesse o gratuito sfoggio di preminenza erotico-sociale (nel poter far finire nei guai un uomo con l'arma dell'attrazione sessuale e nell'esser creduta a priori mentre l'altra parte è tenuta a tacere e se parla reputata indegna d'ascolto e degna solo o del riso o del disprezzo). Non sto dicendo che le donne siano tutte perfide e sadiche, sto solo esprimendo il mio sdegno per una giurisprudenza tale da permettere a chi lo sia di infierire massimamente sul primo uomo incontrato per strada. Sarebbe come una giurisprudenza che permettesse agli stupratori di infierire sulle vittime (le donne se ne lamenterebbero anche senza considerare tutti gli uomini stupratori).

Perché, invece, non è reato la stronzaggine? Ben altro che 90 euro di multa servirebbero per sanzionare coloro le quali (appoggiate dalla cultura occidentale per la quale il diritto in ogni modo tempo e luogo a “(s)vestirci come ci pare” confina con quello a “stronzeggiare” a prescindere dall’abbigliamento e dai luoghi) sono use ad adoperare l’avvenenza per agire in maniera psicologicamente simile a quella del “bullo” che usa le disparità fisiche e psicologiche per infierire sul ragazzo più piccolo!

Le molestie sessuali femminili (fino al caso estremo dello stupro psicologico) esistono eccome (per via delle disparità di desideri e psicologiche presenti soprattutto nella prima fase dell'approccio), ma sono impunite. Se toccare un culo(o un seno) costa 5 anni di carcere
http://www.liberoquotidiano.it/news/esteri/11809550/Se-in-Francia-fai-la-.html
e esclamare un complimento 90 euro, e, in Italia (vedi stalking) qualche telefonata di invito o complimento fino a 5-6 anni di carcere e decine di migliaia di euro di ammenda. allora il “fare le stronze” (come ormai divenuto costume nei luoghi di divertimento come in quelli di lavoro, negli incontri brevi e occasionali per via o in discoteca come in quelli più lunghi e sentimentali), ovvero:

trattare con sufficienza o aperto disprezzo chiunque tenti un qualsiasi avvicinamento erotico-sentimentale, mostrare pubblicamente, per capriccio, vanità , aumento del proprio valore economico sentimentale o gratuito sfoggio di preminenza, le proprie grazie solo per attirare, ingannare e sollevare nel sogno chi poi si vuole far cadere con il massimo del fragore, della sofferenza e del ridicolo, diffondere disio agli astanti e attrarre a sé (o addirittura indurre ad arte a farsi avanti e a tentare un approccio) sconosciuti che non si è interessate a conoscere ma solo a ingannare, far sentire nullità e frustrare sessualmente, dilettarsi, con (s)vestimenti, movenze, sguardi espliciti e atteggiamenti impliciti, silenzi eloquenti e parole ambigue, a suscitare ad arte disio per compiacersi della sua negazione (e di come questa, resa massimamente beffarda, umiliante e dolorosa per il corpo e la psiche da una raffinata, intenzionale e premeditata perfidia, possa far patire le pene infernali della negazione a chi è stato dapprima illuso dal paradiso della concessione), attirare chi si vuole solo respingere, illudere chi si vuole solo deludere, fingere di apprezzare chi si vuole solo disprezzare, attrarre intenzionalmente, scegliere fra tanti e invitare all’approccio chi si vuole poi trattare come uno qualunque, un uomo senza qualità, un banale scocciatore, chi poi si vuole far sentire un puro nulla davanti a sé e agli altri, chi si vuole poi chiamare “molesto” quando, in maniera magari maldestra, comunque sincera, cerca di carpire i favori, attirare e respingere con l’intenzione di infliggere continuamente tensione psicologica, ferimento intimo, senso di nullità , irrisione al disio, umiliazione pubblica e privata, inappagamento fisico e mentale degenerante se ripetuto in ossessione e disagio scivolante da sessuale ad esistenziale (con rischio, per il giovane maschio, di non riuscire più a sorridere nel sesso e di avvicinarsi ad una donna senza vedervi motivo di patimento, tirannia e perdita di ogni residuo interesse per la vita), usare insomma sugli l’arma della bellezza in maniera per certi versi ancora più malvagia di quanto certi bruti usino sulle donne quella fisica)

dovrebbe essere punito con decenni di reclusione e centinaia di migliaia di euro di multa, perché il danno alla psiche è notevolmente maggiore (e va dalla cosiddetta “anoressia sessuale” al suicidio, da una quasi patologica timidezza al farsi avanti con le ragazze alla completa impossibilità futura a sorridere e volere in tema di corteggiamento in particolare e di “amore” in generale, e quindi anche di “vita” in senso pieno, dal precoce bisogno di prostitute ad un disagio psichico ora celato con l’ironia ed ora pronto ad esplodere in eccessi di aggressività).
Il fatto che gli uomini, per obbligo culturale a mostrarsi forti e cavalieri e per plagio psicologico femminista (che li dipinge come carnefici anche quando sono vittime) in genere non lo ammettano non significa non esista.

Se una donna si sente in ansia (addirittura, dice il macronismo, “limitata nella sua libertà e nella sua autostima”) per via di chi magari in maniera insolita ma comunque non violenta né necessariamente offensiva, la apprezza (con fiori, omaggi e telefonate, e tutto quanto può oggi essere denunciato come stalking, o anche solo, come nel caso in oggetto, per dei complimenti per strada, ancorché a volte apparentemente volgari o comunque mascherati da spacconeria “Denim” di chi “non deve chiedere mai”, ma intanto mostra nel suo stesso desiderio una debolezza, la debolezza di chi deve fare o dire qualcosa per sperare di farsi notare ed essere preso “in esame” dalla controparte, comunque già comoda sul piedistallo della bellezza o dell’illusione generata dal disio stesso e pronta a scegliere dall’alto se divertirsi con lui o contro di lui), come si sentirebbe se, essendo uomo, rischiasse (come rischia ogni maschio sin dalla pubertà) di essere oggetto di odio e di disprezzo proprio da colei verso le cui grazie si è mossi da quel desiderio che, avendo la naturalità come di una primavera che irrompe, di un fiore che sboccia, di un fiume che si getta a valle dalle rocce, di una stella che fori l’oscurità notturna con lo splendore divino, è germoglio di ogni amor naturale e motore d’ogni poesia, proprio da colei verso cui si è tentato di esprimere con il guardo, la voce, il gesto, il suono, apprezzamento immediato e sincero (in maniera più o meno raffinata, più o meno esplicita, più o meno poetica, più o meno scontata, più o meno imaginifica, più o meno comune, comunque non violenta, non offensiva e semmai “volgare” solo nel senso di “comune anche al volgo”), e proprio perché la sì è disiata e proprio mentre la si desia, e soprattutto se dovessi subire la stronzaggine di chi usa l’occasione del respingimento per ferire, irridere e umiliare?

CAPITOLO DUE: "Diritto" a manifestare nude

http://www.letteradonna.it/it/articoli/attualita/2017/05/31/la-ministra-che-sta-con-le-femen/23515/

Addirittura qui si arriva a dire che è un diritto manifestare pubblicamente nude, quando è ancora un reato (per l’uomo) denudarsi in pubblico (atti osceni), addirittura una “violenza” se davanti ad una donna (vedi certe sempre più allargate ancorché diffuse interpretazioni della cosiddetta “violenza sessuale”).
Più in generale, in Francia come in tutto il dannato occidente, vige il solito doppiopesismo femminil-femminista, per il quale sarebbe "morale e civile" ogni comportamento più o meno sessualmente femminile (come il gir per via mostrando esplicitamente o implicitamente le proprie grazie, l'apparire in ogni modo tempo e luogo belle e disiate, anche quando non si ha alcun interesse a conoscere uomo alcuno, come per attirare tutti e selezionare chi eccelle nelle doti volute, giacchè non è la mente, ma l'istinto a saperlo, come nel caso dell'uomo cui la natura fa vedere belle le tette che garantiscono abbondante nutrimento al neonato), mentre risulterebbe immorale e incivile il corrispettivo maschile.
Non c’entra nulla il “senso del peccato”
(ora che dio è morto) associato al corpo femminile, c’entrano molto, invece, il senso di colpa che le femministe vorrebbero instillare negli uomini che desiderano quel corpo (vedi oscuramento dei concorsi di bellezza e proibizione delle ombrelline sullo schieramento della Formula 1) e le pene esse che vorrebbero attribuire a chiunque cerchi legittimamente di goderne (vedi divieto della prostituzione anche adulta e consenziente, vedi condanna come "molestie o ricatti" di veri e propri rapporti consensuali do ut des basati sullo scambio di favori altrettanto "particolari", come la concessione di rapporti erotici e la promessa di corsie preferenziali in certe carrierie, vedi definizioni sempre più vaghe e onnicomprensive della cosiddetta violenza sessuale fino a comprendervi potenzialmente qualunque tentativo ecc.).

Non posso ammettere che, se certe grazie corporali non sono sessualmente offensive quando vengono liberamente mostrate sulla pubblica via, lo divengano quando vengono altrettanto liberamente guardate, che se l'atto, esplicito o implicito, volontario o involontario, di mostrare certe grazie suscitanti per natura (e non già per volontà o colpa dell'uomo) disio è ritenuto "puro", divenga "impuro" l'esprimere ingenuamente, in maniera più o meno poeticamente vaga o prosaicamente diretta, e comunque oggettivamente non violenta né offensiva, tale natural disio (e non ammetto neppure venga chiamato sprezzantemente "bava").

Non è tanto una questione di istinto, quanto di ragione.

Care la mie ministre\avvocate\giustiziere, cari amici liberali o progressisti, non è ammissibile (per la stessa ragione prima ancora che per l'istinto) che al loro diritto a suscitare disio corrisponda il nostro dovere a reprimerlo, che al loro mostrarsi debba corrispondere il nostro non guardare (troppo), che al loro esprimere liberamente il naturale istinto di sentirsi belle e disiate debba corrispondere il nostro non poter mirare (disianti), seguire (con lo sguardo e l'azione) e cercare di ottenere (come sarebbe in natura) la bellezza, esprimendone il disio in maniera gioiosa, spontanea e per nulla ostile o violenta, che al loro esagerare a piacere nel diffondere disio, nell'illudere e persino nell'irridere, nell'umiliare e nel far patire nel corpo e nella psiche debba corrispondere il nostro obbligo assoluto a non uscire di un millimetro da limiti stabiliti peraltro non in maniera chiara ed oggettiva a propri, ma, a posteriori, in maniera vaga, soggettiva e dipendente dal loro solo capriccio, che quanto provoca il minimo e presunto ferimento alla loro soggettiva sensibilità sia punito da leggi e costumi nella maniera più vasta e dolorosa possibile mentre quanto in maniera ben più profonda ferisce la nostra diversa e non già inesistente psiche sia considerato inesistente o irrilevante come gravità, normalità da sopportare da parte nostra, diritto della donna o addirittura bello di essere donna!

Se esse chiamano violenza/mancanza di rispetto il guardare con disio a fanciulle discinte (per volontà loro) perché non dovrei considerare violenza maggiore e mancanza di rispetto più grave il mostrare (implicitamente o esplicitamente) agli astanti le grazie da parte di queste fanciulle, essendo non solo l'atto corrispondente del guardare, ma anche, fra i due, quello che avviene per primo quale causa prima non causata? Si esercita violenza in quanto si impone qualcosa senza possibilità di scelta a chi non l'ha richiesto (chi si trova poste innanzi le grazie femminili non può scegliere di non disiare quanto la natura gli mostra disiabile: può al massimo girarsi dall'altra parte, ma non può evitare né la distrazione della mente, né la frustrazione del corpo, per aver suscitato nel profondo quanto almeno in quel momento non può essere appagato - e, per inciso, è sempre raro, difficile, faticoso, costoso da ogni punto di vista materiale e morale appagare - né il disagio della psiche, per trovarsi di fronte, senza armi per contrastarne la bellezza, a colei che essendo da tutti subitaneamente disiata potrebbe permettersi e ottenere tutto su tutti a da tutti).
Si manca di rispetto all'uomo, ridotto a freddo specchio su cui provare la propria avvenenza o a pezzo di legno innanzi a cui permettersi di tutto (perché quasi considerato privo di sensibilità).

Poi saremmo noi i medievali? Esse per prime fanno di noi un uso strumentale ben peggiore di quello della “donna-dello-schermo” di dantesca memoria! Non c'entra il medioevo (delle cui presunte “oppressioni” le donne moderne si lamentano ex-post, ma dei cui reali privilegi cavallereschi pretendono il mantenimento). C'entrano le corrispondenze logiche!
Dobbiamo rifiutarci di anche solo di discutere con donne come questa ministra (e con i di lei amici sedicenti liberal-progressisti), perché disconoscono la verità, evidente e naturale, che PRIMA esiste il farsi disiare e guardare della donna POI il disio e lo sguardo dell’uomo, e MAI (il che sarebbe illogico) VICEVERSA (prima vi è chi si fa seguire, poi chi segue, prima vi è quanto attrae l'attenzione e poi chi segue con lo sguardo, prima vi è la fonte di desiderio, poi chi desidera, così come prima vi è un campo gravitazionale e solo dopo l'attrazione di un grave). E ciò non è “colpa” né degli uomini ne’ delle donne, ma della natura. Guardate I corteggiamenti degli animali! Gli impulsi maschili e femminili sono complementari ed è menzognero dire che i nostri (disiare e seguire) sono "immorali e violenti" e i vostri "esser disiate e farsi seguire" sono puri e pacifici.
E non mi si venga a dire (come fanno sempre le femministe e i loro servi!) che solo con questo discorso “giustifico lo stupro”. Qui si parla di qualcosa di naturale come guardare quanto per istinto attira l'attenzione ed agire (o re-agire) per essere parimenti notati e (auspicabilmente, se possediamo le particolari doti di sentimento o intelletto pretese da una determinata donna per un eventuale rapporto e la fortuna di poterle renderle sensibili alle orecchie di lei in un dialogo solus ad solam) disiati a nostra volta. Lo stupro invece non è natura! Nessun animale stupra. E’ una deviazione del desiderio naturale. Non nasce affatto dallo sguardo, né dal complimento, né dal tentativo di stabilire un contatto ed essere apprezzati, nasce da deformazioni mentali indotte dalla società o dal perverso sviluppo della psiche individuale (magari da eccessiva repressione da un lato o eccessiva malvagità intenzionale dall’altro), non certo dal disio naturale in sé (solo una femminista antimaschile può sostenere ciò, e con ciò leggi che puniscano il solo sguardo o il solo tentativo di abbordaggio).
Medievale, semmai, è il discorso che impone agli uomini l'obbligo di trattenersi mentre dà alla donna la libertà di "esprimere se stessa", che crea con ciò disparità, privilegi, e quindi ingiustizie, arbitrii, frustrazioni e corvée amorose (di cui il corteggiamento è l'espressione classica e le leggi sulla cosiddetta molestia quella moderna), che concede alla donna di potersi permettere letteralmente di tutto senza prendersi la responsabilità delle proprie azioni (poiché protetta dal vittimismo femminista), senza dover temere le reazioni (poiché protetto dallo status di dama intangibile), senza dover pensare a quanto (in questo caso in termini di inganno, irrisione, ferimento e disagio da sessuale ad esistenziale) il suo agire "libero" provoca sulle emotività altre da sé.
Il mio è un discorso fondato sulla natura, sulla ragione e sulle logiche corrispondenze. Che poi gli istinti, la razionalità e le implicazioni logiche, morali e naturali siano "maschiliste" quando le donne vogliono affermare la propria prepotenza sessuale al di là di ogni etica, di ogni ragione e di ogni logica è un altro discorso.

Difatti, per le femministe (e per i giudici al loro servizio) anche uno “sguardo insistente” è molestia, ed anche un tentativo maldestro di corteggiamento (come in quei “baci rubati” a cui è dedicato l’immortale capolavoro di Truffaut) “violenza”.
Ma che cavolo di discorso è? Ella può mostrare e io non guardare? Ella puoi sfoggiare liberamente (per vanità, capriccio, moda, autostima, accrescimento di valore economico-sentimentale, o gratuito sfoggio di preminenza erotica) le sue grazie, nel modo che vuole e per il tempo che vuole ed io non posso altrettanto liberamente guardare quanto (da ella) mostrato (secondo natura)? Ella puoi "tenere le cosce di fuori" passando sulla pubblica via ed io non posso, nel medesimo luogo, rivolgere ad esse lo sguardo e il disio (da ella per prima oggettivamente suscitato con il fatto stesso di mostrare pubblicamente quelle fattezze che, in conseguenza non della mia volontà, ma delle disparità di desideri volute dalla natura, hanno valenza sessuale)? E perché il suo mostrare sarebbe raffinato e il mio guardare porco? Sono entrambi desideri di natura! E' solo ipocrisia il fatto che ella presenti il "mostrare le belle gambe depilate" non come istinto (qual è) ma come "cultura" (mentre al contrario chiami "fare il porco" il guardare secondo natura le stesse forme da lei mostrate). Come si fa a negare che nel diritto a “vestirsi come ci pare” si nasconda il legittimo e naturalissimo disio femminile (magari inconscio) di farsi guardare (anche quando la mente cosciente non ha intenzione di incontrare o conoscere uomo alcuno, perché l'istinto non può saperlo)? Mi considerate stupido? Sappiate che odio la femminea ipocrisia! Si vestano e agiscano come vogliono! Posso accettare ciò, ed evitare il burqua e l’altre cose e restrizioni talebane, se ovviamente si riconosce il corrispondente diritto a guardare ciò che la donna per sua decisione autonoma ha deciso di mostrare. Altrimenti si tratta di uno squilibrio inaccettabile. Se io devo “trattenermi” dal guardare (e non si capisce perché) la donna si deve “trattenere” dal mostrarsi (secondo me non è giusto neanche questo in un mondo non talebano, ma segue coerentemente dal primo divieto), come avviene presso gli Arabi. Io speravo in un occidente emancipato in cui le donne potessero farsi guardare senza essere violentate e gli uomini guardare senza essere accusati. E lo stesso dicasi per i tentativi, più o meno volgarmente espliciti, più o meno poeticamente vaghi, più o meno raffinatamente letterari, più o meno bassamente prosaici, più o meno esperti, più o meno maldestri, di corteggiamento. Se ella pretende (ancora!) il diritto ad essere corteggiata, io devo avere il diritto (non il dovere, però) di provarci in buona fede senza rischiare denunce per violenza (oppure non ci si lamenti più se da vent’anni esatti ho scelto la strada esclusiva del culto di Venere Prostituta)!
Non ho motivo per ritenere che essere oggetto di disio sessuale sia più offensivo per una donna di quanto non lo sia per un uomo essere considerato un freddo specchio su cui provare la propria avvenenza (e questo sta dietro la pretesa di vestirsi e svestirsi o addirittura provocare come vogliono), o, peggio, un pezzo di legno davanti a cui permettersi letteralmente di tutto sapendo che non può e non deve reagire (come invece magari farebbe nelle corrispondenti situazioni con un altro uomo). Perché questo attualmente succede in occidente! Questo è quanto succede per le strade, nelle discoteche e persino a volte nei luoghi di lavoro! E dirò di più: mentre il comportamento dell’uomo è spesso soltanto naturale, quello della donna ha in più la stronzaggine premeditata.

Che le femministe di “me-too” riservino l’epiteto di maiale a qualcun altro (ai loro amichetti progressisti, ad esempio)! Con me le loro menzogne non funzionano. A parte il fatto che il maiale (Orazio docet "Epicuri de grege porcus") è un animale infinitamente più simpatico e creativo delle velenose vipere quali esse sono, e che è assurdo definire "maiale" chi brama appagare di quando in quando il naturale bisogno di godere della bellezza non appena questa si fa sensibile ai sensi nelle grazie femminee, mentre non viene definito ghiro chi mostra il bisogno di dormire tutte le notti o cinghiale chi esprime il desiderio di mangiare tre volte al giorno, la loro affermazioni (come quelle di tutte le donne quando mescolano biologia e filosofia morale) sono prive di senso, in quanto il bisogno d'ebbrezza e piacere dei sensi è proprio a tutti gli esseri viventi maschili e non ai soli suini.
Tornando agli umani (e alle merde quali sono Macron e le sue ministre), vadano a fare la morale in un altro continente (magari in quello che resta dell’Africa coloniale francese). Qui, in Europa, nella culla del Rinascimento, dei sonetti di Petrarca e del naturalismo artistico e filosofico, non è logicamente, eticamente e naturalmente ammissibile che il mondo femminile presenti sotto le spoglie di "bontà" e "purezza" il proprio comportamento naturale (e quindi di origine chiaramente animale come quello dell'uomo) consistente nel mostrarsi in ogni modo tempo e luogo belle a disiabile (inconsciamente, per attirare più maschi possibile e selezionare fra essi chi eccelle nelle doti volute, consciamente per pura vanità, supina accettazione di mode e costumi, patologico bisogno d'autostima o gratuito sfoggio di preminenza erotica) e pretenda al contempo di far apparire "più animale" o comunque "impuro" e "malvagio" e addirittura "vergognoso e colpevole" il corrispondente comportamento naturale maschile consistente nel mirare, disiare (con la rapidità del fulmine e l'intensità del tuono) e cercare di ottenere la bellezza nella varietà multiforme delle creature femminine, poiché entrambi le tendenze (tanto il suscitare disio, il rifuggire e il negarsi per attirare tutti e selezionare solo chi mostra eccellenza nelle doti qualificanti la specie, quanto l'esprimere subitaneo disio e voler godere della bellezza di tutte) concorrono al fine naturale di propagazione e selezione della vita, entrambi, in quanto natura, sono di là dal bene e dal male (almeno fino a che la cattiva coscienza di chi agisce per capriccio, vanità, interesse economico sentimentale o gratuito sadismo non introduca un'intenzionale perfidia e un scientifico inganno) e nessuno dei due potrebbe esistere senza l'altro.
E cercare di dipingere come pure e giusto il proprio comportamento naturale (in questo caso monogamo, non concedersi facilmente, apparire belle e disiabili per attrarre quanti più contendenti e selezionare fra tutti chi eccelle nelle doti volute, rimanendovi poi fedele) bollando al contempo come impuro e malvagio il suo opposto complementare (in questo caso poligamo, mirare, disiare e seguire con l'intensità del tuono e la rapidità del fulmine la bellezza e cercare di ottenerla nella varietà delle forme viventi), che non solo parimenti è naturale (e quindi di là dal bene e dal male), ma che è anche assolutamente necessario, perchè senza di esso lo stesso comportamento decantato come buono non potrebbe essere agito, è la forma più grave di immoralità.

Le loro allusioni su nostre presunte "malattie psicologiche" (o trasformazioni in animali), sono quindi parimenti prive di fondamento (morale e razionale). Essere (con la rapidità del fulmine e l'intensità del tuono) mossi da disio per la bellezza non appena questa si mostra ai sensi è del tutto naturale (e a volte persino poietico) e non ha nulla "da curare con lo psicologo" (il che significherebbe solo "de-naturarsi").
E' l'essere sottoposti allo sfoggio sfacciato e insistente delle grazie corporali (attraverso vestimenti e svestimenti) e alla costante, volontaria o involontaria, esplicita o implicita, provocazione di disio in modi e tempi ben superiori alle intensità e alle frequenze naturali a provocare potenzialmente qualcosa di patologico.
E' il dover continuamente trattenere, nascondere, frustrare (e addirittura, secondo quanto vorresti tu, condannare moralmente come "violenza") tale disio suscitato a generare sofferenze nel corpo e nella psiche.
Il loro dire: "non è colpa mia/non mi interessa che la tua natura sia repressa/sofferente e il tuo corpo e la tua psiche si sentano feriti e alla lunga danneggiati, perchè io mi vesto, mi muovo e mi comporto con gli altri come mi pare" è simmetrico nella sua prepotenza individualistica e sessista ad un discorso maschile del genere: "non è colpa nostra se vi dà fastidio quando vi tocchiamo o se state male quando siete costrette ad un rapporto non voluto!". Se la libertà delle proprie azioni ha un limite in quanto esse generano nel corpo e nella psiche del prossimo, ciò deve valere anche per il loro "vestirsi come ci pare" (e non solo per il nostro "non toccare").

Non è accettabile che la donna possa passeggiarmi innanzi (per via o, peggio, sul lavoro) mostrando liberamente le sue fattezze e suscitando consapevolmente o meno disio ed io non possa altrettanto liberamente mirare, seguire e disiare e cercare di ottenere come sarebbe in natura, o (se da umani non si ha alcuna voglia di corteggiare), semplicemente esprimere con lo sguardo, la parola e il gesto il proprio naturale apprezzamento o commentare quanto il disio fa venire alla mente.

Quanto non accetto è che quando si parla di comportamenti in un modo o l'altro legati alla sessualità alla sua illimitata licenza nell'esprimere la propria natura (nel poter suscitar disio, attirare e mostrarsi) debba corrispondere il mio obbligo (nel disiare, seguire e mirare), a reprimere, limitare, nascondere la mia natura corrispondente. Perché poi deve valere solo la sensibilità della donna?
Anche per la mia corrispondente e non già inesistente sensibilità maschile potrebbero risultare molesti certi atteggiamenti definiti "diritto della donna" o "bel gioco dell'essere donna" da demagogia femminista e stupidità cavalleresca.
Si sente offesa nella dignità di donna ad essere vista come oggetto di disio (il che è natura)? E allora io perché non dovrei sentirmi ancora più offeso nella mia dignità di uomo ad essere trattato come un freddo specchio innanzi a cui le donne testano la loro avvenenza, come un pezzo di legno innanzi a cui si possono permettere di tutto (qualsiasi provocazione più o meno sessuata, qualsiasi tensione psicologica, qualsiasi derisione al più profondo disio) o addirittura un pupazzo da attirare e respingere, da sollevare solo per farlo poi cadere con il massimo del dolore e del disprezzo?
Certi comportamenti suscitano disagio? Quanto suscita disagio è soggettivo.
Io mi sento a disagio anche solo quando la donna appare nel mio campo visivo ponendomi innanzi (senza io lo chieda) le proprie grazie corporali, poiché suscita un disio che non potendo essere almeno in quel caso appagato genera frustrazione.
E tale rimane il mio sentimento sia che secondo natura continui a guardare (giacché la situazione mi fa sentire un puro nulla innanzi a colei che tutto può poiché da tutti è disiata) sia che costringendomi contro natura guardi dall'altra parte (poiché comunque il disio è già stato suscitato e anche la semplice consapevolezza di esser vicini a quanto non si può raggiungere fa permanere lo stato di frustrazione).

E se la donna di turno, per capriccio, vanità , autostima o diletto sadico, sfrutta la situazione per infliggere ferimento intimo suscitando ad arte il disio compiacendosi poi della sua negazione, per provocarmi intenzionalmente sofferenza emotiva, irrisione al disio, frustrazione nel profondo, umiliazione pubblica o privata, inappagamento fisico e mentale, per rendermi ridicolo davanti a me stesso o agli altri qualora tenti un qualsiasi approccio, per causarmi dolore fisico o psicologico nell'attirarmi e nel respingermi, per trattarmi come uno qualunque, un banale scocciatore, dopo avermi scelto fra tanti e illuso solo per farmi patire l'inferno dopo la speranza di paradiso, per appellarmi molesto dopo avermi appositamente attratto e indotto implicitamente a farmi avanti in maniera da lei considerata magari maldestra, se insomma usa l'arma erotico sentimentale per infierire su chi psicologicamente si trova in svantaggio nei primi momenti di incontro (occasionale e breve come sentimentale e lungo) con l'altro sesso, allora mi suscita un disagio da sessuale ad esistenziale. Altro che molestia!

Beyazid_II
Newbie
06/09/2017 | 21:37

  • Like
    0

@Barrows said:
Egregio @Beyazid_ll complimenti per la scrittura aulica e dotta, la trovo elegante per me un po' complessa vivendo in terra elvetica da parte Germanica, trovandomi arrugginito 😂😂. Uno spunto interessante, però per molte vale il discorso di @poliglotta ormai Instagram Facebook fanno da canale di soddisfazione del desio di apprezzamento estetico che ricercano. Inoltre in molte sono consapevoli della bellezza ma anche molto vuote dentro, spesso trovo più soddisfacente un incontro con una trentenne manager diciamo alla Jennifer Aniston bella ma particolare, rispetto a una ventenne stile Belen molto più appariscente ma altrettanto vuota di contenuti che a parte programmi stile big Brother non parlano d'altro. Certo è molto più arduo trovare il primo caso.

Troppo gentile per i complimenti. Di quale Cantone siete? Vivete fra i bellicosi Uri fondatori della Svizzera o fra i coraggiosi Vallesi custodi dei Quattromila? Ricordo con piacere sia un ponte dell'Immacolata ad Andermatt (dove ho rischiato rotolando solo di notte nella neve al ritorno da una ciaspolata) e un Natale a Leukerbad (con tanto di rischio di rimanere bloccato al Gemmipass), sia le vacanze estive a Saas Fee e Zermatt (quasi luogo da indipay per i prezzi!).
Per non parlare dell'Oberland bernese e di quella perla di civiltà (anche in termini di gnocca) che è Zurigo (dove mi sembrava di vedere nei locali i cospiratori novecenteschi)!
Se dovessi parlare in Tedesco farei senz'altro peggio di voi (ho vissuto per quasi un anno in Germania, ma, ahimè, in un luogo di lavoro totalmente anglicizzato).
Non sapevo in Svizzera aveste delle trentenni manager interessate a coetanei non attori nè ballerini. Mi sarei risparmiato un bel pò di Franchi al Globe!

Beyazid_II
Newbie
06/09/2017 | 20:56

  • Like
    0

@poliglotta said:
Bello da leggere e interessante da analizzare.... In effetti mi permetto di farti notare che il bisogno stesso di sentirsi sempre nel tempo (24h 7/7 365 GG anno) comunque( in qualsiasi condizione meteo sociale e logistica ) ovunque ( nel mondo, da casa,al parco,in metro ...)belle e disiabili; viene oggi perfettamente ( ed in continuo crescendo sia in termini di qualità che di quantità del servizio offerto)espletato da internet.
social instagram facebook chat.... Una mezza dozzina di foto carine due commenti e si ritroverà costantemente innondata di complimenti e attenzioni ... E questo per l eternità ( a meno che non si cancellino tutti i contenuti dei server )

Non avevo pensato a questa sfacettatura della contemporaneità sociale, ma, in effetti, si tratta di un genere di apprezzamento che, per quanto diffuso ed eterno, può gratificare soltanto delle dilettanti dell'attrazione. Complimenti e attenzioni sui social valgono forse ancor meno dei corrispettivi ottenuti per strada (dove almeno bisogna vincere una timidezza): possono contentare solo bellezze mediocri. Una vera bellezza pretenderà sempre di essere valutata sulla base di qualcosa di elevato valore socio-economico e psico-emotivo: regali principeschi, case, diamanti, relazioni impegnative e costose (sotto ogni punto di vista).

Beyazid_II
Newbie
06/09/2017 | 20:00

  • Like
    0

Cari @poliglotta, @fabri63 e @FlautoMagico,
non penso che i mezzi di informazione abbiano tutta questa responsabilità, o almeno non più di quanto ne abbia avuta la cultura del passato qui in occidente in generale ed in Italia in particolare.

Come ipotizzavo scherzosamente (ma non troppo) nell'altro 3D, possono ben avere avuto più peso, rispetto ai media odierni (che, semmai, amplificano quanto già esisteva), i lunghi secoli di stupidità cavalleresca che leggiamo sublimati nei libri di letteratura e di poesia.

L'aver preso nel significato letterale le lodi alla "Donna-Angelo" stilnovista (e non solo) ha reso le melanzane il corrispettivo di quanto nel mondo arabo sono quelli che prendono il Corano alla lettera: tanto vanitose e prepotenti da trattare oggi con malcelata sufficienza o con aperto disprezzo chiunque tenti un qualsiasi approccio con loro, tanto pretenziose da dare per scontato si debba offrire loro di tutto in pensieri, parole, opere in cambio della sola speranza (anzi, per il loro semplice "status" di "Donne", proprio come dovevano fare i servi della gleba per il loro signore nelle corvèe medievali), tanto tiranniche da pretendere costumi, stato e società diano ad esse sempre la precedenza, dagli ambiti più ridicoli, come la questione del genere linguistico, dove si sta scegliendo di violentare persino la tosca favella pur non di spiacere la Boldrini, fino a quelli più seri e fondanti per la civile convivenza, come quello giuridico, dove ormai la certezza del diritto è distrutta dalle definizioni vaghe e onnicomprensive di "violenza" e "molestia" volute dal femminismo (in virtù delle quali il confine fra lecito e illecito può essere stabilito a posteriori dalla soggettiva sensibilità della presunta vittima), la proporzionalità della pena è insussistente se si pensa a quanto costa una palpata di culo (decine di migliaia di euro di multa e qualche anno di carcere)
paragonato al trattamento lieve ricevuto da chi vive di latrocinio e al fatto che per quanto io ho codificato con il termine "stronzaggine" (ormai divenuto moda fra le femmine in ogni luogo di divertimento e di lavoro) non sia prevista alcuna figura di reato, nonostante i ferimenti ed i danni alla nostra psiche siano non certo minori), e la presunzione di innocenza è rinnegata da sorprendenti pronunciamenti giuridici per i quali, contro ogni illuminismo che imporrebbe di basarsi su fatti e non parole, in caso di "parola contro parola" nei reati sessuali, la testimonianza della "persona offesa" può essere presa
"anche da sola" come "fonte di prova", qualora ritenuta credibile dal "libero e motivato" convicimento del giudice, in assenza di riscontri oggettivi, testimonianze terze o
"altri elementi atti ad avvalorare dall'esterno l'una o l'altra tesi" (in pratica, dato che la parola dell'imputato non vale parimento come testimonianza, un rovesciamento dell'onere della prova, inaccettabile già in abstracto per uno stato di diritto, ancora più inaccettabile per gli effetti pratici, se si ricorda, con Popper, che, mentre è sempre possibile dimostrare l'esistenza di ciò che esiste, non sempre lo è la dimostrazione dell'inesistenza di ciò che non esiste: come farei a dimostrare che gli alieni non esitono, o che ieri sera non ho sorvolato la città nel buio a cavallo di una scopa? come fa un imputato innocente a dimostrare che non ha toccato il culo della stronzetta o che non ha stuprato la ex-fidanzata accusatrice?) e tutto per non dispiacere le donne che "se non credute sulla parola si sentono violentate due volte"!.

Non è un caso forse, se nella Roma Repubblicana, almeno prima di Catullo (quindi prima dell'inizio della decadenza cui vanamente Augusto tentò di porre rimedio) cantare di donne e amore non era considerato degno della "gravitas" di un cittadino romano.

Oh, perduta patria del diritto! Altro che cappa maschilista! Il maschilismo è stupido (come tutte le pompe e le ribalderie post-seicentesche: considerare la donna inferiore è un errore madornale che inibisce qualunque possibilità di efficace difesa dai loro pericoli), ci vorrebbe una più sana, moderata e intelligente misoginia (che non è odio nè disprezzo, ma "arte di vivere liberi e felici nonostante l'esistenza delle donne", "abilità di costruire buoni argini alle loro eventuali offese" e "balance of power fra i sessi nei fatti del mondo come volontà").

Beyazid_II
Newbie
06/09/2017 | 19:39

  • Like
    0

@FlautoMagico said:
@PT91 la situazione che descrivi è esattamente quella reale e non è un caso dato che essendo un trainer stai in mezzo alla gente, e non dietro alla scrivania di un ente pubblico come altri.

Sebbene stia proprio postando dalla scrivania di un ente pubblico (potete ridere), sono completamente d'accordo con voi!

Aggiungo due considerazioni banali ma sottovalutate, il primo è che ci si piglia per motivi che sono sostanzialmente casuali, nonostante si vogliano imporre regole al fenomeno. Lasciate l'amore ai poeti e non ai burocrati per favore (ovviamente io sono poeta laureato, come i gatti casco sempre in piedi… ). Il fenomeno è documentato ed ha le stesse basi biologiche dell'imprinting per chi ha voglia di approfondire.

Forse è proprio l'aver lasciato, per ben otto secoli di letteratura italiana, l'amore alle iperboli dei poeti ad aver reso le (presunte) discendenti di Monna Vanna, Monna Lagia e di "colei ch'è nel numer de le trenta" tanto vanagloriose da ritenersi "uniche" per il semplice fatto bassamente biologico di essere nate, per caso, "Donne", tanto tiranniche da pretendere per questo di farci sempre passare a priori sotto le forche caudine del corteggiamento, tanto scioccamente superbe da atteggiarsi a miss mondo non appena lontanamente (e forse solo agli occhi di un miope senza occhiali) assomigliano a qualsiasi cosa in grado di suscitare un sia pur minimo palpito di desiderio, tanto sciocche e basta da pensare da parte nostra si possa accettare mantengano oggi, assieme ai moderni diritti, i loro antichi ed assurdi privilegi (i corteggiamenti, i mantenimenti, le recite, le protezioni legali, sociali e psicologiche, nonchè la galanteria, questa ridicola maschera di servitù imposta a tutti gli uomini verso tutte le donne, "fior fiore della stupidità cristiano-germanica" - disse Schopenahuer - "di cui tutto l'Oriente ride come ne avrebbero riso i Greci").

Eh, fossero stati tutti come Cecco Angiolieri che ben sapeva come trattare la sua Becchina!

Certo non era l'intenzione degli Stilnovisti (i quali adoperavano la beltà femminile in funzione meramente strumentale ed allegorica per parlare di filosofia e teologia) porre davvero su un piedistallo la femmina umana (per me sarebbe pure da abolire il termine "donna", sinonimo di signora, se per noi si continua ad utilizzare il termine uomo che deriva dall'umile "humus",
anzichè qualcosa che derivi da "vir" e richiami la virtù virile secondo l'etimo che piaceva a Cicerone), ma questo è ahimè l'effetto.
Tra il popolino e le melanzane, incapaci di giungere a quella che nella teoria del Piaget sarebbe la fase delle operazioni astratte, versi come "Ella sen va sentandosi laudare / e pare che sia una cosa venuta / di cielo in terra a miracol mostrare" devono essere stati presi da molto tempo alla lettera, a giudicare da come camminano certune e da come vengono subitaneamente e ardentemente complimentate da certi altri (evidentemente il verso "benignamente d'umiltà vestuta" è stato skippato con le ultime mode....)

Scherzi a parte, è esatto quanto dite sulle basi biologiche, ma temo che proprio per questo pochi vi seguiranno. Già a inizio ottocento le masse preferivano le spiegazioni ideologico-idealistiche hegeliane al rigore scientifico e al genio umano del nostro caro zio Arthur.

La seconda considerazione contraddice la prima, cioè ci si piglia sì casualmente, ma all'interno di confini prestabiliti dai luoghi frequentati per lavoro, con la famiglia, con gli amici, quindi non troverete mai la velina con il muratore perché la velina non sa costruire un muro e il muratore non sa dove sono le feste veramente fighe.

Verissimo. Io non ho mai saputo dove fossero le feste veramente fighe e non ho mai incontrato vere fighe. Ecco perchè ho sempre ritenuto inutile andare a feste frequentate da bellezze mediocri e uomini medi. A volte rifuggire il sabato del villaggio come il Leopardi non è pessimismo, ma sanità mentale.

Le mie conquiste più eclatanti, diciamo così, le ho fatte non travestito da muratore ma da perfetto imbucato, nel mio caso alle inaugurazioni di eventi culturali (e non culturisti…)

Quindi per voi vale il motto "carmina dant ficas"? Mi incuriosite.

Beyazid_II
Newbie
06/09/2017 | 18:33

  • Like
    0

@beautifulgirlsliker said:
@Beyazid_II credo che non si tratti della famosa "Rinascita" (già rivista culturale del PCI) bensì di un giornale "Rinascita", cosiddetto (dai suoi avversari) "rossobruno", di tendenza "sovranista" e che in ultima analisi, pur con tutti i distinguo, si rifà alla "parrocchia politica" opposta rispetto a quella del vecchio PCI tout se tient, quindi..e Nietzsche, in quegli ambienti, era ed é un mito
(articolo e post di 3 anni fa, ma lo leggo solo ora)

Eppure mi ricordo bene che su quel blog iniziai a battibeccare con un simpatico vetero-comunista, forse anche lui ingannato dall'omonimia. Del resto, anche molti marxisti (come quel Diego Fusaro che da liceale trovavo onnipresente sui siti di filosofia) sono oggi anche "sovranisti".
Aveva proprio ragione Nietzsche: l'universo (almeno quello politico attuale) danza sui piedi del chaos!

Beyazid_II
Newbie
01/09/2017 | 02:04

  • Like
    0

@traveler97 said:
@FlautoMagico ciò che afferma l'onorevole collega @Beyazid_II è vero, non basta solo la bellezza con donne di un determinato livello, però ciò non toglie che è un prerequisito fondamentale nel caro nostro bel paese con le attuali teenager o neo-ventenni.

Se aveste detto che essere ricchi e famosi è un prerequisito fondamentale, avrei potuto contestarvi un'eccessiva drasticità. Dire che il prerequisito per un uomo è la bellezza è semplicemente contro l'evidenza. Siate bello e spiantato, e solo le eroine da romanzo vi seguiranno. Siate brutto e potente, e non avrete da annoiarvi.
Già un contemporaneo del Machiavelli notava che Carlo VIII, pur essendo “lo più brutto omo che si fosse viduto mai” faceva “strage di cuori”. Non credo proprio che in questo il bel paese sia cambiato tanto.

Certo, cash e prestigio sociale (che quasi sempre viaggiano di pari passo) possono ampiamente colmare un deficit estetico, e molte donne pensano più al danaro che al bellezza del partner, ma quanti hanno questo tipo di possibilità?

Non capisco il senso di questa domanda retorica. Volete sostenere la bellezza essere nell'uomo un prerequisito più importante di denaro e prestigio perché questi ultimi non sono distribuiti “democraticamente”? Perchè, la bellezza è forse democratica? E poi che modo di argomentare è? Prendendolo pure per valido, si può arrivare alle conclusione inversa (ovvero che sono meglio prestigio e denaro). E', difatti, ben possibile (anche se invero difficile in quest'Italia decaduta) per un uomo nato povero conseguire prestigio e ricchezza durante le avventure della vita, ma è del tutto impossibile per uno sventurato nato brutto diventare bello.

@Beyazid_II purtroppo di esperienza nel mondo reale ne ho molta, e vedo ciò che le donne fanno piuttosto che credere alle loro parole, perché a sentire loro cercano il principe azzurro, ma alla fine stanno sempre insieme al solito tamarro di turno (quando non hanno una storia segreta con qualche 40enne che gli fa regalini da qualche migliaio di € a volta).

Per la verità i tamarri che vedo sono accompagnati a delle tamarre (più o meno belle) e non certo a quelle bellezze pure e rarefatte che possono risultare desiderabili agli occhi di un estimatore dei Petrarca.
Del resto, non sono certo più colui che si poteva illudere di conquistar donzelle con sonetti. La frase del Parini “carmina non dant panem” andrebbe completata con un perentorio “neque ficas”.
Ciò non toglie che la “substantia” resti ben altro dalla “tartaruga” degli addominali.

Quello che le donne fanno è condizionato da quello che le donne trovano (vedi poco sotto). Se la maggioranza dei maschi italici sta diventando tamarra, è difficile anche per esse trovare un cor gentile.
Nella mia minima esperienza reale ho, al contrario di voi, sentito diverse donne affermare di volere il gran fico e poi sposarsi un rospo (che è parso “principe” ai loro occhi perché ha, deduco, dimostrato una certa solidità economica o comunque psicologico-esistenziale).

Per quanto riguarda Belen, non mi sembra che il suo ex, con il quale ci ha fatto anche un figlio, fosse ricco...

Perdonate, ero rimasto ai suoi amori con i calciatori. Volete sostenere che sarebbe disposta a mettersi con un bellissimo assegnista di ricerca da 800 euro mensili? Quante occasioni perse per gente di mia conoscenza allora! Resto del parere che comunque tanti personaggi che passano agli occhi femminili per “belli” sarebbero totalmente negletti se non fossero, in qualche modo (gossip, sport, finanza ecc.) anche famosi. Brad Pitt incluso.

Quando affermi che "le donne vogliono: non solo bellezza, ma anche intelligenza[...], forza [...], e cuore [...]", mi spieghi come mai per strada, nelle università, nei ristoranti, nei bar, nei licei, nei locali, le ragazze belle (e non), le trovo solo accompagnate dal tamarro palestrato di turno che non sa formulare una frase di senso compiuto in italiano, o con il classico figlio di papà pieno di soldi (spesso denaro proveniente da attività illecite)?

Ci sono tre risposte possibili. Scegliete quella cha fa al caso vostro.

1) Perché non sapete vedere. Magari quello che chiamate “tamarro”, nel microcosmo del liceo o comunque del mondo “teenager” altro non è se non un prodromo dell'individuo “agitatore di uomini e di idee” (anche se capisco questa parola essere sproporzionata rispetto a certi effimeri individui), corrispettivo di quanto in natura sarebbe il “capobranco”. In un mondo che ha capovolto ogni valore, il buzzurro è a suo modo un “detentore di eccellenza” ed è in questo (non nella sua presunta “bellezza”) che si spiega il suo fascino sulle donne (le quali, per natura, pretendono invariabilmente non chi è bello ma chi primeggia, variando con gli usi e i costumi della società soltanto l'ambito in cui gli uomini si trovano a “gareggiare”, non certo lo schema naturale dei desideri fra i sessi).

2) Perché, dato lo stato attuale delle nostre scuole, trovare un campione di tosca favella è forse più difficile che trovare una miss Italia. E non essendo tutte le italiane propriamente delle miss, anche le più pretenziose fra esse si devono contentare di chi trovano disponibile. Non dimenticate che l'atteggiamento di malcelata sufficienza quando non di aperto disprezzo che le femmine italiote rivolgono verso chiunque tenti un qualunque approccio (retaggio di quel contrasto tra madonna e messere cantato da Ciullo d'Alcamo), unito alla demagogia femminista (che i più imbecilli fra gli uomini traducono sempre più in leggi), per la quale uno sguardo può essere molestia, un corteggiamento degno degli insegnamenti bellici di Ovidio (e quindi non rinunciatario ai primi dinieghi) “stalking” e un farsi avanti passionale e deciso “violenza”, ha ormai allontanato dalle melanzane qualunque individuo maschile dotato di anima (la quale, con esse, rimarrebbe ferita al primo contatto) e di intelligenza (la quale valuterebbe assolutamente svantaggioso il tentativo). A farsi avanti con le belle e meno belle ragazze italiane rimangono quindi proprio soltanto i “tamarri”.

3) Perché guardate con gli occhi dell'invidia. Forse anche chi vedete soltanto come un tamarro ha un animo gentile, così come chi vedete soltanto come uno più abbiente di voi è pure onesto.

E perché tutti i ragazzi carini che incontro in giro, intelligenti, forti di carattere, e con cuore (anche se non sono molti ad avere tutte queste qualità), me li ritrovo che si lamentano in quanto non trovano nessuna partner?

Perché questo è vero. Le italiane se la tirano infinitamente (vedi sopra). Come se non bastasse, mentre le donne, belle e meno belle (quando manca la bellezza, supplisce l'illusione del desiderio), hanno il privilegio di poter essere mirate, disiate ed accettate al primo sguardo, noi abbiamo la sventura di dover “farci avanti” alla cieca (senza sapere cosa la controparte desideri) e di poter mostrare quanto potrebbe (soggettivamente, a seconda delle inconoscibili esigenze interiori della singola donna) “compensare” la bellezza (ad esempio, come ebbi a scrivere conquistando virtualmente quell'ex modella, “la bravura nel creare sogni e illusioni, nel far vivere all'amata "la favola bella che ieri t'illuse, che oggi m'illude", e non ultime la cultura e l'eloquenza, tutte virtù che si esplicano primieramente attraverso la capacità e l'ordine del dire, senza le qual cose la ragione stessa sarebbe vana") solo in un colloquio solus ad solam (che difficilmente viene concesso se non si può prima vantare qualcosa di oggettivamente valido ed immediatamente apprezzabile come status sociale, ricchezza, fama o potere) o comunque sotto particolari condizioni di vicinanza e di interesse reciproco (le quali raramente si verificano nei fugaci incontri o nel frastuono della vita moderna).

Ma allora la mia risposta potrebbe essere: “proprio perché, mentre un uomo mira alla bellezza, una donna ama altre virtù, quali la capacità di dimostrare il proprio valore, di affermarsi, la capacità di far sentire alla fanciulla di vivere in una favola, l'abilità di perdere la donna negli imperi occulti del sogno, la brama di erudizione e di squisitezze intellettuali, la sete di cultura, la tensione all'eccellenza nel fare come nel dire ed altre infinite virtù che si esprimono soltanto con l'uso della parola, con la modulazione della voce, con il tempo dato al corteggiamento e che in un giovane ed inesperto non possono per forza di cose svilupparsi in quella prima età nella quale sulle donne fiorisce la bellezza. “

Insomma, proseguendo a citare me stesso, “mentre una giovane donna è apprezzata e disiata, come Beatrice, al primo sguardo ("benigna sen va sentendosi laudare") un giovinotto ha necessità di una "OCCASIONE" per dare sfoggio di quelle virtù che potrebbero renderlo gradito agli occhi dell'amata. Questo fa sì che vi sia una chiara disparità nel rapporto. Tale disparità è il vero motivo della ricerca di sacerdotesse di Venere da parte degli uomini gaudenti."

Se è vero che tanti di noi si lamentano perchè non hanno trovato chi li apprezza, è forse vero che altrettante donne sono insoddisfatte dei tamarri che hanno accanto e si lagnano di non aver trovato uomini dotati di migliori virtù. A volte basta davvero una coincidenza mancata per trasformare in acerrima nemica una potenziale “amata immortale” (vedi l'omonimo film).

Se mi parlasse di un altro paese, o dell'Italia del 1970, le darei ragione, ma ormai la situazione attuale è quella che è, e se non crede alle mie parole, scenda nella piazza principale della sua città o paese, e mi dica, le belle ragazze fino ai 25 anni, da chi sono accompagnate?

Quando ero sotto i vent'anni anch'io, le ragazze “carine” (ovvero, per dire, le più belle di ogni classe) erano accompagnate sempre e soltanto da colui il quale, nello specifico “habitat” rappresentava il “capobranco” (ovvero, al liceo, chi organizzava assemblee, uscite, ecc., nell'epoca dello “sballo”, chi conosceva più locali, cantanti, e possibilità di partecipare ad eventi e concerti, all'università.....sinceramente non lo so perchè, dopo una delusione amorosa, scelsi una confraternita esclusivamente maschile, spirituale ed ascetica come un ordine cavalleresco).

Sono passati (quasi) altri vent'anni da quando ho deciso, per principio, di lasciar perdere del tutto il free e non ho alcuna voglia di tornare ad uscire di casa ora, nella piazza principale della mia Recanati (che rispetto a quella del Leopardi ha visto aggiungersi i barbari stranieri a quelli locali) solo per una scommessa con voi (vi assicuro comunque che difficilmente, nel mio paesello, incontro fanciulle tanto belle da indurmi ad essere geloso di un eventuale “tamarro” che le accompagni).

Mi ricordo però le vacanze di quando avevo 25 anni io: ero a Taormina, e vedevo, per la prima volta a pochi metri, parlare e muoversi quei sogni estetici viventi in precedenza incontrati soltanto con gli occhi dell'immaginazione (nei plenilunii d'estate) e dell'estasi (davanti alla tv della moda). Erano accompagnate dai figli di papà (o direttamente dai papà stessi) in odore di attività illecite di cui sopra. Non vedevo tamarri nei dintorni. Semmai solo qualche Bentley di troppo.

Spiegatemi voi, piuttosto, perchè le ventenni italiane di oggi dovrebbero essere diverse da quelle di quarant'anni fa o dalle loro contemporanee di altri paesi. Nel suo “Bestie, uomini e Dèi”, F. Ossendowski, in fuga dalla Siberia dei soviet verso la Mongolia, chiosava così il suo casuale incontro con una principessa tartara (di cui medicò gli occhi per ingraziarsi il potente principe, ricevendo in cambio una civetteria):
“il carattere e il modo di fare delle belle donne sono uguali dappertutto: sulla Broadway sfavillante di luci, lungo il maestoso Tamigi, sui vivaci boulevard della gaia Parigi e.... nella yurta drappeggiata di sete preziose della principessa soiota di là dei Tannu Ola ammantati di larici”

Beyazid_II
Newbie
31/08/2017 | 17:03

  • Like
    0

Ho letto tutto il 3D e concordo su quasi tutte le critiche alle melanzane (tendenza a trattare con malcelata sufficienza quando non con aperto disprezzo chiunque tenti un qualunque approccio, pretese da miss mondo anche quando sono di bellezza men che mediocre, abitudine a “fare le stronze”, ovvero a suscitare disio solo per compiacersi della sua negazione, ad attirare chi non sono interessate a conoscere ma solo a respingere, ferire e irridere, a indurre a farsi avanti chi poi si dilettano a chiamare molesto o a umiliare davanti agli altri o a svilire davanti a se stesso facendolo sentire uno fra i tanti, “uomo senza qualità”, un banale “scocciatore”).
Devo però rilevare come alla fine il femminismo abbia vinto non perché abbia cambiato le donne (già per com'erano stronze ai tempi del Leopardi non potevano peggiorare), ma perché ha cambiato noi.

A parte gli interventi di Powell e di Flautomagico, da tutti gli altri post sembra che l'uomo non possieda alcuna dote con cui pareggiare (in desiderabilità e potere) la (vera o presunta) bellezza femminile.

Una volta avevamo un'altra bellezza da contrapporre, che non si valorizzava con tinte, vestiti e palestra, ma con la capacità e l'ordine del dire (senza le qual cose, per dirla con Quintilliano, la ragione stessa sarebbe vana). Un uomo non si valutava con lo specchio, ma con la cultura e l'eloquenza, con quella capacità di generare immagini e suoni con le parole chiamata poesia e tanto potente da vincere di mille secoli il silenzio rendendo dee immortali le donne mortali cantate nei versi (come nel mito rivelato dal Foscolo nell'ode all'amica risanata), o, più prosaicamente, con quell'abilità di perdere la donna negli imperi dell'illusione e del sogno con il solo raccontare, grazie alla modulazione della voce, alla scelta dei vocaboli, all'accostamento delle figure retoriche e delle citazioni o anche solo di usare la letteratura, la filosofia, il mito, la lirica per rendere non banale il dialogo solus ad solam e al contempo mostrare all'ascoltatrice gentilezza di core, vivacità d'ingegno, profondità d'animo, squisitezza di gusto, raffinatezza d'intelletto.

Anche senza tornare ai tempi delle cronache bizantine, quando Gabriele D'Annunzio era conteso da tutte le più belle dame della capitale per una bellezza tutta poetica, spirituale, paradisiaca, anche nei tempi della mia giovinezza avevamo fulgidi esempi di uomini i quali, grazie alla cultura e all'eloquenza, attiravano schiere di fanciulle degne di un concorso di bellezza pur essendo, da un punto di vista fisico, tutt'altro che belli, semplicemente raccontando di arte, filosofia e letteratura in maniera originale, fantasiosa, attraente e penetrante.
E volendo mettere il naso fuori dall'Italia, l'archetipo di questo tipo di corrispondenza d'amorosi sensi fra opposti e complementari tipi di attrazione (corporale e intellettuale) è il Woody Allen di “io ed Annie”, un comico che, inciampando nelle cose come un personaggio di Svevo, incontra una fanciulla che si invaghisce della sua mente iperattiva e concede la propria bellezza dopo un breve corteggiamento che nulla ha delle lunghe e terribili prove pretese da certe melanzane ed ha successo proprio perché l'incapacità dell'uomo di adeguarsi ai canoni del “conquistatore” risulta divertente e spontanea.

Evidentemente la cultura ufficiale (per la quale tutto quanto è più o meno fondatamente considerato femminile è visto come bello, buono, culturale, progredito, raffinato, puro, evoluto, mentre tutto quanto è più o meno arbitrariamente ritenuto maschile è rappresentato quale brutto, cattivo, becero, rozzo, primitivo, impuro, brutale), lo stile pubblicitario e cinematografico (per il quale l'uomo è o un pupazzo da sollevare nell'illusione e gettare nell'abisso della delusione con il massimo del fragore, dell'irrisione e dell'umiliazione possibili – vedi pubblicità Breil di qualche annetto fa – o un bruto da punire nel modo più vasto e doloroso possibile – vedi la vasta cinematografia hollywoodiana delle “giustiziere” che si liberano indifferentemente di uno stupro come di un semplice approccio con armi variabili dalle sventagliate di mitra ai calci nelle palle) sono riuscite in decenni di bombardamento mediatico sulla nostra psiche a convincerci di non poter avere nulla di quelle multiformi ingegnose qualità un tempo riassunte nella parola “cervello” (mi è capitato pure di leggere, sempre in quel famoso 3D sull’Ucraina steppica

https://www.gnoccatravels.com/viaggiodellagnocca/135901/cronache-dallucraina-steppica-odessa-mykolaiv-kherson-kryvyi-rih-zaporizha-dnipro/#c25

una domanda retorica semplicemente agghiacciante su “I poveri (non ricchi) che devono essere belli, sennò su che altro dovrebbero investire? Sul cervello? E scusa, che cosa è il "cervello"? ”).

Forse davvero il femminismo ha avuto successo nel convincerci di quella grande, grandiosa, strepitosa CAZZATA dell'uguaglianza.
A leggere certuni di voi mi sembra di risentire quelle due semi-cretine sanmarinesi, mie compagne di corso nei felici anni dell'ingegneria, le quali, sostenevano la bellezza avere il medesimo ruolo negli uomini come nelle donne.
Tale cretinata egalitaria si mostra per quello che è già ad un primo esperimento mentale applicato alla natura. Se le disparità fra il numero dei disianti la bellezza e quello delle belle disiate e fra l'intensità di disio dei primi e quella delle seconde non fossero di diversi ordini di grandezza, non vi sarebbe in natura la selezione sessuale, tutti si accoppierebbero più o meno con tutti e la specie decadrebbe. Ecco perché la bellezza non ha lo stesso valore (e quindi lo stesso potere) nei due sessi.

Nel mondo umano dell'autocoscienza, se da un lato tale disparità ci svantaggia grandemente nell'approccio, poiché ci costringe a farci avanti alle cieca (senza poter sapere con quale atto, detto, promessa o atteggiamento, e in quali particolari condizioni e occasioni, si potrebbero rendere sensibili quelle particolari doti di sentimento o intelletto potenzialmente apprezzabili agli occhi di chi da noi e dagli altri è già apprezzata per quello che è, ovvero bella), a “fare qualcosa” per sperare di renderci almeno visibili se non graditi agli occhi di colei che è già universalmente mirata, socialmente accettata, amorosamente disiata per la bellezza (quando manca subentra l'illusione del desiderio) e non ha bisogno di compiere particolari imprese o mostrare obbligatoriamente altre doti (come invece devono fare i cavalieri i quali senza esse restano puro nulla socialmente trasparente e negletto dalle dame),
a sentirci, angustiati dal desiderio, come sotto esame di fronte a colei che guardata dal basso verso l'alto con gli occhi dell'anima, tutta serena sul piedistallo della bellezza, può scrutare e valutare tutti e tutto con calma e decidere con enigmatico sorriso da sfinge se divertirsi con noi o contro di noi (ovvero usando l'arma della bellezza per illuderci nel profondo, irriderci nel disio, umiliarci in pubblico o in privato in quanto ho da tempo precisamente definito nel termine “stronzaggine”), dall'altro fornisce il vantaggio di poter essere valutati e apprezzato su una rosa ben più vasta di qualità rispetto alla sola apparenza fisica, spesso su doti che, non solo non sfioriscono con l'età, ma addirittura si accrescono tanto con l'esperienza del mondo (posizione sociale, cultura, prestigio, ricchezze) quanto con il tempo dato al corteggiamento (cultura, eloquenza, simpatia, estro, ironia, sagacia, profondità di sentire, finezza d'intelletto, originalità d'ingegno, delicatezza d'animo, cor gentile) e che, se non sono ravvisabili nei primi momenti del fugace incontro come quella perfetta poesia vivente degna dei sonetti immortali dallo stile puro e rarefatto del Petrarca che è la bellezza femminile, possono comunque lungo un colloquio solus ad solam, dispiegare gradualmente e sempre più il proprio fascino a similitudine dell'ampio, armonioso e avvincente periodare della prosa boccaccesca.

Le femministe vorrebbero invece tenersi il naturale vantaggio nella prima parte della vita (quella in cui un giovane ed inesperto non può per forza di cosa aver ancora costituito quel fascino necessitante di tempo ed esperienze mentre sulle coetanee già fiorisce invece la bellezza) e non permettere che nella seconda vi sia la nostra rivincita.
Ecco perché dicono, come quelle due sceme ingegnerizzate, che “a quaranta sarà comunque finita anche per voi” e che “se siete superficiale voi a guardare solo la bellezza esteriore, allora lo dobbiamo poter fare anche noi”.

Non tengono presente che l'uguaglianza innanzi alla legge ed il pari diritto a vivere liberi e felici non possono cancellare, anzi, devono ben conteggiare, le disparità naturali dettate dagli opposti-complementare ruoli ricoperti da maschile e femminile in quanto davvero conta per Vita (rispettivamente propagazione e selezione della stessa).

E parlando di equità, se una fanciulla ha la bellezza (o, meglio, la sua illusione nata dal disio) per essere mirata, disiate e accettata da tutti al primo sguardo, con la rapidità del fulmine e l'intensità del tuono, io dove poter conseguire socialmente altre virtù per essere parimenti mirato, disiato e accettato in maniera altrettanto necessitata ed intersoggettiva. Se le donne hanno la prima metà della vita per poter sceglier praticamente sempre chi vogliono, quando vogliono e come vogliono, noi dobbiamo pure riservarci la seconda parte per fare altrettanto (se abbiamo coltivato le nostre virtù personali e la nostra posizione sociale con il merito e lo studio mentre le coetanee potevano divertirsi).

Mi davano del maschilista. Sarei stato maschilista se avessi detto che le donne sono soltanto un bel guscio vuote e gli uomini tutti più intelligenti. Poiché invece penso, in media, sia vero forse il contrario (anche se la maggior varianza nelle statistiche maschili fa apparire fra di noi qualche genio e molti sapienti, assieme ahimè alle miriadi di imbecilli), non c'è in me alcun svilimento della donna, ma solo la constatazione che, per via del nostro ruolo di propagazione della vita, mentre noi siamo immediatamente attratti dalla sola bellezza non appena questa si fa sensibile agli occhi in quelle grazie che, come direbbe Dante, è bello tacere, la controparte femminile, conformemente al suo ruolo di selezione della vita, pretende (perché può farlo) mille altre doti (a volte correlate a quel primato o a quel prestigio sociali che nel mondo umano sono la prosecuzione di quanto in natura sarebbero la capacità di proteggere la prole o di divenire “capibranco” e che in un mondo non totalmente sovvertito dovrebbero essere parenti del termine “intelligenza”, a volte invece dettate da bisogni puramente soggettivi o sentimentalmente razionalizzati).

Non sono superficiale io se riconosco la profondità del mio bisogno di bellezza, il quale per natura ha la stessa origine di una cascata che irrompe, di un cielo di stelle che scorrono, di un avvento della primavera, di un riflesso sull'onda lucente del mare notturno di quella conchiglia d'argento che ha nome luna, e per cultura è legato a quanto, dai primi poeti siciliani inventori del metro perfetto del sonetto all'ultimo D'Annunzio del poema paradisiaco, ha sempre costituito il vero motore della grande arte. Superficiale è chi, nel suo estremismo egalitario hegeliano-femminista, tratta uomini e donne come fossero figure dello spirito. Superficiale è la femmina emancipata che finge di essere attratta dai fighi per apparire “pari all'uomo” (senza davvero avere un'idea di quell'irrefrenabile disio dei sensi che la Natura ha dato in sorte a noi soli e a cui, anche prima e anche senza il piacere, si accompagnano angustie, difficoltà e sofferenze).
Non è più intelligente lei che può permettersi per natura di apprezzare doti e bellezze diverse da quelle esteriori in me solo perché non è sottoposta al mio stesso ineludibile desiderio per le grazie corporali. Fa parte dell'intelligenza capire che nessun essere vivente può scegliere da cosa essere attratto, che non è la mente ma il genio della specie a decidere nelle questioni dell'amore sessuale, e che l'attrazione data dalla bellezza colpisce un uomo a prescindere dal suo livello culturale, intellettuale o socio-economico.

Pur volendo pensare (specie dopo i mali e le tirannidi portate dal femminismo, forma estrema di totalitarismo con la pretesa di cambiare antropologicamente l'uomo per non dire di distruggerlo nell'intimo dei suoi desideri e della sua psiche) tutto il male del mondo delle donne in generale e delle melanzane in particolare, temo si stia esagerando nella critica verso quest'ultime.
Le critiche per essere efficaci non devono estendersi al non-verificato. Fra tutte le accuse che si possono muovere alle donne-melanzane, credo che quella di essere “superficiali” nel senso di guardare solo all'aspetto estetico dell'uomo (superficiale sarebbe in tal caso tale comportamento apparentemente uguale al nostro perché non nascente da un profondo desiderio di natura come quello da cui noi muoviamo) sia l'unica che non si possa muovere.

A parte le ragazzine manipolate dalle trasmissioni della De Filippi e le femministe manipolate dall'ideologia, persino le melanzane pretendono ben altro. Magari non sanno neanche loro cosa, ma sicuramente non la tartaruga degli addominali. Magari quella è la moda del momento che fingono (o cercano di imporsi) di seguire, ma, non essendo sostenuta da un desiderio naturale, un domani potrebbero benissimo farsi andare di moda i panzoni.
Mentre donne brutte e vecchie non saranno desiderate dagli uomini mai, in nessun tempo e con nessuna moda. Con buona pace del femminismo (che vorrebbe proibirci di andare a puttane nella speranza di rendere desiderabile anche quella massa femminile indifferenziata di racchie).

Beyazid_II
Newbie
31/08/2017 | 17:01

  • Like
    0

@traveler97 said:
@FlautoMagico ottimo thread, volevo aggiungere un paio di cose ma già ci ha pensato @Marth.
Giusto un ultimo appunto: le italiane sono quelle più fissate al mondo con l'aspetto fisico dei partner, del tipo che puoi anche essere un avanzo di galera condannato per strage, che parla italiano peggio di Luca Giurato, con una cultura al pari di un concorrente del grande fratello, ma sei hai la tartaruga avrai dietro anche la laureanda in filosofia con il massimo dei voti

...giusto quei tipi umani femminili di racchie intellettualizzate e di zecche femministoidi puoi attirare con le tartarughe sugli addominali! Non certo la vera “gnocca”.
Una ragazza più grossa che alta, con le membra prive di ogni grazia, con occhi e capelli di colori spenti e toni banali da “grigio diluvio democratico”, con la faccia da topo cinta da spessi occhiali, la quale mai, ponendosi innanzi ad uno specchio, ha potuto vedere riflessa la luce della bellezza, certo può desiderare di trovare nel fidanzato quanto a lei manca del tutto.
Una giovine occidentale di bellezza media (per non dire mediocre, nonostante le cure e le mode), nella cui mente è stato fissato a viva forza da cultura ufficiale e stile pubblicitario il presupposto sbagliato dell'uguaglianza fra i sessi (sbagliato perchè, anche volendo tener fermi l'uguaglianza dinnanzi alla legge e le pari opportunità di vivere liberi e felici, anzi, proprio per questi motivi, non si possono negligere i ruoli opposti e complementari a cui maschile e femminile sono stati improntati, nei loro bisogni intimi e nelle loro strutture psichiche, dalla Natura per i rispettivi fini di propagazione e selezione della vita, senza riguardo per quelle finalità “magnifiche e progressive” e quei criteri eudemonistici inventati ex-novo e posti a metro dell'universo dalle società umane a partire da Sette-Ottocento) può certo ragionare fra sé “se i ragazzi guardano alla bellezza delle ragazze, allora anch'io guardo alla bellezza dei ragazzi” (trascurando completamente come nell'amore sessuale non sia la mente ma l'istinto a sapere e a volere, e con l'effetto, alla lunga, di trovare banale e noioso l'intero genere maschile, non potendo le donne, davanti alle bellezza, bearsi del pregio/difetto naturale di cadere come noi, “presi, cotti e spasimanti” soltanto per “una tenera occhiatina, un sorriso, una carezza”, in altre parole di divenire ciechi a tutti i difetti umani e visionari di tutti i pregi divini, una volta abbagliati dalla luce della beltà, fatto su cui sostanzialmente poggia quella sopravvalutazione estetico-filosofica della figura femminile cui il femminismo crede di poter dare, fra mille fumisterie post-hegeliane e qualche delirio di onnipotenza, spiegazioni “filosofiche”).
Una fanciulla, invece, la cui bellezza è tanto alta e nova da poter essere altrimenti soltanto sognata (di notte, sotto le stelle scorrenti del cielo, quando nell'alone di luce diffusa dalla luna si immaginano custodite quelle speranze che sulla terra non si sono ancora realizzate e di giorno, ad occhi aperti, quando per televisione vengono trasmesse le sfilate di moda) e che nella vita fa magari la modella, probabilmente non ha molti motivi per volere al proprio fianco una propria copia al maschile (considerando anche come i modelli maschi non ottengano dalle proprie doti fisiche altrettanta desiderabilità, altrettanta fama, altrettanta forza contrattuale, in amore come nel lavoro, altrettante possibilità di conseguire, socialmente, ricchezze e poteri, delle loro omologhe femminili).
Una fanciulla che comunque, a prescindere dal suo lavoro, fa rivivere il sogno estetico dell'anima contemporanea grazie al claro viso, alle lunghe chiome, all'alta figura, alle membra perfette come scolpite da un divino artefice, all'angelico seno, al ventre piatto e levigato, alla liscia pelle ed indorata, alle lunghissime gambe modellate e all'altre grazie che, come direbbe Dante, è bello tacere, ha molti motivi per volere accanto un uomo che mostri lo stesso grado di eccellenza in virtù diverse dalla bellezza fisica (in cui già ella è l'eccellenza): quelle capacità, evidenti a tutti, che permettono di conseguire una posizione di primato o di prestigio nella società, o quella (conoscibile da pochi intimi - o da poche intime - e solo attraverso il dialogo solus ad solam, il tempo dato al corteggiamento o comunque l'osservazione del comportamento, degli stili di vita, della modulazione della voce e della scelta dei vocaboli e dei temi nelle cose raccontate) di dimostrare generosità d'animo, nobiltà di spirito, acutezza di ragionamento, squisitezza di modi, raffinatezza di gusti, altezza di intelletto, originalità di pensiero e vivacità d'ingegno, o anche, perché no, quella capacità di accostare alla bellezza del corpo femminile, altrimenti destinata alla corruzione del tempo e della morte, la bellezza non corporale e non mortale della parola, la quale, condensata in immagini e suoni, si chiama poesia e permette alle donne cantate dai poeti di mantenersi eternamente uguali a sé ed eternamente belle come le fanciulle ritratte nell'urna greca dell'ode di John Keats.

Capisco che in un italico mondo nel quale posizione sociale e ricchezze vengono distribuiti senza riguardi al merito e ai titolo di studio, nel quale, a scuola come all'università, la cosiddetta “intelligenza” si esprime “con i ragli ed i quaqua” (magari politicamente corretti, ma sempre degni degli asini e delle papere) piuttosto che con veri ragionamenti e reali qualità intellettive e in cui la parola viene usata pubblicamente quasi solo per illusione pubblicitaria, stupidaggine elettoralistica, o vuota retorica istituzionale, la cultura e l'eloquenza tendano ad essere doti sconosciute ai più, ma ciò non significa che l'unica qualità rimasta all'uomo sia la tartaruga degli addominali.

Se Belen, in una famosa intervista, ha sinceramente ammesso che considera solo i belli come interessanti, noi non dobbiamo mancare di precisare che, se le presentassimo ragazzi bellissimi fra gli operai metallurgici o gli assegnisti di ricerca, probabilmente, ella di certo manco li degnerebbe di uno sguardo. La signorina Rodriguez sceglierà sì i belli, ma solo fra calciatori e vip, a dimostrazione che sono ben altre dalla bellezza le doti che permettono ad un uomo di risultare interessante agli occhi di una bella donna. Diciamo piuttosto che il numero delle fanciulle veramente belle è in Italia tanto scarso ed il desiderio per esse tanto vasto, che chiunque, sia pur alla lontana, si senta una di esse può pretendere, oltre a mille altre doti (fra le quali mai mancheranno quelle legate a ricchezza, fama e potere), anche le bellezza fisica.

Dalla ex-modella ed ex-escort la quale, dopo essersi lasciata stupire, inebriare e conquistare con le parole (ahimè solo virtualmente, nella realtà aveva già il suo principe), mi rivelava il suo modo per valutare gli uomini sulla base delle quattro virtù cardinali (bellezza, intelligenza, forza, cuore) e diceva sempre, fra un modello arrogante ed un grassoccio simpatico, di preferire quest'ultimo pure come cliente, alla liceale che voleva iscriversi a filosofia (ma guarda un po'), considerava fisicamente attraente uno come Fassino (che a me, esteticamente parlando, è sempre parso star meglio nel quadro della famiglia Addams piuttosto che vicino ad una donzella carina) ed era affascinata da me pur non avendomi mai visto neppure in foto, tutte le donne con cui ho avuto intimità hanno dato prova di seguire i più strani, a volte assurdamente selettivi ed irrazionalmente inconciliabili criteri, ma mai quello, banale, del “bel figo”.

Esempi troppo virtuali (ma prima di facebook il virtuale era lo strumento per scendere nell'animo con il beneficio dell'anonimato, con un grado di profondità e di confidenza come nel reale sarebbe stato possibile solo ad uno psicanalista bravo)?
Passando al reale, persino le tre colleghe con cui mi è toccato in sorte convivere sul lavoro di ricercatore, le quali per me sono sempre state soltanto tre comuni melanzane, ma che per gli standard di ingegneria sono considerate tre “belle fighette”, dopo aver ripetuto spesso a voce che cercavano “il gran figo” e che “non l'avrebbero certo trovato ad ingegneria” hanno finito per sposare tre carciofi (esteticamente parlando), in due casi su tre pure ingegneri.
Come ha detto qualcuno, bisogna guardare a quello che le donne fanno, non a quello che dicono.

Ma poi, dove sono queste gran bellezze accompagnate a modelli palestrati? Io ho visto solo racchie inguardabili o ragazze comunque sotto la soglia della sufficienza accompagnarsi a fighi insipidi (pseudo-modelli con evidenti deficit cognitivi a giudicare dal comportamento subordinato e spento).

Senza arrivare all'esempio estremo statunitense della donna più bella del mondo sposata con colui il quale non saprà mai neanche cosa siano gli addominali (Trump), anche in Italia, quelle bellezze veramente in grado di appagare un sogno estetico sono sempre accompagnate a uomini mai banali, anche se non sempre belli.

Se davvero le ragazze guardassero solo alla bellezza, allora basterebbe essere giovani e carini per avere successo. Purtroppo per molti di noi non è (per me non è stato) così. Sarebbe troppo facile. Anche i bellissimi hanno sempre dovuto faticare come Ercole per sperare di conquistare la minima bellezza femminile e né ieri né oggi da giovani e carini si tromba, se non si mostra eccellenza in quello che le donne vogliono: non solo bellezza, ma anche intelligenza (in tutte le sue sfumature varianti dai meriti nello studio e nella scienza alla poesia, dalla simpatia all'interesse suscitato tramite l'esplicarsi della propria prosa), forza (non tanto di muscoli quanto di carattere e di affermazione sociale), e cuore (inteso innanzitutto come sincerità di intenti nei loro confronti e in secondo luogo come insieme di doti di sentimento e intelletto in grado di dare valore, significato e bellezza ad un rapporto umano).

Beyazid_II
Newbie
31/08/2017 | 16:23

  • Like
    0

Gentili libertini, nobili puttanieri, regali trombatori (vedi NOTA *), vogliate permettermi un intervento.

E’ quasi comico che la presente replica ad un post scritto parlando delle assolate pianure dell’Ucraina sia stata concepita all’ombra del Monte Bianco. Ed è quasi degno di una trama ad anello che solo l’ultimo giorno di agosto abbia trovato il modo di postarla (quando il post iniziale risale esattamente al primo del mese).

Comprenderete però che, impegnato com’ero a godermi solatii pomeriggi nella piscina all’aperto di un “luxury hotel” (ahi lasso, mi devo adeguare agli inglesismi), non potevo certo mettermi alla scrivania. E così ho semplicemente appuntato le mie riflessioni sul laptop ed aspettato il mio ritorno in ufficio per postare e discutere con voi, secondo i codiFICAti precetti del “cazzeggio CULturale”.

In una recente discussione sull’Ucraina steppica, aperta da Europeo

https://www.gnoccatravels.com/viaggiodellagnocca/135901/cronache-dallucraina-steppica-odessa-mykolaiv-kherson-kryvyi-rih-zaporizha-dnipro/

si legge: "chiaro, se hai l'involucro giusto, vale sempre la regola moderna de "involucro-ama-involucro".

Non mi sorprende l’affermazione (che continuo a sentire dall’età di bimbo), mi sorprende che (ora) sia passata tra voi come ovvia verità, senza nemmeno uno straccio di contestazione o di dibattito. Mala tempora currunt.

Involucro (chi)ama involucro? Non sono del tutto d'accordo.
Diciamo che un bell'involucro femminile richiama tutti gli involucri maschili con tutto quanto essi contengono di corpo e mente (conformemente al nostro ingrato ruolo di propagazione della vita, il disio di natura sorge in noi con la rapidità del fulmine e l'intensità del tuono non appena la bellezza si fa sensibile nelle lunghe chiome, nel claro viso, nella figura slanciata, nella liscia pelle ed indorata come sabbia baciata dal sole, nelle forme rotonde del petto, nel ventre piatto e levigato, nella lunghe gambe di modella e in quell’altre grazie ch'è bello tacere), mentre un bell'involucro maschile attrae solo certe donne (solo quelle che, fra le varie doti potenzialmente possedute dagli uomini, pongono la bellezza fisica al primo posto, ma in tal caso, conformemente al loro opposto-complementare nonché privilegiato ruolo di selezione della vita, lo fanno per scelta, magari per moda, non già per istinto come siamo spinti a fare noi da quanto spiegato dai versi dell’Elisir d’Amore:

“Chiedi al rio perché gemente
dalla balza ov'ebbe vita
corre al mar, che a sé l'invita,
e nel mar sen va a morir:
ti dirà che lo strascina
un poter che non sa dir”).

Mentre noi miriamo sempre alla bellezza (la quale, in natura, è sinonimo di salute) e alle grazie in cui si manifesta, per motivi legati all'interesse della specie e non alla nostra felicità individuale (come già spiegato nella “Metafisica dell'amore sessuale” di Schopenhauer, quando ancora tutto il mondo credeva alle favole romantiche e all'idealismo hegeliano, prima ancora che razionalismo positivista e freudo-marxismo potessero dare le loro pseudo-spiegazioni ideologiche, e come possono confermare oggi tutte le ricerche scientifiche sull'origine filogenetica del comportamento umano in amore, un bel fondoschiena denota una conformazione del bacino adatta a portare avanti una gravidanza, un bel seno è spia di abbondante nutrimento per il neonato, delle belle gambe sono un tratto distintivo della nostra specie rispetto a quelle di altre scimmie antropomorfe), la donna, chiamata dal “genio della specie” a scegliere il miglior padre per la futura prole, può essere attratta da tutte quelle doti che potenzialmente conferiscono primato o prestigio sociale (e quindi buona vita per i figli) o denotano costanza di interesse per la futura mamma (garanzia di buona possibilità sopravvivenza per il nascituro).

In particolare, delle quattro principali doti che, a similitudine dei quattro semi delle carte, compongono la rosa delle possibilità in cui un uomo può eccellere (bellezza, intelligenza, forza, cuore), ogni donna ha una precisa e personalissima pretesa di combinazione (somma pesata con coefficienti che solo ella conosce).

E' questa la nostra sfiga. La carta principale della donna (la bellezza) è evidente, mentre tre delle nostre quattro (fra l'altro spesso le più importanti con le donne veramente belle, le quali non si contentano di avere nell'uomo una semplice replica della propria più evidente qualità) non possono essere mostrate al primo sguardo e per essere svelate necessitano di occasioni particolari, di relativi tempi e modi, spesso di un incontro solus ad solam (a parte forse la “forza” intesa come ricchezza o posizione di primato o prestigio sociale, subito evidente ed oggettivamente apprezzabile se si è miliardari, attori, politici, manager, star televisive o campioni dello sport).
Il cosiddetto “gioco della seduzione” è una partita curiosamente asimmetrica di poker o di briscola nella quale la donna vede benissimo quale carte ha in mano, e sa quindi fino a che punto spingersi a bluffare o a vedere, mentre l'uomo non solo non sa esattamente quali assi gli siano toccati in sorte (ché valutare il grado di eccellenza nelle specifiche doti di sentimento o intelletto potenzialmente apprezzabili dall'interessata sulla base di precedenti esperienze con altre donne interessate a diverse doti è assai più arduo di quanto non sia, per una donna, valutare la propria bellezza allo specchio o sulla base degli sguardi, dei complimenti, degli approcci e delle offerte di migliaia di ammiratori occasionali o pretendenti sentimentali succedutisi ora per ora, giorno per giorno, anno per anno), ma non può neppure conoscere quale sia, dei quattro, il seme dal valore più alto nella mano corrente. Costretto a giocare alla cieca, è condannato, salvo casi totalmente fortuiti, alle più meschine figure e alle più sconvenienti perdite.

Puntare sulla bellezza fisica è sempre svantaggioso per noi, perché comunque dispari (e a nostro sfavore) sono desideri e bisogni nell'amore sessuale.
Poiché il numero di disianti la bellezza è di diversi ordini di grandezza maggiore delle belle disiate (ché tutti gli uomini di tutte le età desiderano quella minoranza di donne giovani belle e leggiadre) e il bisogno di appagare tale desiderio è nei maschi incomparabilmente maggiore che nelle femmine (per le quali l'attrazione sorge solo in un secondo momento e sub-conditione con l'individuo prescelto), sarebbe sempre e solo la femmina ad avere possibilità di scelta e forza contrattuale, e, quindi, a decidere tutto (più nel male che nel bene, dal nostro punto di vista). Il maschio, anche qualora fortunato prescelto fra mille, sarebbe sempre e solo un uomo episodico, uno fra i tanti, un banale “belloccio” da gettare via qualora se ne trovi uno più alla moda (o più malleabile, più utile, più “nuovo”).
Anche nel caso di una bellezza intellettualizzata e raffinatamente fattasi arte di vivere come nel caso del personaggio di Andrea Sperelli, lo scontro fatto in punta di vanità con una controparte femminile (nel caso, la fatale Elena Muti) si risolve sistematicamente con il soccombere di una parte maschile fatta di puro “involucro” privo di nervo (parafrasando un noto proverbio, si dovrebbe dire “mai accettare di competere in vanità terrene con una donna: ti abbassa al suo livello e ti batte con l'esperienza”).
Più che il protagonista del “Piacere”, è da prenderne ad esempio l'autore. Il D'Annunzio poeta e artista del vivere aveva trovato la strategia vincente nel certamen amoroso, in quanto puntava sul vero bisogno femminile che solo, per origine naturale e profondità psicologica, possa essere paragonabile a quanto noi proviamo verso la bellezza: il bisogno stesso di sentirsi in ogni modo, tempo e luogo belle e disiabili. Tanto con i versi immortali quanto con le effimere “cronache bizantine”, egli poteva decidere volta per volta, giorno per giorno, quale dama fosse abbastanza bella, elegante e ammirabile da essere divinizzata con le più musicali parole e con le più paradisiache immagini poetiche, o anche solo citata in alati commenti giornalistici, e quale invece dovesse essere lasciata all'oblio del tempo, nemmanco distinta per un giorno dal “grigio diluvio democratico odierno”.
Questo contrapporre alla bellezza corporale e mortale della donna la bellezza non corporale e non mortale della parola, del verso, del poema (a volte pure soltanto dell'articolo giornalistico) permetteva al Vate di bilanciare, e a volte addirittura di rovesciare, il privilegio naturale femminile in desiderabilità e potere nell'amore sessuale. E questo vita natural durante. Altro che “dopo i venti si scopa meno” o “se siete over 35 lasciate perdere le ventenni”!

Anziché ascoltare una classe di professori occhialuti ed invidiosi per i quali certe dicerie su costole tolte e sesso orale valgono più di ogni manifesta abilità poetica e di intellettuali “antifascisti” che non perdonano l'esperienza fiumana (fra l'altro, al di là del condividere o meno il nazionalismo, socialmente molto più “avanti” del tanto esaltato '68) e l'invenzione dell'ejaeja-alalà, sarebbe bene, per gli scolari di oggi, riflettere su come trasferire hic et nunc le tecniche dannunziane che permettevano al verso musicale e all'immagine lirica di lasciare i polverosi scaffali delle biblioteche per divenire scintillanti strumenti d'attrazione per la Donna (con la maiuscola solo qui).

  • NOTA: Formula di saluto che, se siete d’accordo, diventerà rituale nei post da me aperti. I tre epiteti si riferiscono rispettivamente ai cercatori di gnocca free, pay ed indipay (dalle cui pratiche nasce il doppiosenso del termine “regali” inteso letteralmente come aggettivo, ma anche, metaforicamente, come sostantivo!).

Beyazid_II
Newbie
19/05/2015 | 19:12

  • Like
    0

@Vivo_a_Bucarest Ciao, se avessi la sfrontatezza di chiedere alla signorina della reception una cosa così delicata (e localmente illegale) allora forse avrei anche la possibilità di fare a meno delle escort (varrebbe la pena in questo caso sondare anche la disponibilità dell'incantevole fanciulla in questione....)

@gorgos Rispetto (avendolo pure previsto) il tuo parere. Se quindi conosci un modo per divertirsi con 50 euro anzichè 500 sono felice di apprenderlo. Nell'attesa, intendevo dire che l'estetica è, per me, già un risultato. Per questo mi sta bene pagarla a priori (se, ovviamente, ne è degna).

@Bukowski1981

Nel 4 stelle dove alloggio si spendono circa 100 euro al giorno, ma almeno si sta comodi e sicuri. Ormai tutti gli alberghi di tutte le città rinomate d'Europa sono allineati come prezzi.

Beyazid_II
Newbie
19/05/2015 | 03:04

  • Like
    0

Salve a tutti, sono appena arrivato a Constanta (che viaggio lungo dall'aereoporto di Bucarest!), dove rimarrò per lavoro fino a giovedì. Vorrei chiedere all'Autore di questo 3d una veloce dritta.

Considerando che:

1) non sono portato per il free;

2) non voglio assolutamente rischiare situazioni poco piacevoli o addirittura pericolose;

3) mi piacerebbe passare una serata con una escort bella e professionale;

4) se le sue fattezze sono quelle di una modella, sono disposto a spendere fino a 500 euro;

5) non mi piace fidarmi delle foto (di persona l'effetto è sempre stato differente) ma vorrei vedere dal vivo chi dovrò portarmi in camera,

domando:

vale la pena sperare di trovare qualcosa in quest'angolo di Mar Nero, o è meglio che pensi solo al lavoro?

P.S.

Ho letto su questo forum di professioniste nella hall degli alberghi (tipo IBIS) e di possibilità nei locali notturni. Orbene, soggiorno vicino a quel genere di hotel, ma mi trovo in un quattro stelle di dimensioni minori, senza escort nella hall (in compenso con una fanciulla alla reception veramente attraente). D'altra parte, finire spennato (o peggio) in locali sconosciuti non mi pare un buon modo per iniziare il soggiorno. Mi affido a voi.

So che a qualcuno avrà da ridire sul livello di spesa prefissato. Ebbene, esistono due modi di buttare via il denaro: continuare a spendere senza ottenere nient'altro che illusioni, e spendere per ottenere banalità. Odio sia l'uno sia l'altro. Preferisco spendere un po' di più per ottenere molto di più.

Beyazid_II
Newbie
06/03/2014 | 16:11

  • Like
    0

Non sono vissuto per gli altri 9980 anni per giudicare compiutamente (come non vi hanno vissuto le donne che si credono da essi autorizzate ad ogni perfidia), ma io mi sento in diritto di esprimere la mia rabbia per venti anni di MENZOGNE femministe e di INIQUITA' inflitte tramite il credito morale infinito costruito con il vittimismo della "grande narrazione" a senso unico.

Mi dispiace che le generazioni precedenti continuino a credere alle favole, e con esse anche ai dati distorti sulla realtà. Mi rallegro però che i più giovani stiano aprendo gli occhi.

Personalmente, sono già stanco di subire e di essere accusato. Se appaio "misogino" è perchè così mi ha reso (per necessità di autodifesa) la propaganda femminista.

Beyazid_II
Newbie
06/03/2014 | 14:58

  • Like
    0

Non ci credo: ora pure i comunisti mettono Nietzsche in copertina?

Reclamo i diritti d'Autore!

Beyazid_II
Newbie
05/03/2014 | 19:55

  • Like
    0

...mentre danno dei liberticidi ai paesi che non solo non promulgano leggi liberticide, non solo non promuovono convenzioni di questo genere, ma, al contrario di quanto facciamo noi quando "bisogna difendere le donne" (o anche solo "bisogna riempire le casse dell'erario": anche in quel caso si inverte l'onere della prova), scrivono nel proprio codice penale che "in nessun caso il cittadino è tenuto a provare la propria innocenza" (tanto è scritto nell'attuale codice penale russo, che fa tesoro di quanto patito con il terrore rosso).

Poi magari anche lì ci saranno le ingiustizie, ma almeno si finisce dentro solo se si è dissidenti (come ovunque nel mondo in qualunque tempo della storia: come disse qualcuno più autorevole di me commentando il Machiavelli, regimi completamente consensuali non esistono, non sono mai esistiti, non esisteranno mai), non (come da noi) se si ha la "sfortuna" di "incontrare la persona sbagliata"

Beyazid_II
Newbie
05/03/2014 | 13:16

  • Like
    0

Non è così ovvio, caro olby, da anni in tutta Europa (Svezia esclusa, ovviamente) praticamente tutti i sondaggi danno la percentuale di popolazione favorevole alla legalizzazione oscillante proprio fra il 50 e il 65 percento

(nell'ultimo sondaggio quasi tocchiamo l'estremo superiore:

http://www.termometropolitico.it/96063_sondaggio-swg-sempre-di-piu-favorevoli-depenalizzare-le-droghe-leggere-e-legalizzare-la-prostituzione.html)

Non è credibile che vengano intervistati solo uomini!

Il problema è lo zerbinaggio culturale (ed elettorale) della classe politica al femminismo (non alle donne, che nella vita quotidiana si occupano di altri problemi e a volte la pensano pure come noi sull'argomento).

In Europa, poi, il problema sono le lobbies finanziate da qualcuno che (per fini credo più economico-politici che ideologico-morali: è risaputo che masse amorfe prive non solo di tradizione ma pure di identità sono più funzionali al "totalitarismo consumista") vuole distruggere, dopo la figura del padre, anche l'identità sessuale maschile.

Non so chi siano, ma so chi può essere il loro nemico (e quindi il nostro protettore).

Beyazid_II
Newbie
01/03/2014 | 00:07

  • Like
    0

Mi sembra che non abbiate capito la gravità della situazione: a parte che il prossimo passo della womenlobby potrebbe proprio essere una direttiva vincolante, ora basta che a quel maschiopentitissimi di Renzi salti in testa di farsi bello con le sue amate (una delle quali è stata fra le sostenitrici della risoluzione) e di applicare in Italia la legge norvegese che siamo tutti spacciati (se non possiamo chiedere asilo in Svizzera): se non lo sapete fra i fiordi non solo è vietato pagare prostitute in patria, ma è previsto pure il ritiro del passaporto e l'intercettazione telefonica per impedirlo all'estero!

Beyazid_II
Newbie
01/03/2014 | 00:03

  • Like
    0

La coerenza esiste: Mussolini aveva imposto la tassa sul celibato per indurre gli uomini a sposarsi, la Muscardini vuole imporre le multe ai puttanieri per costringerli a non avere rapporti extraconiugali. Tutto torna nel fascio-femminismo!

Beyazid_II
Newbie
28/02/2014 | 18:13

  • Like
    0

Quando si possono impunemente falsificare i dati ed estromettere i ricercatori indipendenti qualsiasi nesso è affermabile!

Beyazid_II
Newbie
28/02/2014 | 17:28

  • Like
    2

Caro Solstice, avevo postato qui la notizia

http://www.gnoccatravels.com/viaggiodellagnocca/15234/ecco-chi-sono-i-27-europarlamentari-che-hanno-votato-per-dichiararci-tutti-criminali#Item_4

con il link al sito sui voti dell'Europarlamento.

Se vai a leggere il testo, ci sono tanti altri articoli che sono fonte di assoluto pericolo per noi:

  • si dichiara la prostituzione come disprezzo per la donna (come se il vero disprezzo non fosse quello espresso dalla donna verso l'uomo nel pretendere sempre un compenso, quando non in denaro, in fatiche di corteggiamento);

  • si dichiara misogino chi paga per il sesso (come se, anche ammesso ciò per vero, in uno stato liberale un cittadino non avesse tutto il diritto nella vita privata di non amare le donne);

  • si auspicano corsi di "educazione" per i giovani maschi al fine di ottenere intere classi di maschipentiti;

  • si incitano i governi a impedire il "turismo sessuale" (quindi non solo a proibire la prostituzione in casa propria, ma anche a ritirare il passaporto e perseguire chi magari va in Svizzera a trombare);

  • si dichiara la prostituzione come incompatibile con la parità (come se la disparità non fosse proprio il privilegio naturale femminile solitamente espresso da quella forma di servitù a noi imposto chiamata corteggiamento e per evitare la quale preferiamo pagare in moneta);

  • si incita apertamente a considerare reato anche solo entrare in contatto con una under 21 e ottenere i suoi favori facendole regali o pagandole le spese (bloccando così sul nascere quella "nuova forma di escort" di cui si discuteva in altre pagine)

  • si dichiara apertamente che la legge ha diritto ad "affermare dei valori" (un chiaro sussulto di stato etico in versione femminista con tanti saluti alla libertà di scelta dei singoli: che diritto hanno questi parlamentari di dire quali debbano essere i valori nella mia vita privata e sessuale, posto che agisco solo con persone adulte e consenzienti e non danneggio terzi?).

Se a ciò aggiungi che la Honeyball ha palesemente falsificato i dati (come cerco di spiegare di là), espulso le ricercatrici serie come la Danna:

http://www.danieladanna.it/wordpress/?p=393

ed usato metodi bandisteschi per far passare la risoluzione:

http://www.huffingtonpost.co.uk/alex-bryce/sex-work-law_b_4858815.html

capisci come siamo di fronte ad una potentissima lobby che controlla il parlamento d'europa e dei maggiori stati, contro la quale semplici "organizzazioni" non possono nulla, come non hanno potuto nulla le sex-workers, che pure in Francia come in Europa, hanno gridato a gran voce il loro no:

http://www.lucciole.org/content/view/822/3/

supportate anche da ricercatori indipendenti:

http://www.lucciole.org/content/view/829/14/

Se non sono state ascoltate loro che sono le dirette interessate, come potremmo esserlo noi che siamo "i cattivi"?

Bisogna prendere atto che nella "cultura" attuale, qualsiasi esigenza maschile, a prescindere dalla sua moralità, viene cassata. Non hanno ottenuto nulla in anni di lotte e di organizzazioni i padri separati, la cui causa appare senz'altro più nobile della nostra anche in era femminista, figuriamoci cosa potremmo ottenere noi con gli stessi deboli mezzi.

Non resta che reagire di conseguenza, facendo capire senza possibilità di equivoco ai politici che milioni di uomini non sono più disposto ad abbassare il capo (e non solo per poter continuare ad abbassare i pantaloni...).

Urgono azioni clamorose, tipo rigettare in massa, pubblicamente, la cittadinanza Europea, chiedere provocatoriamente asilo politico a Putin, organizzare uno sciopero generale o un'agitazione tipo l'anti-TAV, fino a quando è possibile almeno parlare (perchè in Europa stanno anche pensando di rendere reato "l'antifemminismo").

Intanto che ci organizziamo, iniziamo a non votare più quei 27 della mia lista...

Beyazid_II
Newbie
27/02/2014 | 18:42

  • Like
    0

Si tratta di una relazione:

  • stilata da una persona ideologicamente ostile a cio' che dovrebbe studiare con imparzialita',

  • basata su studi sedicenti scientifici che in realta' recano la firma di femministe militanti o di associazioni evidentemente ostili alla prostituzione per interessi materiali o ideali, e da cui si sono apertamente dissociati (o sono stati platealmente espulsi, come nel caso di Daniela Danna, nota e stimata ricercatrice in sociologia alla Statale di Milano) quei ricercatori indipendenti non disposti a piegare i dati dei loro studi al fine di ottenere un risultato favorevole alla criminalizzazione del cliente,

  • approvata da una commissione composta da esponenti della parte piu' illiberale, demagogica e antimaschile del femminismo di genere (quella per cui - contro ogni logica - lo scambio di sesso per denaro e' violenza anche quando e' liberamente scelto dalla donna, quella per cui - contro ogni evidenza - lo scegliere un lavoro piuttosto che un altro per motivi di denaro diviene costrizione solo nel caso del sesso, quella per cui - contro ogni ragione - avere una possibilita' in piu' in caso di bisogno o brama di denaro rappresenta una diminuzione della liberta' e non un potenziale vantaggio da sfruttare solo a propria discrezione, quella per cui - contro ogni esperienza - il fatto che siano principalmente donne coloro con la possibilita' di farsi pagare per la propria compagnia sia segno di discriminazione sociale e non di quella disparita' di numeri e desideri nell'amore sessuale, voluta dalla natura, favorevole grandemente alle donne, da queste sfruttata in ogni modo tempo e luogo non solo nella prostituzione, immodificabile per contratto sociale, sotto gli occhi di tutti a tutte le latitudini e di cui semmai l'azione sociale dei singoli uomini, dal diventare ricchi, famosi o calciatori al pagare direttamente puo' essere un tentativo di bilanciamento, quella per cui - contro ogni etica - si puo' punire chi per bisogno compra e non chi ricava profitto dallo scambio, quella per cui - contro ogni diritto di scelta individuale - si devono ignorare le voci non solo di chi preferisce pagare in moneta piuttosto che in fatiche, sincerita', dignita', recite, ma anche delle sex-workers autodeterminate, le quali da tempo rivendicano i propri diritti e condannano ogni criminalizzazione dell'acquisto, la quale ha l'unico effetto di peggiorare le loro condizioni di vita e di lavoro),

  • e ratificata in fretta e furia nel giro di un solo mese (caso piu' unico che raro) da un parlamento prossimo alla scadenza, dopo una lettura di qualche minuto, una discussione praticamente inesistente (un solo emendamento) e una votazione velocissima (in cui c'e' da scommettere che molti deputati hanno dato il loro si' per puro allineamento politically correct alle "questioni di genere" ad articoli che non hanno avuto tempo o voglia non solo di dibattere, ma neppure di leggere).

Escortadvisor bakekaincontri_right Skokka_right Blumedico bakeca_massaggi_desktop Alfamedi_right Arcaton Sugar_right_home Andiamo_right Escort Direcotory Escort forum figgmi.ch wellcum_right Divina:home Lavieenrose_right Maisonclose_right Sakura_right Artemis_right Escort Advisor Vieni nel Posto Giusto
Logo Gnoccatravels

Stai per entrare in una sezione vietata ai minori di anni 18 che può contenere immagini di carattere erotico, che tratta argomenti e usa un linguaggio adatto a un pubblico adulto. Se non sei maggiorenne esci immediatamente cliccando ESCI. Se non ritieni il nudo di adulti offensivo alla tua persona e se dichiari di essere maggiorenne secondo la legge dello stato in cui vivi e se, entrando nel sito, accetti le condizioni di utilizzo ed esoneri i responsabili del sito da ogni forma di responsabilità, allora puoi entrare in Gnoccatravels!

Gnoccatravels.com tutela e protegge i minori e invita i propri utenti a segnalare eventuali abusi, nonchè ad utilizzare i seguenti servizi di controllo: ICRA – Netnanny – Cybersitter – Surfcontrol – Cyberpatrol

Contenuti ed immagini qui presenti, sono stati ottenuti attraverso internet, quindi sono ritenuti di dominio pubblico, od autorizzati dagli interessati medesimi. Gli inserzionisti di Gnoccatravels.com dichiarano che gli scopi della pubblicazione richiesta sono leciti (secondo le vigenti normative in materia penale) e strettamente personali, quindi esentano i gestori del sito da ogni responsabilità amministrativa e penale eventualmente derivante da finalità, contenuti e azioni illecite, nonché da usi illegittimi e/o impropri della pubblicazione medesima.

Scegliendo ACCETTA ED ENTRA, l'utente dichiara di essere maggiorenne e di esonerare totalmente i fornitori del servizio, proprietari e creatori del sito Gnoccatravels.com dalla responsabilità sul contenuto degli annunci/inserzioni pubblicitarie e del loro utilizzo.

SONO MAGGIORENNE ESCI